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C&B ANTEPRIMA • Questione di tempo

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Questione di Tempo
Trama: Cuore? Dove stiamo andando non c'è bisogno di... cuore!

Mi piacerebbe stroncare questo film con due tre parole, ma che dico, ne basterebbe una, forse mezza. Ma la sua incredibile bruttezza merita qualche spiegazione in più - aggiungici anche che essendo andato all'anteprima, c'è quel misto di imbarazzo e rabbia nell'averlo visto gratuitamente senza nessun motivo valido se non la benevolenza altrui e doverlo comunque fare a pezzettini, quindi che si fa? Esimersi dal raccontare quanto è brutto per filo e per segno o fare quello una supercazzola del tipo "vabbé dai, caruccio"?
Facciamo così, se vi riconoscete in uno di requisiti il vi piacerà tantissimissimo:
• Siete idioti
• Siete innamorati
• Siete innamoratissimi
• Credete nell'amore
• Credete davvero nell'amore
• Siete veramente idioti
Se nessuno dei punti elenco vi soddisfa continuate...
Facciamo un passo indietro, un saltello nel tempo, tipo a poco fa, quando ho detto che solo se credete nell'amore e se siete idioti (che forse sono sinonimi) questo è il film per voi. Basta raccontarvi la trama: giovane rosso mal pelo (Attore sconosciuto che poi scopri ennesimo esempio di NEPOTISMO! È il figlio di Malocchio Moody, ex-Weasley infatti, lo abbiamo visto anche in Black Mirror), che vive in una casa ma che dico casa aiutame a di'castello in Cornovaglia che appena la vedi LA ODI per la bellezza dei paesaggi e dell'architettura, cresciuto in una famiglia PERFETTA che appena la vedi LA ODI per la sua perfezione : padre, Billy Nighy (lui l'unica nota positiva del film) papà perfetto, elegante, educatore amorevole

la madre è simpatica e ironica, leggiadra e liberale, lo zio è matterello ma ovviamente non pericoloso, la sorella una peperina un po' elfo un po' rockstar... chi non ci vivrebbe in una villa in Cornovaglia con la spiaggetta privata i golf un po' lisi con una famiglia che ogni giorno alle 5 prende il tè in riva al mare e ogni sera vede un film videoproiettato tipo arena?
Ecco alcune foto della famigliola felicissima con la sua vita bellissima, con le sue chiacchiere intelligentissime, i suoi momenti felicissimi... 

...vita, chiacchiere e momenti che - helloòò - noi non vivremo mai e che a livello di goduria cinematografica è pari allo zero, perché a me che cosa cazzo me ne frega di vedere la gente senza problemi? Credete che ci possa essere una qualche immedesimazione, uno "spengere il cervello" per dimenticarmi i miei di problemi solo perché sullo schermo non ne vedo neanche uno? Non. È. Così. Dovresti provare empatia, li odi.
Perché una vita vissuta nell'opulenza elegante, quella indossata senza sfrontatezza o arroganza, NON MI PIACE. NEANCHE. NEI. FILM.
A tutto questo si aggiungono due elementi distruttivi:
• I Viaggi nel tempo
• Rachel McAdams
Posso ben dire che sui viaggi nel tempo qualcosina la so, soprattutto dopo la full immertion della 24hous film pre-estiva. E se c'è una cosa che ho imparato dai film sui viaggi nel tempo è che tu li devi rispettare! Non puoi, non ti è permesso, prenderli sotto gamba, sono una materia così interessante, stratificata e con una tale mole di possibilità che anche solo pensarci ti esplode il cervello. Invece in questo film il tema Viaggi nel tempo è superficiale, è banale, è scontato e stanco, insomma come l'amore.
Il protagonista viaggia nel tempo, glie lo svela il padre al compimento dei suoi 21 anni: i maschi della famiglia viaggiano nel tempo.
Reazione? FICATA! CAZZO! GRANDE!!! No. Reazione: ah ok, andiamo a giocare a ping pong.
I viaggi nel tempo del film sono pochi, inutili (massì, torniamo a cinque minuti fa per mettersi una camicia più carina di quella indossata), non c'è neanche un paradosso che sia uno (fondamentali se si parla di viaggi spaziotemporali) e sono usati per un paio di dinamiche alla Ricomincio da Capo che non fanno ridere mai, tantomeno interessano. E, se questo non bastasse a far incazzare, il senso ultimo del film è questo: i viaggi nel tempo NON SERVONO se vivi la tua vita felice. AAAAAHHHH MA CHE CAZZO DICI?!?! Tu viaggi nel tempo e alla fine del film mi dici "non mi serve, ne faccio a meno", ma io ti ammazzo! Ma io ti rubo il potere e torno indietro mille volte e ti uccido mille volte in mille modi diversi solo per aver anche solo pensato che i viaggi nel tempo in fondo sono inutili, cristo. E per che cosa saresti così felice poi? Per lei?

Per questo sorcio fastidioso tutta mossette e faccine a uso e consumo del nostro odio? Dai sì, tre minuti di odio a gif. Pronti, via


Povera Rachel, inchiodata a eterna fidanzatina, come si evince dalle sue locandine che cambiano solo per il nome dell'attore e pee l'opzione conpioggia/senzapioggia:
E questa volta poi, di nuovo, ragazza di viaggiatore nel tempo, un vero Deja Vu.
E insomma amore, di quel tipo di amore che vai in metro e balli. 

Vai nella fottuta metro che di solito è piena di gente che spinge, che puzza, che borseggia. Ditemi dove sta la metro dove puoi ballare, che la bombardo.
Poi oh, io lo so che adesso voi pensate che io ce l'abbia con l'Amore in generale, che sia stato ferito chissà dove chissà da chi e che quindi appena vedo due sullo schermo che fanno tutte quelle cose dell'Amore io li odio e basta in modalità Scrooge. Non è così, ricorderete. Ma la questione qui sta tutta nella patetica scrittura del film.
Il fatto è questo: se vado a vedere un film action scritto con il solito schema da film action, io ci posso anche stare, se ci sono macchine grandi che esplodono, gente muscolosa che si mena, battute inutili dette nei momenti più impossibili... ma quando lo schema (praticamente un format) è adagiato su "le cose dell'amore" allora tutto dà il triplo del fastidio, irrita, stanca, mi vendi l'Amore, porto a casa l'Odio.
Il regista e sceneggiatore è quello di Quattro matrimoni e un funerale, che era sì un film su "le cose dell'amore", ma bellissimo, divertente, un meccanismo perfetto. Ripetuto bene anche in Notting Hill e Love Actually... Qui siamo dalle parti degli Harmony, scritti per gente che ha spuntato ognuna delle voci dell'elenco ad inizio post, più volte i punti 1 e 6.
Ultimo punto negativo che tanto non bastavano: non c'è un comic relief che sia uno: i due che potevano esserlo (la sorella pazzerella, peraltro l'ennesima, se conti quella di Quattro Matrimoni e di Notting e lo zio svampito, che poteva benissimo dare il La a scene del tipo che lui viaggiava nel tempo ma tu non lo vedevi e ogni volta tornava dai suoi viaggi vestito come una diversa epoca tipo una volta figlio dei fiori una volta Anni 20 e via così (idee regalate gettate al vento, le spara Ciebbì)
Poi magari a voi piace leggere gli Harmony, e allora buon film.
Io so che vorrei tornare indietro nel tempo, a quando non avevo visto Questione di tempo, perché è un brutto film, Amore o non amore, idioti o non idioti, Rachel McAdams o... no, in effetti lei ha molta parte della colpa.


C&B ANTEPRIMA • Planes

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Planes
Trama: Scem on a planes

Planes è il peggior film della Pixar Disney.
Peggio.
Planes è uno dei peggiori film in animazione digitale degli ultimi anni.
Ebbene sì, è peggio dei Croods, è peggio del Gatto con gli Stivali, è peggio persino di Turbo (BUM!). Avessi scritto questa recensione ancora carico della rabbia e della pena provata durante la visione avrei detto che è peggio persino del primo Era Glaciale. Ora la pena e la rabbia sono scemate (!) e hanno lasciato spazio solo ad una sconsolata consapevolezza (sconsapevolezza), la Pixar è morta. O meglio, è arrivata la trista ora per noi in cui non ha più senso pensare alla Pixar come quella casa di produzione capace di realizzare i capolavori, quei film che fanno gola ai bambini ma che piacciono più ai grandi, quei film che se avessi un figlio sarei contento fossero parte della sua educazione.
Certo, non che si presentasse come il migliore dei progetti, questo Planes: spin off dei peggiori Pixar (Cars e Cars 2) è la storia di un aereoplano di campagna che sogna di fare una gara ai massimi livelli. Un'idea di 70 anni fa:
Il problema però - come sempre - non è la storia non tanto originale (a tutti piace il protagonista che sogna e con caparbietà e coraggio riesce a realizzarsi) quanto il suo svolgimento: Planes è scritto malissimo (non fa ridere mai, MAI, anzi non fa neanche sorridere), ha un protagonista brutto e stereotipato, dei comprimari talmente scialbi da farti rimpiagere Tricchetto (il che è tutto dire, è come rimpiangere Jar Jar Binks), insomma eredita da Cars i suoi difetti peggiori: dal primo questo design bislacco di mezzi di locomozione umanizzati, che però vivono in un mondo a misura d'uomo, con palazzi, fattorie, grattacieli e tu stai lì a chiederti "ma, scusa un attimo, se questi non hanno le mani, come diavolo le hanno costruite le cose, e soprattutto... perché?!"
Mentre dal secondo eredita quella fastidiosissima abitudine di proporre allo spettatore una selezione di aerei (lì erano le macchine) di diversi Paesi, ognuno un luogo comune ambulante volante: il messicano "caliente", l'italiana sensuale (doppiata da una proto-erotica Micaela Ramazzotti che sembra una telefonista di un servizio 144 hot, che con questo ha fatto il bis del marito doppiatore penoso), l'inglese burbero, l'hindiana misteriosa... insomma una roba da orticaria (ricorderete la macchina da Formula 1 napoletana... ecco.)
Insomma, se fossero stati più onesti e avessero messo Planes in commercio in dvd, giusto per farlo comprare alle nonne in visita ai nipotini la domenica a pranzo e non presentarsi a mani vuote (nipotini dai 3 ai 5 anni, già uno di 6 le sputava in un occhio, alla nonna col dvd di Planes in mano) , lo avrei accettato; invece no, invece Planes nelle sale, come un film Pixar, o come quel 1/2 film Pixar di cui parlavamo qui (quindi il film Pixar dell'anno è Monster University, non era il 1/2 giù quello?)
Non entriamo poi nel reparto tecnico, il design è sciatto, gli sfondi accennati (ci sono minuti e minuti di nuvole senza uno stralcio di fantasia e altri minuiti e minuti di orizzonte marino che... insomma...), il character design è svogliato, la storia patetica. Insomma, anche l'innovazione tecnologica made in Pixar è messa da parte
[clicca]
C'è UNA scena carina (ma proprio perché non vuoi pensare che sia TUTTO orrendo), quando la coppia che si sta per formare (poi, una coppia di aerei, come si riproducono?) fa un volo incrociato in un panorama indiano e al posto di uno stormo di fenicotteri si libra in volo uno stormo di droni. Neanche una piccola apparizione dei protagonisti di Cars, che pure se odiati avrebbe fatto sorridere, gli inside joke fanno sempre sorridere, e io non ne ho visti neanche di quelli tipici Pixar. L'unico joke carino, per noi italiani inesistente, è che i due jet militari che ad un certo punto aiutano il protagonista sono doppiati da Val Ciccione Kilmer e Anthony Ciccio Edwards, quelli di Top Gun. Ah. Ah. Che. Ridere.
E basta. 
Il resto è un disastro, aereo.
E sapete quanto mi scoccia fare a pezzi i film visti in anteprima, soprattutto quando ci ho rimediato anche dei gadget. Tipo adesivetti glitterati
E un quadernino metalizzato con tanto di aeroplanini da costruire.

L'ho fatto. E ho anche provato il battesimo dell'aria, ecco come è andata:
Precipitazioni. Stallo:

Roba che quel time lapse di 25 secondi fatto qualche tempo fa è 25 volte più emozionante
Possibile che essere diventati a tutti gli effetti Disney (anche se lo sono sempre stati, ma la percezione era quella di uno Studio più libero da ragioni commerciali) abbia definitivamente affossato lo spirito Pixar? Perché Planes non ci mette neanche il minimo impegno a nascondere il motore primario della sua esistenza: sembra proprio che il ragionamento dietro questo film sia stato puramente commerciale, del tipo: venderò talmente tanti aeroplanini  di plastica nei centri commerciali che anche se il film non lo vedrà nessuno, io ci avrò comunque guadagnato. Gli scaffali sono già pieni...


Che figurati, non sono certo quello che non ama il merchandisign, anzi, ma così è troppo. Fare un film con il solo fine di fare i pupazzetti, e non il contrario, non va bene. Davvero siamo arrivati a questo? Io non ci voglio credere, anche perché io alla Disney devo l'emozione visiva più forte che ho avuto quest'anno... ma questa, come si dice, è un'altra storia.

