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Cenerantola

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Cenerentola
Trama: Salagadula chittesenc'

E pensare che è tutta colpa di questo essere qui:
Esatto. Tim Brutton (che ormai pare proprio un cattivo di un film Disney, di quelli brutti con la faccia da topo innamorati della bella che rosicano e quindi vogliono far vivere tutto il regno in un mondo senza più gioia al cinema), che mentre lui se la ride coi suoi bei dentoni e i capelli scarmigliati e fa film neanche più così personali, a noi ci stanno rovinando ogni singola fiaba una per una che pare che ci provano gusto.
È colpa sua perchè lo vedii maestraa ha iniziatoo luii con quel bruttissimo film che era Alice (tutt'ora il peggiore dei fairy movies) che però ha fatto fantastilioni di dollari e dal quel momento la Disney si è accorta che aveva tanti e tanti milioni da guadagnare trasformando il suo patrimonio cartonesco (o meno) in film live action, come quando le case editrici iniziano a sfornare collane di classici con la copertina nuova che ovviamente costano la metà perché sono già belli che scritti da decenni.
Da quel momento è stato un proliferare di fairy film, avevamo fatto l'elenco qui, e la mania non è scemata neanche un po' (scema sì, scemata no...). Pochi mesi ci toccò Angelina (!) versione strega cornuta e mazziata e tra poco arriva la Bella Hermione e la Bestia, non prima di Pan:

Nel mezzo ecco Cenerella. Con la regia di Kenneth Branagh, uno che per decenni ha inseguito il bardo in lungo e largo e poi ha ceduto pure lui ai milioni di hollywood riuscendo a fare un cinecomics molto personale e riuscito, era il primo Thor. E qui invece dove sta Branagh? Ma forse magari si era scordato un attimo chi è perché non v'è traccia di regia, non v'è idea che sia una, non v'è spunto creativo che non sia assolutamente nella norma, per dirla in parole povere, lo poteva girare veramente chiunque.
Il film segue pedisequamente la favola, non c'è nulla di diverso (ennontestammaibenegnente, e quando cambiano fanno male, e quando fanno uguale fanno male...) e la scelta di fare Cenerentola solo perché era una delle poche famosissime ancora rimaste senza versione live action è tra le più sfortunate che potevano esserci, per un motivo e uno solo, ed è questo: in un solo film la Disney spazza via cinque anni di riuscitissima emancipazione dalla figura della povera Principessa buona e massacrata da tutti che solo, e ripeto SOLO, grazie al Principe riesce ad evitare il suo destino di povera sguattera vessata da matrigna e sorrelastre (ah già, l'aiutano anche dei topi e una Fata Madrina, tutte cose molto reali... proprio come il Principe Azzurro, già).
Si era partiti da Rapunzel, passando per Brave e Biancaneve e il Cacciatore (tutt'oggi il migliore dei Fairy Movies) e si era arrivati a quel fantasuccesso che è stato Frozen, un successo sia economico che per il femminismo applicato al cartone animato, gli uomini finalmente nei loro ruoli più adatti (lo stronzo bastardo o il giuggiolone un po' scemo) e le donne al potere dei loro poteri. Oh!
E invece ecco Cenerella, che bella è bella eh, mica dico no...
È quella di Downton Abbey, buttala via... questo 2015 è destinato a farmi rivedere le mie posizioni sulle bionde (!).
...ma che è per tutto il film una povera fessa in balia di cattiverie e desideri altrui. Reazione alle angherie? Zero. Reazione all'innamoramento e poi perdita dell'amato? Zero. Reazione circa la scelta del vestito per il ballo ad opera di una Fata Madrina - intepretata da Johnny Depp no è Helena Bonham Carter cazzo recitano UGUALE ormai, tutti occhioni e mossette, si prestano pure la dentiera secondo me -
Zero. Ma se lei aveva un vestito rosa che le ricordava la mamma? Ma faglielo rosa no?!
Insomma Cenerentola è la più scialba delle protagoniste Disney, non gli succede neanche qualcosa di VERAMENTE atroce - voglio dire, a Biancaneve cercano di strappare il cuore con un coltellaccio, no dico... - e lei non si ribella mai quando avrebbe potuto, eccome se avrebbe.
Insomma il film è spento, non brilla, racconta quello che deve raccontare e la chiude lì. Diverte pochissimo, giusto la trasformazione degli animaletti in cocchieri e valletti, e una volta finito già e bello che dimenticato. Speriamo lo sia anche nelle giovani spettatrici che dopo un anno a chiedere i costumi di carnevale di Elsa, le cartelle di Elsa, a chiamare i propri cuccioli Elsa anche se erano tartarughe d'acqua, Elsa disù Elsa diggiù, potrebbero tornare con un colpo di spugna a credere che davvero nel mondo c'è un Principe Azzurro che un giorno suonerà il batacchio (!) sulla porta e porgerà loro una scarpetta di cristallo per poi portarle nel suo castello fatato.
Che poi ditemi voi se è più bello sbarbato, pulito, pettinto e tutto vestito a puntino o così:

La matrigna è Cate Blanchett ovviamente di una bellezza impressionante come sempre che però a un certo punto si scorda di recitare e inizia a fare tutte delle facce buffe

Ma perché tutta questa passione per le Fiabe? Ma che è successo? Sono scaduti i diritti? Io mi sono fatto un'idea generazionale. Diciamo che i nostri genitori ci hanno fatto vedere i vecchi Classici Disney perché loro li hanno visti da piccoli, e che ci portavano a vedere quelli a noi contemporanei perché erano ancora capolavori (Re Leone, Aladdin). Ora abbiamo ragazzini di 10 anni (nati quindi nel 1995, dio santo...) che hanno genitori 30qualcosa, che forse non hanno visto i Classici (non parlo di me e di voi, parlo della ggente!!1!!), che quindi magari gli mettono il DVD di Shrek e passa il pomeriggio di paura con figlio e il di lui amichetti? E allora via a vedere i nuovi film come fossero visioni del tutto nuove. Succede questo? No perché Cenerentola sta andando molto bene al botteghino e non mi spiego tanto perché.
Fate una cosa, se dovete stemperare la vivacità perché avete malditesta mettete per la 147a volta Frozen, ma se avete voglia di far vedere Cenerentola ai vostri figli, a quel punto mettete il Classico Disney, almeno impareranno queste canzoni intramontabili qui:

O a limite la versione di Melies, li stendete sicuro:

O quella di Lotte Reininger, paura

Mi raccomando NON vi sbagliate a digitare che se vedono Tinderella è la fine:

E poi ci sarebbe questo che sarebbe il film definitivo di sempre:

E a proposito di Frozen, il corto animato Frozen Fever messo a forza per trascinare il film al botteghino è davvero insipido. Tre minuti di canzone brutta con personaggetti di ridere pericolosamente vicini a quelli che tanto odiamo creati solo per farci i pupazzi
Mi dicono dalla regia di approfittare della questione principesse Disney per ricordarvi che sul sempre valido Chicken Broccoli Magazine le abbiamo ammazzate tutte, Cenerentola compresa:
Lo potete sempre e comunque acquistare QUI, io ve lo spedisco andando alle poste anche con i calcoli renali, pensa che Principe Verde Broccolo che sono.
Che altre favole ci attendono all'orizzonte? Pan l'abbiamo detto, La Bella e la Bestia l'abbiamo detto, poi il Libro della Giungla versione motion Capture con Bill Murray-Baloo, poi il seguito di Biancaneve e Cacciatore dove però c'è solo Cacciatore, poi sembra una Sirenetta di Sofia Coppola (pensa che palla, due ore di lei che gira in un acquario), il Pinocchio di Del Toro è in stallo, appena annunciata la versione live di Mulan e poi il seguito di Alice, stesso cast, regista diverso. Che forse, speriamo, chiuderà il cerchio dei Fairy Movies. 
Per aprire la Fase 2: Principesse Unite! Mondo fatato condiviso e tutte le principesse insieme per combattere la lega dei Supercattivi! Che bomba.E già c'hanno pensato:

C'erano un marito cinese, un marito arabo e un marito ebreo...

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Non sposate le mie figlie!
Trama: Quattro matrimoni e due razzisti

Parte bene. Questo sì. Chiudendo un occhio sul presupposto un po' forzato di queste tre figlie che sono sposate una con un ebreo, una con un arabo e una con un cinese (che pare la barzeletta), e di quelle che possono essere le conseguenze su questo padre vecchio stampo che "io non sono razzista ma...", il film, almeno per la prima mezzora esaudisce il desiderio di ridere "alla francese" (quindi con piglio abbastanza charmant) di queste cene fatte di battutine e brutte figure, imbarazzi e sguardi complici. E fino a qui, un film perfetto da vedere con mamàn, insomma ben al di sopra di Emotivi anonimi, ma nulla di così particolamente diverso da una commediola ben scritta di qualsiasi altra parte del mondo.
Poi arriva l'ultima figlia, e con lei l'"affronto" finale: si vuole sposare un nero, la G è muta.
E qui il film, oltra a prendere derive farzesche - aspettate di sentire parlare i genitori di lui, dall'africa nera che manco i doppiatori dei gorilla di Tarzan veramente, altro che razzismo, manco Striscia la Notizia.
Il film dura una novantina di minuti, sembrano 120. Tra il padre che continua a fare le macchiette da razzista, la madre stressata, le figlie rincoglionite, i mariti che prima di odiano poi si amano, tutto finisce in melassa adatta al natale di Canale 5, anzi La Cinq.
Per scordarci di questo ennesimo film franscesino uscito maluccio che è arrivato come sempre nelle sale italiane carico della sua spocchietta francese che tanto lo sanno che le mamme ci vanno a vedere questi film francesi e mi chiedo se altrettanti film italiani arrivano là, non credo, ci vediamo un po' di matrimoni famosi:
Qualcuno vuole sposarmi a proposito?

SIAMOVIE SERIAL • 1992, l'anno delle mie e delle tue commerdie

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OH!
Ma che fate finta di niente? La scorsa settimana sono mancato praticamente TUTTA la settimana e neanche una letterina di protesta? Un messaggino di preoccupazione? Una corona di fiori che ne so, una foto di tette? Guarda veramente dai nemici mi guardi Dio che dai lettori ma guarda un po'.
Allora visto che vi interessa tanto non ve lo dico neanche perché non c'era CB, sappiate che ha molto sofferto, più ancora di quando guarda film brutti per salvare voi, un vero martire, altro che supplizi di Gesù. Ho sofferto talmente tanto ed ero talmente gonfio di antidolorifici che così, a sorpresa totale, ho visto il mio primo film dei soliti idioti:
La solita commedia
Trama: La solita commerdia

I Soliti Idioti li conoscete tutti. Sono quei due che partiti da MTV a furia di DAICAZZO hanno conquistato un certo pubblico. Non nel senso di un certo pubblico numerico, ma proprio una fetta di pubblico bel precisa, molto giovane, molto ignorante, molto provinciale. Sicuramente sono tanti, ma la quantità non sempre vuol dire qualità (perché dico questo? Perché, senza che sto qui a spiegarvi come ho fatto, qualche anno fa mi è capitato di andare a vedere I soliti idioti allo spettacolo teatral-musicale che portavano in giro per l'Italia per, sacrosanto, monetizzare il più possibile, e c'era tanta gente, perlopiù orrenda... di quella che incontri ai concerti di gruppi bruttissimi tipo Modà o allo stadio col braccio alzato ecco...).
Eppure nei Soliti Idioti ho sempre visto una capacità di scrittura molto buona, un occhio alla commedia d'altri tempi (anche se è inutile che loro dicono di essere i Nuovi Mostri o i nuovi Cochi e Renato, non lo sono, e dovrebbero anche togliersi 'st'etichetta di dosso), e comunque un senso del comico e della messa in scena abbastanza atipico per l'italia, con quel giusto tono assurdo che a noi manca del tutto e che all'estero spopola (vedi tanta america dei vari SNL, ma anche tanto UK tipo Little Britain). Ecco, I Soliti Idioti avrebbero tutte le carte in regola per fare comicità di ridere (e di successo), quel tipo di comicità per capirci che ultimamente abbiamo amato in Men Seeking Woman, senza il bisogno di ricorrere a mezzucci come la parolaccia imperante.
Lo sapete che impressione ho? Che siano loro stessi ad autosabotarsi, che sia una scelta consapevole quella di dare in pasto a chi li segue la monnezza, le parolacce, le cose tirate un po' via, perché tanto vista la pochezza intellettuale del loro pubblico (di cui comunque non vanno fieri, visto che i loro side-project sono tutt'altro che idioti, tipo scrivere libri o fare canzoni), e visto che comunque pecunia non olet, si riducano un po' al "ma che cazzo ce frega mettice du' parolacce tanto quelli ridono e sticazzi" (come dirette Ruggero).
Insomma La solita commedia, che parte da uno spunto carino - Dante torna sulla terra per aggiornare i nuovi peccati dell'umanità accompagnato da un Virgilio mezzo scemo - si arrotola in sketch che fanno ridere pochissimo, quando mai, personaggi dimenticabili, citazioni scempio (su tutte quella di Trainspotting) e recitazioni buttate in caciare tanto ci pensa il make-up a fare il resto. 
Non c'è un briciolo di storia, di legame, un film fatto di fretta, dalla scenaggiatura alla regia, e si vede.
Se i due si prendessero il tempo giusto di scremare tutte le idee che gli vengono in mente invece di girarle presi dalla paura che poi magari il pubblico se li scorda sarebbe meglio, sarebbe guardare a spettro più ampio, e credo che sia il momento di farlo, visto che ripeto, secondo me la testa ce l'hanno. Probabilmente mi risponderebbero che i produttori pressano.
Fatto sta che il film è un supplizio.
Ma il supplizio più grande è stata lei, Tea - cagna maledetta - Falco. 
Tempo fa, quando Bertolucci (che ora dovrebbe essere condannato per danni contro l'umanità, o perlomeno contro l'associazioni Attori Italiani) tirò fuori dal cilindro questa debosciata orrenda per quel suo film piccino picciò, osai, con parole che non oso rileggere e di cui mi pento amaramente, quasi scusare questo suo fare strascicone e figlio del deboscio tanto mi sembrò addirittura adatto a quel personaggio (faceva appunto la strafattona debosciata). Poi Verdone - ricordiamo nel suo peggior film di sempre - le diede un'altra possibilità. E insomma com'è come non è questa è diventata "attrice". Ma cristo santo di Dio e la Madonna (visto che siamo in tema) ma guarda che non te l'ha mica ordinato il medico eh! Puoi fare tante cose! Vai a fare la stilista figlia di papà, la chef figlia di papà, la designer figlia di papà, la qualsiasi cosa figlia di papà (che la Falco sia figlia di papà non riesco a metterlo in dubbio, non mi spiego altrimenti il suo coinvolgimento nel mondo del cinema... oppure quelli che si è scopata dovevano essere proprio alla canna del gas, perché insomma non è maco così figa...), ma ti prego BASTA fare l'attrice. È un affronto alla categoria tutta. 
Vi giuro è la PEGGIOR attrice mai esistita di sempre, che poi, già il ruolo di per sé mi ha sempre dato fastidio (sue precursore Asia Argento e Regina Orioli, quelle sempre con la bocca impastata e lo sguardo a mezz'asta), ma lei va oltre, è lo zenith della strafattonaggine ridicola.
Che poi nel film degli Idioti neanche appare molto, nei panni di Gesù e di altre macchiette insopportabili (quando tenta di fare i dialetti sublima il concetto di assurdo), è invece protagonista in:
1992 - La serie
Trama: Tangentopolinia

