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CB ANTEPRIMA • Codice 999

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Codice 999
Trama: Codice fiscale

Ci sta un cast (cistast, quindi) di tutto rispetto in questo film: una manciata di giovini affermati (Aaron - Jesse Pinkman - Paul, Mackie, cioè Falcon nei film Marvel, l'Affleck piccolo, Norman "Negan avrà ammazzato lui?" Reedus, quell'essere celestiale di Gal - Wonder Woman - Gadot) aiutato in parti più piccole da vecchie leve espertone come Kate Winslet, per la prima volta in un ruolo di stronza al 100%... ah no la fa anche in quella serie per ragazzine e Woody Harrelson, per l'ennesima volta nel ruolo del poliziotto sgualcito dalla vita ma in fondo ancora onesto; in mezzo a tutto questo popò di cast (che è il contrario di un cast di popò) quello che si può considerare il protagonista del film, Chiwetel - 12 anni schiavo ma anche il film di ieri - Ejiofor, uno che devi sempre e comunque gogghelare il nome per scriverlo bene, ma si sta facendo una carriera a furia di ruoli da nero impegnato, potremo quasi considerarlo il Denzel Washington degli anni 2010.
Il film che più di tutti viene in mente guardando Codice 999 è quel The town, dell'Affleck grande, ma più in generale tutta una serie di film di criminalità metropolitana che in fondo non ricordi poi molto (tipo questo? Te lo ricordi? E questo? Io a malapena...) o ancora quei film poliziotteschi che si rifanno tanto ai film anni 70/80 tipo Il braccio violento della legge o Vivere e morire a Los Angeles.
Te li ricordano perché ci sono le rapine, perché ci sono le città notturne con tutte le lucine, perché ci sono i poliziotti corrotti che fanno i crimini e poi vanno a investigare sugli stessi crimini che hanno appena commesso, perché ci sono i poliziotti onesti che devono avere una strato di grasso di balena alto cosìsotto i giubbotti antiproiettile per non farsi contaminare da tutto lo schifo che hanno intorno
perché ci sono i drogati disperati e ci stanno le femme fatale.
E la trama è sempre una storia sospesa tra redenzione e stronzaggine, uno scontro vecchio come il mondo che infatti funziona sempre. Il confine tra buoni e cattivi è sempre sottile come la carta trasparente che avvolge le sottilette e alla fine è bello vedere se quelli cattivi diventeranno buoni o quelli buoni diventeranno cattivi.
Ecco, Codice 999 è un film banale ma impacchetato estremamente bene. La regia è ottima, come la quantità dei personaggi e la qualità di almeno metà del cast che li interpreta, il ritmo è tenuto alto per tutto il tempo con una miscela sostenuta di introspezioni e scene d'azione - bellissima la rapina iniziale tinta di rosso, molto "manniana" nel senso di Michael non di Thomas:
E poi ci sta Gal Gadot che fa un paio di comparsate sporadiche ma che si fanno notare:
e Kate Winslet in versione coguar russa boss della mala
che gliel'ammolla ancora fortissimamente
buttale via...
Oh, per il pubblico femminile ci sta tutto il resto del cast di maschi, sudati, feriti e omini veri, che volete di più pure voi non lo so.
Un film che non lascerà molte tracce, perché alcune cose superano il canone di genere e diventano solo ripetizioni, ma che almeno non sfigura durante la sua durata, come invece spesso succede.  Il film in sè è buono, ma basta che non ti ci fermi a pensare troppo, perché poi scopri tutte le magagne, le citazioni che forse sono anche un po' scopiazzature, i buchetti di trama che non sono poi così piccoli. Ma via che oggi sono buono e si piglia il Chicken.
Certo ritrovarsi Aaron nei panni di Jesse Pinkman... ma non intendo nei panni di "un" Jesse Pinkman, no, è proprio lui. Strafatto, inaffidabile, in fondo buono, disperato e constantemente riempito di mazzate:
È un po' troppo. Ma quello è pure colpa sua che accetta i ruoli che ha già interpretato.
Oltre ai canoni di genere il cast è stato anche chiamato a dimostrare che ci sa fare con i canini in genere:
A proposito di Reedus:

CB ANTEPRIMA STORIA VERA • Zona d'ombra

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Zona d'ombra
Trama: Ehi, questa è la triste storia di come la loro testa è cambiata, capovolta sottosopra sia finita. Seduto su due piedi qui con te, ti parlerò del Dr. Bennett, dottore che scoprì la CTE!
- tututuru -
Giocando a football con gli amici sono cresciuti, se la sono spassata, wow! Che fissa ogni minuto! Ma dopo 1000 colpi in testa a ogni dì, sono impazziti manco un film di mattì. 
Il cervello schizzato un po' più giù e le voci nella testa di quei giocatori lassù; il più durò si sparò, fece una trottola di sé e il dottore preoccupato disse: "Denuncio l'NFL!". 
L'han pregato, minacciato, in Tanzania voglion che vada, ma lui non ha fatto le valigie e ha detto: "Vo per la mia strada". Dopo avere aperto un cranio e un cervelletto da pesare con lo stetoscopio nelle orecchie ha detto: "Qua è meglio parlare!". 
- tututuru -
Primo quarto, ma è uno sballo! Spremute di braccia e purè di cervello. Se questa è la fine che fanno i quaterback, per me, mm-mh, sai tanto male lo è! Ha messo un casco giallo sul suo fisico collaudato ma era meglio la Formula Uno o morire gasato; una pazzia tutta nuova sta esplodendo per me, "avanti a tutta forza, portami all'ospedale!". 
- tututuru -
Oh, una sventola l'ho presa, mi sento già strarinco, la vita di prima mi puzza di vecchio! Guardate adesso gente in campo chi c'è, il principe Willy, lo svitato dell'ospedale!

Si capisce dalla trama che il film denuncia una cosa tristissima ma che purtroppo è penoso? Già, ti fa rimpiangere proprio il Principe di Bel Air.
Allora, la STORIA VERA raccontata nel film, ma anche nella bellissima canzoncina di poco fa, è una sorta di Erin Brocovich ma al posto dell'acqua sporca (era acqua sporca?) ci stanno i danni che causano al cervello le craniate che i giocatori di football americano si danno any given sunday, queste:


e al posto di Julia Roberts c'è Will Smith, che fa appunto questo dottore che facendo l'autopsia a un ex-giocatore famoso scopre che il suo cervello era messo proprio male. Tipo il mio dopo sei anni di cineblog, per capirci.
A quel punto accusa l'NFL di tenere per loro questi rischi, e loro per tutta risposta gli fanno un gigantesco dito medio immenso nel cartellone luminoso dello stadio. Sai come quando inquadrano uno a caso nel pubblico e lo vedono tutti.
Poi ovviamente iniziano ad ammattire anche altri e solo a quel punto viene data credibilità agli studi del medico. Tanta credibilità che la NFL passa dal dito medio alle minacce di morte. 
Quindi grande denuncia sociale, grande battaglia del singolo contro multinazionale megamiliardaria, e tutto il cucuzzaro dei film di questo genere tipo quello che si era messo contro la lobby del tabacco e quell'altro che si era messo contro i prezzi troppo alti del noleggio di Blockbuster.
Peccato che non sia neanche l'ombra di quei bei film di denuncia dove alla fine patteggiamo talmente tanto per il protagonista che lotta solo contro tutti che ci viene voglia pure a noi di organizzare un sit in in piazza e gridare MALEDETTI!!! anche se i fatti si sono svolti vent'anni fa.
Sceneggiatura e regia affossano una storia già di sua abbastanza debole: Will Smith, che dovrebbe quantomeno essere un luminare nel suo campo, parla e si atteggia come un capo tribù africano, vi giuro rasenta il ridicolo, alle volte, quando parla con la moglie, sembrano Mufasa e gentil leonessa. Autorazzismo conclamato.
Poi l'andamento non ha minimamente il crescendo che ci si aspetterebbe: di solito in questi film si parte dal basso e alla fine, stronzo zittito dopo bastardo ridicolizzato, si arriva alla resa dei conti con megacapodirettorefigldiputt e si vince per il bene dell'umanità. Invece qui non solo ad un certo punto Will smett di combattere, proprio che prende baracca e burattini e si trasferisce, ma alla fine del film c'è proprio la scena che fa capire che tutta la grande battaglia è stata pressocché inutile. 
Neanche la gente è stata sensibilizzata e tutti amano il football come e più di prima. Vi sembra che il football sia finito? Ecco appunto. Al massimo c'è solo una nuova sindrome nelle enciclopedie di medicina: matti per il football. 
Queste solo le facce vere degli attori finti
E qui tutte un po' di notizie di approfondimento della storia. Leggetele se anche voi siete matti per il football che secondo me spiegano meglio di quanto spiega il film, che è blando, irrisolto, inutile, e pure recitato male. 
E pensare che Will sperava addirittura in un oscar tanto da incazzarsi per la mancata candidatura. Già la candidatura al Golden Globe è veramente regalata. Dài potrai farci un film tra una decina d'anni dell'ingiustizia che gli attori che vogliono un oscar subiscono dalla multinazionale Academy. Magari quella volta lo vinci.
Impazzire per aver praticato uno sport. Certo queste cose nel calcio in Italia non succedono. Dici perché per danneggiarlo un cervello devi prima averlo, eh?

Ryan the Brain

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Criminal
Trama: Com'è bello ammazzare in una Valleverde

La scorsa settimana mi è successa una cosa bella. 
Praticamente tra film che ho visto in anteprima (Il libro della giungla, The Dressmaker e Zona d'ombra) e film che sono andato a pagare per vederli (Veloce vome il vento e 'sto qui di cui stiamo parlando ora) sono entrato in una sala cinematografica tutti i giorni (lavorativi) della settimana. 
Lunedì al cinema. Martedì al cinema. Mercoledì al cinema. Giovedì al cinema. Venerdì al cinema. Fa bene scriverlo, so che può sembrare strano ma l'ho vissuto come un traguardo raggiunto, una cosa da raccontare, da rifare. Non sto bene, ve'?
Purtroppo in questa settimana perfetta è sucessa anche una cosa brutta: ho visto Criminal.
Criminal è il tipico thriller inutile che serve ad un attore in bolletta (o semplicemente annoiato), di solito conosciuto per ruoli da buono, a far tornare a parlare un po' di sè, facendo lo stronzo, l'assassino, o direttamente l'assassino stronzo. Come successe a Robin Williams con One Hour Photo per capirci, poi si è vista com'è andata a finire...
È anche quel tipo di film che ti sventola davanti, come una fosse una verità dolorosa che tu non vuoi accettare e fai di tutto per ignorare, quella consapevolezza che la maggior parte dei film che si fanno a hollywood (ebbene sì, sono la maggior parte) fanno parte di una routine lavorativa pari a quella di impacchettare un Happy Meal da McDonald o dare le pensioni ai vecchietti alle poste: sono una fabbrica, e in quanto tale deve produrre, ci lavorano le maestranze, e quelle devono lavorare, quindi non è che ti puoi fermare, devi produrre, girare, illuminare, creare set, andare avanti a fare film, non è che puoi perderti sempre dietro all'idea, non è che puoi credere di poter fare sempre un bel film sentito e importante. È una cosa brutta che tu vuoi ignorare fortissimo, ma quella ritorna, e questa volta ha la faccia intelligente di Ryan Reynolds
Già, bisogna partire da Ryan Reynolds per arrivare a Kevin Costner. 
Allora. Qualche settimana fa abbiamo visto, in un film chiamato Self/less - inutile quanto questo, forse di più, diciamo che se la battono - come uno stronzo e vecchio Ben Kingsley prendesse il corpo di Ryan Reynolds, ex soldato buono, sposato e con prole, ma morto, e ci riversasse il suo cervello grinzoso dentro. Dopo un po' i ricordi di Ryan riaffioravano nel cervello ora in subaffitto a Ben e questi capiva che nella sua vita precedente era uno stronzo e allora aiutava l'ex moglie e l'ex figlio di quello di cui aveva occupato abusivamente il corpo. Sì insomma roba stravista e straletta, persino Nathan Never c'era arrivato a raccontare storie simili.
Ecco, prendete lo stesso concetto di base e avrete lo straccio di sceneggiatura di Criminal, stesso anno, stesso attore, stessa idea, manco quando uscirono Z la formica e Bug's Life, o Armageddon e Deep Impact, o Dante's Peak e Vulcano e tutti gli altri film uguali.
Solo che questa volta è Ryan (di nuovo poliziotto, di nuovo con moglie e figlia a carico) che, una volta ammazzato, a venir "trasferito" nel cervello di Kevin Costner, che guarda un po'è un criminale cattivissimo che non conosce il concetto di rimorso perché (attenzione che questa è bella) gli manca un pezzo di cervello, o meglio un pezzo di cervello non è collegato a tutto il resto e quindi non gli fa provare emozioni, e proprio questo lo rende il candidato ideale per il trasferimento di ricordi. 
lionsgatemovies  memories criminal kevin costner tommy lee jones
MA CHE VE SIETE FUMATI? Da quando un serial killer pazzoide è un candidato ideale per aiutare la polizia? Ribadisco che il criminale in questione NON perde i suoi ricordi o i suoi modi, semplicemente gli viene occupato un po' di spazio con i ricordi di un altro, come fosse una chiavetta USB diciamo.
Infatti tempo tre minuti Kevin scappa e via che si va in giro a bighellonare pazzo e assassino in giro per la città con indosso le sue Valleverde. 
lionsgatemovies  fight punch criminal kevin costner
Solo che - ovviamente - i ricordi di Ryan riaffiorano e iniziano a minare le sicurezze assassine di Kevin. Il ricordo più importante è quel figone di Gal Gadot in versione mamma lacrime e pistola tipica di certi thrillerazzi
(questa settimana due Gal al prezzo di una, vale sempre la regola del "buttala via"...)
A quel punto assistiamo a una sorta di redenzione cervellosa di Kevin che inizia a provare una cosa che non aveva mai provato prima: emozioni. Prova emozioni. (come la vergine di Like A Virgin per Quentin.)
Ma certo. È tutto molto logico. Soprattutto molto originale. Che poi, come dico sempre, non siamo qui a fare il pelo nel Kostner di voler vedere sempre una cosa logica o sempre una cosa originale, ma almeno che sia divertente da vedere, e non una buffonata. Anche perché il cast c'era, c'era eccome. Peccato che siano tutti sosia di loro stessi. C'è una scena in cui due premi oscar (Kevin Costner e Tommy Lee Jones) e un candidato (Gary Oldman) si fanno una scena in una stanzetta d'ospedale che sembrano tre vecchietti dei muppets che litigano, Kevin sul lettino presumibilmente col pappagallo pronto per l'incontinenza post-operatoria, Tommy con la faccia da depresso cronico e Gary pazzoide che sbraita cose senza senso ai quattro venti (lo fa per tutto il film, fastidiosissimo...).
Chiudono le fila un Michael Pitt con un accento ridicolo (no, davvero, per tutto il tempo chiama un programma pericolosissimo di lancio missili hackerato come fosse un profumo franscesè, micidiale), ci si mettono di mezzo pure spagnoli e russi... Manco in una puntata di Giochi senza frontiere c'era un tale guazzabuglio di etnie una contro l'altra.
Che poi io contro i thrillerazzi un po' soprannaturali non ho proprio nulla, che vi pare che questo (quello in basso) l'ho bocciato? Per niente... però Criminal è proprio indifendibile, un fondo del barile raschiato forte.
Comunque, al di là dell'inverimiltà... inverosimilezza... inverosinsommaquella della trama e dello svolgimento (geopolitica v fantascienza v dramma umano) la vera domanda che ti tampina per almeno 10... facciamo 8... minuti una volta usciti dal cinema è una sola soltanto: ma perché scegliete sempre Ryan Reynolds per fare i trasferimenti di cervello!? Ma che non lo vedete che quello il cervello non ce l'ha?!