Eppure non è che l'aeroplanino Disney in sé sia qualcosa di brutto

e sapete anche che io ho un debole per aeroplanini.
Se poi aggiungi che la Pixar del futuro ci riserva progetti nuovi non troppo esaltanti, e che anche l'ultimo corto di Toy Story delude parecchio nonostante il tema "horror" che poteva regalare grandi momenti e grandi personaggini
e che sono in preparazione ennesimi 1/2 film, tipo il seguito di Nemo. Ti viene lo sconforto. Anzi proprio la rabbia che risale che ti viene voglia di prendere un 747 e buttarlo addosso agli Studi Pixar Disney, quando poi scopri che a luglio esce... Planes 2. Ebbene sì. 
E pensa che il colosso Disney si è comprato anche Star Wars. Quanto dovremo aspettare per questo?
Addio, Pixar, è stato bello, bellissimo. Ma ora è finita.

C&B ANTEPRIMA • Thor - The Dark World

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Thor - The Dark Word Loki
Trama: Il re di Asgard

Il Re, il King, il Dio, è solo lui, Loki, ok? Lo King.

In effetti lo avevamo capito già dal primo Thor e da Avengers: Loki è il miglior cattivo Marvel e il secondo miglior cattivo cinefumettoso (dopo il Joker e prima di Doc Octopus, a proposito di Doc poi ricordatemi che devo dirvi una cosa che ho sentito dire a Lucca Comics & Games che mi ha aperto un mondo nerd).
Loki è cattivo, ma spinto alla cattiveria per una calcificata sensazione di non appartenenza (- È un asgardiano - Ha ucciso 83 persone - È adottato...). Se solo Odino amettesse di essere molto più simile al suo figlio adottivo che a quel biondo ossigenato:

Loki poi è scaltro e ironico, cattivo luciferino e "serpentino", sempre pronto all'inganno. Loki è un cattivo a tutto tondo - pure se è segaligno - che non si lascia andare a furia cieca o al menar di mani, no, Loki una ne dice e mille ne pensa e centomila ne trama. Per questo ci piace Loki, a me e a TUTTI gli altri, tutti quelli che l'hanno assunto come vero protagonista della saga di Thor (e non a caso anche negli Avengers).
Ecco cosa succede al SanDiego Comic Con quando appare lui:

Ecco cosa succede quando il belLoki si diverte con autoironia:

E lo stesso è successo durante la proiezione in anteprima al Lucca Comics la scorsa settimana: ogni singola volta che Loki appariva o apriva bocca partiva il fan dom, applausi spellamani e grasse risate (nonché lunghi sospiri e frenetico accavalar di gambe da parte delle spettatrici, scatenate a destra dai pettorali di Thor e a sinistra da me dal fascino profondo e da "stronzo" di Loki.
Esatto, ho visto Thor 2 in anteprima a Lucca, la fiera del fumetto che è diventata a tutti gli effetti la fiera delle vanità dei cosplay, che saranno pure una razza strana, che saranno pure tanto bistrattati dai fumettisti che si sentono tanto artisti, ma che sono divertenti e il colore innoquo che regalano alle fiere del genere è il collante che tiene insieme 200.000 persone (questo il numero di presenze per questa edizione). PErché questa sparata pro-cosplay? Perché mi hanno rotto le palle quelli che li prendono in giro, quelli che "noi facciamo arte, non fumetti, noi che in italia tutti ci vogliono male in francia sì che il fumetto" e poi arriva Zerocacare e vende più di Volo. Basta lamentele.
Ma c'è anche un motivo puramente cinematografico del perché Loki funziona così tanto, un motivo che va oltre alla costruzione del personaggio, ed è Tom. Tom è Loki, Loki è Tom.
Hiddleston è esploso proprio grazie a Loki, e con un contratto già firmato per altri tre film, la simbiosi sarà sempre più potente.
Non si può - non. si. può. - non provare un amore viscerale per Tom/Loki: è bello, affascinante (non sempre le cose vanno a braccetto, vedi proprio Thor che è bello, ma ha più fascino il suo martello)

E è bravo, bravo davvero, anche oltre al minimo richiesto per l'interpretazione di un film da fumetto. Se poi ci aggiungi che parla tante lingue:

Anche il velociraptorese:
Che gli piacciono i bambini:

Che gli piacciono i vecchi:

Che balla come un matto:
E che è pure simpatico:
Ma anche un timidone (o l'intervistatrice una mignottona?):


E che al contrario di LEI 
(colei che non notammo per bene la prima volta soffocata dal bel visino di Natalie Porthorman e dalle tettone di Kat Denning, ma che invece ora si fa notare eccome) che si presenta alle anteprime così (s)vestita:
Lui non ha bisogno di questi mezzucci per farsi fotografare, anzi è dotato di grande e istrionica ironia:
Insomma Loki/Tom ha vinto, ha vinto tutto: personaggio preferito non solo di Thor, ma dell'intero universo Marvel e attore perfetto e meritevole di ogni bene, groupie, fan, oscar che incontrerà nella sua carriera. 
Detto questo, il film. Che diverte, intrattiene e ci è piaciuto, e pure assai.
Ok, forse essere nel mondo parallelo di una fiera di fumetti dove nella piazza centrale c'era questo
E dove la gente si vestiva così, donne
e nonni compresi
E anche filtrato dagli occhiali-gadget più belli di Asgard
tutto è sembrato migliore di quanto non fosse, anche la presenza sul palco del doppiatore di Thor (capito, a loro Tom, a noi la voce di, evvabbèddai), è stato comico vedere Thor "vero" sullo schermo, e poi chiedere scusa, permesso, è libero quel posto? a Thor col martello fatto di carta stagnola (parevano tutti Aniene) seduto accanto a te mentre messaggiava e twittava
Thor 2, prima di tutto, è divertente. Messe da parte le tirate shakespeariane del prima, ma non tralasciando, anzi intensificando le problematiche parentali tra i due fratelli martelli (lo si vede anche dai poster giapponesi, sempre più veritieri di altri)
Thor 2 perde un bel po' quell'alone autoriale che aveva guadagnato e diventa più una commedia supereroistica:
Non sto assolutamente dicendo che sia un male, anzi. L'unico appunto è: se Thor diventa il personaggio di ridere della Marvel, allora Iron(ic) Man che farà nel prossimo? Il cabaret? Il café-chantant? L'avanspettacolo? Il teatro di rivista col bastone di bambù e il cappellino di paglia? Zelig? Ecco, giusto questo. Ma tralasciando cosa accadrà a Stark e alla sua carriera anti-ChecchoZalone, rimane il fatto che Thor 2 fa ridere proprio di gusto, con quel tipo di inside jokes (dico solo "Cap America") che fanno la gioia di noi nerdoni, anche di quelli che non lo vogliono ammettere. Invece va ammesso, perché se allo stato attuale i film tratti da fumetto sono tanti, sono i più remunerativi (che nella mia filosofia pop sarà sempre un motivo di ammirazione, tranne per Checco Zalone, ovvio, lì si tratta di fenomemi di scostumatezza e ignoranza...) e vincono pure i premi (Vita di Adele, non è per rovinarvi la festa da cineclub francioso, è tratto da un fumetto), siamo tutti nerd. E fieri di esserlo mentre ci gasiamo della spettacolarità di certe scene, di Idris Elba che finalmente si schioda da quella stanza sbrilluccicosa e distrugge astronavi, e di Xena che mena le mani, non menate le mani anche voi però...
Cosa rimane oltre alla simpatia (per dire, da che il personaggio ridere del prima era riservato a Kat Dennigs, ora a far ridere ci sono anche Loki, Thor, il professore, Natalie Portman, un mostro a quattro zampe gigante.. e ad un certo punto ci prova pure Odino... poi non ci riesce ma apprezzabile lo sforzo)? Rimane che Thor è spettacolare nel modo giusto, non come Cap America che alla fine sono soldati che si sparano, qui ci sono gli universi, i fulmini, le botte assurde, i portali spaziotempo, le tettone di Kat Dennings.
Purtroppo non c'è un buon cattivo - fagocitato come è ovvio da Loki: un alieno incazzoso che vuole distruggere tutto a suon di oscurità che insomma datte una calmata chittese. Poi sarà che io con i nemici alieni guidati da una cieca rabbia non mi ci appassiono proprio (vedi anche Man of Steel o il primo Star Trek)... ma dai, perdonabile quando nelle mani hai le motivazioni di Loki. Motivazioni ricordiamo giu-stis-si-me, riassumibili così:
Non ci credete quando fanno le conferenze stampa, non ci credete:
A proposito, sapete che la Disney si è comprata ANCHE la Marvel no? quindi daje, daje di megaiperstraultracross.over! Già ci sono tutti le coppie:
[clicca]
E il nuovo simbolo della città
Ah sì, poi c'è anche tutta una storia di Thor, un biondo che passa di là e non si capisce proprio perché gli hanno intitolato il film quando avrebbero dovuto intitolarlo Loki, come già suggerito. Insomma ci sta 'sto Thor finalmente thorna da Natalie Portman (bravo Thor, tutto quel casino a New York e neanche una telefonata, non ci crede nessuno che proprio non hai avuto tempo, ci sono tutte quelle volte che stavi a braccia conserte su quella portaerei volante che un skypatina...), ma in fondo in fondo, chissenegrefa, chissenefrega anche che arriveranno Cap America 2 e poi The Avengers 2 e poi guardian of Galaxy di cui abbiamo visto una clip e che già preannuncia la cazzatona e che la Marvel si è ripresa i diritti di Ghost Ridere e Daredevil e che aspetta al varco quelli di Spiderman e degli X-Men e che lo so che già sta pensando a Marvels e Crisis e House of M e chissà quanto altro...
Io so solo che quando appare lui

Non ce n'è per nessun altro.
UPDATE di qualche ora dopo. Come giustamente i più attenti di voi (1 di 2) mi fanno notare sui commenti avevo promesso il momento nerdone relativo al Doc e poi, perso tra trasparenze e capelli unti, mi sono scordato. Questo la dice lunga sul mio deficenz dell'attenzione.
Insomma trotterellavo tra i cosplay e i fumettoidi artistici quando ho rubato una frase che suonava così:
«Certo qualsiasi personaggio che ha "DOC" prima diventa automaticamente un fico»
Ci ho pensato su, e... cavolo... è vero!
(clicca... e manca Zoildberg)

C&B al FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA again

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E questa volta il gioco si fa duro e quindi non facciamo battute spiritosone. Sì perché Ciebbì - al contrario di quella volta che si era sorbito tutti i film giapponesi senza ancora essere impazzito per i giapponesi e dopo essersi visto i film inglesi in inglese se - ecco che questa volta Ciebbì c'ha l'ACCREDITO aiutame addì.
Insomma, Jennifer, Christian e Joaquin, andate avanti voi che poi arrivo!
Ho saltato a pie' pari l'inaugurazione di ieri - e da qui evinciamo la serietà e la professionalità - e il mio Festival inizia oggi. Ed ecco che per la prossima settimana vi sorbite dei post fastidiosissimi di me che vado in giro con il blocchetto degli autografi, l'iPhone molesto per fotografare tutto, ma soprattutto Jennifer Lawrence.
Perché sì. Perché anche se il primo l'ho trattato a peste e corna, viene Jennifer e metti che poi mi si siede vicino e poi sai quelle cose che leggi sul giornale "Jennifer si innamora di cinecritico broccolo italiano! Si sono sposati la sera stessa e hanno già sfornato tre bambini"
Vedi mai... 

Il primo perché dài, alla fine a Elio gli vuoi bene, certo Veronesi non è proprio sinonimo di "bel cinema itaGliano", ma diamogliela 'sta possibilità (disse quello che ci entrava gratis). 
ll secondo non ha bisogno di presentazioni: Matto Meccanigo (che ormai è Attore) dimagrito cento chili. Jared Leto (che ormai è Scemo) dimagrito duecento chili, tutti e due hanno l'Aiz. Ci sarà da strappalacrimare, oppure no, oppure sarà un film di merda che però regalerà qualche candidatura ai protagonisti.

A proposito di candidature, facciamo che basta, facciamo che glie lo dai 'st'Oscar a Joaquin e non se ne parla più anche perché l'ultima volta hai veramente giocato sporco. Poi ci sta Scarlett che fa solo la voce, Rooney Mara e Olivia Wilde. Dirige Jonze. Possibile miglior film del festival.

Dopo l'innamoramento in ritardo per i pagliacci, ecco le streghe (e quando leggerete che questo è l'anno delle streghe, saprete chi l'ha detto per primo. Io, per inciso) di quel pazzo di Alex De La Iglesia. Non vedo l'ora.
E poi il filmone americano del regista di The Host. Supercast, treno tra i ghiacci perenni in perenne movimento, microcosmo interno tra piani alti (prime classi) e poveracci (vagoni letto), Trenitalia chissà che ne penserà...

Lo so, la millemillesima volta di Romeo ama Giulietta, l'ultima volta è stato un disastro. Ma questa versione l'ha scritto Fellowes (Godsford Park, Downton Abbey), la curiosità è lecita.
Qui siamo dalle parti di "film di attori", su tutti Christian Batman e Woody Harrelson. Non so neanche di che cacchio parla...