Che è la serie che ora si fregia del titolo "la nuova Gomorra" mentre di Gomorra non ha neanche un mignoletto.
Parla del 1992, anno in cui scoppio il caso Mani Pulite. Carlo, vai di ripassino come sai farlo tu.
Io di quegli anni ho ricordi fumosi anche se non ho mai fumatp, ero alle medie, innamorato per tutti e tre gli anni di questa tizia che si chiamava Livia, mi ricordo che disegnavo personaggi sui jeans con dei colori che poi dovevi stirare per farli rimanere appiccicati, mi sa che mi piacevano le magliette MAUI e mi ascoltavo i Queen e pensare che esistevano già i Nirvana ma io non ero grunge evvabbèddai.
1992 la serie rivanga quel passato ma lo fa con materiale un po' scadente (le lire, le spalline nelle giacche che ancora ricordavano gli anni 80, video di Berlusconi ancora non sceso in campo), ragazzine che danzano davanti a Non è la Rai (che poi era anche il programma che aiutò la mia generazione a mettere in ordine le proprie attitudini sessuali, i miei amici che ballavano le canzoni di Pamela ora sono gay, io ancora non riesco a scordarmi il culo di Francesca Gollini e le foto che fece anni dopo che ok passiamo oltre... comunque questo per dire che secondo me non ha fatto solo male quel programma) quindi come ricostruzione storica non mi pare vada molto a fondo, poi magari sono io che ricordo male, forse ero distratto dal culo. 
Come ogni serie italiana che si rispetti ecco un'accozzaglia di personaggi qualunque inseriti nel contesto storico, il famoso le storie, la Storia: c'è il disocuppato che diventa parlamentare della Lega, il poliziotto del team di Mani Pulite di Di Pietro che però c'ha del personale contro uno degli indagati, c'è la tizia bella e troia che scende a compromessi pur di lavorare in TV, e poi c'è Accorsi, l'unico personaggio davvero degno di nota - sarà perché la serie è una sua idea? C'hanno pure l'hashtag le sue idee... - che fa il post-comunista ora imborghesito che lavora a Mediolanum (o era Mediaset?) e che, forse, sarà la colpa del Cavaliere che scende in politica (almeno nella fiction), certo, bisognerebbe anche dire ad Accorsi che Don Draper nel Pirellone che va in giro per i Navigli e vende gli spazi pubblicitari grazie ai culi di Non è la rai non è che ci fa proprio la stessa figura si quello che va in giro per la 5th Ave e vende la Nostalghia.
Ma cosa non va? Non va che dopo il realismo altissimo dei vari Romanzo Criminale e soprattutto di Gomorra, in 1992 è tutto molto accettato, e acetato. Non va sicuramente la fotografia, che è - forse voluto? - tutta come se passasse su Rete 4 (avete presente no?), non vanno i personaggi che ricordano troppo altri personaggi (la tizia che vuole fare l'attrice è praticamente Patrizia di Romanzo Criminale) e non va che non ci sono momenti memorabili, almeno non ce ne sono stati in 4 episodi. E poi gli incroci che hanno messo tra i personaggi sono davvero troppo forzati: quello ha una storia di sesso con quella che è la sorella di quello che si scopa quella che è la figlia di quello che è il politico odiato da quello di prima che lavora con quello che ricatta il primo di questa lista... e che mo a Milano nel 1992 ci vivevano 10 persone?.
Continuerò a vederla perché c'è poco altro in giro, ma Gomorra, ripeto, è tutta un'altra cosa.
Noli me Tangentopoli, tranne Tea Falco vi prego fatela smettere VI PREGO! Altrimenti faccio scoppiare il caso FALCOTOPOLI! Ma li avete visti i suoi show reel girati a casa sua? No vi prego guardateli, sono ipnotici, assurdi, questa ha superato Asia Argento di dieci spanne, e qualcuno la fa pure lavorare capite! VI PREGO DOVETE GUARDARLI:

LA RAGAZZA HA PROBLEMI! LA RAGAZZA HA BISOGNO DI AIUTO PIÙ CHE DI COPIONI! DATEGLI PILLOLE, NON PARTI!
PS della sera di ieri sera. A quest'ora sono ricoverato quindi PORCA PUTTANA se non sfruttate questa volta per usare i commenti e farmi minimo un messaggio di auguri che ne so una foto di tette mi incazzo e se muoi vi vengo a infestare tutti i film che vedrete per sempre... facendo l'imitazione di Tea Falco. Paura eh?

Opera priva

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Saop Opera
Trama: Applausi a scema aperta

Ed eccolo qui, quello che si crede il Wes Anderson italiano. Ora ricollego tutto.
Dunque, c'era quel film di Salvatores che avevamo odiato per quanto era palesemente copiato alla prospettiva cinematografica di Wes (quinte teatrali che si aprono, inquadrature simmetriche, colori pastello, toni un po' da favoletta, personaggi stramboidi, famiglia disfunzionale) e lo avevamo bollato come l'ennesima "maschera" indossata da Salvatores che ogni volta vuole fare un film diverso da quello prima ma riesce solo a scopiazzare altri (Vedi anche la sua versione "scorsesiana aiutame addì" di Educazione Siberiana).
Ma invece forse non era tutta tutta colpa sua, la colpa era dello sceneggiatore, che intanto ha fatto in tempo a diventare regista (come si fa carriera nel cinema italiano guarda...), si chiama Veronesi e non è quello di Manuale D'amore, è invece quello che si crede di essere Wes Anderson.
VI basti vedere come si presenta ad appena inizio film:
Già, una bella casa in sezione che se non avessimo già visto così la casa dei Tenenbaum, la barca di ZIssou e il treno per il Darjeleen avremmo anche detto "ah be', carina come idea". Per fortuna li abbiamo visti.
Il film parla del periodo natalizio vissuto in questo condominio abitato da vari ed eventuali: De Luigi che fa il Cane Bastonato sempre più spettinato timido innamorato stralunato per una Cristiana Capotondi (chissà se ha iniziato a scopare col suo ragazzo poi...) un po' torda e tutt'intorno amici che si credono gay, marescialli marpioni, attrici ninfomani, ex-ragazze di suicidi, e gemelli eterozigoti pazzi.
Quindi tra messa in scena, scenografia e costumi (tutto su una scala nettamente minore rispetto all'americano, ovviamente) il copycat di Anderson è completo, peccato che la regia sia davvero poco ispirata e le interpretazioni sono ovviamente lontanissime da qualsiasi attore abbia mai lavorato con Wes (Pagoda compreso), si salvano - e alla grande in effetti - Ale e Franz, che fanno ridere, hanno tempo comici che, almeno a me, piacciono tantissimo, e credo anche che si siano scritti le loro parti da soli.
Quindi il film è davvero poca cosa, che si sente autoriale solo perché coperto da un manto di forzata originalità che appare solo un tantinello "diversa" solo perché il resto dei film italiani sono feccia - basta pensare alla locandina, palesemente adattata al gusto italico del "faccione/scritta rossa", che nulla c'entra con il film in sé - e da una scrittura pacata e sottovoce, in cui le uniche scenette ben riuscite sono  evidentemente merito dell'indubbia esperienza dei coinvolti, basta pensare ad Abatantuono, che può non piacere, ma non gli si può dire nulla quando fa il bellimbusto mezzo scemo (credo lo sia davvero, infatti).
Insomma nessuno, ma veramente nessuno, sente la mancanza di questo autoeletto Wes Anderson italiano.
Comunque io pensavo che la Soap Opera del titolo fosse questa:
Livello di interesse rispetto alle paturnie sentimentali di De Luigi centomila volte pià alto.

Di male in Pegg

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Sia chiaro. Simon Pegg ci piace. Lui (e il ciccio.compagno Nick Frost) li amiamo tanto dai tempi dei morti dementi e di tutta la Trilogia del Cornetto che ne conseguì. Abbiamo gioito che anche Hollywood si accorgesse di loro (anche se con film non proprio imprescindibili, o i n film dove neanche si vedevano) e anche quando si muovono da soli sono sotanzialmente su livelli abbastanza alti (Frost contro alieni che usano aquafresh e Pegg come comic relief delle serie Star Trek e Mission Impossible).
Solo che mi sa che negli ultimi tempi a Pegg gli si è un pochino bevuto il cervelletto, o qualtomeno non gli funzionava tanto bene quella parte di cervello d'attore/autore che gli ha fatto accettare due film veramente indecorosi se confrontati con il resto della sua carriera.
Uno è:
Hector and the Search of Happiness

Trama: L'importanza di chiamarsi Hector

Vi ricordate Walter Mitty, quel tentativo di Ben Stiller di fare un film fantasioso on the road con un personaggio stra-ordinario (nel sendo di super ordinario, per nulla speciale), che cerca di spezzare la sua grigia routine intraprendendo un viaggio verso una destinazione più o meno sconosciuta e durante il viaggio attravenso avventure rocambolesche e incontri tra i più inaspettati scoprirà se stesso e tutto quanto? Ecco, U-GU-A-LE. Solo con Simon Pegg e dove il fine ultimo del viaggio è la ricerca della (mucciniana) felicità.
Pegg è un psichiatra annoiato:
con una moglie fatta così:
(e che neanche cerca di ammazzarlo, dovrebbe baciare per terra...) che però ad un certo punto parte, si veste da sfigato con quei gilet pieni di tasche da fotografo anche se fotografo non è, e parte per la Cina, a vedere cos'è la felicità in Cina. Alla PRIMA sera quasi va a letto con una cinese. Ah, bravo, e ce voleva tanto, bastava andare al centro massaggi sotto casa.
Dalla Cina all'Africa passando per monaci tibetani con Skype, milionari che hanno soldi ma non sono felici, criminali che hanno potere ma non sono felici, vecchie fiamme che hanno figli e sono felici e una sequela interminabile di banalità messe in fila una dopo l'altra che rendono il film qualcosa a metà tra un diario di una quindicenne e un libro di Federico Moccia (che è un po' la stessa cosa in effetti).
Questa tanto anelata felicità viene messa dal protagonista - che si segna tutto perché ci vuole scrivere un libro che per carità è un best-seller annunciato se tanto mi dà tanto - per punti elenco durante il film. I punti sono questi:
Ora, magari sono un vecchio arido e ormai col cuore rinsecchito io, ma io non ha mai letto tante cazzate di seguito. Dài, è come quando qualcuno mette sui social quei meme tipo "Realizza i tuoi sogni!", "Lavora per vivere, non vivere per lavorare!", "Fai diventare la tua passione il tuo lavoro!"... ECCERTO! Perché infatti non lo sapevamo già?! Veramente mi mettono il nervoso quando le leggo... mi rendono davvero infelice.
Come infelice è tutto questo film, carico di sorrisi finti, di assoluti sulla gioia che un bacio perugina in confronto è Freud, di banalità sui popoli (quello cinese e quello africano in particolare) da denuncia e con l'asticella del ridere costantemente a livello zero. Fa ridere questo gioco di parole?
A-penis. Happiness. Bah.
E poi cosa diavolo c'è di male a godere della propria fantastica routine. Io sarei sfelicissimo senza la mia routine. Appena mi cambia anche solo di dieci minuti impazzisco. Inoltre è lunghissimo. E il finale più banale di tutto il resto del film. E la passione di Pegg per TinTin (che per tutto il film disegna su questa moleskine e i disegni prendono vita sullo schermo in animazioni...) gli prende troppo la mano e diventa pure un po' ridicola.
Ma attenzione, perché Pegg ha fatto di peggio. Ha accettato infatti di partecipare a:
Kill Me Three Times
Trama: Pulp friction