STORIA VERA • La tempesta imperfetta

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L'ultima tempesta
Trama: Finché la barca va... giù

Certo la Disney è strana però eh.
Voglio dire, abbiamo capito che è la società più ricca di tutte, ma di tutte tutte eh, anche delle corporation tanto cattive che non piacciono a me, a voi e a Micheal Moore.
Solo con l'indotto dei film (per rimanere in tema e non chiamare in causa parchi giochi, merchandising e televisione) si potrebbe fare tutta la casa d'oro zecchino, fili elettrici compresi: Disney, Pixar, Marvel, Star Wars. Serve altro?
Ma la Disney, oltre ai film sopracitati, ogni tanto produce dei film che vanno malissimo, forse lo fa di proposito, così, per ridere di qualcuno. Per far vedere che anche lei è fallibile e rimanere quindi in una dimensione umana. Cioè una sorta di Matrix che ci mette l'errore di proposito per confondere le idee.
Lo scorso anno fece un capitombolo con Tomorrowland, un film brutto e una spreco di denaro lampante, sin dall'inizio secondo me.
Ora arriva questo The Finest Hours, altrimenti detto L'ultima tempesta (cioè questo mi significa che la penultima era quella con Clooney e Uolberg?), che a questo punto speriamo veramente sia l'ultima perché hanno rotto le pale, le eliche per così dire. 
Allora questa è la STORIA VERA (aridaje. Io ve l'ho detto, tra poco fanno il film STORIA VERA di un cineblogger che non fa altro che recensire film di storie vera, poi non dite che non vi avevo avvertito... il seguito è il film STORIA VERA dei lettori annoiati dal cineblogger che recensisce solo film di storie vere... e via dicendo) di una volta che dei pinguani sono usciti con una meganave gigante e li ha beccati una megatempesta che gli ha rotto la barca in due, come il Titanic, ma senza scopate in macchina.
Quelli rimasti nella metà che sta a galla, comandati da un prode mozzo (il sempre bravo Casey Affleck, sempre meglio del fratellone)
che riesce a non far colare a picco il troncone rimasto e a far rimanere la ciurma unita anche se già dopo un secondo dalla tragedia si vogliono mangiare tra di loro, in attesa degli aiuti.
Gli aiuti in effetti arrivano, nella persona di Chrispino:
uno che anche quando sta salvando 30 marinai fa quella faccia lì. Guarda che per "rimorchiare" intendevano lo scafo! Non che ci devi provare... a meno che tu non abbia un debole per i marinai.
Alla fine il salvataggio riesce e tutti e 35 tornano in una barchetta da 12 persone. Grande eroismo, grande storia di sopravvivenza, grande america che alla fine salva tutti.
Faccio riferimento a quello che al momento è il mio sito preferito... ok, il mio secondo sito preferito... per farvi vedere le vere facce dei protagonisti di questa STORIA VERA
(da notare  una certa differenza nella lei del gruppo...) e per farvi approfondire il tutto ecco come sono andate le cose fuori dalla finzione hollywoodiana. Come? Non sapete il significato della parola approfondire? Ma sì dai, è quando vai a fondo... Ah ah ah.
Dunque, gli elementi per un bel filmone che ti lascia col fiato sospeso e alla fine ti emoziona pure c'erano tutti, sopravvivenza, amicizia, eroismo. Che non l'hai mai visto Alive? Io mille volte e ogni volta mi scende la lacrimuccia quando arriva la scarpina rossa.
Invece quando guardi L'ultima tempesta ti annoi, ma tanto, ma così tanto, che alla fine non te ne frega più niente se questi vanno a fare da mangime ai pesci o se Chrispino riesce davvero a salvarli o no.
Il problema è la prospettiva. Avessimo seguito per tutto il tempo i marinai, con l'ansia che cresce quanto più la barca affonda, con l'acqua alla gola, letteralmente, quando poi sarebbero arrivati gli aiuti avrebbo gridato al miracolo pure noi. Invece ci dobbiamo sorbire minuti e minuti e minuti di cose che al fine della storia non interessano (Chrispino che si deve sposare, Eric Banana generale senza palle, addirittura la futura moglie di Chrispino ha una storyline tutta sua), insomma tutte cose che succedono fuori dall'acqua e che smorzano l'ansia per quei poracci che intanto si prendono le travi in faccia
E non è neanche come il Titanic che per tutta la prima parte ci si bacia e si fanno gli occhi a cuore ma quando arriva iceberg non ce n'è più per nessuno e stiamo lì col fiato sospeso per un'ora, no, qui è tutto mischiato, spezzetato, confusionario.
Peccato perché le tragedie marine sono sempre una cosa bella. 
Ora, tornando alla Disney, la domanda sorge spontanea: perché ha prodotto questo film? Forse ci credeva poi si è accorta che era di una noia mortale? No perché tipo che a Roma è uscito in UNA sala. Neanche quei film dell'Opera lirica al cinema per soli due giorni escono in una sola sala. Mi incuriosisce capire perché questo film è stato distribuito, e così male, non potevano a quel punto venderselo in DVD come un'esclusiva? Deve per forza uscire in sala per poi andare in DVD o su SKY e poi su Cielo? Mi piacerebbe sapere di più di queste strane vie della distribuzione.
...
No. Non è vero. Non me ne frega niente. 'sto film è inutile e a malapena meritava di uscire. Che sia della Disney è un mistero e secondo me neanche loro sanno che l'hanno prodotto. Hanno fatto bene a farlo uscire in sordina che tanto non se lo sarebbe visto nessuno comunque e il botto sarebbe stato più rumoroso se fosse stato preceduto da qualche clamore. 
Intanto dice internet che 75 milioni di dollari sono andati a picco insieme alla nave. Secondo me anche se rimane la più ricca di tutte un pochetto le rode. Dai oh con 75 milioni di dolla poteva rifarsi il completo di stoviglie 18/10. Via che tanto prossima settimana esce Civil War e a Chrispino e la sua barchetta non ci penserà più nessuno.

CB ANTEPRIMA • The Dressmaker

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The Dressmaker - Il diavolo è tornato
Trama: Kate ross

Non so se mi mette più tristezza pensare al film così com'è venuto fuori o al fatto che - almeno in ItaGlia - tentino disperatamente di venderlo come una sorta di Diavolo veste Prada reloaded.
No perché vi assicuro che se c'è qualcosa di LONTANO da Il diavolo veste Prada (che per inciso considero un grandissimo film, per quel che voleva essere ed è), quel qualcosa è proprio The Dressmaker.
E la tristezza di questo tipo di comunicazione destinata a un pubblico che viene percepito un po' scemo fa scopa con tutte quelle credenze imprenditoriali (che sono un po' come le credenze popolari solo che declinate ai capi d'azienda) che si muovono sulla base di un gigantesco: "che cazzo vuoi che ne capiscano? Vendijelo come fosse er diavolo veste prada sinno nun se lo va a vede nessuno" (uso il romanesco perché rende bene l'idea della peracottaggine, ma ovviamente vale anche per imprenditori brianzoli, meneghini, catanesi o qualsiasi altro luogo).
Non è brutto quando le cose sono fatte così? Soprattutto quando, vi assicuro, non c'era per niente bisogno, perché un pubblico per questo genere di film c'è! C'è eccome, si chiamano sessantenni, al limite settantenni, e sarebbero stati felicissimi di venire a vedere un film venduto per quello che è: un film ambientato in AUSTRALIA (che nonè l'America), in un paesino di 8 case e 15 abitanti (che nonè New York), con una protagonista che torna in questo paesino dopo essere stata esiliata con un'accusa gravissima e diventa quindi centro delle malelingue (che nonè una ragazza alle prime esperienze professionali), ma essendo una bravissima sarta e una donna virtuosa riesce in qualche modo a guadagnare i favori dei più assennati tra i pochi abitanti (che nonè come andare a lavorare in una rivista di moda diretta da un'arpia), e alla fine tra un amore e una tragedia riesce a riabilitare il suo nome e vendicarsi di chi le voleva male (che nonè capire che la propria vita personale è più importante del proprio lavoro... in effetti questo è l'unico punto de Il diavolo veste Prada che non mi è mai piaciuto). C'è anche il tempo di mettere il gay comic relief:
Povero Agente Smith.
Pensa che poi la sessantenne contenta di essere andata a vedere un film come voleva lei, sarebbe andata a comprare anche il libro, che a me hanno dato in regalo, e io ho subito passato a madre broccola, ovviamente
Insomma vendere The Dressmaker come un film sulla moda e sulla vendetta al femminile, con quel sottotitolo irritante, è fastidioso ma ancor di più sbagliato. Perché controproducente: una ragazzina che andrà a vederlo rimarrà delusa e dirà alle sue amichette "ahò io m'aspettavo 'na cosa de moda, 'na cosa de classe, 'na cosa tutta fashionblogger amò, e invece non c'ho capito gnente, ho visto solo terra secca e baracche de legno, amò. Giusto guarda ce stava un fico ma manco me ricordo come se chiama, amò" 
Per inciso è il fratellino di Thor
e sul finale di film fa veramente ma veramente una delle figure più da scemo che io ricordi. E ne ho visti di scemi... Non posso spoilerare perché magari siete sessantenni e andrete a vedere questo film, ma se uno che abita da sempre in campagna non sa che non bisogna andare dentro "quel" posto, allora quello che succede te lo meriti tutto...)
D'altro canto, la sessantenne vedrà la locandina e la pubblicità e probabilmente si sentirà lontana dalla ragazzina di cui sopra e non l'andrà a vedere, preferendo un qualunque film ambientato in medio oriente con qualche donna costretta a sposare qualcuno e grande tristezza che ne consegue.
Il film comunque è semplicemente brutto, almeno per me che non sono né una teenager né una sessantenne, anche se non ho niente contro nessuna delle due, anzi, siete tutte libere di scrivermi quando volete
Ma più che brutto irrisolto. Un po' commedia, un po' drammone, con tanti fili tirati senza armonia, senza una strada decisa, affossato da un montaggio criminale e un andameto a ottovolante che annoia e infastidisce; proprio così, certe scene dormi, altre, migliori nel ritmo, sono però terribilmente seccanti. È una storia d'amore? Anche. È una storia di vendetta? Anche. È una storia di sentimenti famigliari? Anche. È una commedia degli equivoci? Anche. È un dramma di confine? Anche. Anche troppo.
C'è da aprire il capitolo Kate Winslet. 
Ultimamente la bella (oh, per me è proprio bella) Kate sta tentando film un po' lontani dalle sue solite corde. Fa la cattiva, la cattivissima, la giardiniera del re, la polacca... e rimane sempre un gradino sopra la media generale. Peccato che in questo film non sia aiutata da una regia che ne valorizzi le doti, tra cui non spicca la vis comica (vi ricorderete la sua partecipazione al film che tutti avete voluto dimenticare), che invece qui viene largamente richiesta, arrivando a scene che più che divertire mettono quel tipo di tristezza che ti fanno abbassare la testa e muoverla piano a destra e sinistra come a dire "ma perchè?"
Per festeggiarla comunque ritiro fuori la rubrichetta BIOGRAGIFIA, tanto perché era troppo tempo che non vi bloccavo i computer:

CB ANTEPRIMA • 10 Cloverfield Lane

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10 Cloverfield Lane
Trama: Rapimento alieno

C'è molto di buono in questo sequelprequelspin-offreboot consanguineo film dello stesso universo di Cloverfield (che ricorderete era quel film Telecamerina sull'alieno gigantesco, lui
però girato con un budget più che decente (rispetto ai soliti Telecamerine girati con due lire), con un mostrone che faceva quello che i mostroni sono pagati per fare: distruggere i grattacieli, un punto di vista più che insolito (tutto il film era ad altezza uomo, mai un'inquadratura dall'esterno, di quelle che servono a farci capire quanto era grosso davvero quell'alieno, che comunque era grosso così
e prodotto da quel maestro dell'intrattenimento pop che risponde alle lettere J.J., uno che con gli alieni ha sempre un buon rapporto (ricorderete anche Super 8) e infatti guarda caso è arrivato dritto dritto alla madre di tutte le saghe piene di alieni di tutti i tipi.
Intanto in gran segreto qualcuno ha girato questo seguito, anche se non è proprio giusto chiamarlo seguito, una sorta di "e mentre a New York se la vedono con quel gigantone, nelle campagne sperdute..."
E, ottima mossa, si cambia del tutto l'approccio: da film catastrofico si passa a film intimista, giocato tutto dentro quattro mura, con tre protagonisti.
Insomma claustrofobia al posto di agorafobia, pericolo umano al posto di pericolo alieno, sottoterra invece che sui tetti dei grattacieli.
Brevemente: una giovane guagliona "scappa" da una relazione che non vuole più, lascia proprio l'anello col brillocco sul tavolo e se ne va, dove non c'è dato sapere. Mentre percorre una strada di campagna ha un incidente e finisce fuori strada. Si risveglia ammanettata dentro una stanza (se insieme a lei e a Brie ne imprigionano un'altra siamo al trend del 2016)
al soldo di un carceriere ciccione che le giura e spergiura che devono starsene buoni buoni per un tempo indefinito in questo rifugio antiatomico (che lui, cospirazionista doc, ha costruito con le sue manone negli anni precedenti) perché fuori ci sono alieni e aria mortale. Speriamo che le razioni non siano tutte di fagioli in scatole che con quella panza anche dentro rischiamo grosso... 
Il panzone in questione è un ottimo (ma dove non è ottimo?) John Goodman, nella sua versione ciccio-pazzoide (Barton Fink, The gambler) che gli riesce sempre benissimo, quasi meglio di quando è ciccio-pacioso (Always, Argo).
John tiene in piedi tutto il film, quando delira su alieni, gas nocivi, guerra alle volte gli credi, ti fidi tantissimo e lo ringrazieresti per tutto quello che sta facendo per te, altre volte invece gli leggi il lampo di follia negli occhi e capisci che probabilmente l'unico modo per uscirne vivo sarà uccidendolo.
Infatti:
Il triangolo si conclude con un tizio un po' hipster un po' mesto, anche lui sembra avere qualcosa da nascondere. E anche qui, datemi un altro film con lei+lui+lui+disastro atomico che lo uniamo con questo e abbiamo un altro trend.
Per gran parte del film tutti i canoni dei film claustrofobici di questo genere sono rispettati (di pochi mesi fa è questo): sospetti, segreti, sindrome del grande fratello, alleanze e bisbigli. Quindi la tensione rimane alta, con l'andamento del sospetto che si sposta una volta per uno non fa male a nessuno su tutti e tre (chi ci dice che la povera ragazza non abbia anche lei qualche segreto?)... insomma tra Agatha Christie e la botola di Lost... ah... quanti ricordi... Io per tutto il tempo avrei tanto voluto vedermi spuntare Desmond dall'armadio
Invece il cast rimane quello, duro e puro per tutto il tempo, e quella che diventa la vita nel bunker di tutti i giorni continua, perché a furia di vivere nel bunker te la scordi pure la vita di fuori. E vai di giochi di società, 