Remake di Eli Roth di Cannibal Holocaust. Che non ce lo metti un horror di mezzo?

E poi un incontro. Con Wes. Sapete che sto maturando questo fastidio per l'amore spropositato di cui ormai Wes gode in tutta la social-internet-sfera: dice "ciao" e tutti "ooohh quei ciao pastello e surreali come solo Wes li sa dire". Ma quasi quasi, vederlo dal vivo che parla di sé, chi se lo perderebbe... in più c'è un suo corto inedito. L'ultimo suo corto ci mostrava le grazie di Natalie Portman, fosse mai (sì, vado al Festival per vedere le attrici e non i film, e allora?)
Ci vediamo lì, sono quello col Pass.

C&B FF ROMA • Giorno 1 • Tutta la vita davanti - Lettere al Presidente

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- Ciao sono Ciebbì e sono venuto a ritirare il mio pass
Dico con sguardo allusivo e portamento regale alla povera crista che mi siede davanti.
- Abbravo so' 50 euro tiè er passe co questo ce fai quello che te pare abbasta che nun vedo più la tua facciaccia coll'occhio storti qqua davanti che mmedai fastidio. Ciao bello.
Ecco, questo per smitizzare subito la questione pass. Lo hanno dato a cani, porci e pure a me.
E il cinema sarebbe un settore in crisi? Dalla mandria di gente che vaga persa per i corridoi dell'Auditorium proprio non sembrerebbe.
Che poi le vedi subito le tipologie di persone coinvolte.
Ci sono quelli del gotha economico cinematografico: produttori, sceneggiatori, ancora produttori, direttori di festival, uno vestito come un cantante prog, registi, gente aumma-aumma che parlotta e fa combriccole massoniche come se dovesse decidere l'andamento geopolitico della Terra o far esplodere una bomba nucleare, li chiameremo i Massocinematografici
Poi ci sono gli attori. Quelli ItaGliani. L'actor watching ha già spuntato esemplari di Violante Placide, di Gianmarchi Tognazzi, di Giulie Michelini, di quella specie sicula di cui non ricordo il nome, di Francesche Einaude, di quello col bozzo in faccia che faceva i RIS, il bello è che gli Attoritaliani per fare due passi ci mettono tre ore perché non sia mai che qualcuno non si sia accorto che stanno lì. Però se qualcuno poi va lì a chiedere una foto fanno la faccia sostenuta e gli occhi al cielo e "dai, vabbé, facciamo presto però che devo fare un movemento di un centimetro nella prossima mezz'ora"
Ci sono poi gli spettatori normali (i miei preferiti) gente che - bontà loro - vuole solo vedere il film, li chiameremo Spettatori normali.  Non gli importa nulla di farsi fotografare o di far sentire la propria opinione a chi gli sta intorno, come invece ci tengono molto i critici, che chiameremo i Critinici. Ecco, questi sono la peggior specie. Sono tutti con il loro tesserino al collo, il programma superscarabocchiato per incastrare visioni e tutti, inesorabilmente, nessuno escluso, ti fa venire la voglia di:
E insomma questa tipologia infesta l'Auditorium, sono tra noi! Vagano! Se ti mordono diventi come loro! The Critic Dead! Aiuto.
Ultime ma non ultime ci sono le mignottone:
[Seguite in modalità stalker ovviamente per meri bisogni giornalistici]
Che chiameremo educatamente... le Mignottone. Loro proprio sono splendide perché non si sa dove vanno, non si sa da dove vengono, non si sa che vanno a vedere, con chi sono, non si sa neanche se capiscono l'italiano, se sanno cosa essere film, se capiscono dove sono. Loro si sono solo messe il paio di tacchi più alto che avevano, il reggipetto più piccolo che hanno trovato, la gonna più corta e sono corse qui. A fare che, non si sa.
E poi ci sono io, che chiameremo, Ciebbì, che non fa parte di nessuna di queste categorie e ci posa il suo occhio clinico e cinico, soprattuto facendo sguardling alle attrici.
Oggi Ciebbì ha visto due film, dei 68 previsti. Ma sapete com'è, qui devi ritirare i biglietti del giorno dopo il giorno prima, quelli di due giorni dopo quattro giorni prima, quelli di tra tre giorni due mesi fa, quelli dell'ultimo giorno devi scavare nella Roma sotterranea e trovare una capsula del tempo lasciata da tuo nonno con dentro i biglietti. 
E insomma va così, magari li recupero, magari no.
Ho visto
L'ultima ruota del carro
Trama: Elio e la storia pesa

L'ultima ruota del carro è un colpo a salve.
Non è una commedia, non è un dramma, non è un film storico, non è romantico, non è tragico, non è comico. È un film fatto di tutte queste cose e che alla fine è come il colore del pongo quando facevi le palle con tutti i colori e diventava una mappazza grigia schifosa.
Elio è, per l'ennesima volta, uno di noi. Un ragazzino normale, poi un adolescente normale, poi un giovane normale, poi un adulto normale, poi un vecchio normale. Insomma uno normale.
Intorno le cose normali ma anche un po' speciali della vita, come quella volta che ma tu dimmi, era andato a lavorare in una casa col padre tappezziere, e parcheggia proprio dietro alla macchina con dentro il cadavere di Moro, oppure quell'altra volta che pensa te stringe amicizia con l'artista famoso (palesemente Schifano, anche se non detto) che lo tratta come un amico e non come un facoltoso compratore.
Di fatterello in fatterello, di partito in partito (socialisti, comunisti, berlusconiani), di silicone posticcio attaccato sotto il collo a parrucche assurde che sono l'unico modo con cui i costumisti italiani riescono a definire l'età di un personaggio ecco che Elio "uomo qualunque" diventa il tipico italiano, lo chiameremo Elio Italiano.
Ma il problema è evidentemente Veronesi, un regista scialbo, che fa un film superficiale come il suo protagonista, voleva fare una cosa alla Meglio Gioventù, si muove incespicando sui luoghi comuni di romanità e italianità, non graffia mai, neanche una volta. Non commuove perché le volte che ci prova, il "colpo" arriva talmente lento che anche una lumaca riuscirebbe a schivarlo.
Il film è "tratto" dalla vita qualunque di un uomo vero, uno che vive a Borgo Pio (quartiere di Roma) che poi qualche anno fa - a suo dire - ha vinto 500.000 euro con un gratta e vinci e poi la moglie ha buttato il biglietto e lui è andato a Malagrotta ad aprire i sacchetti uno a uno, a dirla così vacci a credere e insomma che sfida ma la vita è bella anche se fa male e torneremo a farci sposare dalle infermiere lalalalala.
Ad esempio, qualche tempo fa, un processo creativo del genere (prendere la vita qualunque di un uomo qualsiasi) stava dietro quel Tutti contro Tutti che non aveva entusiasmato, tantomeno esaltato, ma almeno lì c'era una spaccato preciso (la casa occupata), qui ci sono 30 anni di vita che passano di palo in frasca.
È un po' lo stesso discorso che feci per La nostra vita. Per carità, mettere le vite comuni dentro un film può creare quel senso di immedesimazione unico (neorealismo, anyone?) ma devi veramente essere bravo, veramente bravo, sennò è solo una sequela di scene più o meno quotidiane che francamente, le vedo ogni giorno, dalle 7,30 quando mi sveglio a quando vado a letto alle 11:00... 10:00... 9:40 ok! Sono stanco in questo periodo! C'ho certi cazzi che se li racconto ci fanno un film... pensa che noia. Però saprei benissimo a quale attore farei fare il protagonista. Peter Sellers Gerald Butler
Attori di contorno ai limiti dell'inutilità, Ricky Memphis avrebbe potuto dare al suo personaggio arrivista e falso predicatore delle venature molto più profonde, invece sembra solo un coglionazzo col mito del soldo che venderebbe il miglior amico per far carriera (in effetti è quello che fa) e si fa quasi rimpiangere quando era Immaturo.
Pensa che l'unico veramente bravo (anche Germano nettamente sotto tono) è Haber (che fa il proto-Schifano).
Quello che manca nel film è la costruzione. La vita vera, ogni vita vera, è una costruzione: parti dalle fondamenta (in questo caso il rapporto con il genitore è conflittuale, e c'è un madido tentativo di far diventare il pittore una sorta di figura paterna) e poi mattone dopo mattone (qui i fatti della vita), tanta malta (la famiglia) e se proprio ci riesci qualche rifinitura ben fatta (nel film non ce n'è, certo non può esserlo la Cesarona Mastronardi, in un'interpretazione trasparente), e hai la vita (il film).
Insomma un film da servire all'ospedale, scialbo sciapo e incolore. Tutto il contrario del documentario che ho visto - in maniera fortuita visto che le proiezioni di Matto Meccanigo con l'Aiz e le Streghe erano tutte occupate da Massocinematografici, Italiattorini, Critinici e Mignottoni - che racconta di una cosa strana. Racconte di:
Lettere al Presidente
Trama: Caro Presidente ti scrivo, così mi lamento un po'

Esatto, il documentario è una raccolta audiovisiva (il tutto sotto l'agida del benemerito Istituto Luce, tutto il reparto visivo è tratto da immagini di repertorio) di lettere che gli italiani hanno scritto - in un arco temporale che va dal 46, fondazione della Repubblica - al '69, anno dell'allunaggio.
Le lettere sono tante e molteplici, da tutta l'Italia, da ogni tempo, e di ogni tipologia: si va dalle questioni serie come il lavoro, o meglio la sua assenza, all'energia elettrica nelle campagne, all'istruzione, al comun senso di Patria fino ai lunatici veri tipo quella che chiede al Presidente un prestito eventualmente con interessi per rifarsi le gambe, al tipo che sostiene di indovinare il sesso dei nascituri e vuole quindi un riconoscimento statale per questa sua capacità, c'è il carcerato che sostiene di poter dare una spinta alla marina italiana con un attrezzo segretissimo di sua invenzione e chiede al Presidente di poterlo testare (lettera accompagnata da, presumibilmente, il direttore del carcere che sconsiglia vivamente di prendere in esame la proposta visto che chi l'ha scritta è più volte evaso da diversi carceri) a quello che si lamenta perché "so che le donne hanno sempre più diritti! Addirittura molte guidano la macchina! Dove andremo a finire, Presidente!" .. oddio questo mi sa che ci aveva visto lungo.
Il motore del film è stato il contatto con tre amici di Tortoreto (ci sono stato a Tortoreto, ho dormito tutto il tempo) che scrissero una letterina al Presidente in cui gli chiedevano di aiutarli per il loro progetto: andare su Marte.
Il documentario non ha una vera e proprio dignità filmica, lontano dal raccontare una storia, racconta più un modo di essere - essere italiani - sempre a metà tra purezza e cialtroneria, amor proprio e furbaggine, bellezza e cretineria.
E poi ci sono le facce, i visi lombrosiani (criminali o meno) che ci guardano spauriti, non spavaldi come ora nelle interviste per strada. Questi documentari fatti di filmati di archivio sono sempre belli, ti ricordano com'era l'Italia, che stiamo sempre qui a criticarla, io in prima fila figurati, ma che poi amiamo e non lasciamo veramente mai, campanilismo docet.

Non so proprio dove potrete recuperare il doc, ma se vi capita, vedetelo.
Io come sigla finale ci avrei visto bene questa:

Scusate me ne devo andare perché una folla urlante di ragazzine spinge le transenne, non le tengono più... arrivo arrivo! 
Ah no, è Jared Leto, tutte se lo vogliono portare a leto (scusate.) Infatti sento co 'ste orecchie sta frase: "aho, io me so messa le mutande pulite e profumate se lo becco glie le tiro". Io corro al bagno a ossiggenarmi i capelli, perdere una 10 di chili, diventare un rockstar, fare due foto su sfondo bianco, e torno ma.. niente, è andata via.
Lo vedete quel puntino con la faccia da culo là in fondo, è lui. Non ne ho una più vicina, non vorrete mica che mi faccia schiacciare sulle transenne dalle ragazzine infoiate?
Vabbé. Oggi è andata così, un film brutto sulla vita, un film bello sulla vita. Proprio come la vita, un po' bella e un po' brutta.
Intanto, prima di andarmene, saluto le sise di Clauda Pandolfi in una foto artistica in sala stampa, il che mi sembra doveroso dopo il nostro battibecco (io il batti, lei il becco) di qualche tempo fa:
Comunque c'è UNA cosa per cui posso veramente andre a letto felice. E cioè che ho visto OLIVANDER! Esatto, l'Auditorium è come Hogsmeade, e dopo il Ministro della Magia oggi ho incontrato OLIVANDER!

Che mi ha detto:
"Ricorda C&B, è il cineblog che sceglie il giornalista, non il contrario. 
Mi chiedo se... [seguono lucine]
Hai fatto grandi cose, C&B... TERRIBILI CERTO! Ma grandi..."
E poi due cose sul computer gentilmente offerto dalla sala stampa in auditorium. La prima è controllare il cestino e gli ultimi documenti aperti. Uno è "Calendario Calciotto", questo per dirvi l'interesse assoluto dei Critinici alla kermesse, un altro è la critica di Manto Acuifero, che ho letto, e che mi ha fatto passare la voglia di vederlo. Attenti ai documenti che lasciate sui computer, che c'è C&BSI che li apre.
L'altra cosa che faccio, è questa:
Occupy Festival.