Che è un patetico film pulp, ridicolo, brutto, incomprensibile, noioso, recitato da attori misconosciuti o terzi attori di attori famosi (c'è il terzo fratello Thor. Quindi ora abbiamo Thor, Thorino e Thoretto...) e realizzato oltre il tempo massimo di qualsiasi cosa pulp che ci si possa anche solo permettere di pensare. Inoltre si svolge in Australia e non si vede neanche un koala.
Da che si riconosce che è pulp? A parte che per TUTTO il tempo c'è questa insopportabile musica surf di schitarrate e OOHH AAHH; a parte che ci sono tutte storie di soldi, tradimenti e killer che prima di ucciderti ti dicono la ricetta dei muffin perfetti; a parte che Simon Pegg si è ritagliato la parte - credo ai suoi occhi... solo ai suoi... superfiga - del killer spietato
che gli si addice quanto potrebbe addicergli (!) quella del... del... killer spietato. Veramente la sua peggior parte. Roba che come agente segreto ci sta benissimo in confronto.
Ma la cosa che lo fa più pulp di tutto è che i titoli di testa sono fatti così:
MA CHE DAVERO?! Ma ancora mi fai sta roba? Ma stiamo scherzando? Era già vecchia in Rock'n'Rolla ragazzi. Basta questo a renderlo un film inguardabile.
Che poi, per riprendere il discorso sulla felicità e chiudere, ma qualcuno pensa sul serio che si possa davvero essere felici? Maddài. Sempre pensato che la felicità andasse a braccetto con quell'altra cosa che ci hanno fatto credere che esisteva, dai quella cosa che inizia con la A e finisce a more. No perché per come la vedo io, se sei anche un benché minimo intelligente, profondo, critico non puoi pensare che esista, davvero, la felicità. Non parlo di stare a pensare ai bambini africani che muoiono di fame e quindi tristezza (come invece ci propina un banale Pegg), parlo proprio di un senso concreto di comprensione che la felicità non può essere continua, che non si possa mai rispondere "sì" ad una (criminale) domanda come "sei felice?". Posso anche credere a sporadici momenti di felicità (che personalmente preferisco sempre chiamare "calma", quei momenti in cui davvero non senti di dover fare qualcos'altro rispetto a quello che stai facendo in quell'istante), ma insomma, la Felicità... ma che è? Ma che stiamo davvero in una sceneggiatura di Muccino? SVEGLIA!!11!
Di certo mi rendono felici queste foto di attori che ridono sul set:
Che dite forse me dovrei fa 'na risata ogni tanto?

In medium stat virtus

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Magic in the Moonlight
Trama: EmmaP3

L'intento di Woody ormai è chiaro. Morire mentre gira un film. E lavorare con quanti più attori possibile prima di andarsene. È l'uomo che ha lavorato con più attori nella storia del cinema? Credo proprio di sì. Non mi viene in mente nessuno che non abbia lavorato con Woody. No, non è vero me ne vengono in mente ma sono di più quelli che ci hanno lavorato.
Magic in the Moonlight è il film annuale di Woody. Come Natale, il compleanno, il CUD, ogni anno arriva anche il film di Woody. Non che sia una novità, per carità, ne fa uno all'anno dal 1977 (saltando l'82), quindi non è tanto questo, quanto il fatto che ultimamente ha imbroccato anche sonori tonfi, su tutti quello italiano che non ho visto perché più voci di cui la più autorevole di tutte mi ha detto che neanche io avrei resistito a tale mostruosità.
MitM fa parte di quelli buoni, dell'ultimo corso però.
È carino, è leggero, riserva alcune battute davvero "alleniane" - al solito il personaggio maschile è una summa di caratteristiche di Woody e diventa praticamente un suo portavoce - ha un'ambientazione dalla quale non si può rimanere che affascinati - la Francia del sud, quella delle ville al mare, negli anni 20 - e fila liscio come l'olio che serve a profumare i potpourri.
Non è memorabile, questo no, ma è carino, è scritto bene (la stessa cosa l'abbiamo detta per Blue Jasmine, ma almeno qui non c'è la paranoia) e gli attori come al solito servono bene quello che Allen gli offre sul piatto d'argento.
Emma Stone sfoggia ad ogni scena un vestito diverso e, mai così occhiuta, è una medium truffaldina (o forse no?) perfetta per quando Allen è in vena di ragazzine magroline e un po' spaurite, del tipo Mia Farrow per capirsi. Ed è tutto un tripudio di cappellini, fascette, completini, costumini ed è sempre perfetta.



Non voglio proprio sapere come la sta vivendo Garfield, lei candidata all'oscar e sempre più lanciata, lui licenziato per colpa di un dittatore nord-coreano. Questa foto della premiere di MinM secondo me la dice lunga
Addirittura Colit Firth, a detta di molti, ma soprattutto a detta mia, uno degli attori più sopravvalutati di sempre (vogliamo ricordare questo? E questo? E questo? E questo?) si cala con eleganza - almeno quella - nel acchiappa-truffatori con perfetto fisique du role.
Insomma sono carini, tifi per loro, e ti viene voglia pure a te di vivere in una villa nel sud della Francia andando in giro in cabriolet
Il reparto costumi è la cosa più bella, quando Allen si muove in questi anni (Radio Days, Pallottole su Broadway, anche se erano più avanti nei decenni, le parti nel tempo di Midnight in Paris) ci si muove proprio come nessun altro.
Quindi Allen, che non è proprio come il vino, che più invecchia più diventa buono, riesce una volta ancora a non perdere in qualità, sia di scrittura che di messa in scena, come dire, era talmente oltre ogni lega nei suoi anni migliori (il ventennio 80/90) che anche se ora è tutto un po' più di routine (la storia in sé non è che sia così originale), riesce sempre ad essere una spanna sopra tanti, non più tutti, ma tanti, e con decenni e decenni di meno.
Dovete sapere che in questa cosa dei maghi smascherati mi ci incastro sempre. Dopo i novanta minuti scarsi di MitM ho invece passato ore a vedere James Randi che prendeva a pezze in faccia Uri Gellar e altri finti medium, fatelo anche voi:

Un polipo non fa primavera

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Spring
Trama: Before Spring

Ultimamente mi sono allontanato un po' dagli horror. Voglio dire, in passato ne vedevo molti e molto spesso lo spreco di tempo era talmente lampante che piano piano, addirittura io, ho iniziato a diffidare di tanti e tanti horror che promettevano terrore, sangue, mostri, incubi (ma forse la colpa è anche di questo film qui), a favore di altra monnezza magari comica o fantascientifica.
Ovviamente non l'ho abbandonato del tutto, e posso dire che alcune cose carine ancora si trovano in giro (nonostante l'imperante imbarazzo di tutti i cloni di telecamerine e di serie iniziate benissimo e finite in alto mare).
Uno di questi horror che non ti aspetti e che alla fine ti stupiscono è Spring.
Che è, in parole molto povere, la versione horror della trilogia Before Sunrise (quella romanticona di Ethan Hawke e Julie Delpy che ogni 9 anni si incontrano e fanno un film in cui camminano e parlano. Li avevamo studiati benissimo io e Alabama lo scorso San Valentino proprio come due fidanzatini di Peynet, con la differenza che non siamo fidanzati).
Insomma è la storia di questo pinguano americano che, per cambiare l'aria pesante della sua vita americana - gli è appena morta la madre - se ne va in Italia. Tra tutti i posti del mondo va in Italia, questo lo rende un vero eroe americano altro che American Sniper.
Comunque il tizio arriva in questo paesino del sud tutto ciottoli e scogli e fa la conoscenza di lei:
Che detta così, dove sta 'sto paesino? Io ho tre settimane ad agosto.
C'è un piccolo particolare però, non aveva fatto i conti con quella cosa delle donne che sono tutto un ammasso di carni putride cavernose e umorali e code e unghie e canini affilati e pelle squamata e tutta quella roba che infatti quando entri nel bagno di una ragazza e vedi tutte quelle creme allora capisci perché.
Insomma ora non sto qui a dirvi che tipo di mostro è la ragazza, ma fa veramente schifo. La definizione esatta dovrebbe essere Akkorokamui, almeno per la nomenclatura giapponese, anche se qui il giappone non c'entra nulla. Mi pare di ricordare un vecchio e orrendo film che parlava delle stesse creature. Non voglio svelarvi com'è ma diciamo che se la volessimo illustrare dai pop-surrealisti che c'erano proprio andati in fissa con questa roba dei tentacoli sarebbe così:
Non c'entrano nulla le sirene eh, c'entra molto di più Lovecraft.
Questo film merita un bel plauso, sia per l'idea di farne un film romantico e non horror ma dove le sezioni horror sono propedeutiche alla storia in maniera onorevole (per dirla alla sud-italiana), e sia perché, nonostante il budget del film è palesemente limitato, il comparto effetti è stato fatto benone e credo ci sia divertiti abbastanza a giocare con pelli di maiale, sangue, interiora e via dicendo (forse l'attrice non tanto a pensarci).
Ma più che la creatura e i suoi momenti un po' così, quelli in cui ti chiudi in una grotta e mangi dei conigli vivi mentre ti si smontano le ossa

quello che conta in Spring, proprio come nella trilogia di Linklater, è l'ammore, quello che ti fa scordare che percorri chilometri in una cittadina piena di ciottoli - e tu li odi i ciottoli - e l'accettazione dell'altro anche se è un mezzo scemo americano bassottello e slavato con il fascino di cheeseburger senza formaggio o peggio mi sento un mostro millenario che di giorno è una strafiga ma poi diventa un ammasso immondo di carni purulente.
Insomma è una bella metafora sullo scoprire che gli uomini dei mezzi scemi e le donne sono dei mostri, anche se poi vincono fiorellini e cuoricini.
L'unica cosa che ti fa rimanere male è che per interpretare l'italiana mostro hanno preso un'attrice tedesca. Stiamo messi così male? Non c'era neanche un'attrice itaGliana capace? E dire che stiamo anche esportando qualcosa ultimamente - tipo la Trinca, ci stava pure come nome, la Donna Trinca. Certo pensa se ci mettevano TEA FALCO! Che orrore!
Due illustraposter carini
A proposito di horror l'ultima ottima notizia in tema è rappresentata da questo trailer:


Non vedo l'ora.

Questo pazzesco pazzesco pazzesco pazzesco mondo

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Storie pazzesche
Trama: I mostri argentini

È un film che fila liscio come l'olio, quello che inevitabilmente ti cade per terra e tu bestemmi perchéé togliere l'olio da per terra è una cosa odiosa e pure se ci metti due ore rimarrà sempre quell'alone maledetto. E come questa se ne potrebbero elencare decinecentinaia migliaia di cose che ti ledono il sistema nervoso, anche il più pacato e tranquillo (prendi me per esempio...), e che ti fanno letteralmente andare fuori di testa.
Il film è composto da episodi e ha il merito di imbroccarli praticamente tutti - alcuni più di altri, ma non ce n'è uno veramente brutto - c'è la povera cameriera che si ritrova l'usuraio che le ha rovinato la vita quando era ancora bambina nel ristorante di notte, da solo, pronto ad essere avvelenato dal veleno per topi come suggerito da una sordida cuoca, c'è il padre ricco che pur di salvare dal carcere il rampollo che ha investito due persone inizia una trattativa di tangenti e coperture che lo manderà quasi sul lastrico tanto che forse era meglio mandare il figlio in carcere a quel punto, ci sono i due automobilisti che si fanno la guerra in una strada deserta, c'è un matrimonio che definire sopra le righe è un eufenismo, c'è il mezzuomo incastrato dalla burocatia che usa le sue doti da bombarolo per...
Inutile andare oltre, raccontarvi nel particolare gli episodi rovinerebbe il film. Qualche gif servirà allo scopo
Il film dà da pensare. Esattamente a due cose:
1) È un film argentino. E uno insomma non ci pensa che Argentina-Italia/una faccia-una razza. Eppure quando vedi alcuni episodi - quello della burocrazia tantissimo - pensi proprio COME IN ITAGLIA! E poi ti viene da dire che forse è così in tutto il mondo. Siamo uomini, facciamo tanto finta di essere diversi, i Francesi così, gli Inglesi cosà, qui si vive meglio, là si vive peggio, vado via dall'Itaglia che schifo non se ne può più e poi vedi questi episodi e sostituisci con estrema naturalezza le facce sudamericane - in effetti neanche così lontane con quelle italiche - a quelle del tuo vicino, dei tuoi colleghi, alla tua. Sì lo so, si chiama Antropologia Culturale, non mi sto inventando nulla; ma pensarci ed avere un esempio tanto lampante davanti fa sempre il suo effetto. Insomma pare il remake de I mostri. Il messaggio finale qual è? È quello che suggeriscono i titoli di testa: non c'è umanità o evoluzione, siamo animali, siamo bestie, punto e basta, tutti uguali, e la legge del più forte non possiamo toglierla dall'equazione Vita mai, proprio mai. Direbbe quello, la vita...
2) Lo so, a furia di paragoni si diventa pazzi, appunto. Non posso continuare ogni volta a dire " lo potremmo fare anche noi un film così", anche perché, l'ho appena detto, lo abbiamo già fatto, 50 anni fa, ma se ripenso a quanto scrivevo qualche giorno fa a proposito dei Soliti Idioti, mi fa pensare che, rinnovando la fiducia per l'intelletto dei due che secondo me idioti non lo sono per nulla, se volessero potrebbero davvero raccontare l'Italiano Medio pazzo e pazzesco e bestiale e incastrato tra i suoi tic e i suoi crack con la stessa capacità di questo film argentino, altro che trincerarsi dietro le parolacce.
Comunque, quando si dice che il diavolo fa le pentole ma non le fa vendere a Giorgio Mastrota, quando vedrete il primo episodio, quello dell'aereo
sarà, DAVVERO DAVVERO DAVVERO DAVVERO pazzesco pensare a quello che poi è successo davvero, solo pochi mesi dopo dall'uscita del film, con il disastro Germanwings.
Certo, a onor del vero, candidarlo all'Oscar come miglior film straniero è stato un po' pazzesco, quello sì. Ma gli americani quando leggono Almodovar (anche se quello è spagnolo e il film argentino, ma vaglielo a spiegare ai gringos) e danno candidature e oscar così, come quando leggevano Benigni negli anni Novanta. 
Illustraposter carini:

Adam Sandaler

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The Cobbler
Trama: Taccum Leap

C'era quel telefilm che si chiamava Quantum Leap, questo:

che ancora non mi spiego come non abbiano già avviato le riprese di una trilogia con Johnny Depp che fa il dott Sam Becket che salta di corpo in corpo e qualche attore simpatia a fare Ziggy. Detta così per fortuna che non l'hanno fatto.
Insomma nel telefilm c'era lo scienziato che entrava, saltando nel tempo, nel corpo di un altro (o altra, una volta anche una scimmia se non ricordo male); noi lo vedevamo sempre uguale (con la faccia di Scott Bakula) ma quando si specchiava, magia, si vedeva com'era davvero. Tutte le puntate una persona diverse e via discorrendo.
Ecco, questo film è uguale solo che al posto di Scott c'è Adam Sandler e al posto della macchina del tempo ci sono stivali, cioce, sandali, zeppe, mocassini, pantofole, si insomma scarpe.
Adam è un ciabattino ebreo (questo è un dato importante) di Nuova York, un giorno gli si rompe la macchina da ciabattino ed è costretto ad usare quella vecchissima di quattro generazioni di ciabattini ebrei (sempre dato importante) che era nello scantinato a prendere polvere. A quel punto aggiusta le scarpe, se le prova e MAGIA, diventa l'altra persona con il solito trucchetto dello specchio. 
Ora. Adam Sandler ormai ci ha fatto il callo (!) a queste parti: trova qualche oggetto che gli fa fare MAGIA e quella volta era un telecomando, quell'altra volta era un libro magico, quell'altra ancora Drew Barrymore, ah no quest'ultima non era MAGIA ma COMMERDIA.
Però aspetta, non ti devi aspettare il solito filmetto di Adam Sandler che fa il buffone un po' scemo con tutti i suoi amichetti che fanno le comparsate e alla fine lui si tromba la più fica del quartiere (indossando le scarpe del suo fidanzato, interpretato da un sempre troppo magro Lord Crawley), no, questa volta è l'Adam Sandler tristone con la faccia da spadrillas, questa:
che all'inizio sfrutta la cosa di impersonare altre persone per i suoi comodi (neanche troppo porci) e poi capisce che può usare questo potere per far bene alla gente, al quartiere, ai senzatetto a tutti, insomma la solita favoletta di buoni sentimenti e toni spenti troppo banale e senza uno straccio di interesse, come quando Jim Carrey fa il personaggio tutto preso dalla carriera che trascura la famiglia e allora gli succede qualcosa di MAGIA che lo costringe a diventare buono. Infatti a proposito di Adam Sandler che fa sempre lo stesso film girano in rete un po' di idee, la più valida mi sembra questa:

The Dildo Maker
A man working in a ramshackle dildo factory in the Lower East Side (played by Adam Sandler) finds a magical dildo. When he accidentally sets it to vibrate, the man discovers that he can travel back in time. He travels 30,000 years back in time, invents the dildo, and becomes a millionaire in the future. He feels guilt when he meets the woman of his dreams and cannot explain how he amassed his fortune. He decides he is happier making dildos in the basement of the ramshackle dildo factory and gives all his money to a melanoma charity. The woman of his dreams is played by Sofia Vergara. They get married at Shea Stadium (CGI).

Tra il cast appaiono uno spentissimo, ma sempre borsesottogliocchi-munito Steve Buscemi e un redivivo Dustin Hoffman (ma che fine aveva fatto?) che è vecchissimo e fa anche un po' impressione. Solo sul finale, dopo una storia banalissima, si capisce che - in una scena che sembra quando il padre mi Marty spiega la licantropia al figli in Voglia di Vincere - tutti i commercianti di New York hanno MAGIA e alcuni sono buoni (i barbieri) e altri cattivi (le lavanderie), e qui l'interesse si alza, sarebbe stato bellissimo vedere le lette magiche di questo secondario newyorkese, una sorta di Harry Potter ma con Spazzini al posto dei Mangiamorte e Tassisti al posto degli Auror. E invece no, invece il film finisce e a noi non resta che mettere qualche scarpa famosa del cinema che vorremmo indossare:
anche se già ne avevamo messe di bellissime illustrate qui e avevamo fatto questa cosa di scarpe vere ma cinematografiche qua, bei tempi quando avevo tempo.

Almost Humandroid

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Humandroid
Trama: Vada via al Chappie

Neil Blomkamp ha un problema, anche serio.
Ha detto TUTTO quello che doveva dire - ed era anche TANTO - nel suo primo, superbo, innovativo, insuperato esordio, quel District 9 che sconvolse noi, Hollywood (come? un film di fantascienza un po' telecamerina bellissimo, profondo, girato benissimo con attori sconosciuti che viene pure candidato all'oscar come miglior film? E quando si era mai visto?).
I temi cari a Blomkamp sono quelli che hanno formato la sua persona, da sudafricano qual è il razzismo, l'apartheid, il disumano e spersonalizzante inscatolamento dell'uomo in baracche, come anche in uffici alveare, il diverso. Tutti elementi portati alla loro massima funzionalità in District 9, e poi semplicemente riproposti in Elysium e in questo Chappie - già, in originale si chiama Chappie il film, ma forse questa volta posso capire che intitolare un film come questo:
poteva essere un tantino controproducente.
Chappie è (l'ennesima, quest'anno sono tantissime) Intelligenza Artificiale inserita in un robot poliziotto, AI con coscienza di sé intendo, quelle che si credono umani quindi. Il tema non è nuovo, per nulla, anzi è vecchio tipo di 60 anni, e negli ultimi anni è molto presente (senza andare a 15 anni fa con Spilbi, mi vengono in mente Eva, Prometheus, lo stesso Real Steel anche quello con Jackman, ci sono stati i robot poliziotto del serial tv con quasi lo stesso titolo, ma brutto, per non parlare di Big Hero 6... Automata qualche settimana fa e la prossima settimana arriva Ultron e quella dopo Ex-Machina:

sarà che noi umani siamo sempre più stupidi quindi poi non ci lamentiamo se un giorno arrivano Skynet o il Matrix a farci il culo, è solo evoluzione baby.
Chappie è un po' Johnny 5, un po' Wall-E, un po' Pinocchio che impara le cose del mondo dai cartoni animati

e un po' un gangsta rapper figlio di puttana, 

già perché per tutta una serie di eventi il piccolo Chappie si ritrova ad avere tre figure di riferimento per la sua crescita sensiente: il suo creatore - lo scienziato che l'ha creato e l'ha inserito in un robot difettoso con soli 5 giorni di autonomia, quindi destinato a morire, e a capirlo anche, vista la sua coscienza, con cui ha lo stesso conflitto uomo-Dio, creatore ma al tempo stesso donatore di corpo mortale - e i suoi genitori putativi, i peggiori che potrebbero capitare a chiunque, anche nella realtà vera, i Die Antwoord. Sì esatto proprio questi due attrezzi qui:

Gente che viene pagata per fare queste cose che io veramente non so spiegarmi tipo:
Io ora mi domando e dico. C'è qualcosa che non capisco io? Cioè voglio dire.. sono vecchio io? No perché a me questo misto di proto-punk fuori tempo massimo misto a barbonaggio, droga, sessualità un po' schifosa, piselloni mossi a batacchio tipo maniaci per strada e disegnetti di bambini disturbati sempre coi piselloni di cui sopra mi sembrano un esacerbante esempio da NON seguire, da non ammiare, anzi proprio mi viene voglia di fare il discorso dei politici vecchi che dicono "ma dove andremo a finire, questi giovani di oggi, ai tempi miei". Ai tempi miei c'erano i Prodigy e i Faithless che dio mio almeno ti spaccavano il cervello musicalmente. Questi musicalmente mi fanno ribrezzo. Non fanno proprio al caso mio, e mi chiedo come Blomkamp abbia permesso di invadere la sua stessa immaginazione grafica - molto potente - a questi due... sembra quasi un film fatto per loro due, tutto è pieno di loro due, dai muri ai graffiti alla colonna sonora. Già perché nel film 'sti due aggeggi sono proprio loro stessi, si chiamano come nella realtà, si atteggiano come nei video e sul palco e indossano pure le magliette merchandising con il loro logo messo lì in bella vista, sfondando di netto il velo che divide realtà e finzione cinematografica. 
E io mi sono molto chiesto perché? Perché proprio loro? A parte che sono veramente un brutto guardare. Magari ripeto sono vecchio io eh, magari questa moda post-straccione strafatto da rave va tantissimo, ma dio santo fate schifo ragazzi miei. Ma come vi siete conciati? Ma che sono tatuaggi quelli? Ma che è uno scherzo? Siete orrendi e per favore camminate sull'altro ciglio della strada quando ci incontriamo che mi fate pure un po' paura. Inoltre mi sembrate degli idioti, anche se so che idioti non lo siete per nulla che per vendere milioni di dischi non si può essere idioti mai, e siccome "idiota è chi l'idiota fa" non capisco perché dovrete imbruttirvi così tanto per vendere. Insomma fate schifo, curatevi, o finitela di prendere in giro la gente.
Comunque la loro presenza è bella che spiegata, sono sudafricani pure loro, quindi Blomkamp ha deciso di usare nei suoi film sempre gli amici suoi, proprio come Sharlto Copto (Coptoi? Cotpo? Come cavolo si chiama questo...) che era già lo sfigato di District 9 e il pazzo assassino di Elysium, e ora è Chappie in versione motion capture:
A parte i due elementi di cui sopra onnipresenti e ributtanti, Chappie però funziona, non è un gran film, perché lo abbiamo già detto, dopo quel capolavoro su tutta la linea di esordio ora Blomkamp vive sia un po' di rendita nelle cose buone sia lo stallo profondo del confronto inevitabile nelle cose meno buone, ma funziona. Quindi fosse stato preso senza precedenti Chappie sarebbe stato meglio, ma almeno non ha subìto la critica scandalizzata di Elisyum (che era ancora più schiacciato dall'aspettativa), anche perché è palesemente più leggero e divertito, sicuramente anche realizzarlo deve essere stato più leggero, infatti le parti comiche sono spassose.
Gli elementi cardine del film sono gli stessi identici a quelli cari al regista (persino il finale riserva una struttura del tutto simile a... vabbé non ve lo dico ma tanto so' tre film quindi...), ma sono anche quelli in cui Blomkamp dà il meglio di sè: uffici, terra, esplosioni, riprese meta-televisive, spari, Joahnnesbourg. Insomma siamo di fronte ad una sorta di Wes Anderson della fantascienza: elementi distintivi fortissimi, sempre quelli (compresi i colori), che non definiscono però una ripetizione, quanto un vero e proprio stile.
Chappie funziona anche nei momenti violenti in cui il povero robottino si piglia un sacco di botte, e in alcuni momenti di battaglia, ma cede in una certa superficialità strutturale (succedono cose in pochi minuti che avrebbero potuto e dovuto richiedere molto più tempo), e alla fine dici solo "ok, certo però District 9 che capolavoro che era".
C'è Hugh Jackman che fa un po' ridere coi pantaloncini corti e il carrè che comanda un robot che forse è troppo simile a quell'immondo robocoso in stop motion sfornato tanti anni fa per Robocop


e c'è Sigourney Weaver che fa le prove generali con Neil visto che insieme faranno presto il nuovo attesissimo Alien con Ripley, questa un'anteprima concettuale:
Forse sarà il nuovo capolavoro di Blomkamp? Mi chiedo cosa farà Sharlto... Shatrlo... probabilmente lo xenomorfo in motion capture.
Intano Chappie ovviamente piace moltissimo all'internet perché è molto puccioso e allora tutti fanno delle cose pucciose con Cappie. Chappuccioso.

Comunque se vi ascoltate e vi piacciono i Die Antwoord vi prego camminate dall'altra parte dell'internet quando ci incontriamo grazie.