puzzle
e colonna sonora ritmata
Fila tutto liscio, fino a quando...
Fino a quando...
Come fare? Dirvi fino a quando cosa succede? Rovinerei tutto, e con JJ non si scherza in quanto a sorpresoni...
Il film è buono, quando non ottimo, anche se richiede una buona dose di sospensione dell'incredulità, soprattutto per il cambiamento un po' repentino (e non troppo originale) dell'attitudine della protagonista (ricordiamo che la prima cosa che fa quando la conosciamo è scappare da una situazione per non affrontarla) ma insomma, è pur sempre derivativo da un altro film in cui un kaiju staccava la testa della Statua della libertà e la usava come palla da bowling contro palazzi-birilli

per dire.
Purtroppo c'è il finale. Nel finale, quando deve - sembra proprio costretto, come a dire "evvabbè non è che mo non possiamo farli vedere un par di alieni e un'astronave, dobbiamo proprio! È il pubblico dei ragazzini del 2016 che lo vuole!" - mostrare il suo collegamento col primo Cloverfield (quindi quando effettivamente arrivano gli alieni sulle loro astronavi aliene e coi loro soliti orifizi che non si capisce se sono bocche o culi, certo ecco perché so così incazzati gli alieni...), mostra anche la sua parte più debole. Dieci minuti inutili per l'economia del film, che fino a quel momento non aveva avuto bisogno di effetti speciali e tentacoli e lucine per farci sudare di suspance e saltare per qualche spavento improvviso.
Come dire, sarebbe bastato vederle da lontanissimo, quelle lucine astrospaziali, e avremmo avvertito lo stesso il senso di pericolo gigantesco, avremmo ribaltato lo stesso quanto visto nell'ora e 20 precedenti, e ci saremmo trovati nei panni della protagonista e nella sua scelta: affrontare la minaccia aliena a cui fino a quel momento non abbiamo creduto o tornare nel bunker?

Il vero miracolo di marketing targato San JJ per 10 Cloverfield Lane è stato quello di mantenere la lavorazione del film del tutto segreta fino al suo teaser. Incredibile, nel 2016, con telecamerine nascoste pure sulle pannocchie (dico pannocchie perché l'unico ambiente oltre al bunker (presumibilmente costruito in uno studio) che si vede è un campo di grano.
Speriamo che questo film sia il pilot formato cinema di una futura serie TV, sarebbe l'ennesima bella mossa made in JJ.

Sette a tavola

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The Invitation
Trama: Indovina chi sviene a cena?

Ma ti credo che sto sempre a casa! Che non vado alle cene! Qui appena ti invitano come minimo ci scappa il morto! Come quando? SEMPRE! Potrei farvi una lista lunga un chilometro, ma vi basti ricordare questo, o questo, o questo, o questoPer non parlare di quando ci fanno i film interi sugli inviti a cena con delitto.
Metti che mi invitano e a rimetterci la pelle sono proprio io? La cena del cremino no, preferisco starmene a casa e cucinarmi le solite 5 cose a rotazione durante la settimana (2 sono riservate per ordinare una volta sushi e l'altra cinese da JustEat.
Dunque ennesimo film di invito a cena da ospiti molto strambi, con motivazioni sordide ben lontane da liberarsi degli avanzi del giorno prima o non sprecare cibi che stanno per scadere. Ben lontane cari miei, qui si tratta di invitare a cena persone per poi fargli salire la più grande ansia del mondo, tra non detti, sguardi sordidi, vino che sa di tappo e donne misteriose ma bellissime.
Sembra possa finire tutto in un rito orgiastico, la portata finale sarà ben diversa.
Il film ha una struttura terribilmente simile a quello di qualche tempo fa coi paradossi temporali: una casa, un gruppo di (pseudo)amici, un invito a cena, una tragedia innominabile chiusa nei ricordi di uno degli invitati e una degli ospiti (ex marito-moglie) e alcuni individui inquietanti che iniziano a dire e fare cose ancora più inquietanti.
Mettiamola così, avete presente quando vi invitano a cena e invece era un modo per presentarvi i prodotti di pulizia Amway e la forma piramidale di guadagno che se porti dieci persone guadagni di più e quindi se ti fai incastrare sarai costretto anche tu a fare delle cene col relitto (in questo caso il relitto sei tu)? Ecco, fate conto che se fosse stato questo il motivo della cena del film i protagonistiavrebbero ringraziato tutti i santi alzando i calici al cielo
Per farvi capire dove va a parare la cena: ad un certo punto uno degli ospiti strambi dice EHY DAI! VI DEVO FAR VEDERE UN VIDEO PAZZESCHISSIMO (non proprio con questo entusiasmo) e mette su un VHS con una ripresa di una che muore, lì, davanti alla telecamera. Bell'aperitivo. Da quel momento un sensazione funerea appesta l'aria e pensare di essere finiti a cena da gente che bene che va è di Scientology è un attimo. L'indizio ve l'ho dato, non ve lo dico smaccatamente che vi rovinerei un po' la tensione.
Il film è un crescendo, tensione ben strutturata, non senza un po' di noia, ma vince la voglia di vedere cosa succederà alla fine, e alla fine succede quello che succede. 

E non solo c'è un finale scannato niente male, c'è anche una scena finale, proprio gli ultimi 30 secondi, la famosa Ultima Scena perlappunto, che ti fanno prendere male malissimo (quindi vuol dire che funzionano).
Un piccolo film che gira benissimo e che ti fa venire voglia di assumere quantomeno un cuoco, ma anche un assaggiatore che controlli eventuali veleni nascosti nelle pietanze.
Comunque. 
Ecco un po' di cene cinematografiche a cui avrei voluto partecipare.




Magari non proprio a tutte tutte. E voi? Commentate commensali.

Robert DeNigro Zero

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Nonno scatenato

Trama: NonNO! 

Spesso le commediole americane iniziano con una serie di fotografie che ci fanno vedere un po' il passato dei personaggi, tanto per presentarceli e farci arrivare a storia già un po' iniziata. Sono fatte con Photoshop, montando vere foto degli attori, sicuramente date dagli attori stessi, su foto di stock. Roba del genere:
Ecco, io non capisco perché, nel 2016, ancora si ostinano a farle così dannatamente male. Dei veri e proprio Photoshop Disaster. Non fa molta specie anche a voi? Non lo sentite anche voi come una specie di affronto personale, al pensiero che altrove già da venti e più anni riescono a fare dinosauri e astronavi credibilissimi con la sola imposizione di Maya3D? DICIAMO NO AI TITOLI DI TESTA CON LE FOTO PHOTOSCIOPPATE MALE! È UNO SCANDALO!



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Ok. È vero. Sto cercando di distrarVi e distrarMi dalla recensione di Nonno Scatenato. 
Lo sto facendo per salvaguardarCi da quello che, definitivamente, incontrovertibilmente, tristemente è la fine della carriera di Robert DeNiro. Per chi si fosse assentato sto parlando proprio di Robert De Niro LUI:
Non un altro. Proprio LUI:
Ora, che Robert abbia gettato la carriera e la dignità al cesso e tirato molte volte lo sciacquone è cosa risaputa. Quante volte l'ha tirato? Ma una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci volte l'ha tirato. Voleva proprio essere sicuro che la carriera e la dignità non tornasse più su. Un paio di volte ha fatto capolino di nuovo, ma niente, lui tirava, e ritirava e riritirava ancora.
Questa volta però ha davvero, ma per davvero, ma per daverodavero esagerato.
Ora. Vedere DeNiro partecipare alle commedie non è stato un grande problema, almeno quando erano Terapia e Pallottole o il primo Ti presento i miei, tirare fuori la vis comica di un attore impegnatissimo fa parte di quello stesso impegno. Se la commedia è buona, che ven vengano. 
Ma la domanda - che ci siamo ormai fatti fino alla noia - è "Perché, Bob, perché?" Ce lo chiediamo cento mille volte a sera ma disperata come una preghiera PERCHÈ CAZZO FAI QUESTI FILM BOB? NON CE L'HAI UN PO' DI AMOR PROPRIO?! CAZZO! 
Di cosa parlo? Parlo di legare il proprio nome e cognome a un film dove fai la tua prima apparizione così:
(Sì, ho fatto questo gif.)
E dove ci sono scene del genere
(Sì, quello è un pisello. E sì, è quello del nonno...)
e del genere
(Sì, quello è un cane)
e questo
Che a me se Zac Efron - che pure altrove sembra poter funzionare nonostante il corpicetto scolpito e il faccino angelico, sia in toni da commedia che più impegnati - vuole fare film di merda, a me non fa né caldo né freddo, figurati, per me è una comparsa... Ma che io devo vedere Bob DeNiro, ricordiamo sempre, LUI:
Non un altro magari omonimo. No, no, nonno, proprio LUILUI:
Farsi una pippa sul grande schermo e rimorchiare una ventenne
e drogarsi e assistere ai peti del nipote... Senza che intorno ci sia un film ben scritto, ben fatto, ben recitato, ben tutto insomma, è solo una grande grandissima immensa tristezza. ci saremmo accontentati anche di un medio fatto, medio recitato eccetera, alla fine meglio la mediocrità che questo scempio.
Possibile che si sia davvero bevuto il cervello del tutto? Non si tratta più di non avere rispetto per il pubblico, che coi conti da pagare e l'avvicinarsi della fine, del pubblico non te ne frega più un cazzo e se la prendi con un certo nichilismo fai anche bene (penso a Christopher Walken, per esempio), qui si tratta di avere rispetto per se stessi. Non sei mai stato un mestierante, un attore da strapazzo con qualche colpo di fortuna, un caratterista, una da seconda fila: SEI ROBERT STRACAZZO DE NIRO! 
Ed è per questo tuo status di DeNiro che ti abbiamo perdonato anche film non proprio riusciti, ma che alla fine potevano anche stare lì in mezzo ai capolavori, tanto per fare numero, come questo, o questo... Ti abbiamo persino augurato di continuare finché campi a fare filmetti tipo l'ultimo in cui ti abbiamo incontrato, ma almeno innoqui, che ti posizionavano - non senza una grande mestizia - nella classe dei "teneri nonnini di Hollywood", ma almeno non nei "vecchi porci schifosi laidi ".
Che po ci tengo pure a sottolineare che per me vale tutto, del tipo che mi è piaciuto il primo Hangover e ho inaugurato l'anno andando al cinema a vedere Zalone, e manco l'ho bocciato, perché so fare dei distingue, approccio al singolo film con la giusta prospettiva, ed è ovvio che non posso confrontare Nonno Scatenato con questo:
Ma io dico, cazzo, c'è un limite a tutto. Ecco vedi divento scurrile. Mi parte l'embolo.
Abbiamo dimenticato quando per soldi faceva le pubblicità alle macchine e le scene ridicole con Monica Bellucci, abbiamo perdonato il suo primo grande errore (quel Rocky e bullwinkle che abbiamo visto in tre, perché insomma, un errore può capitare a tutti gli attori di hollywood) ma VENTI dico VENTI anni di puttanate distruggerebbero la più forte delle passioni.
DeNigro, ti prego, basta. Basta davvero.
Piccola parentesi un po' godereccia nel vedere Aubrey Plaza, attrice che con quel fare un po' hipster da puzza sotto il naso e con la sua recitazione sempre un po'"passavo qui per caso" mi è sempre stata un po' qui, in Nonno Scatenato ridotta a squallida sexy relief per nulla sexy e per nulla divertente, anzi veramente denigrante (da DeNigro, perlappunto):
nel film più brutto e insopportabilmente non divertente (neanche nelle cose pecorecce e becere riesce a far ridere... aridatece Bombolo) del 2016.
Bravo Bob, ci sei riuscito. Hai raggiunto lo zenith della bassezza della tua carriera.
Auguri per i tuoi prossimi anni di oblio.

Starboy

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Midnight Special
Trama: Michael Shining

Questa è la storia di un regazzino che ha poteri. 
Non è un x-boy, non è un supereroe, non è un alieno, non è un roboto, è solo un ragazzino che se gli piglia il matto sparaflesha delle luci fortissimisse dagli occhi, e se ti capita di incontrarle direttamente, quelle luci, vedi la cosa più bella del mondo. NO! Questa non c'entra nulla! Dai però, focus... che qui si tratta di una cosa seriosa. 
È anche la storia di come gli adulti si relazionano a questi strani poteri che il ragazzino ha: chi li vuole proteggere, chi li vuole studiare, chi li vuole salvaguardare, chi li vuole sfruttare.
In mezzo il ragazzino, che ok che ascolta le onde radio di tutto il mondo e se si incazza fa esplodere delle supernova

ma è sempre un regazzino.
Ecco, è tutto seriosissimo, infatti è un film di Jeff Nichols, uno che oltre ad essere un bel po' fissato con la seriosità, è anche molto attento - e molto capace, non lo nego - a raccontare i regazzini, di solito alle prese con adulti che o sbroccano come in Take Shelter, o sono criminali come in MUD, o, come in questo speciale di mezzanotte, semplicemente non li capiscono e quindi li affrontano, dicevamo, in modi diversi: c'è chi vuole salvarli (è il caso del padre e di un poliziotto che ha ricevuto la visione celestiale di cui sopra), chi vuole studiarli (come un tizio dell'FBI che anche lui ha l'epifania) e chi vuole sfruttarli (una Setta che ha assunto il ragazzino come suo Messia. Quest'anno le Sette vanno un casino, ci deve essere grossa crisi in america se ne sono arrivate così tante anche sugli schermi).
Il film parte dal rapimento/salvataggio da parte del padre di ragazzino speciale dalle grinfie della Setta. A quel punto al caso si interessa l'agente dell'FBI, che però è più un Mulder che uno Scully. Quindi ragazzino in fuga, inseguitori da tutte le parti, satelliti che vengono giù dal cielo. C'è anche la madre che vuole solo il bene del figlio.
Tutta roba seriosissima, e Nichols, come già nei suoi film precedenti, sa fare benone le cose serie. Non c'è modalità fantascienza spinta, e anche se ci sono delle scene prettamente sci-fi, l'attenzione è concentrata sui sentimenti, sulla disperazione, sulla natura umana immancabilmente divisa tra schifosa e candida.
Infatti che il ragazzino ha i poteri te ne scordi spesso e quello che si prova è più un misto di pena ed empatia per questo terzetto in fuga e per il destino del piccolo alieno? mutante? angelo?, piuttosto che gasamento per i suoi poteri e le ficate che potrebbe fare. Non è un film di supereroi, questo. 
Chi è diavolo è questo ragazzino? La risposta a questa domanda c'è. Nel senso che alla fine del film si capisce da dove viene, e dove deve tornare, il piccolo. Purtroppo questa parte, che svela troppo e quello che svela ricorda pure un film brutto di qualche mese fa,  - non cliccate se non volete rovinarvi gli unici effetti speciali del film - questo.
Attori perfetti nei loro ruoli, un mai troppo strambo Michael Shannon, un Joel Edgerton ormai vero prezzemolino, Kristen Durnst un po' spenta e Kylo Ren (Driver, ma tanto ormai lui è Emo Kylo).