C&B FF ROMA • Giorno 2 • Her

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DI BUON ORA COMINCIA LA GIORNATA DELL'ITALICO CINEAMATORE.
VISPO E LESTO, TOSTO E CARICO COME UNA BAIONETTA, IL CINEAMATORE SI SVEGLIA E SUBITO CORRE VERSO IL FESTIVAL DEL CINEMA IN ROMA. 
SICURO CHE, ARRIVANDO ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA, TROVERà AD ATTENDERLO SOLAMENTE IL DESERTO DEI TARTARI.
E invece col cacchio. Invece la folla. La mandria. Raminghi come pecore al pascolo senza pastore, i Critinici si affollano ai cancelli che manco gli zombi di Walking Dead. Corneeetttoooo. La sensazione di The Critic Dead ormai è sempre più netta, aiuto.
Insomma dài, non ci puoi proprio pensare che la domenica mattina in Roma c'è davvero così tanta gente che si sveglia e va a vedere un film. Dove sono finiti i bei romani di una volta, quelli che se non era mezzogiorno non ci si svegliava e se non erano le 3 non ci alzava dal letto.
Siete molto cambiati, romani, non vi riconosco più.
Ammetto che il motivo di questa alzataccia si è poi rivelato del tutto giustificato. Io e tutti i Critic Dead abbiamo visto
Her
Trama: Her mess

Il nuovo film di Spike Jonze, quello di Essere John Malkovich, del Ladro di Orchidee, del Paese delle creature selvagge, ma soprattutto di tanti e tanti video musicali, storici, indimenticabili.
Credo non ci sia bisogno di raccontarvi la storia di Her, si attendeva da tempo questo film. Ma se mai ce ne fosse il bisogno eccola qui: Theodore, un giovane introverso e diversamente sociale (per non dire asociale, perché altrimenti vorrebbe dire che siamo tutti asociali) vive in una Los Angeles del futuro, un futuro molto vicino... potrebbe essere il 2025, massimo 2030.
La sua è una vita che potrebbe definirsi vuota: da poco divorziato dalla moglie, con un lavoro strano ai nostri occhi (scrive lettere per altri, cioè compone lettere scritte a mano di ogni natura e genere - dal nipote che saluta il nonno, al marito in viaggio per lavoro che scrive alla moglie, al commilitone che ricorda un amico scomparso e via dicendo) ripete ogni giorno come il precedente, e come il precedente, e come il precedente.
Intorno a lui la tecnologia che tutti già conosciamo: mail, social, chat. Ovviamente siamo all'oggi spinto di una quindicina di anni in avanti rispetto al contemporaneo, quindi via le tastiere, via i cavi, è tutto wireless, via anche la digitazione touch, si parla e si dialoga con, si chiede ai propri device e loro eseguono.
Ma è ancora tempo di novità (sarà sempre tempo di novità, si chiama progresso, anche quando è regresso mascherato da progresso): viene messo sul mercato un nuovo sistema, un'intelligenza artificiale innovativa, capace di imparare. Ma non solo di imparare o di pensare, mutare, insomma non solo adattarsi ai piaceri e ai gusti dell'utente (Google già lo fa, ci sono robot che giocano a scacchi dagli anni 70); no, questo nuovo sistema crescere, si fa domande, vuole sapere. In definitiva, vuole essere.
È molto difficile continuare a raccontare Her senza entrare nei meandri odiosi dello spoiler, perché succedono molte cose in Her e sono tutte credibili, sono tutte vere, sono tutte praticamente già qui, solo non ora.
Ecco, quello che più entra nella corteccia dello spettatore di Her è proprio la straordinaria quantità di volte che vi ritroverete a pensare "è vero, è così, già", attenzione, siamo lontani da grandi verità da santoni o illuminazioni ascetiche, o frasette buone per uno status su facebook, siamo proprio dalle parti del "oddio, sta raccontando la mia vita, sta raccontando me". Come quelle canzoni, quelle che sembra ti parlino.
E la sensazione che lascia il film è di una forte, fortissima, malinconia. Non oserei chiamarla tristezza, perché nessuno è mai disposto a definire la vita (propria, di altri, ma più la propria) triste in assoluto. Ci sono sempre le cose che ti divertono, quelle che ti fanno stare bene, che ti danno soddisfazione, le gioie, le eccitazioni, ma sembra che siano solo respiri, attimi, sembra che il vero motore sia più la malinconia, le cose che non sono andate, quelle volte che "cavolo vorrei aver fatto o detto cose diverse quella volta".
Lo stile di Jonze, già più volte e soprattutto al cinema, limpido e melanconico è assolutamente perfetto. Non è una fantascienza sparafleshata la sua, né ruvida o arrugginita. Siamo dalle parti di quella puntata di Black Mirror, o di questo corto che ho già messo altrove ma che anticipa l'idea generale di Her, che ripeto, non è "L'IDEA", è solo la verità:
Ma senza la paura. O meglio, un tipo di paura del tutto diverso, un tipo di paura lontano dal "no, non dobbiamo lasciare che accada! stacchiamoci dai social, chiudiamo facebook, aiuto", qui siamo immersi in una consapevolezza spaventosa: sarà così. È così che andrà e noi non ci potremo fare nulla. Ci sarà, certo, chi ne starà lontano il più possibile, chi odierà quello che diventeremo, ma questa è la strada e non si torna indietro.
Theodore è normalissimo, non è un povero sfigato e neanche un fissato della tecnologia e di tutte le sue applicazioni, e non è un disperato totalemtne solo impazzioto e maniaco compulsivo, nel film lo si capisce bene, il sistema è un successo, tutti ne hanno uno, e non diventa più una cosa "malata" avere come miglior amico o fidanzato, o confidente, o amante (!) una voce. E non è un mostro sfigurato (è Joaquin Phoenix, il labbro leporino più bello di Hollywood, che questa volta si merita un oscar anche solo per quello sguardo struggente e profondo, e poi quelle risate sincere e quei momenti felici, pochi, troppo pochi, che ti aprono il cuore), non è un gobbo di Notre-Dame costretto ad accontentarsi di una fidanzata virtuale perché nessuno lo vorrebbe. 
Nessuna di queste cose: è solo "uno". Io? Tu?
La storia d'amore tra Theodore e Samantha (un nome che l'intelligenza artificiale si sceglie da sola tra 180.000 appena letti, in due decimi di secondo, su un manuale "È facile dare un nome a tuo figlio, se sai come farlo”) è, ovvio, atipica, asociale, anormale, e tutte le a- privative che vi vengono in mente, è un uomo che ama una macchina, anzi una voce, senza neanche un corpo, neanche un burattino robotico, neanche un surrogato, eppure è una storia tremendamente vera: con le gelosie, i non detti, le rabbie, le derive, il sesso, la routine, le gite e la fine. 
Ripeto, diventa davvero difficile non raccontare i risvolti che un plot del genere può prendere, ma ho deciso di avere abbastanza cura di voi da non rovinarvi il film, tantomeno il finale, che ho trovato splendido, è a sorpresa, ma non forzata, non del tipo "maddai e chi se l'aspettava"è piuttosto un "certo, non poteva che andare così". E centrano i calcoli quantici, per dire.
La delicatezza di quasi tutti i comparti chiude il quadro di uno dei migliori film dell'anno, le interpretazioni perfette, Joaquin non assoluto come in The Master ma con quel tipo di perfetta e normale sofferenza che, dio mio, saresti assurdo a non provarla, non saresti umano, o saresti un totale inetto. Scarlett Johasson anche, solo una voce, è ad un passo dal ricevere quei tipici oscar strambi che piacciono ad Hollywood, come quando hanno dato l'oscar alla donna che faceva l'uomo o al morto. Poi particine per Amy Adams, Olivia Wilde e Rooney Mara, tutte appannate dalla voce di Scarlett e dalla felicità di constatare che sono riusciti - credo con uno sforzo pazzesco - a non farla apparire mai nel film, veramente mai, neanche in foto o su uno schermo, sarebbe stato facilissimo e, a livello di mera commercializzazione, scontato. Bravi.
Funziona quasi tutto perfettamente, oltre gli attori e la storia: fotografia in primis, ma anche la colonna sonora quasi tutta suonata al piano, e colori pastello dei costumi - ecco no, forse i costumi risultano un po' troppo post-hipster, camicette a quadri abbottonate fino al collo e pantaloni anni cinquanta, ma serve anche quello, serve ad avvicinare e allontare il tempo al tempo stesso.
Un bel film. Era da tanto.
E Joaquin è veramente l'attore wannabe, uno che è passato da un'interpretazione al di fuori di ogni schema (leggetevi quel post, tre anni fa, poi riparliamo di barbe hipster) compreso il più grande momento di televisione del mondo:
a interpretazioni assolute come quella di The Master(in versione storpio) e questa (in versione uno normale).
Felice di questa mattinata, e sicuro di non perdere un grammo del mio fascino, inversamente proporzionale ai grammi presi anche dal Joaquin che qui vediamo in una diapositiva un po' cicciona...
...vado a Orvieto - ridente cittadella umbra - a magnà. Così, perché semo romani fatti cor pennello e le ragazze di Orvieto famo innamorà. Quindi mentre l'artri se vedeveno i firm io me so magnato un ristorante scavato nelle sale etrusche de mille anni fa, tutto cucinato da uno di quegli chef che mo gli fanno fare i libri e i programmi in TV tipo Master Scem tutta questa roba qui:
- Tripudio di rustici, pizzette, cannolini col gorgonzola, patatine fritte vere
- Tris di primi con crepe cannella, ricotta e qualcosa di buono che non ho capito che era, fettuccine al sugo di lepre (credo di lepre austrungarica, che mica uno diventa chef così, con la lepre marsicana), polentina al tartufo e funghi
- Cestino di sfoglia con fegatini rosolati in salsa, 
- Torta cocco e cioccolato, budino di caffè su pan di spagna affogato al brandy, panna cotta alla fragola sempre su pan di spagna, 
Caffè, ammazzacaffè e conto e tu vuoi che muoro?
Quindi, satollo come un etrusco, me ne torno a Roma alla faccia dei mangiatori di corneettiii e corro a vedere Snowpiercer al distaccamento del Festival, il cinema Barberini che, guarda un po'è... PIENO! SONO ANCHE QUI! FINITI SUBITO I POSTI PER I traPASSati, FINITI I BIGLIETTI A PAGAMENTO! MA CHE È! ALLORA 'STO CINEMA È VIVO! IL CINEMA È VIVO E QUELLI COI PASS SONO TUTTI MORTI! Ma poi io dico, capisco pure che Her ci sta Scarlett Joahnsson che attira la gente anche solo con la lingua (!), ma Bong, dài, ma che ve ne mai fregato di Bong? Dai che se esce un film koreano al cinema bene che va ci vanno in tre, mo' invece basta un pass e tutti col Bong in bocca.
Si vede che STO ROSICANDO? Dite che si vede eh?