Jude le mani dal mio periscopio

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Black Sea
Trama: Sottomartiri

La prima cosa da dire di un film come Black Sea è ANDATE SUBITO A RILEGGERVI LA BELLISSIMA INFOGRAFICA FILM CHE LA BARCA VA, un superspeciale scritto da me e illustrato da Danny Mancini sui più famosi navigli cinematografici, ivi compresi quelle scatole da sardine subacque che portano il nome di sottomarini. 
Questo perché se avessimo visto questo film prima di farla, quell'infografica, avremmo potuto mettere anche questo di sottomarino. Non l'avremmo fatto perché lallero, ma avremmo potuto.
Un sottomarito guidato da Jude Law, che per l'occasione sfoggia un fisico niente male, la solita calvizia con cui ha imparato a convivere e un accento inglese durissimo.
Allora brevemente arriviamo a fondo (!) della trama: Jude è un capitano di sottomarino che viene licenziato, l'inizio del film infatti sembra un solito di film di suburbia inglese coi poracci licenziati in tronco dalle fabbriche che vanno subito subito a lamentarsi al pub davanti a tre litri di birra dicendo "mi hanno licenziato perché pensavo troppo al pube ai tre litri di birra!". Poi però gli viene offerta un'occasione: andare a recuperare, con un sottomarino vecchio vecchio e un equipaggio mezzo inglese e mezzo russo, l'oro dei nazisti (sì il solito oro dei nazisti), che dovrebbe stare in fondo al Mar Nero, dentro un altro sottomarino andato a fondo durante la guerra. Il fatto che a prendere l'oro dei nazi ci mandano Jude è interessante anche come rivendicazione storica.
La spedizione salpa e complici la claustrofobia, le docce con poca acqua e il fatto che i russi parlano come Putin in Striscia la Notizia (questo lo deduco io, ho visto la versione in inglese, ma i russi parlano comunque come Gorbaciov di Striscia la Berisha), inizia a succedere la qualunque in un susseguirsi di offese, accoltellamenti e sguardi sempre più sospetti del tipo "se ti uccido, poi possiamo dividere l'oro in meno persone".
Il film è un thrillerazzo saldo e onesto, un film anni novanta si potrebbe dire, quando c'era poco da fare gli sboroni con gli effetti speciali o i supereroi incazzati o la mania del finale a sorpresa: andamento lineare, pearanoia crescente, interpretazioni tutte più che dignitose, regia ferma che inquadra quello che deve inquadrare, uomini sporchi di olio motori che urlano in faccia a uomini sporchi di salsedine, tutti cattivi tranne uno, che giustamente si salva.
Insomma un bel film che magari ci scorderemo tra un mesetto, ma sempre meglio che scordarselo tra una settimana, o domani.
Jude Law, che uomo, ricordiamo la sua importanza nella vita di tutti noi non tanto per le interpretazioni (vedi, avrei potuto fare una BiograGIFia, non dovessi fare una cosa IMPORTANTISSIMA che riguarda la data 9 MAGGIO! Altro che oro dei nazisti...), ma per averci ricordato che anche se sei sposato con la donna più bella del mondo, lei:
se poi una baby sitter viene lì tutta determinata a chiederti i contributi sennò ti maltratta i figli non facendogli vedere Masha e Orso, la carne è debole, l'omo ha da bussà, e insomma quella cosa dell'amore non esiste e la quotidianità rovina ogni cosa e anche vedere TUTTI i giorni Sienna Miller che ti dorme accanto dopo un po' stuferebbe chiunque. Ecco la mia conclusione dopo un'attenta analisi della storia di Jude e Sienna.
Altri sottomarini che avremmo potuto mettere nell'infografica ma non abbiamo messo e di cui neanche si trovano le gif (questo li rende secondari, infatti):
- quello di Lost
- quello horror
- quello guidato da Harrison Ford vs Liam Naason che vale la pena ricordare sono un maestro Jedi e un avventuriero spaziale ma questa volta si mettono dei golf e si fanno la lotta in profondità
- quello di Nemo sia quello vecchio...
...che quello di Alan Moore
Ma l'infografica era sulle barche, mica solo sui sottomarini.

SIAMO SERIAL 2x1 • DareDevil vedere cammello

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I supereroi. Nella settimana in cui esce Avengers che non stiamo aspettando altro da mesi (ah no stiamo aspettando anche Star Wars Jurassic World 007 Mission Impossible Ant Man Fantastic Four Terminator madonna ma che è 'sto 2015, se so messi d'accordo?) ci vediamo tutto tutto
Daredevil
Trama: DearDevil

Che è l'ennesimo supereroe Marvel, quello che in tempi non sospetti era stato portato al cinema e dentro ci avevano messo Ben Affleck
in cambio avevano avuto un film di merda, ancora preso in esame quando si vuole ricordare il punto più basso dei cinecomics della scorsa generazione (insieme a Catwoman con Halle Berry). A questo punto c'è da chiedersi come ha fatto Ben a farsi mettere nel costume di Batman... ne vedremo delle brutte in quel film, il trailer già fa schifo.
Ora la Marvel decide di ripescare l'avvocato cieco coi poteri supersensoriali e invece di mandarlo al cinema lo manda in TV, con una serie Netflix (che riassumendo è: escono tutte insieme quindi tieniti libero per le prossime 13 ore, non dovrai tenerti libero per le prossime 13 settimane), una serie che, per fortuna - la paura era grande viste le schifezze televisive precedenti targate Marvel tipo Agents of SHIELDS e Agent Carter che ne ho visti i primi 10 minuti poi ho dovuto spengere - è molto fica.
Ora, non stiamo qui a gridare al miracolo e strapparci tutti i capelli dalla testa eh. Daredevil è fica soprattutto perché il panorama superoistico televisivo è quantomeno sconfortante. CI sono le serie DC che o le fanno per il fan dom femminile adolescenziale (Arrow, Flash... figli di quello Smallville... che servono soprattutto a far condividere su twitter le gif dei protagonisti che si allenano col six pack in bella vista) o sono semplicemnte brutte (Gotham). Di quelle Marvel ne abbiamo appena parlato... insomma il fatto è questo: Daredevil non è per ragazzine infoiate e non è un telefilm fracassone di mille puntate che cerca di far ridere e non ci riesce, Daredevil è un bel telefilm abbastanza violento che fa tutto bene quello che deve fare. Il protagonista è bravo, non è il solito belloccio da copertina di Men's Healt, mena come un dannato e ha una storia alle spalle per cui vale la pena empatizzare (anche se è un po' uguale alla storia di Forza Sugar...) e ispira simpatia
i coprotagonisti funzionano tutti, tra Rosario Dowson che secondo me diventerà Elektra e la vampira Jessica che è sempre un rosso bel guardare, altro che la tutina di Devil:
e, soprattutto, il serial ha il merito di riportare alla ribalta un grandissimo (sia di stazza che di recitazione) Vincet D'Onofrio, nel ruolo di KinPin - per chi non ha dimestichezza col concetto di Vincent D'Onofrio, ve lo riassumo con questa gif:

Che ora è invecchiato ma è sempre una palla di lardo dannatamente paurosa
Ecco. Le 13 puntate di Daredevil sono belle più che altro perché rappresentano quello che tutte le serie supereroistiche (e anche qualche film) dovrebbero essere: tese, ruvide, con un cast scelto accuratamente e non per i meme, una storia lineare che avanza invece di fare ogni puntata un procedurale con il cattivo di turno e una regia piacevole quando non ispirata - anche qui ci siamo sorbiti un bel combattimento di oldboyana memoria in un lungo piano sequenza:
Insomma si vedono botte, si vedono spari, si vede violenza, si vede sangue, che voi deppiù?
Certo si vedono poche tette eh... 
Insomma siamo dalla parti dei Batman di Nolan come colori e botte che lasciano lividi e meno dalla parte dei fracassoni Avengers, e per fortuna è milioni di volte meglio di Ben e anche di quella volta che incontro Hulk Ferrigno:

Quindi vedetevi Daredevil che va bene, sono 13 ore spese in maniera piacevole, soprattutto quando siete a casa a non fare un cacchio perché vi siete tolti dei calcoli renali grossi come pop-corn. 
È altamente probabile che Devil andrà bene a livello di ascolti e apparirà in qualche Marvel Movies da qui al 2045. Era già tutto previsto
Però ora non urliamo subito al capolavoro assoluto totale miglior serie dell'anno quando vediamo una cosa decente, solo perché siamo abituati alla merda, eh. Merda che potremmo facilmente rappresentare con l'ultima serie dedicata ai supereroi in ordine di uscita, e cioè...
Powers
Trama: Power strangers

Tratto da un fumetto (maddai) che non ho letto, Powers è una serie targata PlayStation. Già, mo' pure la PlayStation si è messa a fare i telefilm, ormai telefilm cani e porci proprio. Tra un po' pure io lo faccio un telefilm, Casa Brocolello, uno spasso.
Insomma Powers parla di gente coi poteri (maddai) che vive ormai come presenza assodata nelle trame della società, un po' com'era per Gli Incredibili per capirci: c'è stata una golden age degli eroi, ora sono caduti in disgrazia. Ci sono le fan che farebbero di tutto per scoparsi un power (li chiamano così) anche perché - forse questa è una cosa abbastanza nuova - se ti scopi un supereroe per un po' hai i suoi poteri... e insomma tutte queste cose di supereroi prima fighi ora mezzi sfigati e tutto ciò che ne comporta.
Ammetto che ho visto tre puntante poi ho mollato, non ditemi che "cresce dalla quarta!" che non ci credo.
Attore protagonista il preferito di Blomkamp, Sharlito Compton, Sharko Compito, Shafto Coito.. come si chiama, insomma lui:
Che tolto da un film di Blomkamp fa sempre delle figure barbine. Il resto del cast, della storia, degli inghippi, dei poteri, non pervenuto.
Un brutto telefilm, uno di quei prodotti che ti fa capire che i supereroi sono una moda, alla stregua di quell'altro sugli zombi con la moda degli zombi, che almeno ne velocizzerà il processo di insuccesso.
Altre cose che velocizzeranno la noia per i supereroi è il ritorno annunciato di Heroes, quella serie di supereroi che partì fichissima e fini merdissima. Ecco il teaser

Save the supereroi, save the world.

3x1 • Horror evacui

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Adesso dico 3 cose di numero su 3 horror di numero. Tempo di lettura 3 minuti.
CUD - Piccole Prede
Trama: Bloodrise Kingdom

Ci stanno gli scout che vanno a fare le cose degli scout. Ad un certo punto iniziano a morire. Per colpa di strano essere con la faccia di legno + assassino adulto.
Il film non è veramente brutto, ma neanche veramente guardabile, un deleterio senso di già visto lo affonda nel dimenticatoio mentale ancor prima di arrivare alla fine. 
Recuperare Il signore delle mosche ora. Ci sarebbe voluta lei altro che:

Illustraposter carino:
The Atticus Institute
Trama: Esposessione

Ci stanno dei professori che studiano mondo medianico (poteri esp, telecinesi, robe così...) e si imbattono, porelli, in donna posseduta.
Nulla di nuovo sotto il sole delle possessioni riprese con telecamerine in finti documentari che vogliono farci credere siano veri, mi ricordo che lo scorso anno ci fu un film uguale uguale ma che mi sono talmente scordato che non mi viene neanche il titolo e non posso mettere il link.
Però alla fine si fa guardare. Posso scrivere sul poster "Alla fine si fa guardare"? Io ci andre a vedere un film che sul poster ha scritto "Alla fine si fa guardare".
Cosa direbbe Peter Venkman?

Monsters 2 - The Dark Continent
 Trama: The Dark Incontinent


Questo è il seguito (Tanto atteso? Poco atteso? In qualche forma atteso da qualcuno?) di Monsters (lo dice il 2 dopo la parola Monsters), che era quel film di cui mi ricordo il titolo e quindi posso mettere il link al precedente, che riassumendo era "è previsto vedere qualche mostro nel suo fillm di mostri?". Ci stava quella coppia che fuggiva da un luogo ameno popolato di mostri chtulhu, che sono quelli giganti e pieni di tentacoli, ma questi mostri non si vedevano (quasi) mai e quando si vedevano erano una delusione.
In questo secondo capitolo hanno ascoltato le letterine dei fan e i mostri si vedono eccome, e bisogna ammettere che mostri grandi come palazzi che pascolano nel deserto è un bel vedere
Sempre belli mostri giganti tentacolosi, non per niente mi vedo The Mist una volta l'anno e attendo la serie con impazienza, ho già scritto molte letterine di farmi vedere tanti mostri.
Purtroppo però il film è un po' una palla. Tutti virato a guerra nel deserto che pare un miscuglio di Battle: LA e The Hurt Locker, coi soldati ricoperti di sabbia che scoprono che la guerra fa schifo ma guarda tu che novità.
Preferivo l'ambientazione del precedente, più intima, qui invece solito metaforone sulla guerra cattiva e stress traumatico e i compagni sono fratelli che brutto quando muoiono devi dire alla moglie che la amano che ci ha anche un po' rotto i coglioni.
Ve l'avevo detto che oggi ce la cavavamo con pochi minuti.