Ecco un po' di illustraposter da cliccare:
Un film che non annoia, ma che certo farà fatica ad essere ricordato. Forse per colpa dell'andamento un po' fuori dal suo tempo forse, ricorda molto Starman, ma senza quella recitazione straniante di Bridges e D.A.R.Y.L., ma ha anche sprazzi si The Road e persino A Perfect World. Rientra troppo nel canone dei film di ragazzini con poteri protetti da adulti buoni e inseguiti da adulti cattivi. Ad esempio posso dire che guardando questo film molto serioso pieno di personaggi molto seriosi che se la devono vedere con cose inspiegabili ancora più seriose mi è venuta una gran voglia di vedere il caposaldo di tutti i film con bambini con poteri protetti da adulti, questo: 

Per il resto, tra alieni, bimbi esp, posseduti, mutanti e simili, con tutti i ragazzini con poteri del cinema sai che bella classe di matti che ci fai:
fire drew barrymore firestarter
Non c'entra nulla con Midnight Special, ma ecco i prossimi ragazzini strambi che incontreremo:

Che Burton abbia fatto una cosa decente questa volta? GIà che non ci sia Depp a fare uno dei maestri o peggio ancora uno degli alunni (ne sarebbe capace) è un passo avanti.

CB ANTEPRIMA • Captain America - Civil War

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Captain America - Civil War
Trama: Supereroi contro la clausola contrattuale

Forse già sapete che io amo le sfogliatelle glassate.
Ognuno ha le sue passioni e una delle mie è innegabilmente quella per le sfogliatelle glassate. Diciamo che sono la mia terza più grande passione. Guarda, vuole il caso che ne stia mangiando una proprio ora, ve lo dimostro:
Ora. C'è un motivo per cui amo le sfogliatelle glassate, è perché non mi tradiscono mai. Sono sempre sempre sempre uguali a loro stesse. Qualsiasi sfogliatella glassata io mangerò so che troverò quel gusto fragrante di prodotto industriale che non mi tradirà. Le compro a confezione chiusa sapendo esattamente quello che troverò dentro, sfogliatella glassata dopo sfogliatella glassata, fino a rotolare via contento.
Ecco, ogni film della Marvel ormai è esattamente come una sfogliatella glassata.
Leggo in giro che "Civil War miglior film della Marvel". Oltre al fatto che questo commento l'ho letto per gli ultimi 5 usciti, ma la questione che mi perplime è che, nel Chickeverso, una frase del genere suona come "questa sfogliatella glassata industriale è la più buona sfogliatella glassata che ho mai mangiato". 
Non avete mai assaggiato una sfogliatella glassata industriale? Sostituitela con un OREO, un Chicken McNuggets, un KitKat, un Cuor di Mela o con qualsiasi altro prodotto creato in serie, studiato (chimicamente e al livello atomico) per renderlo sempre uguale, sempre con lo stesso sapore; buono, per carità, ma lontanissimo da un prodotto fatto artigianalmente, o quantomeno con degli standard non industriali.
Ovviamente non mi sto lanciando in un discorso pro-KM0 o cose del genere, sto benissimo con le mie sfogliatelle glassate e non le scambierei per nessuna nonnina che mi fa le sfogliatelle glassate a casa al mondo. 
E proprio con lo stesso sentimento ho gustato con piacere Captain America Civil War - che faremmo molto meglio a chiamare Avengers 3, per la quantità di gente che appare sullo schermo - e gli ho mollato senza pensieri un bel Chicken, come d'altronde è successo a tutti i film Marvel, perché presi per quello che sono oggi (non lo sono sempre stati), e cioè dei film pensati e fatti per essere gustati da tutti, gli stessi tutti che amano questo o quell'eroe e devono avere il loro contentino, gli stessi tutti che si spera compreranno millemilioni di roba di merchandising, gli stessi tutti che immancabilmente superano il record d'incassi del film precedente e convincono la MARVEL che è cosa buona e giusta pianificare 5, 10, 100 anni di produzioni (mi diverte pensare a quando ci diranno "questi sono i film per i prossimi 60 anni, ma molti di voi per quell'ora saranno morti") e neanche lasciare che un film sia uscito per iniziare a mandare in giro spoiler di quello dopo (voglio dire, CA-CW esce domani e io ho già letto più notizie su Infinity War che altro... Mi sembra sia già passata una vita da questo qua...). 
Film che poi fanno un vanto l'essere ormai totalmente liberi di visioni autoriali come quella di un regista alla Branagh o di un geniaccio alla Whedon, voglio dire, il licenziamento di Wright al tempo di Ant-Man era una dichiarazione d'intenti bella e buona: ora si fa come diciamo noi, non c'è spazio per la visione del regista. Un po' come hanno fatto da un Harry Potter in poi, quando Cuaron aveva fatto una roba troppo personalePer questo ora sono tutti in mano ai fratelli Russo, due che si sono presi sta gallina dalle uova d'oro e se la tengono stretta e che a livello autoriale sono quasi zero.
È un male? Voglio dire, io come accoglierei un fantasioso chef che prendere le mie adorate sfogliatelle glassate e ne cambia la ricetta? Sicuramente mi lamenterei.
Per questo i film Marvel sono piacevoli, perché li vai a vedere e sai esattamente cosa aspettarti. Certo, forse alcuni stand-alone saranno leggermente diversi - Guardiani della Galassia era sci-fi, Ant Man era molto comedy, il prossimo Doc Strange promette una vena un po' psichedelica

ma quest'universo ormai è un diorama intoccabile, preciso al millimetro, una cosa che si respira, che ti fa vivere il film con l'accelleratore un po' spinto (di certo più di tanti altri cinecomics), ma senza la convinzione di un tempo. 
Mi ricordo bene il senso di GASAMENTO sincero, bambinesco e reale di quando, ai tempi del primo  Avengers, ho visto tutti insieme combattere UNITI!
Ora non mi fa più né caldo né freddo vedere dieci uomini in vestitini ridicoli che se le danno di santa ragione
Metticini altri 10 e diventeranno noiosi come una partita di calcio. E palla al centro.
Mi diverte e intrattiene, ma il gasamento è ben altra cosa.
Arrivo a dire, a costo di sembrare un bastian contrario, che Batman v Superman ha scene ben più sentite di questo Civil War (il confronto, sin dalla locandina) è d'uopo, si parte sempre da questo senso di colpa che hanno appiccicato ai supereroi per i danni collaterali.
Comunque. Vale la pena questo Civil War? Ma certo, non vi vorrete mica perdere un episodio della grande serie (non TV) Marvel? Che scherzi.
Avrete capito che anche un approfondimento serio sui supereroi, sui cinecomics, sul cinema tutto, è diventato un po' un discorso a rendere, lo abbiamo detto, ridetto, sviscerato, se li semo tajati, se li semo rasati, se li semo perfino lavati: i cinecomics sono qui, sono un'industria laterale ai film reali, li vai a vedere perché sono divertentoni, caciaroni, schiacciapensier e perché magari capita che in un film ti vedi 4, 5 premi oscar che si menano, perché ti dà pure un po' il senso di soddisfazione sapere che la tua passione per i fumetti adesso serve a qualcosa (più che altro capire un po' cos'è una continuity, o l'importanza di un costume fico), ma ecco, non aspettiamoci più il gasamento di una volta. Questo è il prezzo da pagare per aver industrializzato la passione.
I personaggi di CW sono tanti, vale la pena fare un breve re... CAP... ahah. L'hai CAPita? Vabbé. Iniziamo facendoci aiutare dalle favolose emoji di 100%soft (sapete no che se spingi #teamcap su Twitter appaiono...). Partiamo dal Team Cap (io sono 100% Team Cap).
Cap America. Migliora. Rispetto al primo e il secondo in questo terzo CAPitolo (ok, la smetto) si perde meno in chiacchiere. Sarà anche che dovendo dare a tutti un minutaggio degno non potevano soffermarsi sulle paturnie di Rogers.
Soldato d'inverno. Lui è figo. Piazzato, con crisi d'identità che rendono il personaggio forse il più profondo 

(meglio il suo combattimento tra bontà e malvagità rispetto a Rogers primo della classe).

Falcon. Dire che è inutile è dire poco. Non riesce bene né nelle scene da eroe né da quelle da spalla comica. Oscurato sempre dal soldato d'inverno e dalla sua storia bromantica con Cap

Occhio di falco. Funziona sempre. Sarà la stazza e la solita faccia da criminale curdo, ma funziona. Lui sì che riesce a unire momenti di ficaggine a quelli di ridere (immaginarselo giocare a golf in effetti è spassoso).

Ant-Man. Ecco. Dieci minuti di Paul Rudd e il film acquista in dinamismo attoriale, naturalezza, freschezza. Ci sta, ci sta tutto e sembra appena arrivato sul set ed è adorabile. TeamAnt tutta la vita. Poi nel film a lui è riservato un sorpresONE, ma proprio ONE, peccato che sia stato rivelato mesi fa dalla... LEGO. Poi dici il merchandising.

Scarlet Witch. Crescerà. Intanto si è presentata alll'anteprima londinese così
quindi direi che solo per questo merita di essere un Avengers a vita e almeno un paio di film tutti suoi. La Marvel apre una divisione XXX? Capprova:
Poi c'è il team Iron 


Iron Man. Ecco, lui invece inizia a invecchiare male. Perso il fare saccentino e fastidioso (ma in fondo buono e dirvertente) dei primi capitoli, Stark, nelle parole del suo stesso creatore (vedendo il film capirete che intende) inizia a diventare Tony Stank. Poi questo modo reazionario di volere una legalità per i supereroi è veramente inspiegabile. Nella vita ha fatto le peggio cose (non ultima prendere e lasciare donne come fossero kleneex) e poi appena incontra la madre in lacrime di uno decide con un colpo di spugna cervellare di scordarsi tutti quegli altri che invece ha salvato. Grande rincoglionimento, non sa neanche lui dove vuole andare a parare. Sembra proprio una decisione presa per creare zizzania.
Vedova Nera. Pervenuta pochissimo. Qualche scena e qualche combattimento. Banderuola tra Rogers e Stark. Pessima figura.
War Machine. War maCHI?
Pantera Nera. Lui doveva essere una grande novità. Tanto grande da meritare, presto, un film tutto suo. Ecco, prendete un rapper qualunque di questi che li vestono bene e sembrano sempre dei calciatori col vestito firmato e fategli dire solo cose da grande capo africano e avrete un eroe di zero appeal, sicuramente valido per un pubblico afroamericano, come certi film all black che fanno a hollywood, capito quali?, a uno e consumo della comunità nera. Suona razzista? Può esse, ma certo questo ha il fascino di un manichino. Anche nella versione eroe non sembra essere così forte o imprescindibile. Con quelle unghiette da drag appena uscita dall'estetista. 

Suona sessista? Oh, proprio non mi è piaciuto. E non è certo colpa mia se ho pensato a lui:

OGNI volta che entra in scena. Ci penserete anche voi. Ogni volta.
Visione. Tempo un film ed è già lo scemo del villaggio. Quello che parla per frasi fatte e aforismi di Osho. Visoshione. A tratti anche fastidioso.
Spiderman
E arriviamo al tanto atteso Spidey versione - finalmente - Marvel. È fico? È forte? È simpatico? Partendo dal presupposto che se anche avessero preso una cadavere e l'avessero vestito da Uomo Ragno sarebbe stato meglio di Garfield, direi che in effetti ci siamo. Si fa un paio di scene con Downey Jr (scene a dire il vero abbastanza slegate dal tutto, sembrano proprio girate a posteriori) e si fa una battaglia, in cui è il vero protagonista: battute e carica adolescente al punto giusto. Insomma sembra che avremo un bello Spidey per i prossimi anni. Mi chiedo Holland come vive questa cosa di aver venduto la sua vita e carriera ai Marvel Studios.
Comunque la lista personaggi è riassunta in questa illustrazioncina:
C'è una cosa che invece funziona tantissimo, più di tutti gli eroi messi insieme, ed è davvero la cosa che potremo definire nuova per un film Marvel. Non è il battibeccarsi tra Cap e Iron - che tanto lo sappiamo che finisce tutto a bere grog e mangiare donuts

e alzare la gonnella di Scarlet Witch - ma è il cattivo di turno. 
Non un supercattivo, non un pazzo furioso ceh vuole conquistare il mondo, non un ex-buono ammattito, insomma non un classico villain da fumetto, ma una persona tragicamente normale, pure un po' mesto, carico di rabbia, di spirito di vendetta più lacerante di quello di altri personaggi del film (vedi Iron e la questione "mamme dei supereroi"), gonfio di frustrazione, che sa che non può certo dare un cazzotto a Cap o Iron, e quindi li colpisce dove sono più deboli (in quanto supereroi e in quanto americani): il cervello. Ecco, il cattivo di Civil War vale davvero tanto.
In definitiva se mi chiedete "ci vado a vedere Civil War?" io è ovvio che vi rispondo sì, ma se mi chiedete "Civil War è il miglior Marvel so far?" io mi mangio una sfogliatina glassata industriale.
Ah, all'anteprima ci ho guadagnato un zainetto nel più infiammabile dei materiale, altro che il metallo di Wakanda. 
Me lo porto in giro quest'estate. Dove wado in vakanza? In Wakanda.