C&B FF ROMA • Giorno 3 • Dallas Buyers Club - Las brujas de Zagarramurdi

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Odio il Pass.
Lo so bene cosa state pensando: "ma come, dopo averci rotto l'anima con 'sto cavolo di Pass che sembrava che t'eri conquistato il tesserino per entrare nelle ville di hollywood e parcheggiare la vespa accanto alle macchinone degli attori, adesso non fai altro che lamentarti? E statte bono fijo mio, datte pace."
E lo so, ma la vera verità è che ho capito che pass = male. Pass brutto, pussa via pass, pass via. Meglio paga che ti pass.
Sì perché funziona male, io lo devo denunziare, devo fare il Serpico della situazione. Dunque c'è il film che ti interessa, giusto? E tu hai il pass, ok? Che dovrebbe essere quella cosa che ti assicura la visione, o no? E invece succede che prima defluiscono tutti quelli coi biglietti, ma proprio tutti tutti, che ci sono pure i procacciatori di spettatori fuori dal cinema come nei ristoranti per turisti "venga miss, venga a vedere film, film italiano dolce vita bello solo 567 euro biglietto". Poi passano i pass. Prima i passanti, poi i pass. A quel punto, ovviamente, i posti sono non solo pochi, ma anche i PEGGIORI del cinema, ho visto gente dietro una colonna e qualcuno anche nel bagno, delle donne, che sono sempre i più zozzi.
Ma forse non è neanche giusto stare qui a criticare l'oganizzazione, meglio criticare i critici, o meglio, i Critinici, coloro che formano file chilometriche tutte belle pigiate (cioè tipo gli zombi di World War Z) e nel mentre che attendono l'entrata di tutti gli altri regalano tante e tali perle di saggezza cinematografica che il film manco ti va più di vederlo, vuoi solo menar le mani.
Mentre ero in fila, e conta che per non farmi fregare come la scorsa volta, per un film che iniziava alle 20 sono arrivato alle 7, meno 40... sì insomma alle 6 e venti stavo piantonato lì, e insomma stavo proprio in mezzo ad una mandria di Critinici, e ho assistito, potessero cadermi gli occhi, a questa scena: arrivano due tipi, saltano tutta la fila e dicono «Noi siamo della giuria, dobbiamo entrare!» (a parte che se sei della giuria minimo te li vedi col cinema vuoto solo per te... o dite che quelli della giuria, per lo strano sistema dei meriti, stanno messi peggio di tutti?). Mentre l'addetto controlla un Critinico fa: «AH! LA VEDI L'ITALIA! Ecco l'italia! Io sono uno dei cinquanta critici che va a tutte le anteprime - giuro che l'ha detto - e quelli non li ho mai visti. Ah! L'ITALIA!» e tutti intorno iniziano a muovere la testa su e giù come a dire "Eh già, già", oppure a destra e sinistra a fare "No, no, che schifo, non si può andare avanti così". Non pago, ecco come lo Spartacus de noatri continuava la sua rivolta: cinque minuti dopo, prende "da parte" l'addetto, e con fare aummaaummesco gli fa: "Oh, dietro c'è un amico mio, quello è importante, deve entrare eh"... [segue faccia da meme]
Questo è un piccolo spaccato di quelli che hanno i Pass Culturali, belle facce da Culturali proprio.
Per fortuna quei minuti (80..) di attesa finivano e io finivo (dal bagno delle donne) a vedere
Dallas Buyers Club
Trama: Aids Aid

Se non si fosse capito con questo (ma anche con questo e questo) Matthew McConaughey È un Attore.
La prima cosa che pensi, anzi non resisti e la dici ad alta voce, quando Matthew fa la sua prima apparizione sul grande schermo è "cristo santo".
Già, proprio un Cristo - poco santo in effetti, ma martoriato sì - pare McConaughey durante tutto il film: emaciato, inconstistente, non riempie i vestiti, scheletrico che pare un deportato, impressionante, spaventoso. 
Ora, di corpi a fisarmonica ne abbiamo visti, soprattutto all'ingrasso, vero, non è che ci siamo scordati il martirio inflitto al proprio corpo da Christian Bale per L'uomo senza sonno, ma qui, qui siamo dalle parti dell'impressione, dalla parti dell'incubo notturno.
Voglio dire, passare da questo:
a questo:
richiede qualcosa che va oltre Stanislavskij, il lavoro sul corpo, l'immedesimazione, la voglia di Oscar, qui parliamo di una distruzione programmata della massa muscolare e credo che per arrivare davvero a un dimagrimento malato del genere deve scattare dentro una forma di follia, quantomeno di patologia.
Il protagonista del film è un malato di AIDS, lo scopriamo con lui, in diretta, in una delle primissime scene, quindi non assistiamo, in effetti, a nessun deperimento (come succedeva in Philadelphia), Matthew è così dall'inizio, anzi a dire il vero nel corso del film migliora addirittura, per motivazioni che sono esattamente il cuore del film: una volta presa coscienza della sua malattia, capisce che assumendo un dato mix di farmaci auto-prescritti forse quei 30 gironi da vivere che i medici gli predicono alle prime analisi, possono diventare di più, anche solo un mese, un semestre, un anno. 
Di anni, da quel momento, il protagonista ne vive 7 - è una storia vera, come non bastasse - mettendo a frutto il suo passato da traffichino, sempre a cavallo tra il lecito e l'illecito e scoprendo via via il suo lato più umano. Comincia infatti ad organizzare uno "spaccio" di medicine alternative a quelle date negli ospedali ancora in via di sperimentazione (il film è ambientato nel 1985, anni in cui la malattie fece più vittime e parlare di sé): le cure alternative funzionano, non sono legalizzate, ma neanche fuorilegge da arresto, illecite per alcune prescrizioni o che ne so, ma non illegali. E anche lo fossero state, la cosa più importante è che il mix funziona, e anche se non guarisce, mantiene in vita. Sono diversi 30 giorni e 7 anni.
Si crea questo "club", con una tassa di iscrizione si possono comprare i farmaci, certamente non guarire, ma, viaggiare. 
Il film riesce nel difficile compito di non cadere nel patetico, almeno non troppo, la trasformazione di Matthew (da bifolco bovaro omofobo e violento a "paladino" - anche se sempre con un piede cementato agli affari - dei malati di Aids, compresi quelli all'inizio tanto odiati come i "froci") non è graduale come sicuramente è stata nella realtà, ma un film dura due ore, non si può volere tutto. Come si può passare sopra ad alcune scivolate e all'interpretazione non proprio illuminata di Jared Leto, che insomma, non basta vestirsi da donna, fare così con la mano e fare un piagnisteo finale 

per creder di aver cesellato un personaggio-gay pieno di sentimento e umanità, il rischio vizietto è sempre dietro l'angolo
e lui non ci casca a malapena. Sarà che anche la sua condotta fuori dallo schermo, condotta esibizionista e da "vissuta" rock star, tanto che pare Miley Cyrus
stempera lo stupore del suo personaggio en travesti. In più anche lui magrissimo fa meno impressione, visto che ci tiene tanto insieme al suo amico Terry a farci la fotocronaca grammo per grammo

e colpisce meno di quando ingrassò per Chapter 27.
Gli occhi sono tutti per Matthew

che, proprio come ma inversamente al suo Killer Joe, occupa tanto spazio di schermo quando pesa... Sarà la magia del cappello da bovaro, di nuovo?
Un film che rimarrà per un motivo e uno solo, quel corpo minuscolo, quello scrocchiazeppi, quel giunco che sembra che lo puoi far cadere con una schicchera, che sorregge un'interpretazione davvero intensa. Sapete che non sono facile ai pietismi, me ne frega assai se sei stato bravo a fare lo storpio, il rain man, il mio piede sinistro, penso sempre che (ovviamente con i dovuti distinguo) fare il "ciecozoppolarvademente" sia in qualche modo più "semplice" di fare il tipo normale, il quotidiano. Come se trovare il tic giusto sia una scorciatoia per rendere il personaggio più riuscito. Qui Matthew concilia le cose: il suo personaggio è sgradevole, eppure penosissimo, il suo corpo è patetico, eppure strutturato. Purtroppo il film non riesce ad volare alto oltre il suo protagonista; per carità, abbiamo visto di peggio in quanto a bio-pic che non andavano oltre (non ho ancora parlato di Jobs), ma - anche dall'applauso tiepidino a fine proiezione, per dire per Her ci siamo spellati le mani - non riesce mai a struggere, impietosisce, ma non strugge.

Finisce il film e, come quella scena di Homer che lavora di notte arriva a letto si sdraia e si rialza in un solo movimento, esco e mi rimetto in fila con dieci passi, una fila fatta di, indovinate, CRITIC DEAD! 
E ormai se c'è una costante del FFR è che quando sei in fila succede sempre qualcosa. 
Ero lì, speranzoso di non perdere il posto quando il solito itagliano, guarda l'italia! Guarda! si mette quatto quatto tomo tomo al lato della fila, parlando con la ragazza e sta lì. Ovviamente in questi casi stai lì pure tu e per evitare scazzi preconcettuali non dici nulla, quando però la fila parte e quello si immette proprio davanti a te, e allora nun se semo capiti, che me stai a cojonà? E quindi gli faccio presente che ha fatto una fila un po' alternativa, almeno di non spingere. Per tutta risposta mi becco un "Escusatio non petita..."così, buttato là. Ah bello! Ma guarda che io so stato in Giappone lo capisco benissimo quello che dici!!! 
A parte le battute, lo guardo come a dire, "ma che dici? Che c'entra? Sei tu quello che si dovrebbe scusare, io non mi sto scusando, anzi sto facendo un j'accuse" (cavolo glie l'avrei dovuto dire, diventava una gara di lingue morte, latino, francese...). Comunque un po' tramortito dalla citazione incolta chiudo con uno sguardo un po' basito e vabbé, entriamo, andiamo a vedere IL film della serata
Los Brujas de Zugarramurdi

Trama: Ridete tremate le streghe son tornate

Alex De La Iglesia è pazzo. Un dannato pazzo scriteriato folle matto, ha la pazzia cervellare. Ed è VIVO. 
È questo il dato distintivo del suo cinema grottesco ed esagerato: è un cinema dannatamente vitale, divertente, senza regole eppure strutturato, tutti gli eccessi sono controllati, De La Iglesia guida un carrozzone trainato da un drago, dieci indiani d'america, trecentoventi ermellini, vermi striscianti e vergini nude (a proposito di vergini nude, ogni proiezione del festival inizia con una ragazza nuda con arco e freccia
Ah. Le donne. Lo vedi che fanno le donne, con quei corpicini levigati, prima ti attirano e poi ti piantano una freccia in cuore.
La traccia del film è semplice, almeno per i canoni horror (ne abbiamo visti già almeno altri di film simili, di cui uno proprio similissimo, anche nell'intento caustico maschi vs femmine, anche se lì erano femzombi): un gruppo di uomini, reduce da una rapina pazza ai danni di un Compro Oro madrileno da cui ha "estratto" una sacca piena di fedi nuziali, si ritrova perso nella brughiera spagnola, e finisce proprio a Zugarramurdi, la Salem iberica.
Ad abitare lo spaventoso paesino ci sono loro, le streghe, da quelle brutte 

a quelle belle tipo Carolina Bang (che cognome ragazzi)

a quelle almodovariane (siamo pur sempre in Spagna)

Tutte pronte a sgranocchiare un bel bambino al forno o a fare un sacrificio umano in onore della Grande Strega, e per grande si intende proprio grande. Non vi spoilero troppo, anche se la voglia è tanta, ma come se non fosse il film che definitivamente sancisce la mia chiaroveggenza in quanto a trend (sì, streghe, streghe e ancora streghe quest'anno, streghe da tutto il mondo, unitevi, le elencheremo per benino a fine Dicembre), ecco che il 2013 è stato anche l'anno dei giganti (tra quelli delle fiabe, diavoli e robot, anche con loro ci rivediamo agli Awards).
La gioia è quella di vedere che, dopo quello che sembrava essere un punto inarrivabile in quanto a esagerazione e follia applicata al film che fu Balada Triste de Trompeta, De La Iglesia merita un plauso perché riesce a fondere l'horror - le sue streghe sono pazze e spesso comiche, ma sanno anche far paura - con il grotesque puro, quello dei corpi maciullati e dei combattimenti aerei, delle derive scatologiche ma non fastidiose

e ad un finale scatenato - oddio, non che l'inizio fosse calmo: ci sono Gesù Cristo argentato, un soldatino di plastica, SpongeBob, Minnie, un bambino di 8 anni e un Uomo Invibile che fanno una rapina

Bello, divertente, recitato benissimo (Carmen Maura è pazzesca), effetti speciali all'altezza e anche meglio di film americani, ma soprattutto rutilante, implacabile... vivo! Non c'è un minuto di pausa, neanche un minuto.
E poi quante verità! In sostanza il film è una disamina impazzita sul rapporto uomo-donna, anzi su quella che è a tutti gli effetti la nuova e conclamata forma di schiavitù che noi poveri ometti siamo costretti a subire. Donne, né con loro né avere mai l'ardire di dire qualcosa che le stranisce che figurati iniziano dei panegirici che ti mandano in pappa il cervello, dio ce ne scampi e liberi... Ma poi come fai? Come fai a resistere? 

UOMO! RESISTI! Lo sai bene che sono streghe e sono sempre pronte a mangiarti ficcandoti una mela in bocca (!)... Tra le tante scene, stupenda e divertente la litigata "mucciniana" tra la strega e il povero pinguano di turno, fatta di sguardi folli e superpoteri; una sorta di similitudine con quel filmetto con Uma Thurman supereroina, ma qui è tutto giocato talmente al rialzo e all'eccesso che il divertimento è raddoppiato, triplicato e via così.
Che la soluzione sia proprio quella almodovariana?

E, come sempre accade in questi casi, pensi che la Spagna è lì, sta là, vicinissima, olè, roba che nei giorni senza nebbia da Colle Oppio vedi Barcellona (oppio, appunto...) eppure, a livello filmico, siamo lontani anni luce, miliardi di chilometri indietro, noi, che riusciamo - e a malapena - a trovare i soldi per produrre solo film di vite itaGliane triste e spente, mai un colore, mai un regista che si diverte, quelli che ci provano (e scommetto che ci sono) non ci riescono perché vacci tu al MiBac a convincerli che un film horror è di "interesse culturale", la costante italiana, la vedi l'ITALIA! Mai un anelito di VITA.
E poi ti chiedi perché anche i critici sono Critic Dead! Ti credo, parlano di una cosa morta, non è cinefilia, è necrofilia. Morti! BANG! BANG!