Pupù 7tiè

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Il settimo figlio
Trama: Dungeon & Scemon

Ci sono certi film, brutti, che danno una certa soddisfazione. Perché sono così brutti, ma così brutti, che alla fine vuoi vedere dove arrivano, ti chiedi come hanno potuto davvero arrivare alla fine, voglio dire, a girarlo, montarlo e distribuirlo pure. Com'è possibile che in una qualunque delle fasi di lavorazione qualcuno non si sia alzato e col megafono alla bocca non abbia urlato "DAI BASTA RAGAZZI SI TORNA A CASA. ABBIAMO GIOCATO. CHE STAMO AFFA', NUN CE PIJAMO PER CULO STAMO AFFA' NA MERDA. DAI AMICI COME PRIMA." e abbia messo fine allo scempio.
Ecco, Il settimo figlio è uno di questi film, ad oggi il peggiore (o quantomeno sul podio) film del 2015.
È un fantasy al 100%, proprio con draghi, troll, maghi, streghe, magie... tutta roba portata in auge col Signore degli Anelli, circa quindici anni fa, ed è tutto brutto. Non c'è una singola cosa che si salva.
Tralasciando la storia ridicola, soffocata dalla voglia palese di farci una serie (non succederà mai, qualcuno ha visto i sequel di Eragon? Di Stardust? Della Bussola d'Oro? Ecco...), gli effetti speciali plasticosi, il protagonista col carisma di una macchia d'olio su una salviettina di McDonald's

quello che fa pena davvero sono i due attori con un certo nome e due oscar che si sono letteramente abbassati a dire, fare e indossare cose buffonesche.
Jeff Bridges (non che sia esente da cazzate, anzi ultimamente ci ha fatto il callo, basta pensare a questo o questo) e Julianne Moore (Julianne, ma come te sei ridotta...) sembrano quei vecchi che usano Facebook, ci stanno, lo usano, ma tu li vedi che sono di un'altra epoca, che ci stanno scomodi, che provano a fare un po' i giovani ma proprio non ci riescono, it's anagrafe dude. Jeff truccato strano, Julianne cattivissima, entrambi ridicoli, imbolsito il primo, arcigna la seconda. Tutto intorno il nullo.
Un film orribile. Dove anche alcuni sprazzi di possibile divertimento e interesse come quel paio di mostri tirapiedi della strega che appaiono verso la fine

sono relegati a due tre minuti di inutile caciara, insomma manco riesci a vederli bene.
Invece vedi bene il make up da Teomondo Scrofalo di Jeff 

e le smorfie sceme da cattivona di Julianne

ritrovarli insieme dopo questo 

(anche se non sono un amante del film) fa la sua impressione, negativa ovviamente.
Ho dato un'occhiata ai side-project di Jeff e Julianne, perché come sapete diventare attore di Hollywood ti costringe anche a fare altre mille cose creative tipo essere fotografo, scrittore, cantante, pittore, fumettista o la qualunque tanto ti fanno fare il cazzo che vuoi sei un attore di Hollywood. La cosa assurda che almeno il 50% delle volte, questi attori, sono bravi pure nei loro side-project (voglio dire, Jared Leto fa sicuramente più soldi come rock star che come attore).
Allora Jeff ha questo sito, bello, personale, tutto scritto da lui, si vede l'impegno, dove raccoglie tutte le foto che si fa da anni su tutti i set. A parte che possiamo dire abbia inventato le selfie, ma il risultato è davvero interessante. Eccone alcune prese da Iron Man, RIPD, Tron Legacy e True Grit. A me piacciono.
Le altre sono nel sito.
Mentre Julianne, lo avevamo già visto, si è data a me alla scrittura per bambini, e ha tratto da una faccia realmente esistita (la sua) le storie di Freckelface Strawberry, sta roba qui:
Ovviamente successo, musical e lei che fa i reading alla Casa Bianca (!):

Se faceva una playlist su Spotify poteva aprire anche il party di Obama.
Non mi risulta che Jon Snow, che fa la sua apparizione nei primi minuti del film, facendo la solita figura da demente

abbia side project di rilievo se non non sapere nulla e fare video scemi:

Avengers! Unti! 2!

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Avengers - Age of Ultron
Trama: Vendicattori

Mettiamola così, Age of Ultron è il cinecomics perfetto.
Detto questo potrebbe sembrare che superfelicità e ultranerdismo sprizzino da tutti i pori della mia pelle e che non ci sia nient'altro da dire, se non andate di corsa a vederlo che è lo zenith del modo di fare cinecomics in casa Marvel, niente è meglio di questo.
Eppure il voto positivo e tutte le belle parole che si possono spendere per queste due ore e mezzo di roboante super-azione sono come leggermente inquinate da una fastidiosa sensazione, niente di grave, un piccolo rush, un prurito che ancora non dà così tanto fastidio, ancora non preoccupa, ma c'è (se vede che vengo da un mese de medicine, analisi, ospedali ve'?).
Age of Ultron è talmente perfetto, ma talmente perfetto, che si fatica tantissimo a trovarne l'anima. Ecco, l'ho detto.
Sia chiaro, non sono per quei discorsi "brutto ma bello", per le menate "gli perdono i difetti perché lo rendono umano", no no, io sono per la ricerca della perfezione, sono per la follia cieca di fare le cose certosine finché non vengono migliori di tutte le altre, sono per la fatica (ovviamente tutto questo vale per le cose che fanno gli altri, quando le faccio io è tutto una caciara... per fortuna essendo io quasi divino mi vengono perfette senza fatica... giusto?), ma in Age of Ultron ogni singolo minuto, ma che dico minuto, posso addirittura parlare di ogni singolo secondo, mi è sembrato cesellato fino allo spasmo, costruito con la necessità (quasi ansiogena) di essere... appunto... perfetto. Ogni. Singolo. Secondo. di film.
E due ore e venti sono composte da tantissimi secondi.
La sensazione imperante del film è la stessa che danno le schermate dei panel che illustrano i progetti di casa Marvel, o della Disney,da qui a tutti gli anni che verranno:
Una pianificazione perentoria, inarrestabile, quasi totalitaria, una marcia che passa sopra gusti e preferenze e anzi le detta senza ascoltare il fan, sembra essere arrivato il punto in cui non si fanno più film perché piacciono al pubblico, ma si dice al pubblico quale film deve amare. O ti sta bene o ti sta bene.
Non è una bella sensazione. Un po' tipo così:
Sono io che esagero? Che ho visto più di quanto avrei dovuto vedere? Sto diventando un grillino della critica cinematografica che tra un po' dopo la cospirazione dello studios inizierà a parlare di scie chimiche che viaggiano sopra la testa degli spettatori attraverso il fascio di luce del proiettore? Possibile!!!11!! Sta di fatto che questa scena:
Per una questione di pochi giorni non era questa scena:
Ad Age of Ultron manca di quel cuore divertito che fino ad ora ci ha fatto amare così tanto i cinecomics Marvel, che ci fece gasare come ragazzini al primo Avengers (erano tutti insieme!). Secondo me questa impressione mi era cominciata a venire durante l'ultimo Cap America, qualcosa che non ti sai spiegare molto bene, ma che ora ha preso la forma definitiva.
Non parlo solo di saturazione - che esiste e c'è, stanno veramente dando fuoco alle polveri coi cinecomics, ormai ne esce uno al mese - parlo più di avere in sede di sceneggiatura e regia, un'enorme (ENORME) spada di damocle appoggiata sul capocollo, e sentire che non puoi sbagliare nulla.
Poi certo, Whedon non sbaglia nulla, e questo è un grande merito. AoU è un film a cui non puoi dire nulla di niente neanche a volerlo: regia perfetta, sceneggiatura calibratissima tra momenti Hulk (che sono quelli dove gli eroi prendono a pizze le persone, i robot, i palazzi) e momenti Banner (che sono i momenti in cui gli eroi fanno gli intimisti, affrontano i loro problemi di eroi come ad esempio dover buttare via un paio di pantaloni ad ogni trasformazione o avere i capelli unti tutto il tempo). Insomma per trasformare questa foto:
nel film che vedrete ci vuole polso, coscienza, visione (non l'eroe, ma anche) e talento, e lui ne ha tantissimissimo.
E poi ovviamente ci sono i momenti Stark, che sono quelli che fanno ridere. Anche questa cosa delle risate mi ha fatto storcere un pochino il naso. Ero circondato da ragazzi ventisomething, dal fare anche abbastanza fighetto (quindi no nerd occhiale e penna nel taschino come ci hanno insegnato i film), e, vi giuro, ridevano a crepapelle ad ogni singola battutina sarcastica di Iron Man, ogni sparata ottusangola di Thor, ogni singola cosa scroscio di risate, tanto che per un attimo pensavo che agli Avengers si fosse unito anche Mister Bean. Abbiamo quindi sdoganato anche il nerdismo? Nel senso che prima nerd=sfigato, poi nerd=figo, adesso figo=nerd? Interrogarsi!!!11!
Io ho riso a questa:

Comunque, oltre a questo raschietto in gola un po' fastidioso ma poi alla fine te lo tieni non è che ci puoi rompere l'anima co''sto raschietto tutto il giorno e guardate 'sto film che è pieno di cose FICHE, perché il combattimento Hulk-Hulbuster è pazzesco
La torre degli Avengers è il luxury loft dei sogni e secondo me Ultron rosica soprattutto per quello.
Quasi tutti i personaggi nuovi sono fichissimi, con un Visione che vince a mani basse qualunque cosa
mentre purtroppo Quicksilver esce sconfittisimo dal paragone con la versione di X-Men; ma proprio sconfitto forte, a parte il becero product placement delle scarpe da ginnastica, è vestito come uno che fa jogging al parchetto e la sua supervelocità si limita a un effetto sciablu di poco conto

Scarlet Witch combatte con Vedova Nera per il superpotere di chi ha le tette più belle.
E poi vedere un cast del genere in un solo film è un sogno bagnato per chi come me va in palla quando ci sono quelle cose di tutti gli attori insieme come che ne so certe copertine di magazine o la foto di tutti i candidati all'Oscar che fanno ogni anno.
Per non parlare delle comparse, da Idris Elba asgardiano a Don Cheadle a Falcon a Stellan Sarsgard (come si scrive?), dal solito Stan Lee al grande Andy Serkis per una volta in faccia e grugno
Forse la verità è che non ho capito molto bene Ultron

mi è piaciuto il fatto che si autopotenziasse di versione in versione (rispettando così le varie versioni che ha avuto nei fumetti), ma il suo misto di crudeltà meccanica (ennesima Intelligenza Artificiale dell'anno) e buffoneria starkiana (non a caso è una sorta di "figlio", anche se nella realtà lo crea Ant-Man, giusto?)

 insomma un misto tra il Generale Grievous di Star Wars (a suo modo shakespeariano) e Louie (!), ecco forse non proprio un grandioso cattivone. Forse perché 'sti robot hanno anche un po' scassato la uallera. Chissà come sarà Thanos.
Intanto, come sappiamo, la Marvel continua imperterrita la sua corsa ai nostri portafogli, con millecento film, tutti pronti in batteria, tutti definiti, tutti contrattualizzati, tanto che - cose che non smette di stupirmi - AoU è uscito da due giorni e già leggo tutti rumors e spoiler di Cap America Civil War e di possibili film stand alone, da quello su Hulk (mammagari) a quello su Vedova Nera. Per non parlare di quanto se lo meriterebbe Hawkeye che in questo film è praticamente più protagonista di tutti gli altri, il che è bene perché Renner ci piace tanto
Mi sembra però che qui ci si scordi l'unica vera e più meritevole agente (poco super, ma molto bona) che meriterebbe non uno, non due, ma dieci film solo per lei, Maria Hill/Cobei Smulders può anche non fare nulla, anche solo stare lì a togliersi i vetrini dai piedi come in una scena di AoU che sbem, palate di sexytudine. Pim Pum Pam
Già ci sono alcune idee per la piega ch potrebbe prendere il film proposte dalla sempre sobria gente di internet:
BONUS:
Questi sono gli Avenger tutti insieme che fanno i cretini in TV

Questa è la reazione di Whedon al trailer di Batman v Superman:
Queste sono alcune delle illustrazioni per una mostra di illustrazione (!) dedicata al film, che ovviamente fanno in America quindi ciao:
E questa è una gif scema e basta:

E questa è una cosa bellissima che capirete solo dopo aver visto il film:

CB ANTEPRIMA • Cobain - Montage of Heck

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Cobain - Montage of Heck
Trama: Kurt Canta

Io contro Cobain non ho nulla, figuriamoci. L'ho scoperto tardissimo, ammetto che nei primi 90 non ero abbastanza grunge e depresso per ascoltare i Nirvana, al loro posto ero un po' glam e indiscutibilmente pop (questo lo sono rimasto, e ne vado fiero ti dirò) e quindi mi sentivo più roba che passava MTV, anche se in effetti passava anche i Nirvana ma io non me ne accorgevo.
Poi certo, sono arrivati anche i Nirvana, che alla fine sono stati davvero così importanti, hanno davvero cambiato così tanto le carte in tavola (anche se all'epoca non avevo neanche bene chiare quali fossero, queste carte in tavole, e non le ho chiare neanche adesso, la musica - fa brutto dirlo - è sempre stata qualche gradino sotto il cinema. Di quello invece ho sempre avuto le carte chiarissime sempre, anche qualcuna nella manica) e sono arrivati con l'ascolto massivo di questo:

E, ovviamente, di questa:

ah no volevo dire questa:

Ma ecco, non posso dire che Kurt Cobain abbia rappresentato per me un modello, un mito, e di conseguenza la sua morte una tragedia, al netto della tragedia intrinseca che è il suicidio di uno di 27 anni, intendo tragedia tipo fan in preda a crisi isterica che da quel momento in poi va a mettere un fiore sulla tomba ogni anno con sotto delle poesie scritte male.
Come mi pongo di fronte al primo documentario ufficiale sulla vita di Kurt, quindi? Visto che mi ero visto bene anche dal vedere il film di Gus Van Sant, o qualsiasi altro special sul gruppo? Mi pongo con quel misto di curiosità e interesse che meritano sempre i documentari, soprattutto quelli che, come questo, regalano tanti momenti fuori dalle telecamere del protagonista, e pieni di filmati amatoriali, con il protagonista ripreso sin dalla tenera età dai genitori (siano benedette le telecamerine di una volta, che regalano a tutto quella patina triste e nostalgica che fa subito lacrimuccia, chissà come saranno i documentari tra vent'anni, quando tutto sarà in alta definizione iPhone o passato sotto filtro Instagram), poi via via verso la strada del successo, della droga e soprattutto di Courtney Love che vi giuro è uno degli essere viventi più malsani e fastidiosi che siano mai stati creati, sembra un personaggio scritto da uno sceneggiatore, manco troppo originale.
Ecco, tutta la parte iniziale, con Kurt bambino, poi adolescente, poi primi concerti, l'arrivo (e la conseguente negazione) del successo, è interessante, molto, perché i filmati d'archivio lo sono, anche senza voce off a spiegarceli, basterebbero quelli. Il carico comunicativo di un personaggio come Cobain basta da solo, e avanza pure, la contrapposizione di quel biondo angioletto fuori e il gorgo di paranoie e depressioni dentro fa tutto il lavoro.
Poi arriva Courtney, e tutto si tinge di toni esagitati ed esagerati, pose da grande rock star maledetta, fastidio, irritazione anche solo a sentirla parlare, o meglio biascicare, e accorgersi che - nonostante avesse terreno fertile nella mente paranoide di Cobain - la Love è stata parte integrante del processo di autodistruzione, primo propellente verso lo sparo finale. Una Yoko Ono malefica e mefitica, diciamo.
E sentirla parlare nella versione attuale, quella finto ripulita che ha sostituito le siringhe di eroina con quelle di botox (e che ha cresciuto una figlia che va in giro a dire "i Nirvana manco mi piacciono"), dà ancora più fastidio, perché il vero genio era lui, e guarda caso chi è sopravvissuta, per poi passare una vita a fare causa a quelli rimasti, a farsi altre rockstar a casaccio tanto per finire sui giornali, e addirittura avere l'ardire di tentare di fare l'attrice, è lei. Pensa che smacco.
Non sappiamo come sarebbe andata la vita di Cobain senza di lei, non possiamo saperlo, ed è anche vero che se vuoi davvero diventare una rockstar devi vivere l'eccesso, citando: Mozart= rockstar, Salieri= musicista, ma certo se c'era una persona cancerogena che Kurt poteva incontrare, quella era la Love.
Come sempre per le rockstar sorge anche il dubbio un po' morboso del "what if?". Kurt sarebbe diventato un Bono Vox qualunque? E lo sarebbero diventati Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, John Lennon, via via fino a Amy Whinehouse? Cioè avrebbero esaurito la loro carica per diventare dei mestieranti del rock come molti altri, o peggio ancora protagonisti di reality? Non siamo qui a cercare risposte (anche se per me è un Sì...), siamo qui a dire che vedere Cobain a casa sua, strafatto, che tiene in braccio una neonata e non riesce a stare sveglio, mentre quell'altra, più fatta di lui, cerca di tagliarle i capelli, dà molta inquietudine, un bel po' di schifo, tanta rabbia e ti fa pensare "Ma che cazzo. siete delle fottute rockstar, ma che è 'sta cosa della depressione, ma non vi pare di sputare senza rispetto nel piatto che i vostri stessi fan riempiono a ogni concerto e a ogni album? Ripigliatevi cristo santo. Mi sa che manco mi fate troppa pena."... certo non fosse che sono proprio quelle vite estreme a fare diventare rockstar, le rockstar.
Nel film non appare Dave Grohl, probabilmente da anni dimentico della sua vita precedente nel nirvana, appare invece l'altro e sembra un contabile in pensione (sempre per rimanere in tema), e appaiono i genitori di Cobain, entrambi preoccupati di sembrare i genitori più pacati del mondo quando, almeno da quanto si capisce, sono loro ad aver creato le basi per quella insicurezza cronica che Kurt si portava dietro.
Insomma c'è poco di raccontato nel documentario, è più un'esposizione abbastanza superficiale e un pochino edulcorata, sebbene non ci siano rose e fiori, al limite spade e sputi, di quella che fu la vita di Cobain.
Validi, ripeto, i filmini di famiglia, fastidiosi invece quelli della coppia Cobain-Love; ci sono delle sezioni animate carine ma tutto sommato inutili e c'è molta motion graphic, scritte che prendono vita su quaderni computerizzati, usata per raccontare il diario di Kurt, che a leggere quello che scriveva, non fosse stata una rockstar maledetta, lo avrebbero internato e riempito di tranquillanti a vita.
Il documentario è lungo, forse troppo, e capisco che forse bollarlo con un Broccolo è un pochino spietato, forse non lo meriterebbe, ma è lontano dall'avere quella potenza che i bei documentari sanno e devono avere. Rimane, quello sempre, una gran tristezza per come sono andate le cose. Tutte le cose.
Ma noi siamo qui a parlare di rock mentre in giro per l'Europa c'è una persona che sta facendo una cosa di una bellezza esaltante proprio! È l'amica Pistrice, che ha chiamato a raccolta - come fosse un megafestival Illustrapalooza - tantissimi artisti superfichi per fare un crowdfunding (da quanto non sentivate questa parola, eh?) per un libro di illustrazione e rock strasghicissimo (se ero fico e mi fossi sentito i Nirvana nel 1992 avrei usato un aggettivo più adatto, invece io uso sghicio, ok?). Si chiama Rock Motel
In pratica ogni illustrazione è una stanza di un immaginario motel delle rockstar (mi piace quando uso cento parole per spiegare qualcosa che si capiva benissimo dal titolo), ci sono tutti, sì, pure Kurt e Courtney e queste sono alcune delle illustrazioni che ci sono dentro. Grande grandissima la line up, da Ale Giorgini a Martoz a Davide Saraceno a Irene Rinaldi e mille altri che conoscete pure perché amano pure il cinema, oltre la musica. Ecco un po' di anteprime:
Non aspettate oltre, andate ORA ad ordinare la vostra copia su Ulule, che è quella cosa che dovreste conoscere a menadito visto che ci avete già comprato il CB Mag. Altre belle cose sul tumblr del progettoIt's only rock'n'illustration but i like it.

CB ANTEPRIMA • Child 44

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Child 44
Trama: Tom & Gary

Era dai tempi di Danko che non si vedeva un poliziotto russo così deciso e fisicato.
Dài scherzo, ora faccio il serio.
Allora. Child 44 racconta di una storia nella Storia, nel senso che mischia un fatto di cronaca atroce anzichenò, la storia del mostro di Rostov, al secolo Čikatilo, quel mattoide maledetto che uccise e mangiò donne e bambini per decenni, nella Russia degli anni 70/80, in una nazione che sosteneva convinta che "non ci sono assassini in Paradiso" (dove il Paradiso era appunto la GranTe MaTre Russsia), quindi ogni possibile o evidente omicidio veniva classificato come incidente.
E questa è l'ispirazione reale, intorno alla quale l'autore (è tratto da un libro di megasuccesso) ha costruito una storia di fiction, un'investigazione, come urlerebbe uno strillo da copertina di bestseller "un grande thriller". Per fare l'esempio più alto di questo tipo di operazione letterario potremmo scomodare James Ellroy con il suo La dalia nera, uno dei più grandi thriller che mischiano fiction e realtà. Anche la Bibbia ora che ci penso... però l'ha spostata indietro di trent'anni. Vai a sapere perché (sul mostro uscì anche il film con Malcolm McDowell)
Allora c'è Tom Hardy che è una dei migliori poliziotti segreti russi, ex soldato dell'armata bolscevica vittoriosa sui nazi, che, nonostante creda fermamente nella politica e nella società russa, oppressiva e a tutti gli effetti dittatoriale, si ritrova davanti agli occhi le prove evidenti che quella sequela di corpi martoriati tutti compresi tra i 9 e i 15 anni (ultimo in ordine di tempo la vittima 44, figlio di un compagno di divisa) non possono essere semplici incidenti. Da quel momento inizia la sua doppia battaglia, quella contro il serial killer e quella contro lo Stato e i suoi burattini (generali, funzionari, medici e sapienti) che nega fermamente l'esistenza di un quasiasi assassino nei confini russi, e tramite torture, arresti e spiate farà di tutto per ostacolare la ricerca della verità.
Ma per avere un quadro completo della trama e dei suoi risvolti meglio che andate QUI, su Date*Hub, quel sito con la grafica fica dove ogni tanto mi ospit(an)o, dove ho messo quello che in Russia chiamano Komunikato ti Shtampa Bolscevika tutto bello ordinatino e la bellezza di 40tante foto, comprese molte di Tom Hardy che lo so che tanto a voi interessa solo quello e pure il trailer non ci facciamo mancare nulla.
Qui invece ho deciso che scriverò se il film è bello oppure no.
Allora, il film è bello oppure no? 
Il film è Chicken per alcuni motivi contingenti, però per altri qualche Broccolo spunta fuori.
Intanto Tom. Unico grande Tom. Hardy times per tutti gli altri. C'è qualcuno, in giro per i film, che è così bello e bravo nello stesso tempo? Non mi vengono proprio in mente. Fassbender? Ma Tom secondo me è più bello ancora. Voglio dire lui si presenta alla premiere così:
Ma che gli vuoi dire a 'sto regazzetto? Cosa?! E questa sua incredibile capacità attoriale ti atterrisce, perché passa da film in cui riesce a tenere testa alla cinepresa da solo per tutto il tempo a questo, inserito in un cast di nomi importantoni (Gary Oldman, Vincent Cassell in primis... poi ci sta pure Noomi Rapace che devo fare un ragionamento molto importante ma lo faccio dopo, ricordatemelo...), nomi che potrebbero intimidire ma lui se li mangia a colazione, pranzo e cena.
Nel film Tom sfoggia questo accento russo (nella versione italiana completamente perso, primo Broccolo), che io non so bene se magari a un anglofono può fare questo effetto qui, ma per la pellicola è funzionale, insomma io continuo a sognare un film americano recitato da americani che parlano in lingua, come De Niro ne il Padrino II, posso averlo?
E Tom Hardy regge tutto il film, perché lui appena ti guarda (o guarda qualcosa o qualcuno) succedono tutti dei tumulti interiori (per le ragazze anche con notevole piacevolezza): è bravo, è dannatamente bravo. In questo film se ne sta sempre un po' dimesso, come se fosse appena uscito da una centrifuga, sempre provato, un po' ingobbito e lo sguardo bastonato, e va benissimo visto che tra la pressione psicologica dei superiori che gli dicono, parafrasando, "non esistono assassini in Russia quindi se dici che esistono sei un traditore e ti ammazziamo ma ovviamente questo non farebbe di noi degli assassini e se dici che è così ti ammazziamo due volte ma questo eccetera" e quella di voler davvero catturare il killer, il suo personaggio è abbastanza stritolato. Per non parlare delle mazzate che si prende di tanto in tanto durante il film.
Intorno a Tom ci sono, come dicevo, un bel po' di attori. Prima di tutto c'è Noomi Rapace che fa la moglie che prima sembra messa in disparte poi inizia diventa protagonista dell'investigazione pure lei (ecco, forse in maniera un po' pleonastica in effetti, di punto in bianco diciamo, secondo Broccolo), con quel suo fare da Lisbeth Salander - cioè donna ma capace di prendere anche lei a mazzate i cattivi - che mi sa che non se lo toglierà più di dosso, il che è bene perché quando fa la femminile fa delle figure un po' barbine (tipo qui e qua), per non parlare nel suo dubbio gusto nel vestire
Poi ok ci sono Oldman e Cassell che a dire il vero fanno un po' quelli navigati, e poi lo sai chi c'è, quello di The Killing, che è un po' la sorpresa del momento (ne parliamo anche domani grazie alla sua affiliazione con Liam Naason): il tipo è svedese, si chiama Kinnaman che sembra quasi una salsa di soia, e oh, è bravo, c'ha sta faccia come di uno che ne ha passate di cotte e di crude ma rimane pulito; in questo caso fa lo stronzo che più stronzo non si può, di quelli pavidi e traditori, la peggio specie.
Poi fa un'apparizione pure Jason Clarke che so benissimo che non vi dice nulla ma invece lo avete già visto in giro e aspettiamo di vedere Terminator Genesys poi lo riconoscerete sicuro.
E infine Fares Fares, che oltre ad avere un bel nome, è anche l'attore con il naso più astruso di sempre, roba che Adrien Brody sembra appena uscito da una rinoplastica a confronto. Lo so non si dovrebbe prendere in giro un uomo per il proprio naso, è una cosa che ferisce...
Per tutto il film si respira un'aria a metà tra il thriller canonico di caccia al killer (quello inaugurato dall'indimenticato Silenzio degli Innocenti) e lo spy thriller prezzolato tipo La talpa (ma almeno qui si capisce tutto), non a caso il regista è danese, sarà un po' il passo di chi viene da ambienti freddi e ordinati (anche se la sua prima esperienza amerigana fu con Safe House, che era tutt'altro che freddo e ordinato). Però c'è una cosa da dire, alcune scene, soprattutto verso metà del film, allungano il po' troppo il brodo, seguono linee narrative che poi vengono spezzate, o che comunque poco importano ai fini della risoluzione finale. Ecco forse 137 minuti si fanno sentire troppo, nonostante il bel faccino di Tom Hardy che siccome sono buono adesso vi regalo in questa compilation di giffazze
Sai che - cocludendo - visto che c'è questa cosa del serial killer, che è interessante, quando poi il film si dilunga sul piano politico tutto fatto di delazioni, spiate, non detti, regime, bugie, si perde un po' di vista la questione principale, e cioè braccare e beccare il killerm infatti è inevitabile un certo spaesamento di fronte alla risoluzione finale, che arriva un po' tipo deus ex-machina.
Comunque adesso voglio dire una cosa, una cosa che se fossimo stati nel regime russo mi avrebbero sicuramente fucilato per alto tradimento e teoria della costipazione: c'è qualcosa che i direttori del cast ci nascondono!!!1!
Ho fatto caso ad una cosa. Tom Hardy e Noomi Rapace hanno recitato in due film di seguito. Ma anche alcuni altri elementi mi portano a pensare che ci sia qualcosa sotto. Ad esempio Tom Hardy e Gary Oldman hanno recitato insieme nella citata Talpa, e Tom Hardy e Jason Clarke insieme in Lawless, e Jason Clarke e Gary Oldman insieme in Apes Revolution.
Ora, stiamo parlando di attori che insomme, non si può dire siano megaiperstar, e non parliamo neanche di coppie rodate tipo che ne so, Tom Hanks e Meg Ryan che gli fanno fare i film insieme perché tirano. Qui parliamo di ambiente medio-alto, ma niente di più.
Poi mi viene da pensare ad altre di queste "coincidenze": Aaron Paul e Imogen Potts recitano in due film di seguito insieme pure loro, anche loro fossero stati altri sarebbe stato uguale, poi che ne so, per ravanare ancora più in fondo al barile, quei due che fecero Dragonball te li ritrovavi in Shameless. Ora, di questi casi ne potrei citare molti altri (se me li ricordassi) e sottolineerei che non si tratta né di scelte oculate volute dal regista (tipo che ne so i cast sempre uguali di Wes Anderson), né appunto di coppie attoriali rodate, ma sempre di comprimari o attori non propriamente superstar. 
Qualcuno vuole spiegarmi questo arcano? Se c'è qualcuno che sa PARLI! La gente deve sapere! Ci sono cast truccati! Anche il reparto truccatori è coinvolto quindi!
Cosa c'entra tutto questo ragionamenteo con Child 44? MA NIENTE! E dove ci porta? DA NESSUNA PARTE! È questo il bello di CB, vieni a leggere la recensione di un film di poliziotto russo vs serial killer e ti ritrovi a pensare alla lobby dei direttori di casting.
E tutto si chiude con una foto di Tom Hardy che fa la faccia di De Niro.