CB ANTEPRIMA • Stonewall

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Stonewall
Trama: Indipendence Gay

Un giorno, saranno state le 18.30, lo si capiva dalla luce del pre-tramonto che entrava dalle finestre, Roland Emmerich ha deciso di fare un film sullo Stonewall, celeberrimo locale gay di New York, culla dei primi moti di outing del movimento LGBT, di lotta per i diritti gay e rivolta; erano anni quelli in cui l'omosessualità era fuorilegge... ripeto... fuorilegge, e contemporaneamente considerata una malattia... ripeto... una malattia da curare con l'elettroshock. 
Roland Emmerich è lo stesso che ha fatta distruggere la Casa Bianca dagli alieni, mezza NYC dal primo brutto Godzilla, ha congelato la metà superiore del mondo e l'altra metà l'ha distrutta prima del 2012, e poi se l'è presa con Shakespeare e con Obama, insomma uno che non ci va leggero quando vuole distruggere qualcosa. Peccato che questa volta se la sia presa coi gay (peraltro con se stesso, quindi). 
Stonewall anche è un film catastrofico, ma senza morti di massa o cataclismi, l'unica tragedia è che sia stato girato, penso tutto tra le 18.20 e le 19.00.
D'altronde Emmerich non è Spielberg, e non è detto che se hai la sensibilità (che poi.. sensibilità... facciamo "forza visiva" tra molte virgolette) di fare un film catastrofico divertente non è detto che tu abbia la stessa capacità di esplorare l'animo umano, o comunque di fare un film diverso da quelli dove si distruggono cose.
Stonewall non trova mai e poi mai la profondità che un tema del genere necessita (Philadelphia anyone?), e, se volessimo pensare a un'approccio contrario ma non meno forte, neanche ha quella freschezza e divertimento scanzonato che l'energia omosessuale (suona omofobo dire "energia omosessuale?") porta con sé (Priscilla la regina del deserto anyone?).
Stonewall è vecchio e forse anche un po' offensivo, perché, per fortuna, viviamo anni in cui l'omosessualità al cinema non si risolve più con macchiette un po' ridicole inscribili nel ventaglio dei personaggi "froce", "checche", o anche solo ragazzi travestiti con movimenti effeminati esagerati tra pianti a dirotto e sculettamenti, non siamo più al Vizietto oggi, oggi si racconta di gay, come è giusto che sia, che sono semplicemente uomini e donne, ragazzi e ragazze, che vivono la loro sessualità e i loro sentimenti con la stessa identica forza e gli stessi identici problemi di chiunque (mi vengono in mente alcune serie tv che in questo sono abbastanza all'avanguardia, tipo Ian di Shameless, o Alex di Orange is the new black).
E anche quando nei film c'è il personaggio drag o travestito, ecco che pensi al Jared Leto di Dollar Buyers Club o alla Danish Girl, c'è sempre una sorta di "normalità", se mi passate il termine. Parlo proprio dell'eliminazione dall'equazione della parola "diverso". Persino Ozpetek ci era arrivato. La tristezza c'è, ma non passa attraverso la macchietta. Invece in Stonewall:

Dio santo quando mi inoltro in questi discorsi mi viene sempre il dubbio che A) non mi riesco a spiegare B) dico un sacco di fesserie. Come fare a spiegare che per me siamo talmente avanti che non ci dovrebbe essere proprio la questione "gay/non gay", cioè come dire che per me ha lo stesso peso di "capelli lunghi/capelli corti".
Vabbè comunque. Il film è girato per un buon 80% in un set che ricostruisce la strada dove c'era lo Stonewall. Un set fatto pure abbastanza male che sarebbe però potuto essere un motivo di fare un film diverso, magari un po' teatrale, girato solo su una strada (ovviamente raccontando solo fatti successi tra le 18 e le 19). E invece ci sono dei flashback campagnoli (vi ho già detto che la trama è un proto-remake di Hair? Campagnolo che arriva nella grande mela, conosce un gruppo di personaggi variopinti che lo iniziano alle gioie e ai dolori della vita, se ne distacca per trovare il suo posto nel mondo ma con una consapevolezza diversa), qualche interno sudicio di albergo e, appunto, lo Stonewall, che già dal titolo avrebbe dovuto essere centro dell'universo del film, grembo dove questi "rinnegati"dalle famiglie e dalla società avrebbero trovato l'uno la forza nell'altro e avrebbero dato vita al movimento di consapevolezza e fierezza gay (non farò battute su che tipo di movimento. Eeeeh madò, non storcete il naso perché i primi a ridere di questa battuta becera sono i lettori gay che adesso stanno leggendo, secondo me tutti i problemi del mondo nascono dalla mancanza di autoironia, pensa un po'...). 

Invece niente di tutto questo. Anzi, la prima scena dello sbarbatino che entra allo Stonewall per la prima volta è triste, solitaria, ci stanno quattro gatti e tre comparse, colonna sonora banalissima (Gloria Gaynor e dance anni 70 varia)... ma io dico, Buz Lurhmann non ti ha insegnato niente (vi ho già detto che la trama è un proto-remake di Mouline Rouge?). Che pena.
C'è poi da sottolineare questa cosa della luce. Ma io dico, possibile che TUTTO il film sia invaso da luci di tramonto? SEMPRE! OGNI. SINGOLA. SCENA. È tagliata da fasci di luce che entrano dalle finestre, dalle porte, dalle orecchie. Sarebbe stato fastidioso in un film catastrofico, figurati in uno che vuole essere così serio.
Bisogna dire che se c'è una cosa su cui il film ha fatto centro è far incazzare proprio tutti... 



Neri, bianchi, gay, lesbiche, trans, tutti contro il fatto che la storia dello Stonewall sia lontana anni luce da quello che racconta il film. Capito, neanche STORIA VERA posso metter. Qui una caterba di motivazioni. Ovviamente ci si aggiungono gli spettatori delusi per il brutto film.
Trovare in un film gay oriented Jonathan Rhys-Meyers a non vederlo vestito così:

è un crimine.
In conclusione, questa singola foto:

ha più potere comunicativo per la lotto ai diritti dei gay di tutto il film.
Emmerich è subito corso dai suoi cari alieni. con risultati palesemente migliori:

Ah, se solo avesse fatto il film come questo trailer alternativo gli consigliava:

NOTTE BROCCOL • Holidays

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Ve lo ricordate Notte Horror? Madonna le paure! 
Erano gli anni 90 e quando si avvicinava l'estate, su Italia 1, in seconda (quando non in terza) serata, arrivava Notte Horror, col suo carico di spaventi e sangue finto. Verso le 23,30/23,40, dopo questa serie di pubblicità:

partiva questa sigla:
e noi lì a chiederci se quella sera avremmo guardato un'immonda cazzata o un filmone horror pazzesco... o una o l'altro, sempre sotto ci cagavamo. 
Ricordo benissimo di aver beccato il primo Hellraiser senza sapere minimamente cosa fosse Hellraiser e ricordo di aver visto TUTTO il film zappingando; per quelli nati dopo il 2000: voce del verbo "to zapping" - saltellare da un canale all'altro senza sosta fino a crollare esausti sul divano senza aver visto nulla. Adesso è come quando non riesci ad vedere per intero un video di YouTube perché ne apri un'altro della barra laterale. Ma lo zapping era più bello perché ad ogni pulsantata speravi che nel canale successivo ci fosse qualcosa di bello. O quantomeno una televendita di Amerika Star.
Ricordo anche che lui:

me lo sono sognato per mesi. E quando dico mesi intendo anni. 
Stando alla programmazione era il 1989, un undicenne CB e le sue paure, che tenero.
Erano gli stessi anni in cui iniziavo a leggere Dylan Dog, Splatter e ufficialmente mi immettevo nel pazzesco mondo dell'horror.
Ho pensato quindi di inaugurare la NOTTE BROCCOL: recensioni horror che usciranno il venerdì a mezzanotte. Madonna come mi vengono.
Ogni venerdi? Chi lo sa? D'altronde voi avete mai fatto affidamento alla programmazione di Italia 1? Il canale con più cambi e ritardi e cancellazioni che Berlusconi ricordi. Lo faccio perché in questi anni di brutti horror (estivi o meno), diventati quasi esclusivamente una paccottiglia tra telecamerine di merda, storie tutte uguali, mostri creati a tavolino con la speranza che rimangano nell'immaginario per almeno due sequel, vorrei ritrovare quel gusto per l'horror(accio) che avevo maturato grazie a Notte Horror. Quindi non è che adesso ci rivediamo quei film lì, non è una rubrica nostalgica quella, ma è solo un modo per costringermi a vedere un horror a settimana.
Il primo horror di Notte Broccol è:
Holidays
Trama: Ricordati di massacrare le feste

Sembra che adesso sia diventato l'unico modo di fare horror, quello di fare i film a episodi. Proprio come tanti anni fa vedevamo Creepshow, Ai confini della realtà e L'occhio del gatto, recentemente abbiamo visto, nell'ordine: V/H/S, V/H/S 2, V/H/S Viral, The ABC's of Death 1 e 2, Southbound. Ce ne sono altri che sto recuperando (Tales of Halloween...)
Perché lo fanno? Che c'è qualcuno che li spinge a farlo? Le motivazione chiare sono piuttosto semplici: 
- ognuno fa di testa sua;
- lo sforzo produttivo può essere diviso (in pratica si tratta di girare diversi cortometraggi e poi metterli insieme);
- riduci i tempi perché i vari registi possono girare contemporaneamente le loro sezioni;
- più registi ti fanno promozione;
- ha la quasi certezza di non deludere tutti perché ci sarà di certo qualche episodio che piace a uno o magari all'altro, insomma difficile che tutto il film faccia schifo.
Insomma è proprio come quando si fanno le antologie di racconti o di fumetti, niente di più niente di meno. 
L'ultimo punto è quello che più si fa sentire in questo Holidays, che come dice il titolo prende le feste famose americane e ne trae spunto per dei cortometraggi horrorosi. Non che sia una novità, c'è un'intera filmografia di horror natalizi (l'ultimo in ordine eccolo qui), ma in Holiday ci sono anche feste meno battute. Ecco, come d'uopo, un commento per ogni episodio:
San Valentino

A livello cinematografico l'episodio migliore, anche se ricorda davvero troppo Carrie e The Loved Onese anche un po' il video dei Team Impala.
Ma almeno ci racconta in pochi minuti una storia horror con tutti i crismi (un amore malato che finisce molto, molto male) e lo fa con quello spirito maledetto di certi nuovi horror americani ben fatti (tipo It Follows, per capirci, quelli pieni di indolenza giovanile che finisce nell'orrore).
Luci al neon e una protagonista stramboide: l'inizio è confortante. Da qui in poi purtroppo il film peggiora...
Festa di San Patrizio

Una ragazza scopre di essere incinta, ma di qualcosa be lontano da un bambino. D'altronde lo sappiamo bene che il cobra non è un serpente. Per andare a partorire ha la bella pensata di calarsi non so che droga e andare a fare una sorta di sabba pagano. 
Immagini non male che però finiscono nel delirio totale, e fastidioso.
Pasqua

Qui siamo dalla parti della creazione del personaggio horror a tutti i costi. Come vedete dalla foto qui sopra si tratta di un coniglio schifoso con il corpo di... Gesù. Avete capito bene. 
La qualità del corto non si discute, ma un personaggio così fuori dagli schemi (anche per gli schemi horror) avrebbe forse meritato minutaggio in più. O magari di non essere mai stato creato. Nel senso che appare, e pensa che la sua carica schifoide e assurda basti a sé stessa, ma questo non è un video musicale (ricordate Come to Daddy?), serve una storia per poterlo dire riuscito. O magari sono io, che ad esempio di fronte ad un quadro figurativo e uno astratto, preferirò sempre quello figurativo.
La festa della mamma
Questo è, insieme al primo e all'ultimo, il migliore della selezione. Di nuovo una ragazza che vuole rimanere incinta (e qui viene da chiedersi: non li avete vagliati prima i corti? Non è che per caso avete preso dei corti già esistenti? Birichini, biricò...), questa volta invece del sabba l'errore è quello di scegliere come "ostetriche" delle tizie di quella che sembra una Setta (ve l'ho detto che quest'anno le Sette vanno un casino), che la portano nel deserto e sembrano diabolicamente interessate al nascituro. Scena finale molto bella(stupidamente spoilerata nell'immagine promozionale dell'episodio, che infatti non metto).
La festa del papà

Episodio noiso, tutto parlato, che vorrebbe essere d'atmosfera ma che liscia del tutto l'intento. Poi oh, come ho già detto magari questo è l'episodio che vi piacerà di più. È il bello dei film a episodi, giusto?
Di una cosa sono certo, che ammirerete la bellezza imperitura e sconvolgente della protagonista, Jocelin Danahue, la nostra icona horror preferita, già mozzafiato nel grandioso The house of the Devil di mille anni fa. Jocelin mi chiami quando hai finito di sentire la cassettina di tuoi padre morto? Eh? Mi chiami? Ma quanto mi chiami?

Halloween

Qui veniamo a una situazione spinosa chiamata Kevin Smith.
Il segmento del regista mito (Clerks, basta la parola) è veramente insulso, o meglio, divertente è divertente, ma ci si chiede perché un regista che era riuscito a farsi ben volere da hollywood, che ha sempre avuto molta voce in capitolo anche nel mondo del fumetto, sia finito a girare horror assurdi (ricordate questo? Peggio per voi.) e spezzoni tipo questa storiella di vendetta al femminile contro un tizio che le costringe a fare chat porno.
Una roba poverina, con un'idea da filmetto fatto da matricole un po' arrapate e col pallino per i film di tortura, girato con 1 lira (manco 2) e neanche fa il giro del low-profile che diventa figo, no, non sembra possibile che venga da uno che in vita sua cose molto buone l'ha fatte (io ancora ricordo visioni ininterrotte di In cerca di Amy). E qui risale a galla l'annosa questione: i fumetti ti rendono uno scemo?
Natale

Sezione stupidella con un padre che pur di comprare il giocattolo più famoso al figlio (degli occhiali che ti fanno vedere quello che pensi in realtà quasi reale, praticamente Google Glass + Strange Days) fa qualcosa di molto sbagliato. A quel punto ogni volta che metterà gli occhiali... 
Com'è quella parola? Dai quella... mannaggia mi sfugge sempre... dai quella cosa che non serve a nulla... che proprio non capisci perché esiste... daiiii ce l'ho sulla punta della lingua... madonna certe volte mi sembra tutto... inutile. 
Capodanno

Insieme a San Valentino la sezione che ho preferito (non a caso entrambi scritti dallo stesso duo): un appuntamento online finisce nel più sanguinoso dei modi per una tipa. Assistiamo al prepararsi da parte dell'assassino del prossimo appuntamento, ma arrivato a casa della tipa l'aspetta una bella sorpresina... Ecco, non che sia il massimo dell'originalità, ma è ritmato, divertente, e se anche solo una volta hai aperto Tinder ti farà pensare che forse è meglio tornare ai sani vecchi sguardi allupati in discoteca. 
Somma totale degli episodi, dei salti e degli schifi? Purtroppo si becca l'insufficenza, non proprio scandalosa, ma c'è stato di meglio.  Non a caso il film non ha trovato la sua via per le sale ma è stato messo su piattaforme on-demand.
Comunque, parlando di horror (adesso che saranno almeno le mezzanotte e 20) posso dire di essere in trepidante attesa per un film. L'ho chiesto, richiesto, ripetuto: datemi un film di David Sandberg. Ebbene, abbiamo il trailer:

Be', siamo partiti con le pubblicità dall'Amaro Averna e siamo finiti con la paura di spengere la luca, c'è stato il mostrone e una bella ragazza, il film era una mezza ciofega ma alla fine ci siamo divertiti. Dite un po', non è sembrata proprio una Notte Horror?
Buona notte e buoni incubi, ci vediamo alla prossima Notte Broccol!
Zio Broccolia

Gli ultimi saranno ultimati

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Gli ultimi saranno ultimi
Trama: ...e ci restano.