THORbloggers

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Comunicazione di sevizio.
Siccome ieri non ho visto nessun film al Festival del Cinema di Roma, diciamo che quando hanno chiamato il mio nome ho detto, come nel poker, pass, per farmi un regalo qualcuno mi ha iscritto al contest blogger (come scusa? "blogger"? io? Be' allora la prossima volta iscrivimi al concorso del più bravo neurochirurgo del mondo, no?) su quel bel personaggino che è Loki THOR (sta per uscire il 2, qui è già uscito).
Si tratta semplicemente di spingere come asgardiani il martello di questo simpsonthor che ho messo solo perché mi andava:
e votare Chicken & Broccoli, non vi sbagliate.
Pensa che affarone: TU perdi 5/6 minuti della tua preziosissima vita, 5/6 minuti che avresti potuto usare per fissare intensamente questa gif o questa, o questa ancora, e IO vado a Londra. 
Dai, il viaggio è per due, se vinco porto un(a) votante con me. 
Andiamo a vedere la thor dell'orologio.
In effetti ci sono i premi pure per i votanti quindi vedi mai che tu che hai votato ci vai e io no, sai che gusto farmi ciao ciao con la manina dall'aeroplano
Al momento ho 4 voti di cui uno mio quindi 3. Contando che c'è gente che ne ha 300 diciamo che sto in pole position, solo che il giorno dopo la gara.
Daje.

Matt Doman

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Elysium
Trama: I ricchi e poveri

Elysium è fico.
In anno dove la fantascienza - da quella gigarobottonica a quella rispolverata, da quella filosofica a quella più classica,  da quella distopica a quella horror, da quella brutta a quella proprio orenda, pure la deriva attuale, che fanta non è, ma scienza sì - l'ha fatta da padrona (e ce ne sarebbero anche altri che non ho visto tipo Ender's Game e Riddick e Hunger Games che quanto è vero iddio se stasera non entro nel letto di Jennifer alla proiezione del Festival Film Roma scateno l'inverno, che l'ho preso a fa sto pass press, che l'ho press a fa?), mi ero perso questo che tutti aspettavano come i ciechi aspettano la luce e gli zoppi l'alluce, per il solo fatto di essere la seconda prova da regista di quello di District 9, il film che a tutti gli effetti ha dato il via alla riscoperta fantascientifica contemporanea, o meglio, a un modo di fare fantascienza "sporco" (oddio, niente che non avesse già detto Alien, in quanto a navi spaziali sporche, usurate, arrugginite... in netto contrasto con quelle tutte pulitine kubrickiane): polvere, polvere dappertutto, polvere che si alza a chili quando le astronavi atterrano
talmente tanta polvere che ti chiedi com'è possibile che i robot non si incricchino tutti, anzi che invece siano belli agili come scimmiette
E infatti SBEM, sta un po' fermo che te frantumo
Insomma, Matt Damon si rasa i capelli, recupera il fisico perduto, e da Fatt Damon
ritorna Matt Maron
e fa la fantascienza polverosa. E ne esce vincitore... non è da poco visto che Tom Cruise ha già provato quella algida con Evangelion e si è messo subito a correre verso quella sporca in Edge of tomorrow, guarda come corre porello con quelle gambette
La storia è topica del genere: poveri sotto (sulla Terra, sporca polverosa) ricchi sopra (su un'immensa struttura spaziale, qui sì tutto pulito e tirato a lucido), ovviamente i poveri piangono e i ricchi aprono l'ombrello.
Sotto muoiono come mosche sopra hanno delle caspule che guariscono OGNI male. Vi lascio immaginare la simpatia reciproca.
Matt è uno dei tanti vessati dalla società (ci sono momenti che gridano Running Man con le mani a conchetta proprio) che ovviamente si rivelerà l'eletto, colui che metterà equilibrio nello spazio. Avversaria in tailleurino una biondissima e frigida Jodie Foster, che però ci lascia troppo presto e in modo barbino, e barbone
Ma a farla da padrone, a sommergere tutto e tutti in quanto a presenza scenica, ficaggine, muscolarità, interpretazione, botte e carisma è lui, Shartlo Copley (chi?), quello che in District 9 faceva il mesto ometto aragosta, e qui invece è un cattivo che con la sola imposizione della barba e del suo accento si sgranocchia ogni scena in cui appare: è fichissimo, è uno dei migliori cattivi dell'anno (di quelli cattivi e basta, quelli pazzi, quelli viulenza pura).

Viulenza ma anche un po' dolcezza di uomo vero che mangiare maiale intero abbrustolito controllando la cottura con katana

Non aspettatevi la novità come fu Disctict e non aspettatevi un film esente da banalità americanoidi, (facile, troppo facile, il metaforone Nord America vs Sud America, anche negli attori di contorno, messicani e brasiliani, anche perché che c'entra Matt Damon? E poi se Elysium, la città spaziale, è tanto grande da essere visibile ad occhio nudo dalla terra, che un canadese non la vede? E uno svedese? E un inuit?)
Ma alla fine va bene così, va bene polverone, armi ammaccate, barboni vs glabri e questa cosa di mettersi un esoscheletro che rafforza il corpo (che è la nuova modo, vedi anche Tom là sopra)... anche se mi chiedo: tu mi metti un esoscheletro direttamente avvitato alle ossa che mi fa dare pugni con la potenza di una pressa idraulica, e ok, me se io do un cazzotto al muro, non mi si frantuma la mano ancora peggio? Fantascienza + Hollywood, inutile stare lì a farsi domande. Anche il finale non è (proprio) quello che ti aspetti.
Mi dispiace di non averlo visto sul grande schermo perché le scene di botte e di botti sono fiche, polverose ma fiche. Ecco come le hanno girate:

Cineposteria

C&B FF ROMA • Giorno 4 • The Hunger Games

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Vi ho già detto che odio le file? 
No perché davvero, durante questo FFR sto passando più tempo in fila che in sala, e il tempo in fila non ha NESSUN modo di essere vissuto se non come TEMPO PERSO. E, come sempre, anche nella fila per vedere Hunger Games ne sono successe di belle.
A parte che ieri all'Auditorium era veramente come essere in un Hunger Games: appena arrivato vengo accolto da un folla di ragazzine urlanti, le urla si sentivano da fuori, e vi assicuro che non era l'acustica di Piano, era proprio la potenza delle ugole quindicenni. Capisco che quando arriva Ciebbì la folla si emoziona, ma dai ragazze, c'è posto per tutte...
A spintoni raggiungo la fila per la sala piccola - entro piano in Piano con un piano degno di Wille E Coyote, avevo infatti già pensato dal mattino di mettermi direttamente nella fila della sala piccola, pur sapendo che forse gli attori non sarebbero passati, e ovviamente saltando a piè pari il red carpet, che comunque sarebbe stato impossibile vedere, a meno che di non essere alti 2 metri e 20... 
Insomma, di nuovo una fila, di nuovo quella combriccola di zombi che iniziano a criticare l'isteria ragazzina e fanno quelli che "io non ho mai fatto una cosa del genere" e vabbèddai, facciamo finta di far parte di questa società di filanti che quando sono in fila diventano tutti amici, tutti fratelli, tutti compagni d'armi. Soprattutto quando succedono cose come queste: la fila è delimitata dai classici cordoncini occhei? Quelli che metti il paletto ogni tot (il palettot) e allunghi la stringa di stoffa occhei? A 10 minuti dall'entrata, dieci persone davanti a me, duecentodieci dietro occhei? Ed ecco che arriva una accanto a me, oltre il cordone, e fa, mani conserte a mo' di preghiera: "scusate, posso entrare, siamo due, la mia amica arriva dalla Russia"... SE! QUINDICI ANNI FA È ARRIVATA DALLA RUSSIA L'AMICA TUA! E insomma queste due STRONZE entrano, tanto fanno tanto dicono che ENTRANO, si infilano sotto il nastro e via, rubano il posto a due che sono rimasti fuori, sicuro, per colpa loro, due scemi che pensa un po' hanno fatto la fila.
Ma. Cazzo.
E a volte, quando vedo cose del genere, penso che mi piacerebbe avere questa faccia tosta, a loro in fondo che gli frega, il film l'hanno visto e gli è costato solo il disprezzo di qualche scemo che oltre a lamentarsi bofonchiando non ha certo aizzato la fila che le avrebbe linciate, eravamo io e altri 4, 5 che stavano accanto a me. Che ci è successo? Perché non gli abbiamo detto di ANDARE AFFANCULO in fondo alla fila? O perché non gli ho chiesto dei favori sessuali almeno?
Devo affrontare la dura realtà: non sopravviverei tre minuti ai...
The Hunger Games - Catching Fire
Trama: Hunger Fames

Affamati di successo. Ecco la traduzione giusta.
Prima di scrivere (e voi leggere) questa recensione (che ve lo dico subito, darà lunga quanto spietata) è i caso di rileggere quella di un anno e mezzo fa del primo HG, io l'ho fatto, fatelo anche voi, perché, ma tu guarda, potrei benissimo copiare e incollare il tutto e riproporlo così com'era, perché, spiattellando subito la cosa peggiore di questo secondo capitolo, HG2 è UGUALE al primo, ma non di quella similitudine stilistica o tematica che caratterizza una serie, no, il film è LO STESSO FILM. La stessa struttura, le stesse scene, gli stessi dialoghi, le stesse paturnie, gli stessi personaggi, gli stessi costumi, le stesse parrucche e la stessa facezia. 
Siamo sempre lì: non è cosa scrivi (filmi), è come lo scrivi (filmi).
La storia dell'ennesima orfana su carta funziona: funziona il singolo che batte il sistema, funziona il gioco al massacro come passaggio all'età adulta, funziona anche la storia d'amore al solito osteggiata dal destino. Ma tuto questo non funziona se poi è tutto un accenno, tutto un lustrino, tutto in superficie. Così è brutto. Così è sbagliato. Così non va.
Non vorrei sembrare ridondante - siamo dalle parti delle sfide tra trekker e starwarser - ma prendete la saga di Harry Potter: stessi personaggi, stessa struttura narrativa, anche stesse scene (ad esempio l'arrivo a Hogwarts per i primi sei libri), ma OGNI VOLTA delle novità, delle strade alternative, delle sorprese; questo rende viva una serie, gli stessi ingredienti che ne fanno il successo rimescolati con sapienza per creare una ricetta nuova ad ogni episodio. Qui siamo alla mensa scolastica.
Ovvio, dovevano trovare il modo di far partecipare nuovamente KitCat e Peto agli HG, ma così, dio mio, così no: i Giochi del 25ennale? E il prossimo? Non ci saranno perché è solo rivolta? Già al terzo hai buttato acqua sul fuoco
Ma continuiamo. Ovvio, dovevano mettere i personaggi che tanto sono piaciuti (ma a chi?): Woody Harrelson avvinazzato
La pazza coi vestiti pazzi
Vederla in questi panni dopo quelli della fidanzatinaè bruttis... Come? Non è Rachel McAdams?! È Elizabeth Banks... aahhh giustogiusto.
Lenny Kravitz con gli occhi a mezz'asta e il povero Ucci Ucci Stanley Tucci 
che pare uscito, di nuovo, da Amadeus, ma non il film... questo Amadeus
L'unica novità (che per un attimo ho pensato potesse essere come l'Insegnante di Arti Oscure a Howgarts, cioè che cambia ogni anno, e invece no) è l'"architetto" dei giochi,quello che inventa le insidie dell'arena (hai capito che insidie: la nebbia che ti fa benire i brufoli

dove la gente si ammazza, che questa volta, smessa la faccia ridicola di quell'altro:
ha il faccione pacioso ma al tempo stesso inquietante di Philipp Seymour Hofman, che per fortuna - credo proprio abbia voluto una clausola sul contratto - si risparmia di essere coperto di ridicolo con parrucche assurde e eyeliner
Il povero Toby Jones, che appare per 4 secondi contati, purtroppo non aveva quella clausola:
Poi per carità, sono sicuro che loro si divertono un mondo a girare conciati così, ma per chi li apprezza anche come attori normali è un po' triste. Ed è triste vedere una macchina per soldi che costringe chi ne entra nei meccanismi a mettere il pilota automatico. E la mia parte femminile mi fa dire che anche i maschi scelti per l'ormone sono tra i peggiori mai trovati per infoiare le ragazzine... anche se poi, stando alle urla di ieri, ci riescono! Ma com'è possibile? Cioè, ma davvero? Donne, lui vi scatena l'ormone?
E loro? L'articolo Il
(Mentre come vedete, la mia parte maschila urla perché NON TI SEI MESSA QUEL VESTITO IERI?! Che poi lo facevamo abbrucià tutto

Comunque, lungi da me avercela coi bassi, figurati, sarebbe come sparare sulla categoria, ma.. ecco... lo vedete quello a destra? Ieri c'era e, no davvero, dategli uno sgabellino, capisco che Thorino sarà anche molto alto, ma... altezza mezza... altezza mezza.
Eppure ieri, quando il cast ha fatto effettivamente una capatina anche in sala piccola, le ragazzine urlavano cose matte come "Mi ha guardato! Ha guardato me!" senza rendersi conto che l'attore le guardava a loro sedute solamente perché quella era l'altezza che raggiungeva. Occhei, la smetto, occhei? Certo nel film c'è Thorino, il fratellino di Thor (ne riparliamo tra qualche giorno), che rialza (!) l'ormone, effettivamente la sua figura la fa.. se, la figura del fesso: abbandonato ogni volta, appare tre quattro minuti a film e ci prende pure le fustigate. È pure vero che tutti gli uomini della serie sono dei fessacchiotti. 
In efffetti, se c'è una cosa che si può salvare - ed è la stessa del primo - è che almeno, come modello femminile, KitCat sarà sempre meglio di una qualsiasi Bella di Twilight, il cui unico problema era "chi mi scopo, il vampiro o il lupo?", almeno KitCat lascia da parte l'amore per un bene superiore, la libertà, anche quella di farsi entrambi gli spasimanti nel caso, spasimanti che però sono trasparenti. Quello nano la ama, ma è del tipo "ho parlato al suo ragazzo e l'ho convinto a ritornare dallei", visto che si porta dietro una collanina con LA FOTO DELL'ALTRO DENTRO, per darlo a lei nei momenti di sconforto! Ma che è?! L'altro, Thorino, ruba un bacetto fugace (grandi applausi) e poi sparisce: frustrazione.
E lei, l'amazzone arciera? 