Comunque a proposito di Grande Matre Russhia, volevo dire che per fortuna i tempi sono cambiati e non si vive più con quel senso di censura e repression... Come? AH, mi dici che il film è stato bloccato in Russia perché ""dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi e la pellicola rappresenta una distorsione storica dei fatti". Ah ecco. Che figli di Putin...

Just a Perfect Gay

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Pride

Trama: Pride & Prejudice

Quando mi capita di vedere film con tematiche omosessuali (e in questo 2015 la tematica è quantomai trendarola, tra personaggi gay, pellicole di gay vecchi con John love Doc Octupus anche se nel cast non c'è Gay Oldman e film transgender, tutta roba che non ho visto ma vedrò) mi capita sempre di pensare per quale motivo c'è ancora bisogno di fare film che sottolineino (eh?) la difficile vita degli omosessuali worldwide. Sarà che il problema è talmente lontano da me, cioè per spiegarmi meglio che sennò così sembro uno di quelli che aggiungono i "ma" dopo frasi tipo "a me non danno mica fastidio ma", "io non sono razzista ma", intendo dire che è una problematica che non riesco proprio a elaborare, come se mi dicessero che nel mondo una piccola minoranza vive malissimo la sua triste condizione di proprietari di macchine gialle o di avere nell'armadio solo scarpe con la chiusura a velcro piuttosto che con i lacci (sto cercando degli altri esempi di cose totalmente stupide, inutili, superficiali, tipo che ne so avere un cineblog dove scrivere ogni giorno una recensione di film). Capito che intendo?
Ovviamente ogni volta poi mi rispondo che questa sensazione è un miscuglio perfetto tra un certo libertarismo che mi pervade (della serie "facciamo tutti quello che cazzo di pare con i propri genitali". ovviamente - inciso - tutti belli consenzienti e felici e pieni di umori) e un'ignoranza sul tema: non sono gay (cosa ormai riprovata da quella volta che Channing Tatum mi sventolò il batacchio sotto il naso) e non posso sapere davvero cosa vuol dire esserlo, e quindi, già, dovrei stare solo che zitto.
Eppure continuo a pensare che certe volte - solo certe volte eh - molte voci di quelle che a volte mi sembrano autoproclamate minoranze siano troppo sonore e incazzate, quando oh, datte 'na calmata che non ce ne frega poi più di tanto dei tuoi gusti sessuali, basta che tu non sia una brutta persona in senso generale. Dico cazzate?
Forse sì. Infatti come sempre quando inizito questi discorsi poi mi incarto, un po' mi sento scemo (sempre per quella cosa della superficialità di cui sopra) e mi mordo la lingua perché mi pare di sparare sentenze su quello che non conosco. 
Passiamo al film che in quei panni mi sento più a mio agio. 
Pride è un film del 1999... 
ah non è del 1999? 
Ah dello scorso anno? 
No perché mi sembrava proprio proprio del 1999, sai uno di tutta quella serie di film inglesi con le minoranze del terziario che si ribellano all'odiata Meryl Streep Margherita Thatcher e iniziano a fare tutti dei cortei e alla fine nel loro piccolo riescono a raggiungere quei diritti tanto inseguiti e meritati. Sai tipo Full Monty, Grazie Signora Tatcher e altri che ora manco mi vengono in mente ma vi assicuro che sono un vero genere cinematografico a sé stante, e assestante scene tutte un po' uguali (incontri iniziali pieni di diffidenza, bevute al bar con canzoni annesse, scena finale di corteo e vittoria con fermo immagine dei protagonisti che magari sollevano di peso il leader che ride (il rider, quindi)

e personaggi tutti un po' uguali tra cui il giovane irruento e quello invece dolce che scopre che fuori dalla sua stanza c'è un mondo

il vecchio saggio

la vecchina tutta té e centrini che si rivela una badass e fa il dito medio ai potenti


In Pride c'è tutto questo, proprio come sembra scritto su una sorta di 10 comandamenti per il perfetto film inglese sulla classe meno abbiente.
La storia - vera veramente - è quella di un gruppo di omosessuali che nel 1985 prese a cuore la lotta politica dei minatori gallesi, ovviamente mettete in una stanza un gruppo di gay londinesi e di minatori gallesi e succederà quello che succederà: sguardi truci, scenette esagerate dal più estroverso dei gay che la manovra Hair (ballare sui tavoli):


e inevitabilmente il minatore che si rivelerà omosessuale entro la fine del film.
Ripeto. Tutto visto. Tutto scritto. Eppure, ancora una volta, una storia del genere funziona, l'empatia con i personaggi (iconografici e risaputi) è totale, l'accento inglese e gallese come al solito adorabile, gli attori tutti perfetti, guidati dai più che veterani e stupendi Billy Nighy e Imelda - non sono solo la Umbridge - Staulton

e seguiti dal Misfits quello bravo

il Moriarty di Sherlock con Cucumberbatch

che peraltro realizzano un sogno:

Insomma, un film che non rimarrà in nessun ricordo da qui a qualche settimana, ma nonostante tutto, nonostante le scene di canti in coro stratelefonate, nonostante i personaggi scontati sia tra i gay che tra le lesbiche

che tra i minatori (ovvia la presenza dell'omofobo oltranzista che entro fine film difenderà i diritti dei gay come fossero suoi, cosa che in effetti sono) e nonostante sappia troppo di 1999, alla fine fa emozionare, in maniera sincera e pura. 
Comunque le scarpe con la chiusura a velcro non mi danno fastidio ma.
Illustrazione fica (si può dire fica o è sessista?)

E foto dei veri protagonisti di 30 anni fa:

CB ANTEPRIMA • Run All Night - Una notte per sopravvivere aka Schinlder's Fist 8

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Run All Night - Una notte per sopravvivere
Trama: Corri Liam Corri

A cosa si deve tutta questa bruttura nel mondo? Sono anni che me lo chiedo.
Non ci sono più valori. Non ci sono più eroi. Non ci sono più belle stagioni infatti piove tutto il giorno e io torno a lavoro dopo un mese di stop (quasi citazione di un film con Liam Naason peraltro, che poi è anche dello stesso regista di questo) e mi devo beccare il diluvio fottuto universale manco fosse novembre. Chi ci pensa ai diluvi universali eh? LIAM! È arrivato il momento che tu sgomini la criminalità intrinseca ed estrinseca dei diluvi universali a stagione invernale finale! Perché se non è parte della bruttura del mondo la pioggia io non veramente cos'altro!
Ma intanto, la lista delle cose brutte già prese a schiaffoni da quei due metri di cristiano che è Liam Naason si allunga. Ecco la lista:
Ed ecco l'allungamento:
• Boss criminale di New York, vecchio amico ma anche capo per cui era un killer spietato ma ora solo spiantato ma i due si continuano a rispettare in nome di un passato che gli ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita
il di cui figlio, ovviamente un perdigiorno cocainomane, cerca di ammazzare il di Liam figlio, ovviamente uno con la testa sulle spalle e una famiglia (pure quella sulle spalle, per fortuna sono abbastanza larghe, infatti è interpretato da quel bell'attore di Kinnaman - sempre con un nome molto vicino ad una salsa di soia, anche se è danese, o norvegese, o suddilì)
e insomma proprio un attimo prima dello sparo ammazzafiglio buono Liam ammazza il di boss figlio cattivo, e poi che fa? Ovviamente gli telefona. Telefona un po' a tutti Liam, lo sapete che lui ha la tariffa agevolata:




Il boss non la prende molto bene e giura vendetta, nonostante l'amicizia e il rispetto e blablacar, infatti la cosa bella del film è che i due non si scompongono mai, tipo che la telefonata sembra quella che si fa ad un commercialista
- Pronto Boss. Ti ho ammazzato il di tuo figlio che era cattivo. Sai, voleva ammazzare il di mio figlio che è buono.
- Ok. Dai. Facciamo che ora mando tutta la mia banda per le strade di New York ad scovare il di tuo figlio anche se è buono per vendicarmi, ok?
- Fai un po' tu. Ma ricorda che io sono Liam Naason. Guarda ti mando una gif su whatsapp che ho scaricato un'app che fa le gif. Aspetta eh..
Ecco mandata. Vista? Fica pure no, c'ha l'effetto 3D. Poi ti dico il nome della App.
- Ah sì forte. Vabbè dai allora ci vediamo alla resa dei conti finale ok? Ah, senti lo sai chi ho risentito, Common. Come non ti ricordi? Common, quello nero che fa il rapper ma anche l'attore, common non ti ricordi? Insomma è un killer più spietato di te, tipo di quelli che gli schiacci la faccia sulla pietra ollare bollente e lui continua ad inseguirti, sai quelli che sono rimasti sotto col T1000 di Terminator 2. Vabbé io te lo lancio contro, no te lo volevo dire.
- Ok, dai scusa devo andare... a dopo.
Ecco. Più o meno così.
Ora. Sul fatto che Liam Naason sia diventato il re dei film d'azione geriatrica (seguito a ruota da Denzel Washington e tra poco anche da Sean Penn) non ci sono più dubbi. Svetta - sarà anche l'altezza - su tutti, anche se non certo per originalità, infatti i suoi film sono TUTTI uguali. Tanto uguali che è inutile dirvi se lui è un ex-poliziotto o un ex-criminale, sarà sempre quel tipo di personaggio un po' tristone nella vita di tutti i giorni ma poi quando gli dai in mano una pistola... Il fatto è che i suoi film - uno più uguale dell'altro - hanno in effetti una grande differenze binaria: o sono fichi, o fanno cagare.
Questo è fico.
È fico proprio per tutte le scene d'azione e di Liam che spara e prende a sberle in faccia qualcuno e scappa e poi scontro finale col boss (o con il lupo) di turno, esattamente come quelli che invece fanno cagare fanno cagare per tutte le scene d'azione e di Liam che spara e prende a sberle in faccia qualcuno e scappa e poi scontro finale col boss (o l'hostess) di turno. Capito che intendo? 
Non sono gli ingredienti, è come li misceli. LIAM! È COME LI MISCELI! Pensaci tu a distruggere gli chef cattivi che miscelano gli ingredienti male e fanno impazzire l'impasto!
La presenza di Ed Harris ormai faccia di ramarro è una sicurezza, quella di Vincent D'Onofrio nel ruolo ricoperto nel film precedente da Forest Whitaker, quindi poliziotto buono al telefono l'unico che si fida di Liam è inutile.
Bonus totale finale assoluto la comparsata di Nick Nolte in versione Babbo Natale alcolista paurosissimo

The Working Dead

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Siccome ChickenBroccoli ormai lo considero lavoro, faccio la festa dei lavoratori. Ormai la qualunque per saltare un giorno (un mese di vacanza forzata mi ha fatto male lo so), ma tornerò il krumiro di una volta.
Ci leggiamo Lunedì con tutte le informazioni sul CHICKEN BROCCOLI SHOW di cui abbiamo una diapositiva:
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