Cosa diciamo quando vediamo un film itaGliano il cui unico scopo è raccontarci le tragedie invereconde che accadono una dopo l'altra, una dopo l'altra, una dopo l'altra a una donna che mezza bastava per farci pigliare male tutta la vita?

Cosa pensiamo quando il significato per nulla celato di tale film non è altro che un inno alla poetica del "chi si accontenta gode"? Quel tipo di film che: "Vivi con due lire in una casupola modesta in un paese di provincia con un lavoro dove, letteralmente, pettini le bambole, insieme a un uomo un po' coglione ma alla fine sei felice, perché le piccole giuoie della vita. Però succede che rimani incinta e invece di essere felice ti licenziano e allora ti crolla tutto il mondo addosso e alla fine sbrocchi e impugni una pistola per riavere quello che è tuo di diritto, ma mica vuoi di più, no vuoi solo vivere tranquilla nella tua casupola nella tua cittadella col tuo uomo coglione, ma nessuno ti dà retta e sei destinata a vivere una vita di merda? Stacce." Come a dire che accontentarsi di poco, di quello che viene, di quello che c'è, di quello che puoi arrabattare sia giusto, sia una buona via, se non l'unica via. Eh? Cosa pensiamo?

E cosa ci viene da dire quando vediamo attori italiani che sono certo mi ci gioco lo stipendio che mi danno per fare chickenbroccoli che di solito se ne stanno dentro case di design con vestiti alla moda, vestire invece i panni di gente in tuta dentro case il cui massimo dell'eleganza è un quadro con un pagliaccio che piange e un centrino con sopra una gondola di vetro ricordo di quella gita a Murano? Che poi se sei un bravo attore manco ci sarebbe nulla di male, ma chissà perché quelli itaGliani risultano sempre poco credibili quando fanno gli accenti pesanti e se ne vanno in giro a sforzarsi di essre quello che non sono. Cosa ci viene da dire? Dai cosa? Eccerto:

E quali sono le parole esatte di fronte al tentativo di un regista(attore) di fare un film impegnato e serio e "l'itaglia delle piccole storie, delle piccole tragedie che però toccano tutti, l'itaglia degli ultimi, della brava gente eccola qui", uno che invece altrove, dove per "altrove" intendo "la commedia", invece fa il suo lavoro un gran bene (oh, continuo a ricordare il suo esordio, sempre in combutta con la Cortellesi, come divertente)?

Questo film è intriso di una morale lontanissima da tutto quello che mi piace. Come lo fu La nostra vita, ma senza quel popò di interpretazione.
Non discuto che tutti - regista, attori - erano limpidi nel voler fare una cosa profonda, con un messaggio, che toccasse corde quasi neorealista, ma insomma, siamo lontani anni luce da una storia per cui si possa provare empatia.
Alla poetica del "accontentati e godi." ho sempre preferito "raccogli tutte le forze che hai per raggiungere il massimo".
Bentivoglio non so se ha comprato troppe case ultimamente e ha tanti mutui ma sta un tantinello esagerando con l'esposizione.
Ok, va detto che la Cortellesi, almeno fino al pianto finale un po' esagerato, è brava. Ma quando mai non lo è stata?

CB ANTEPRIMA • The Boy and the Beast

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The Boy and the Beast
Trama: The boy and the best

Questo è davvero l'anno degli animali antropomorfi a cartoni animati.
Dopo Bojack Horseman e Zootropolis, ecco che dal Jappone arriva un intero universo parallelo popolato da animali che fanno cose da uomini, un po' come se i personaggi di Richard Scarry andassero a vivere nella città incantata di Maestro Miyazaki (mi hanno detto che se non metti Maestro prima di Miyazaki arriva la yakuza e ti mozza le dita).
Ci sono i leoni e le pecorelle, ci sono le scimmie e i lupi, ci sta pure il purceddu

Solo non si vedono i due leocorni. O forse nella folla, tra le animazioni un po' ripetute col computer, si intravedono.
Il racconto del film è la tipica storia di formazione a colpi di arti marziali e filosofia orientale di un giovane ragazzo (quasi) orfano che viene "ccaturato" da uno sconosciuto all'incrocio di Shibuya e trascinato dentro un mondo fantastico parallelo al nostro, popolato appunto da bestie, che però "so mejo dell'ommini", dove il combattimento e la magia sono all'ordine del giorno. 

tra i più ammirati di questo mondo fatto di gran lavoratori ci sono i grandi maestri marziali e tra questi Kumatetsu, la Bestia, tipico personaggio pieno di sé, attaccabrighe, carismatico e indolente, però fortissimo nel combattimento, tanto che può aspirare al ruolo di Dio (hai detto poco), uno che si guarda bene dal prendere un apprendista, fino a quando arriva Kyuta (il ragazzino).
In un mix ben riuscito di Karate Kid "ava le mutande piega le mutande" e L'ultimo Buddha il giovane e il maestro, tra un litigio e un battibecco, impareranno ad amarsi, a diventare, a tutti gli effetti, padre e figlio

...anzi di padri Kyuta ne avrà addirittura tre, ci sono infatti la Scimmia e il Porceddu di prima, che sembrano Goku e compagni versione arcobaleno (e arisdinge con le famiglie non convenzionali con tanti papà e amore triplicato. Siamo a 4 quest'anno.)
Il regista del film è davvero uno di quelli che andrebbero chiamati maestri: Mamory Hosoda, colui il quale ci ha regalato un CAPOLAVORO vero, che a malapena è arrivato in Italia (mentre mi raccomando non facciamoci scappare anche i film di Miyazaki di trent'anni fa eh, mi raccomando... o quelli noiosi.): Summer Wars.
NON AVETE MAI VISTO SUMMER WARS? Ennò, e allora di che stiamo parlando? Guarda qui non si tratta di essere appassionati di animazione jappo, qui si tratta di amare il bel cinema. Vedetelo.
The Boy and the Beast, dal canto suo, non raggiunge quello splendore (e devo dire che mi piacque di più anche La ragazza che saltava nel tempo) e la storia nel suo essere canonica (infatti ci sono anche dei cani) non brilla in originalità, ma rimane un film costruito benissimo.
Finale visivamente splendido, anche se forse ci si arriva qualche minuto di troppo (diciamo 14,15?); c'è pure il personaggetto kawaaii inutile ma carino per farci il portachiavi:

Il film è in sala solo oggi e domani - in questa pratica distributiva che continuo ad approvare di portare al cinema film altrimenti destinati all'oblio rendendoli "eventi" da cogliere al volo - voi non fatevelo scappare. Altrimenti divento una bestia

Barbra D'urto

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Parto con mamma
Trama: BMammW

Non so neanche io perché ho visto questo film.
Anzi lo so, mi è capitato davanti alla schermata con tutti i film di Netflix (ebbene sì, io PAGO per vedere i film! Ecchellallero! Mica come certi che stanno lì e vanno solo alle anteprime e magari scaricano pure i film! Gaglioffi!), e siccome me l'ero perso quando uscì, mesi (o erano anni?) fa, ho spinto play annoiato e prima che mi rendessi conto di che film di merda è, era finito. 
Vi dico solo che l'ho iniziato a vedere in lingua originale, ma seguirlo mi richiedeva talmente tanto sforzo ...e stiamo parlando di un film con Seth Rogen, la cosa più complicata da decifrare è la sua risata da bambacione... che dopo una ventina di minuti l'ho messo in italiano.
Ma proprio una visione che più svogliata non si può, proprio come quando tua madre ti chiede di fare qualcosa, qualsiasi cosa, da mettere in ordine la stanzetta quando avevi 10 anni a rifare il letto quando ne avevi 18 a sposarti quando ne avevi 30 ad accompagnarla dal medico quando ne avevi 45 a ritirarle la pensione quando ne avevi 57 a scegliere il loculo quando ne avevi 73. Proprio la svogliatezza. Ora che ci penso forse è un film che parla della svogliatezza di essere figlio. Forse è un capolavoro.
No. Non lo è. È una noia allucinante che fa sembrare addirittura una zozzeria come Nonno Scatenato (li accomuno perché c' la solita storia del giovane che deve fare il viaggio col parente, come In viaggio con la zia e In viaggio con Papà) una roba meglio, almeno lì ti incazzi. Invece qui è tutto talmente soporifero che non hai neanche la forza di tirargli i broccoli addosso (cosa che io spesso faccio contro lo schermo dimenticandomi che è il muro proiettato, ogni volta devo rimbiancare).
Seth Rogen non che sia mai questo grande attore, ne sbaglia tanti almeno quanti ne azzecca, ma proprio antipatico non può stare, certo ha raffinato la sua comicità in un miscuglio di risate da demente e corporalità ingombrante (tranne quando era dimagrito, ma il film faceva schifo lo stesso), e  funziona di più o quando è in coppia col suo amichetto Franco o quando c'è tutta la combriccola. Qui invece fa da spalla a Barbra Streisand che, si vede benissimo, lo frena tutto il tempo.
Sono entrambi mummificati, non fanno ridere mai: Barbra perché non è mai un personaggio interessante. La conosciamo come una signora attempata calma e pacifica, e ci si aspetterebbe una sorpresa durante il film, chessò, che si rivela una pazzerella, una coraggiosa, una maniaca. Niente di tutto questo, solo noia e frasi insulse
barbra streisand the guilt trip joyce brewster
e Seth perché non può fare il solito numero dello strafumato, innamorato, timido, stralunato sempre più spettinato.
Questo video qui è molto più interessante del film:

Il titolo "parto con mamma" mi fa slogare il cervello ogni volta che lo leggo. Parto. Con mamma.
Comunque Seth (partita, incontro. dovevo dirla.) lo ritroviamo qui:

Il primo era carino, e attenzione, dicono che anche questo funzioni.
Questa recensione me l'ha chiesta mia mamma, per questo è così svogliata.

NOTTE BROCCOL • The Boy

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Neanche una settimana dal primo ed ecco già il secondo appuntamento con NOTTE BROCCOL.
Mi piace sempre inventare nuove rubriche perché parto in quarta e ne faccio tantissime all'inizio, poi verso la quinta, sesta puntata mi annoio e tempo di arrivare alla decima mi scordo addirittura che esistono! Fa quasi... PAURA!
Comunque per riassumere per chi di voi l'altra volta dormiva, Notte Broccol non è che una scusa per parlare di film horror, e per rompere la monotonia del post che arriva tutti i giorni alle 9, infatti questi escono a mezzanotte, come i film della serie Notte Horror di Italia 1.
Per questa notte che vede voi coraggiosi intraprendere questo viaggio urlante nel raccapriccio - e che vede invece me dormire della grossa con la bolla al naso, infatti questa roba l'ho scritta alle 14:00 e grazie al magico pulsante "pianificazione" la faccio uscire a mezzanotte" - abbiamo tirato fuori dalle purulente piaghe dei film americani una pellicola ch esce proprio oggi nelle sale italiane, uscita che ci dice due cose: 1) sta arrivando l'estate 2) stiamo messi maluccio.
Ma prima una sigla di una canzone che ci mette di buonumore:
Il film non è la biografia di George (!) e neanche un film gay come suggerisce Tumblr se cerchi "the boy", si chiama:
The Boy
Trama: Boys don't die

Una delle protagoniste di Walking Dead, cosa lì... dai... quella che sta col cinese koreano, riesce a strappare un contratto per un film da protagonista, ovviamente non va oltre l'horror.
L'horror in questione è quanto di più scontato, risaputo, già visto, banale si possa immaginare... eppure, ATTENZIONE, funziona. Sarà che le aspettative erano a zero e le promesse anche meno (si vede lontano un miglio che non volevano fare il filmone della vita), quindi perfetto.
Allora ci sta questa giovane donna che accetta il più strano dei lavori da babysitter: fare da badante a Brahms, che non è un ragazzino problematico, ma un pupazzo di porcellana. Che già averlo in giro per casa, 'sto coso:
metterebbe una certa ansia a chiunque... eppure c'è davvero gente che ama i pupazzi di porcellanaQui la questione è che questi due vecchi avevano un figlio, ora morto in circostanze (che sono le camere rotonde delle case grandissime) misterioooseee uuuu, e siccome sono mezzi pazzi trattano questo pu-pazzo (appunto) come il figlio morto anni prima. Poi dici l'alzheimer.
La ragazza prima gli ride in faccia
poi ride molto meno quando, una volta che i vecchi hanno telato, il pupazzo inizia a muoversi (sempre quando lei non c'è però, non sia mai...), fare rumori strani, fare la lista delle cose che lei deve fare per essere una brava baby sitter

Neanche Cicciobello che fa la cacca aveva bisogno di tutte queste attenzioni. 
Esisteva davvero Cicciobello cagoso:

Vi ho messo la pubblicità perché proprio come in ogni film trasmesso da Italia 1, non ci si può permettere di entrare nel vivo della storia che TAC partono 14 minuti di pubblicità, che poi sparati all'una di notte sono quella sezione micidiale che ti convince ad andare a dormire.
E insomma c'è poco da ridere, la giovane si ritrova sola nella magione e si convince che lo spirito del bambino morto si sia trasferito nel bambolotto. C'è da chiedersi se Brahams è il fratellino di Annabelle, amico di giochi di quello di Piccoli Brividi.
Tra un vicino di casa che la crede pazza e una scena di spavento di routine

il film procede senza infamia e senza lode fino alla risoluzione finale con sorpresa. Sorpresa che peraltro non sorprende nessuno, no di certo quelli che sono un po' avvezzi agli horror.
Perché insomma, se vi dicessi che la possessione non c'entra nulla. Eddai... [si capisce che sto ammiccando con le sopracciglia?)... bambino "morto" anni prima... casa gigantesca... so che potete arrivarci, capisco che è notte e il cervello sta già dormendo da svariate ore, ma mi fido di voi. Esatto, è proprio così. E, sempre più assurdo, è proprio questa differenza rispetto a tutti gli altri bambolotti viventi e cattivi a rendere Brahams diverso e addirittura più potente. 
Il gioco sta nel fregarci sulla nostra stessa abitudine di vedere il pupazzo muovere gli occhi, svegliarsi e aggredire qualcuno. Stiamo lì ad aspettare il momento che ci prendiamo lo spavento... e quel momento non arriva... e questo aumento la tensione.
Il regista sta sfornando un horror all'anno. È partito da quella cagatina videogiocosa di Stay Alive, per poi arrivare alle possessioni di L'altra faccia del diavolo e ai lupi mannari di La metamorfosi del male, insomma uno che in quanto a temi horror ama andare sul sicuro. Adesso aggiunge una bambola assassina (ma non è proprio così) alla lunga lista di bambole assassine già esistenti.
Buona notte pupazzi pazzi, ci vediamo alla prossima Notte Broccol! UA UA UA (risata diabolica in dissolvenza).
Zio Broccolia