Sfocata. In questo secondo episodio si eclissa dietro il baraccone. Tiepido il fuoco di ribellione che le brucia dentro, e fuori, sommersa dal lato fashion della saga, dentro e fuori lo schermo
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Per la prima ora infatti la vediamo in giro per i distretti a fare da ragazza immagine per Babbo Natale
Ci manca solo che regali sigarette e lattine di Pepsi promozionali.
Poi arriva la parte (troppo corta, con pochissima azione) degli Hunger Games, edizione del 25ennale, deus ex machina per far partecipare i vincitori delle passate edizioni, ma questa volta sono un mero espediente per farci vedere i ragazzi in tutine adamitiche
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Nessuno dei contendenti è carismatico, inquietante, pericoloso, gli unici che potevano esserlo, quelli esperti di camouflage e invisibilità... non si vedono (!). Ci sono tra le fila dei "tributi" attori che ci si chiede perché si siano lasciati coinvolgere dal baraccone HG (anche Amanda Plummer, una che con il main stream non ci ha mai avuto a che fare), ma tanto durano il tempo di un battito d'ali di una cinciallegra, quella del simbolo
o è una passera?
Ma HG  è affetto dalla peggiore delle piaghe che può colpire un film: è svogliato. Girato con una scialberia rara, addirittura evidente nonostante il tipo di film: non ha UN guizzo registico che sia uno, mi sarei accontentato di una carrellata, di un dolly, cristo datemi almeno un ralenti! Invece no, invece camera fissa, primi piani, noia. Le scene d'azione sono più lente di un documentario sulla vita dei paguri
Ma da dove viene questa svogliatezza? Proprio dal successo ormai assodato? 
Della serie, le e i fan avanzano richieste bislacche:
E allora che me frega di impegnarmi anche il minimo sindacale? Oppure si sono davvero impegnati ma proprio non ce la fanno? Allora è colpa dei fan? Così fan tutti, qualsiasi cosa gli propino, ormai sono "posseduti" dal demone Hunger Games, lo stesso che gli fa lanciare offese a chi sta per rovinargli la festa in nome di un diritto più importante di quello di alzare tre dita al passaggio di Jennifer Lawrence? Dove e quando si salta la barricata della consapevolezza di stare vedendo qualcosa di buono o cattivo (non tutto lo young adult è cattivo, si sappia)? Perché questi l'hanno saltata, e possono fargli dodicimila character poster


e loro lo metteranno del diario. Poi magari gli fanno i viral, molto più belli



E loro non lo capiranno perché non c'è il faccione di Peto o Thorino. Quando appaiono loro, invece, la felicità, certo, magari è bella la felicità dei quindici anni, ma il fossato che "penem et circenses"è saltato (adattissimo visto il film, poi...).
La verità - purtroppo - è che sono spettatori che non sanno cosa vedono, proprio non gli frega nulla di cosa vedono, il successo (chiamalo passaparola, chiamalo sto in classe mi annoio penso agli Hunger Games e "kavolo troppa voglia di uccidere a sassate Garducci, quel primo della classe lekkino, cioè, il prof gli da sempre 8 kazzo #LOL #hungergames #troppofiko #melofarei" ha prevalicato totalmente il film: potevano esserci due ore di KitCat che affilava una punta di una freccia e avrebbero applaudito tutto il tempo lo stesso, avrebbero fatto  dentro la sala! - il simbolo tridita lo stesso?
E allora la domanda che ti fai è questa: è servito a qualcosa creare una protagonista che va contro il Sistema? Un'eroina forte che combatte per i diritti di libertà, diversità, emancipazione piuttosto che quelle solite perse tra paturnie umorali e amorali? Intendo: se tu ragazzina di quindici anni di età che ti chiedi chi erano i Take That  (loro erano famosi e tu non eri ancora nata) perché ti fai infinocchiare dal produttore della Passera dalle Uova d'Oro Kitcat quando proprio lei, la tua eroina, ti insegna a non farti infinocchiare dai potenti? Da chi ti vuole uguale a tutte le altre? Di pensare pensare con la tua testa?
Sono i quindici anni? Sono loro che DEVONO AVERE un motivo per isterizzarsi, per piangere a dirotto solo per aver visto da lontano una ventitreenne che ok, è spigliata, è bella, è oscarizzata, ma che è ESATTAMENTE quello che diventa KitCat nel film, una marionetta in mano alla corporation utile ad sedare il libero pensiero?
Il paradosso è lampante. L'essere umano ha perso, se il suo modello gli racconta la libertà, e lui si imprigiona nella fila per chiedere l'autografo.
Io non sono esente dal fascino del gossip, dello star system, dagli attori e dalle attrici, anzi sono il primo che allungava il collo come uno struzzo per vedere i capelli corti di Jennifer, il vestito di Jennifer, altre cose di Jennifer. Il primo che un pochino ci ha pensato a "sono nella stessa sala con J La, mica male", perché figurati, il fan dom è pane quotidiano ed è inutile andarci contro, non facciamo i superiori, sono affascinanti e tanto è. Poi strapparsi i capelli e le unghie è un'altra cosa, fare nottata davanti alle transenne è un'altra cosa, capire se quello che vedo è bello o brutto, ecco, questa è proprio tutta un'altra cosa.
Aridatece i Disney.
Hunger Games 2 è uno young adult che fa leva sugli istinti in subbuglio dei quindici anni, e non ci sarebbe nulla di male, preme sui chakra del bisogno di guide e di modelli, e non è criticabile per questo, ed era anche partito benino, almeno sotto questo punto di vista (meglio in assoluto del penoso fenomeno twilight, ovviamente a galassie di distanza da HP, dove l'amicizia è il punto focale, non l'àmore, non la vendetta, non ìo, non Hèrmione, Tu).
Ma già al secondo capitolo svilisce la sua protagonista, incastrandola in un meccanismo che perde di vista gli insegnamenti (proprio di ogni "favola") per far leva sui bassi istinti, offende quello che di buono è stato fatto con il personaggio principale e con lei i sogni dei quindici anni dei quindicenni che la amano tanto.

C&B FF ROMA • Giorno 5 • Out of the furnace - The Green Inferno

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Tutto bene con le file eh. Niente da riportare, lisce come l'olio, sarà che di questi due film non glie ne fregava una mezza mazza a nessuno.
Quindi, preso dal mah, comunque, mezzo gaudio, mi sono divertito un mondo a fare degli scherzoni in sala stampa che veramente il nuovo Giamburrasca.
Lo scherzo uno è divertentissimo: prendete un computer - fatto? - fate una foto allo schermo, icone comprese, barra coi programmi in basso compresi, tutto insomma - fatto? - a quel punto correte ridendo sotto i bassi in Preferenze di Sistema e mettete quella stessa immagine come fondo scrivania - fatBLAM - eliminate le icone, fate sparire la barra coi programmi. A quel punto allontanatevi come se nulla fosse e immaginate lo stupore quando il povero Critinico si appresterà a scrivere le sue cose intelligentissime sul computer e pur vedendolo perfettamente in linea con gli standard (uno schermo, delle icone) non si muoverà nulla. Ieri so che ne hanno portati via tre con la croce verde.
A proposito di critiche, i Critinici lasciano come sapete tutta la loro fatica sui desktop e nel cestino (buttano ma non svuotano), e quindi quale divertimento maggiore se non leggere e ovviamente commentare:
Ma parliamo dei film, che sono due, che sono uno bello con riservo e l'altro... l'altro...
Il primo è:
Out of the furnace
Trama: Christian Blame

Che è uno di quei film che proprio non ci puoi credere che esistano posti e persone del genere, nelle realtà rurali e subsubsuburbane dell'America, che non è New York, non è Los Angeles, non è le città insomma. Se ci pensi c'è molta più quantità di America subsubsubculturale che di America "i tuoi sogni si avverano".
Il protagonista è - volendo semplificare - uno sfigato senza pari. Gli succedono tante e tali cose nel film che ad elecarle tutte ci vorrebbe un prete, un assistente sociale, un secondino, uno psichiatra, un avvocato divorzista, un agente di pompe funebri, un vigile, un controllore del bus, un secondino e altri vari ed eventuali ivi compreso uno che rifà i tetti delle case.
Insomma, quel tipo di film nato e cresciuto per spaccarti in due, per essere "pesante", spietato, triste. E quel tipo di film che si regge sugli attori, sì perché se da una parte ci sono: 
Christian Bale bravissimo, Casey Affleck che se la cava (lasciatemi dire che se al posto di Bale ci fosse stato Ben come fratello maggiore mi sarebbe piaciuto molto il meta), belle facce tipo Willem Defoe, Forest Whitaker e  Woody Harrelson in una parte che gli si addice, il pazzo assassino drogato violento matto schizzato (molto meglio di quando fa i film per ripavimentare la piscina), dall'altra tutta la sequela di sfighe pesantissime che accadono a Bale diventano un tantinello troppe - un po' come quelle che subisce Valerio Mastandrea, ma coi fucili.
Poi oh, non è male, e per fortuna il finale è diverso da quello di Mastandrea, però insomma, alle volte se sulla sceneggiatura funziona pure un tipo di film dove a uno gli succede TUTTO quello che di triste può succedere in una vita, poi compresse in due ore, tutte ste tragedie, ti prendono davvero troppo male, talmente tanto che inizi a dubitare della buona fede degli sceneggiatori, del tipo "che lo fanno apposta a mettere altre sfighe minori che al film poco aggiungono ma che me danno solo qualche mazzata a me per intristirmi?"
Attori bravi, sceneggiatori in dubbio. In dubbissimo anche chi ha fatto la locandina che ci ha tenuto a dire che era la stessa combriccola di Crazy Heart, anche se fose lo si vedeva a occhio nudo. 
Ma quindi Christian spara a Jeff? Che risponde con una canzone country? E per fermarlo chi arriva? Brad!
Ma per fortuna ecco Scarlett che ammazza tutti
e nel bel mezzo della sparatoria e della schitarrata ritira il suo premio alla voce che apre la netta possibilità che questa si prenda il suo primo oscar senza neanche apparire in un film.
Mentre se c'è una sicurezza che è una, è che Eli Roth deve baciare il culo di Tarantino per tutta la vita, deve avere l'aspetto di una puttana al cospetto di Quentin e costruirgli una statua in camera da venerare come un Dio, perché Eli Roth è un vero miracolato. E lo detestiamo perché in maniera del tutto immeritata fa i suoi film, bruttissimi, solo perch amico di Quentin e per questo rappresenta la parte brutta di Tarantino, quella fastidiosa, quella di lui che a cena con gli amici si diverte a cazzeggiare su questo o quel film e poi siccome se lo posso permettere il film lo fanno davvero, ma è solo un divertimento loro, una pippa, e poi esce Grindhouse. Oppure i film di Eli Roth, tipo questo
The Green Inferno
Trama: Ammazzonia

Che è un film che non meriterebbe neanche di essere in un festival, è un film horror bruttissimo, più brutto di quelli brutti (e sappiamo quanto gli horror possono toccare il fondo).
Girato con due dollari, ti fa pensare a quante cose migliori potevi comprare con quei due dollari: due caffè! due chewing gum! un biglietto della metro! E via dicendo...
Fa schifo non perché ci sono gli occhi strappati dalla testa e mangiati crudi, o perché c'è la questione cannibalismo con corpi cucinati, e non fa schifo neanche quando - che gran ridere oh - prende le sue derive diarroiche o spermatiche, fa schifo proprio come film. Girato male, recitato da cani e sbagliato anche dal punto di vista puramente horrorifico torture porn: se Hostel funzionava perché l'ultraviolenza era portata avanti da carnefici che smessi i panni del torturatore tornavano alla loro routine di impiegati di banca, qui le povere vittime sono semplicemente alla mercé di un gruppo di selvaggi che non sa di fare del male, loro sono cannibali, ma per loro è normale, quindi la cattiveria dov'è? E questo diventa il lato sbagliato dello splatter, farlo tanto per farlo, gambe maciullate fatte allo spiedo e viscere spezzetate in salmì solo per far vomitare lo spettatore, queto sì che diventa gore compiaciuto e fastidioso.
Eli Roth non fare tanto lo spigliato
che se non c'era Quentin ora stavi a fare il girahamburger da McDonald. Oddio, in effetti meglio così, chissà che ci metteva in quegli hamburger.
Il film è il remake di Cannibal Holocaust, film superfamoso, supercensurato, superifilmitalianihorrorchebellirifacciamoli, riscopriamoli, facciamo delle retrospettive, facciamo recitare Edwige Fenech. Però la verità è che a rivederli ora molti di quelli sono brutti e basta, inutile fare tanto gli esperti. È solo il giochino di Quentin che magari prende qualche idea qui e lì però intanto lui fa Basterds e Django, Eli Roth invece fa schifo. Eli Roth vuole tanto rifare i film horror italiani di una volta? Li facesse meglio perlomeno, e non peggio che ti fanno rimpiangere l'originale, oppure se li facesse a casa sua, con le bagasce che sicuramente si scopa e poi fa "recitare" per dargli un contentino
C'ha Roth.
Ciao, alla prossima marachella.