• CHICKENBROCCOLI a ITALIANISM •

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Sarà capitato anche a voi di avere un'idea in testa, sentire una specie di orchestra che fa "adesso faccio una cosa creativa perché proprio non resisto a tenermela in testa che la devo realizzare per forZUM ZUM ZUM!".
A me è capitato, svariate volte, since 1999. L'ultima volta che ho avuto un'idea è stato il 27 agosto 2009. E guardato dove sono ora... vabbé.
Domani a Roma si festeggiano tutte le persone che hanno idee e che le realizzano. 
Domani a Roma c'è ITALIANISM!
Allora, per sapere esattamente cos'è voi andate sul sito ufficiale.
Io ve lo riassumo così: entrerete in un hangar GIGANTE (quelle rare occasioni dove vecchi spazi chiusi agli occhi si aprono e non per farci qualche convention di fitness o una festa di 18anni di qualche pischella altolocata) riempito di circa 50 eccellenze selezinate dal meglio della creatività italiana. Si va dagli illustratori ai maker, dai magazine indipendenti ai fotografi, dai collettivi artistici agli artigiani, tutti insieme per un'intera giornata a scambiarsi complimenti (...ma con alcuni anche sguardi truci. E con altre anche sguardi languidi...) e idee. Poi ci sono anche io.
La giornata/serata dura dalle 15:00 alle 3:00. Le 3 di notte! Dovevano proprio organizzare una cosa del genere per tenermi sveglio fino alle 3:00 di notte.
E io che porto? Una grande cosa, grande proprio nel senso di grossa: il RULLO ANTISTRESS DA COLORARE. Che, lo dice la parola stessa, è un rullo di carta largo 5 METRI con 8 illustrazionicinematografiche realizzate da altrettanti illustratori bellissimi e bravissimi. Loro: Osvaldo Casanova • Andrea Chronopoulos • Vanessa Farano • Tram • Matteo Cuccato • Rubens Cantuni • Ale Giorgini • Oscar Odd Diodoro
Ecco un paio d'anteprime:
Ieri Amazon mi ha consegnato 200 pennarelli colorati. Vi bastano?
La cosa bella è che le 8 illustrazioni sono anche contenute nell'attesissimo (oh, dopo il successo del primo posso ben dirlo) FILM CULT ANTISTRESS DA COLORARE 2. Reloaded! Il ritorno! Colpisce ancora! Sempre più pazzo!
Albetto che troverete a ITALIANISM... con DUE COVER DIVERSE!
Capito? Ho fatto la variant, che ora va di moda. Il bello è che ho stampato lo stesso numero di cover rosse e bianche, quindi una è la variant dell'altra! Come? Questo non dovevo dirlo perché toglie il gusto di comprarsi la variant finto-rara? Ah.
Ovviamente ci saranno anche il CB Magazine, gli Award PoPster, e tutte le cose illustrate e cinematografiche per cui avete imparato ad amarmi.
Oltre a tutto questa questa esplosione di teste creative
ci saranno anche delle mostre - una di fotografia di Maurizio di Iorio che fa queste foto Chicken (e quando dico Chicken intendo proprio Chicken) qui:
e una di illustrazione di Federico Babina, di cui già parlammo da queste parti, che fa questi poster cinemarchitettonici fichissimi qui:
Poi ci sono anche dei concertissimi - pure uno di Calcutta, che non è un gruppo di monachelle vestite di bianco che suonano Frere Jaques, ma questo cantante che dice che è bravo e suonerà le canzoni di Cesare Cremonini (!) - e poi un sacco di street art, street food e speriamo anche strett-shirts con dentro ragazze formose.
Ecco il FB dell'evento. CI VEDIAMO DOMANI!

Io Ballard da solo

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High Rise
Trama: Rise bene chi rise ultimo piano

Tradurre Ballard in film deve essere la cosa più difficile del mondo. Ci vuole un regista come Cronenberg, già matto di suo, infatti un film come Crash te lo ricordi per sempre. Oppure uno come Spielberg, che ti appiattisce un po' tutto (anche se devo ammettere che non ho letto il libro) e ti fa un film spielbergoso come L'impero del sole.
Questo High Rise, tratto da Il condominio (che fu anche copiato da un numero di Dylan Dog che adesso non mi ricordo quale ma era proprio uguale uguale. Chissà quanti Dyd mi sono letto da giovincello credendoli grandi idee e poi erano tratti da romanzi che non avevo letto, film che non avevo visto, leggende che non avevo ascoltato), è riuscito a metà: non ha la potenza folle ed evocativa di Cronenberg, quella malattia viscerale, e non è "americano" come Spilbi. È un ibrido, e come tutti gli ibridi ci sono dei pezzi belli, dei pezzi brutti, ma nell'insieme risulta sgraziato e sbilenco.
Ci sta un cast di tuttissimo rispetto, primo fra tutti un redivivo Tom Hiddleston (devo vederlo anche nella serie TV col Dr. House) che c'ha sempre classe da vendere ed è sempre di un fascino più che magnetico. Poi,  a chi interessa, gli si vedono le chiappe
Seguono a ruota Luke Evans, Sienna Miller, Elsabeth - Peggy Olsen - Moss, Jeremy - devo fare il prezzemolino perché ho comprato troppe case la moquette la devo pur pagare in qualche modo - Irons e un corollario di gente tutta all'altezza della situazione, situazione che è molto particolare di suo.
Un gigantesco palazzone cementato e futuribile (ma futuribile per quella che poteva essere l'architettura anni 70 inglese, rivedersi Arancia Meccanica a tal proposito) è il protagonista della storia. 

Dentro il condominio tante famiglie, personaggi, storie, facce, divise per "classi" a seconda dei piani in cui abitano (i piani alti, i pianerottoli, i piani forti), come il Titanic per capirci: quelli di sotto mal sopportano lo strapotere di quelli di sopra, quelli di sopra mal sopportano anche solo la vista di quelli di sotto. Hai presente Downton Abbey? Ecco, ma senza l'aplomb; qui si odiano proprio, si riempiono di mazzate, si violentano, si buttano di sotto, arrivano (forse troppo velocemente, veramente nel giro di mezza scena) allo stato della barbaria.
La natura selvaggia prende il sopravvento e tutti gli inquilini regrediscono all'età quasi medievale, oppure velocizzano i tempi e arrivano direttamente all'apocalisse anarchica: tafferugli, violenze, razzie.. addirittura sembrano perdere l'uso della parola. E si mangiano i cani. E il film diventa anche troppo didascalisco: l'omo è 'na besthia.
Ecco, per una storia del genere ci voleva davvero la visione, o la visionarità, ci voleva un regista capace di tenere salde le redini di questo vortice, mentre, togliendo alcune scene indubbiamente riuscite c'è poco altro. E poi, per le scene riuscite, bisogna dire che il ralenti fa riuscire bene qualsiasi cosa. Ce metti il ralenti, ed è subito scena fica, spingere play per credere:

Non sono un esperto di Ballard (ammetto sempre di essere un pessimo pessimo pessimo lettore) ma qualcosa ho letto (addirittura scrissi una graphic nov.. no era proprio un fumettino.. tratto da Un gioco da bambini, che vi consiglio tantissimo e di cui sì vorrei vedere un film, certo meglio del mio fumettino) e quindi in effetti non so dirvi se il film rispecchia, riflette, riassume, rimescola il libro, so solo che ho provato troppa noietta per dire che è un bel film, ma lo stesso sono arrivato fino alla fine. Oddio, è vero che io, come sapete, appena appare il primo logo della casa di produzione penso "e vabbé mo non è che posso interrompere proprio ora il film! Ora vale la pena che lo finisco!", ma insomma, certe volte arrivo davvero provato alla parola The End. Questa volta l'attenzione c'era, peccato che è pur sempre un Broccolo.
High Rise manca di personalità, anche se la ricerca disperatamente. Manca di tensione, di incubo, di paranoia, la surrealtà. Non basta mettermi la festa a foggia di corte di Francia o Tom che balla con le hostess anche se non c'entra nulla


Non ci balla soltanto

Ripenso a chi ha avuto problemi con gli inquilini dei piani di sopra e penso per esempio al paranoico inquilino del terzo piano di Polansky o ai grotteschi assassini di La comunidad di De La Iglesia o ai cannibali di Jeunet, e Ben Wheathley, che pur ci aveva regalato il paranoiosissimo e maledettissimo Kill List (più un episodio di Abc's of death di quelli che ci erano piaciuti), non ha la profondità psicologica del primo, il ritmo assurdo del secondo e la ferocia bambinesca del terzo. Anche se prova un po' a dimostrare di avere tutte queste cose. Ecco, una cosa che gli riesce è rendere l'algidit... l'algidism... l'algidezz.. l'essere algido dei protagonisti, sembrano spesso mischiarsi con gli arredi, poi distrutta nell'inselvaticaggi... nell'inselvatism... nell'inselvatezz.. nel diventare selvaggi.
C'è anche da dire il pieno inserimento di costumi, parrucche, basette e scenografie nella sci-fi anni Settanta - e neanche del tipo "astronavi e alieni", ma più del tipo fantascienza antropologica, la stessa di Orwell per capirci, non quella di Asimov - rendono il film bisognoso di svecchiamento, come fosse nato già attempato.
La locandina, che è bella, mi ricorda tantissimo, anche troppo, questo video. Ma a proposito di musica ecco che nella colonna sonora appare a sorpresa una cover dei Portishead che non ti aspetti e che ti fa sembrare una canzone che hai sempre associato a quattro tizi vestiti in maniera ridicola, un capolavoro:

(Dice che stanno togliendo tutte le versioni della canzone dal web. Se il video scade, cercatela, è davvero pazzesca.)
A questo punto ci stava bene una Biogragiffia di Hiddleston, però ho trovato questa illustrazioncina che ok, non è il massimo, ma come riassuntino può andare:

2x1 • Crowefunding

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Russel Crowe, che mistero della fede.
Voi forse non ve lo ricordate Russel Crowe nei panni di naziskin in Romper Stomper (anche detto Skinheads), io sì, perché vidi il film senza minimamente sapere chi fosse Russel e, madonna che intepretazione. 
Anticipava di anni roba tipo This Is England (il personaggio di Combo) e American History X. Nonché The Believer.
25 anni e chili dopo oggi Russel Crowe è diventato un attore da oscar (almeno lo era negli anni 2000, in cui lo candidavano anche se starnutiva). Inanellava filmoni tipo L.A. Confidential, Master & Commander, e megaipersuccessi (francamente non la cosa miglioere che ha fatto, certo non da oscar) tipo il Gladiatore di cui abbiamo una diapositiva
Poi si è imbolsito e ha iniziato a sembrare sempre di più Umberto Smaila (ricordate questo film? Ecco.), e non si può dire che sia una certezza di qualità (vi sono piaciuto Noah? L'uomo d'acciaio? STORIA D'INVERNO VI È PIACIUTO?! Ecco.)
E insomma nel bel mezzo di carriera che sembra un inferno ecco che Russel incrocia sulla sua storta via Gabriele Muccino, un altro che in quanto a chili di troppo non scherza. Non è che si sono incontrati in qualche clinica di Los Angeles tipo Seven Pounds in Seven Days? Può essere...
Dall'unione di questi due si rompe una bilancia
esce fuori il filmastro intitolato con particolare gioia per tumblr (NON andate a cercare "fathers and daughters" su Tumblr.):
Padri e Figlie
Trama: Insalata Russel

Gabriele Muccino, che mistero della fede.
Ogni volta che parlo di Muccino (quello grande, non il piccolo, quello non si può certo considerare un regista) mi sento in dovere di premettere che il mio giudizio su Muccino è assolutamente (sto per dire quello che temete) POSITIVO!
A me Muccino non ha mai fatto totalmente schifo - almeno nelle sue uscite italiane. Oddio, magari il seguito di L'ultimo bacio era un tantinello noioso - ma l'ho sempre trovato uno capace di raccontare una parte dell'italianità, o meglio della romanità, che altri tentavano di raccontare ma senza riuscirci, vuoi per troppa puzza sotto il naso, quindi ipercritici, vuoi per troppa noia (vedi un film qualunque con Margherita Buy). Insomma non dico che fossero capolavori, ma è innegabile che per la sua generazione era un regista capace. Poi certo quando dice che Pasolini ha rovinato il cinema italiano capisci che deve cambiare spacciatore, ma atteniamoci ai film, perché la sua vita privata è davvero una sceneggiata che ha raggiungo il punto di non ritorno. Il punto e accapo.
Insomma dopo i film italiani Muccinone è andato in america. Ha fatto un film piacevole con Will Smith, un film noioso con Will Smith, un film MOSTRUOSO con Gerald Butler e ora ci riprova con Russel... ci riesce? No.
Padri e figlie è un film meno pretestuoso di Sette anime e un po' più strutturato di Quello che so sull'amore, ma cade spesso, troppo spesso, diciamo pure sempre, in una retorica da "l'amore ci salverà" che ti viene voglia di rasarti i capelli, farti dei tatuaggi brutti, indossare delle Fred Perry e dire solo
fuck off russell crowe
Il film incastra due piani temporali, piove spesso infatti, in cui la protagonista è una ragazz(in)a. La versione adulta è Amanda Seynfield, ricordiamo l'attrice con gli occhi più grandi di tutta Hollywood, che siccome ha un grande vuoto interiore lo cerca di riempire con dei membri maschili, non su tumbrl, proprio dal vivo, diciamo che fa sesso con chiunque perché non vuole pensare alle sue turbe. Insomma ci starebbe bene un gioco di parole con "pene" ma non lo farò, non sono più il ragazzino di una volta, di Febbraio scorso.
La versione bambina invece è una bionda qualunque, perché in quella sezione l'importante è Russel Crowe, che fa il padre. I due rimangono soli perché la moglie/madre muore e da quel momento il padre deve prendersi cura della piccola. Ci sono due piccoli particolari da tenere a mente: lui è uno scrittore premio pulitzer ed è anche tipo psicotico con crisi epilettiche pure gravi, tipo che non riesce a firmare il suo libro, e quando non riesci a firmare la copia del tuo libro scrivendoci dentro il tuo numero di telefono sei uno scrittore finito.
Seguono tutta una sequela di brutture della vita che segnano la ragazzina ancora di più, che culminano con la bruttura più brutta di tutte. Dai si capisce, basta pensare che ci risparmiano Russel Crowe col cerone da vecchio.
Ma il film sembra venire da anni diversi, da una filmografia americana diversa. Sa di naftalina.
Anche volendo accettare le regole di questo tipo di cinema sentimentale, anche volendo perdonare quel certo populismo un po'"jovanottiano" o "fabiovoleschiano" che Muccino non ha mai nascosto (anzi a me piaceva anche per quello), il film è un vaso che trabocca banalità, troppe da sopportare anche per me che sono naturalmente accondiscendente con Muccino.
Ribadisco, non è inguardabile com'era il precedente, ma manca il ritmo e la convinzione di quando faceva i suoi primi film. Roba che Ecco fatto io lo cito ancora.
Come se Muccino, volente o nolente, non si sentisse mai davvero a suo agio alle prese con questi attoroni o con la produzione americana. O forse è solo entrato nel circuito dei "un regista vale l'altro", visto che questo film non l'ha nè scritto né pensato, l'ha solo girato.
Certo fa sempre specie pensare che proprio lui, specializzatosi nel ritratto dei sentimenti faciloni, nei salotti, nelle coppie, nelle storie di famiglia, poi sia protagonista (quanto involontario non lo so eh...) di una sceneggiata che manco la telenovela piemontese. Che baluba.
Uno che ci fa la figura del megabaluba è Aaron Paul, hai presente? Jesse Pinkman. Qui a suo agissimo sotto l'ascella pezzata di Muccino
L'unica nota "mucciniana" del film è Amanda che fa sballonzolare le tette nella classica scena del protagonista che corre:
E una litigata in stile "mezzogiorno-accorsi" tra Pinkman (vorrei sapere a chi è venuto in mente di farlo doppiare da Giannini Jr, una voce che c'entra zero con Aaron Paul) e la solita Amanda ipertiroidea. Nulla più.
Sentite un po'. Vi ho mai raccontato di quando sono andato in Thailandia? Ah sì? Maddai... Vabbé insomma sull'aereo per la Thailandia ho visto un film (in realtà ho visto più film, come sapete quando salgo su un aereo vedo per prima cosa che film fanno, e rosico tantissimo quando il capitano interrompe il film per dire "STIAMO PRECIPITANDO!", ma come ti permetti! fammi finire almeno il film no!) Insomma uno di questi film era
The Water Diviner
Trama: Versace un po' diviner

...che è l'esordio alla regia proprio di Russel. E che ruolo fa? Il padre. Esatto, ormai è abbonato. Pensa quanto rosicherà quando inizierà a fare il nonno.
Allora questo padre australiano ha due tre figli. Tutti insieme vivono nell'australia di cui abbiamo una diapositiva:

e fanno una vita modigerata scavando pozzi per cercare l'acqua.

Dunque, vediamo se mi ricordo, ho aspettato quasi un anno per recensire questo film devo dire che no ho la memoria molto lucida, ancora devo digerire tutto il pat-thai che mi sono mangiato figurati. Allora ad un certo punto i tre figli vanno in guerra, mi pare, e gli muore pure la moglie. Allora lui promette alla moglie morente che avrebbe ritrovato i figli. E se ne va in Turchia. Ehy vi ho mai raccontato di quando sono andato in Turchia? Ah sì? Vabbè insomma Russell arriva in Turchia e scopre che i figli sono tutti e tre morti.
La sfiga vera.
Allora cerca consolazione tra le braccia di quel pezzo di ragazza che è Oga Kurylenko di cui abbiamo due diapositive ma solo perché ho resistito a non metterle 202

Chiamalo scemo a Russel. La fata turchina proprio.
Ma ecco che forse e dico forse un figlio è ancora vivo. E allora via che si va alla ricerca in tutta l'Anatolia ancora sotto belligeranza a cercare 'sto figliol prodigo. Lo trova? Non lo trova? Si fa aiutare dai tutti i turchi?
Il film, proprio come quello di Muccino, è vittima di una grandissima banalità, nulla stupisce, nulla sorprende, eppure, vuoi perché Russell ha fatto copia/incolla delle dinamiche che ha imparato sui set di Ridley Scott, vuoi perché io stavo in vacanza ed ero più buono, the Water Diviner diventa quasi un film appassionante, poi ecco, magari non ti viene voglia di recensirlo per più di un anno, ma quando lo vedi ti sembra di vedere quei filmazzi anni Novanta con le storie un po' avventurose un po' strappacore che ci piacevano, roba che pare un po' di vedere Balla coi lupi, per dire, come epopea umana, così, proprio per tirare fuori qualcosa. 
Agli australiani è piaciuto tantissimo infatti ha vinto l'Australian Academy, un oscar a forma di Russel Crowe di cui abbiamo una diapositiva

Papà li Turchi!

2x1 • Carlo, Grosso e Albanese

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L'abbiamo fatta grossa
Trama: CarlAntonio e AntoCarlo

Io non lo so se a Napoli citano Troisi tutti i giorni, se a Firenze citano Benigni tutti i giorni, se a Milano citano Boldi tutti i giorni, se a Palermo... a Palermo... Vabbé... io so solo che a Roma almeno una volta al giorno, il romano vero, cita Verdone. Io compreso.
Magari lo facciamo anche solo con un gesto, con una posa, con un braccio alzato e chi non te ce manda, ma Roma è piena di Verdoni, così come Verdone è stato pieno di Roma per tanto tempo.
I suoi film sono diventati vasi comunicanti con la città, gli uni arricchivano l'altra, Verdone faceva un film raccontando la romanità, e Roma adottava i personaggi di Verdone come cittadini onorari. Così per tanti anni. Tutti gli Ottanta, gran parte dei Novanta. Poi sono arrivati i Duemila, e da quel momento la caduta inarrestabile, quella di Verdone e quella di Roma. Anche in questo si vede il filo comunicante, indissolubile.
Roma (giuro che non sto per diventare una succursale di Roma fa schifo, sia mai) diventava ogni giorno un po' più brutta - perché sì, Roma è diventata ogni giorno un po' più brutta, e non è colpa del sindaco di destra o del questore che chiude i locali, non è colpa del centro sociale che non paga le tasse o dell'immigrato che non rispetta la città, non è colpa del cittadino che guarda passa e se ne va e non è colpa del turista che imbratta la colonna antica, è colpa di tutti loro messi insieme. Non si salva nessuno. - così Verdone faceva film sempre un po' più stanchi, ripetitivi, meno geniali, meno divertenti, meno ispirati. La sua musa moriva, e lui con lei.
Lo scorso anno siamo rimasti basiti, ammutoliti, increduli di fronte al patetico (e non sapete quanto dolore nell'usare la parola patetico, ma non ce n'è altra che rende meglio) Sotto una buona stella, un film girato con una pochezza di... tutto (attori, sceneggiatura, scenografia, regia, fotografia) che un video della comunione a Canigattì girato col NOKIA 3310 (!) era Kubrick al confronto, un film che ci aveva fatto veramente mettere una pietra su, sui bei ricordi di quel Verdone incredibile, divertente e amaro, esplosivo e caratterista, tenero e feroce a volte, quel Verdone che è stato per tutti una specie di zio simpaticissimo, un concittadino di cui andare fieri, un grande, un grandissimo. 
Non ho amato Io, loro e Lara, tantomeno quello con Muccino piccolo (un unto dal signore vero, per fortuna decaduto), quello con la Rocca, e quegli altri in cui Verdone voleva solo lavorare con attori giovani che gli piacevano in quel momento (ad esempio non era male Posti in piedi in paradiso, se non ci fosse stato... proprio Verdone), ma un gradino basso come Sotto una buona stella, Verdone non l'aveva mai toccato.
Ora Verdone ritorna al cinema, si porta dietro Albanese, ma, e si vede, si porta dietro soprattutto la voglia di riprendersi dalla batosta precedente. Io avevo scritto peste e corna di quel film, col mio solito fare pacato, ma nessuno, e dico nessuno, ha speso parole accondiscendenti per quella "roba". A Verdone deve essere bruciato.
La sceneggiatura di L'AFG per fortuna è più meglio strutturata, carina anzichenò, una commedia degli equivoci classica in cui una coppia di scemotti scapestrati ma teneri si ritrova ad avere a che fare, per una serie di coincidenze sfortunate e per la loro naturale sfigataggine, con qualcosa più grande di loro. La trama è cosa nota: c'è un investigatore ex-carabieniere che vive con la zia rincoglionita che scrive manoscritti gialli (mai pubblicati ovviamente) cui giusto una barista dà una letta appassionata e a cui lui può sfoggiare un attempato Manuel Fantoni (un'autocitazione carina, a cui possiamo voler bene...) e un attore in disgrazia perché mollato dalla moglie e in bolletta che si incontrano, scontrano, diventano amici, e vivono un'avventura ai limiti della legalità e della farsa. I due, per tutto un giro che non sto a spiegarvi, si titrovano con un milione (darò un milione!) di soldi in mano, milione che ovviamente è di qualcuno di malaffare, che lo rivuole indietro. Seguono equivoci, inseguimenti, gag e tutto il cucuzzaro.
Il ritmo è ben giostrato, Verdone e Albanese hanno una buona alchimia (anche se non sono contrastati, non ci sono, per dire, il precisino e il pecione, il coatto e l'altolocato, quegli estremi funzionano sempre, sono un po' intercambiabili invece) e non si può dire che non scappino risatine accondiscendenti.
Certo, il ricordo dell'innominabile ancora brucia, era letteralmente impossibile fare peggio.
E quindi dai, L'AFG si salva alla menopeggio, con un Verdone caricato e finalmente più deciso su che ruolo avere nel film, per fortuna non il solito Verdone vittima delle donne (intese sia come personaggi che come attrici che lui mette sempre sotto i riflettori, anche quando non se lo meritano) o dei famigliari o dei personaggi macchietta (ricordate l'altro capitombolo del suo ultimo film a episodi) o della vita, ma un Verdone un po' più caustico e "virile", sempre con le sue classiche sferzate da bambacione romano per cui lo abbiamo amato tanto per carità, ma almeno risoluto e dinamico.
Certo se pensi che quest'anno si è gridato al miracolo per un film come Perfetti sconosciuti, che va bene, è stato carino e tutto quanto, ma insomma, il Verdone che sappiamo noi quel film se lo sarebbe mangiato a pranzo a cena e a colazione, e avrebbe chiesto il bis.
Verdone purtroppo è invecchiato come alcuni cantanti che hanno fatto grandi, grandissime canzoni, e che oggi continuano a cantare roba che sembra la copia della copia della copia dei loro successi, cantata da una cover band.
Il problema è che a Verdone non piace più la realtà che lo circonda, non finisce mai di sottolinearlo, è nostalgico (e lo siamo anche noi coi suoi film) ma nel modo sbagliato, non romanticamente nostalgico, piuttosto criticamente nostalgico. Non riesce più a capire la Roma che lo circonda, quindi non riesce più ad amarla, quindi a raccontarla. Sembra che la frase che dice ne La grande Bellezza sia stata veramente profetica, o forse l'ha aggiunta proprio lui in un'improvvisata confessione. "Roma mi ha molto deluso".
Non ci sono mai flashback nei suoi film. Non sono mai e poi mai ambientati in epoche diverse da quelle che vive. Non ci sono guizzi di regia (montaggi alternati, video musicali, guizzi). E se Verdone ci provasse? Provasse a fare un film ambientato in una Roma come piaceva a lui? Quella degli anni Settanta e Ottanta? Chissà cosa verrebbe fuori...
Questo suo ultimo film è carino, non posso dire il contrario, carino, caruccio, tanta 'na brava persona, ma non è Verdone. Il nostro Verdone.
Anche il pernacchione finale, di "totòiana" memoria

sembra essere una chiusa grottesca per un'avventura che ha un sacco di sconfitti, ma non sconfitti tristi tipo commedia all'italiana, quelli per cui ti stracci di lacrime, sconfitti solo perché sfigati, incapaci di avere il guizzo finale che li salva dalla situazione incasinata in cui si sono cacciati.
Ci fosse stato Sergio Benvenuti, in arte Manuel Fantoni, avrebbe trovato il modo di rigirare tutto all'ultimo secondo, chiamando in causa magari finte amicizie altolocate, e uscirne pulito, non vincitore, quello no, ma neanche così tristemente sconfitto.
Verdone! Solo Finocchiaro può riassumere il pensiero mio e di molti altri:

Ah... 
Compagni di scuola

Trama: Ma che capolavoro è Compagni di scuola?

L'ho rivisto qualche mese, e ridevo, pur sapendo OGNI. SINGOLA. BATTUTA.
Vi giuro, faccio impressione anche a me stesso.
Non posso dire molto su Compagni di scuola perché quel molto si trasformerebbe in un trattato, quel trattato in un libro, quel libro in un'enciclopedia.
Compagni di scuola è il capolavoro di Verdone. Sì lo so che l'ho già detto di Borotalco, ma questa volta è diverso. È un capolavoro corale, densissimo, e rivederlo oggi, in cui sono diventato a tutti gli effetti un compagno di scuola (nel senco che entro alle feste e vedo tutti pelati e dico ammazza come ce siamo ridotti), capisco ancora meglio e ancora e ancora la perfezione di ogni sfumatura del film. Di ogni personaggio.
Non mi dilungo, che divento nostalgico, ma mi sembra di ricordare ogni volta che l'ho visto, ogni volta che l'ho citato recitandolo, ogni volta che sono stato Postiglione (e Busirivici!) e Fabris (m'arenno, chi dovresti da esse?), Ciardulli (che ha solo anticipato il discorso di Madonna, di Prinsss) e PÀTATÀaahh, Santolamazza (è ancora lu-ci-di-ssimo!) e tutti gli altri, perchè i compagni di scuola sono tutti noi e gli amici nostri.
Che razza di capolavoro. Da rivedere cento, mille volte, senza stancarsi mai. 
Verdone, ogni volta che rivedo questo film ti perdono tutti i tuoi ultimi vent'anni, non importa, non importa che hai dato il pane ad Asia Argento e Muccinino, a Fiorellino e alla Gerini, importa la grandezza che hai rappresentato per Roma. E ancora rappresenti.
E adesso alziamoci tutti piano applaudendo lentamente e fortissimo a chi ha fatto questo:
Verdone ha da poco aperto una pagina facebook ufficiale dove mette ricordi e aneddoti e foto (alcune bellissime). Io lo seguo, fatelo anche voi.
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