Macchine a sconto

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Getaway
Trama: Drive me to the moron 
Quanta mestizia, quale tristezza, il povero Ethan, uno che voi non ve lo ricordate sicuro ma è stato non solo candidato all'Oscar, due volte, ma ha anche messo la faccia nelle tettone di Uma Thurman per poi tradirla mi pare con la tata dei figli... meglio le tate delle tette? O era Jude Law? Lo ha tradito con Jude Law? Avrete capito che non sono uscito molto bene dal Festival Film Roma); Ethan cerca da sempre di diventare un Attore, ma senza riuscirci veramente mai.
Ha fatto cose buone (mi viene in mente anche Gattaca e Alive, e sono quelle buone, pensa te), ma si contano più le zozzerie, e anche negli ultimi anni, 40enne disperato, cerca di ritagliarsi uno spazietto passando di genere in genere, ma ci sta sempre un po' scomodo.
Non è muscolare, non è attorone, non è divertente, non è carne, non è pesce.
Qui siamo dalle parti di un remake fatto male di Drive + quel film con Johnny Depp che ha 90 minuti per salvare non ricordo se la moglie o la figlia rapita da sconosciuti.
A Ethan rapiscono la moglie e lo costringono, via telefonino (madonna ormai co 'sti telefonini non sai mai chi ti chiama, partono che ti propongono la tariffa agevolata e finisce che gli devi mandare le foto delle sise), a guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se è così facile far morire la moglie.
Il tutto nelle matte strade di Sofia, non la tata, la città. "Perché fa tanto esotico vedere gli attori americani nelle strade dell'Est Europeo", direte voi, "Perché lì la manodopera la paghi con le calze di seta e le penne bic", dico io.
Il film corre a 100 all'ora contro il muro dell'imbarazzo totale: Ethan Hawke dopo le riprese deve sicuramente aver avuto delle piaghe da decubito perché sta TUTTO il tempo seduto, ma non seduto fico come Gosling in Drive, no, seduto tipo che non gli andava di alzarsi.
Poi ad un certo punto nella macchina entra una pischella, una che viene dal Disney qualcosa, che come l'altra certa di smignotteggiare un po' a destra e a manca per vedere se riesce a costruirsi una carriera, non è l'unica, certo se al posto suo c'era Miley Cyrus chissà che ci faceva con il cambio. Invece lei si vede che si è scordata che stava girando un film per fare le foto socialidiote


Ok, quando mi rifugio in battute da camionista vuol dire che sto proprio alla frutta, che proprio non posso dire altro di un film se non: fa schifo.
Le scene di corsa - tutto il film - sono confusionarie, per nulla "gasanti", coreografate male e sortiscono l'effetto contrario: invece di tifare per la macchina del Hawke che ha un buco nella M, tifi per i poliziotti bulgari, che poveracci loro non c'entrano un cazzo con Ethan Hawke e con la moglie rapita e fanno solo il loro lavoro con una paga da schifo e manco la pensione assicurata, e muoiono come mosche, sfracellati contro muri e spartitraffico.
Sulla bilancia secondo me pesano più 30 poliziotti morti che 1 moglie di Ethan Hawke.
Il regista è uno che ha fatto cose brutte come il film del Doungeon & Dragons e un horrorrendo qualunque di possessione mille anni fa. Ora tenta di giocarsi la carta dell'action di macchine ruvido fatto quasi tutto a telecamerina (almeno la metà delle riprese sono fatte con delle go-pro appiccicate al carlinga, ne esce un rottame.
Il povero Hawke ha anche l'ardimento di ricorrere allo sguardling

pratica ormai in disuso da anni, facendola figura del fesso, occhi di falco, morto. Oltrettutto lo fa ad una ragazzina ispanica cicciotella e odiosa, era meglio la tata. Se poi ci aggiungi che il disperato tentativo di "drivizzare" il film sta anche nella scelta della macchina, nel cappotto di pelle di Ethan e in un tristerrimo logo con un Cobra più volte inquadrato (credo sia della macchina, ma fa tanto "copiamo lo scorpione") la frittata è fatta.
Ah, i film di donne e motori, son gioie e dolori. Lo sai anche chi lo sa bene? Jesse Pinkman. Uno che la gente non si è mai fidata a farlo guidare:


E che doveva ricorrere ai kart:

E che abbiamo lasciato così:

E infatti ancora corre:

Altre macchine qui e qui.

A che happy hour è la fine del mondo?

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The World's End
Trama: This is the end, my only friend

Tema: Fai un film con queste tre caratteristiche:
1) Amicizia maschile
2) Comicità
3) Fine del mondo
Svolgimento americano dei giovani della commedia tipo Seth Rogen, James Franco e altri dell'Apatow Pack: This is the end.
Voto: 3
Svoglimento inglese del premiato trio Pegg/Frost/Wright: The World's End
Voto: 8 - 
Eccola qui, la conclusione della Cornetto Trilogy (esatto, proprio il Cornetto cuore di panna, poi vi spiego...): inaugurata con l'horror scansonato di Shaun of the Dead (La notte dei morti dementi)
gifitarest:  The trilogy is complete.
continuata con l'action scansonato di Hot Fuzz
gifitarest:  The trilogy is complete.
e conclusasi in questo World's End, ovvero la fantascienza scansonata
gifitarest:  The trilogy is complete.
Una trilogia iniziata in un pub e finita...
gingerbeardsandparenteaus:  We are gonna get to The World’s End if it kills us
E a staccare teste ad alieni col sangue blu... e il sangue blu è palesemente una sbruffonata contro l'impassibilità e la compostezza nobile di una certa Inghilterra: diciamo che è come se i cazzoni suburbani "wattafukka" prendessero possesso di Downton Abbey, tempo tre giorni rave, birra a fiumi, ali del palazzo bruciate, Lady Mary spogliarellista.
Funziona tutto e bene nei film Pegg/Frost perché loro due come coppia comica bromantica sono perfetti (anche quando il film non funziona) e il regista lo sa e poi ora che sono famosi (Pegg è il comic relief di almeno due serie, Star Trek e Mission Impossible) e potevano essersi montati la testa, fa bene vedere che sono rimasti "i ragazzi di sempre", quelli cazzoni che ancora si divertono a prendere i film di genere che sicuramente si vedevano in VHS e a rifarli a modo loro: montaggio serrato, tre giochi di parole ad ogni frase (INUTILE vederlo in italiano, avvertiti) e combriccola confermata ad ogni film.
Ma questa cosa del Cornetto? 

Ho letto questo articolo (quando piace mettere i link ai siti anglofoni fa molto quello che legge si interessa sa di cosa sta parlando...) e comunque non riesco a capire il coinvolgimento di Cornetto nella produzione del film. So solo che è il più bel product placement dai tempi di:
Comunque, Cornetto o non Cornetto, fa piacere vedere gente che ha seguito strade diverse diventando Watson, Bilbo, è rimasto legato ai suoi amici cazzoni:
 Martin Freeman in The Blood & Ice Cream Trilogy  Martin Freeman in The Blood & Ice Cream Trilogy  Martin Freeman in The Blood & Ice Cream Trilogy
E fa piacerissimo ritrovarsi come new entry un cicciosissimo Eddie Marsan in panni teneroni quando sei abituato ad averne paura.
Un inno all'amicizia formato film cazzone.
I nostri bambocci questa volta tornano nel paesello natale trascinati dal capofila dei perdigiorno, Pegg, per concludere l'avventura della vita lasciata a metà quando erano quindicenni: fare il giro di tutti e 12 i pub della città in una sola notte (per capire le priorità...); si ritrovano nel bel mezzo della fine del mondo, organizzata da alieni che si sono sostituiti agli abitanti della cittadina.
Tra mazzaroccate, scene di combattimento coreografate con sapienza matrixiana e auto-citazioni continue
Shaun of the Dead | Hot Fuzz | The World’s End aka the Three Flavours Cornetto Trilogy + fence jumpingShaun of the Dead | Hot Fuzz | The World’s End aka the Three Flavours Cornetto Trilogy + fence jumpingShaun of the Dead | Hot Fuzz | The World’s End aka the Three Flavours Cornetto Trilogy + fence jumping
la conclusione di questa trilogia sconnessa (situazioni e nomi diversi, personaggi e finalità comiche comuni) rimane spassosissima, schizoide (si vede che i ragazzi sono stati già dalle parti di "invasione aliene + inglesi tamarri") e con i tratti distintivo di quella regia serratissima che non ti aspetti da un film comico e quella stupidità inteligentissima di chi sa scrivere la scemenza, peculiarità non da tutti e molto ma molto "english" (il paragone iniziale con l'altra combriccola di amici alle prese con l'Apocalisse è lampante: lì piselli giganti, facezie scatologiche, masturbazioni addosso a Rhianna, qui scrittura e ritmo).
Se un appunto si può fare è alla lunghezza del film, proprio come Hot Fuzz c'è quella manciata di minuti di troppo (10,12 non di più) che si fanno sentire.
Poi arriva la voce di Billy Nighy e gli perdoni anche quello. Rimane il fatto che loro sono tutti dei fighissimi e tu ci vorresti proprio essere amico tantissimo.
Ecco degli illustraposter, peraltro ufficiali visto che essendo appassionati di fumetti e nerdismo i ragazzi sanno che il fandom internettiano è da alimentare e non da combattere.
Evviva loro.

SIAMOVIE SERIAL • Cane Sciolta e Trans-insistor

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Cani Sciolti
Trama: Polliziotti

Il buddy cop movie è quella cosa che prende due tipologie di poliziotti distanti tra loro (se anche nel colore della pelle tanto meglio: Arma Letale docet, Danko docet, Hunter e il casinaro docet) e li metti insieme a fare le cose che fanno i poliziotti: sparare, inseguire, saltare da palazzi, sparare ancora un po', e fare una battuta ad ogni cattivo morto o esploso.
Ovviamente la tematica e la messa in scena non è altro che un mezzuccio per raccontare storie omosessuali.
Abbiamo visto coppie di fatto sparare, inseguire, esplodere e fare tante battute per stemperare la tensione sessuale qui, qui, qui, ma pure qui e qui, e per certi versi anche qui, qui e qui (purtroppo). E non ho ancora finito di riririririvedere il terzo, mastodontico, Die Hard quello con Samuele. 
Insomma il buddy cop come filmografia a parte, laterale a quella poliziottesca, molto spesso votata alla commedia, o all'esagerazione dichiarata, come in questo Cani Sciolti che non è che una variazione sul tema, con due cosette carucce che erano talmente carucce che manco me le ricordo ma con un generale senso di deja vu talmente profondo che fatichi ad arrivare alla fine. 
Che poi il mio adorato Uolberg lo capisco pure, lui sembra non invecchiare MAI, e se lo può permettere di fare ancora il giovinastro pompato e grullo (pare che quello protagonista di questo, sia uscito di galera e abbia iniziato a fare il militare) e finché potrà fare sti film scemi io lo seguirò (voi lo sapete che lo stesso Uolberg che schifate tanto è stato candidato a un oscar, eh? Vedi quante cose si scoprono...); mentre quello che gli oscar li ha pure vinti e pure troppi è Denzel, che ormai sono anni che ha messo su quella stessa faccia tra il sornione e lo stupito che non gli si leva più, sarà che gli piace vincere facile, so boni tutti a lavorare con le mezze seghe per fare quello "bravo" della coppia.
Il film lo potete tranquillamente scansare, c'è anche della violenza su dei polli che mi ha fatto tanto tanto male
Basta con la violenza sui polli nei film!
A proposito di buddy cop, questa volta in salsa futuribile, c'è che GeiGei Abrams ha prodotto l'ennesima serie TV, che è 
Almost Human
Trama: Lui, robot

Appunto. Un poliziotto umano e uno robotico, non proprio fatto di ingranaggi e bulloni ma di quel tipo avanzato che prova emozioni e blablabla.
Ma non avevamo già avuto Alien nation e Io, robot a raccontarci della difficile convivenza nelle strade battute (!) dalla polizia di alieni/robot/entità - umani?
Bah.
Fatto sta che il primo episodio è carino, lontano anni luce da qualcosa di nuovo ma almeno c'è il facciotto di Grumpy Urban che ha quel certo non so che, proprio non lo so, non me lo chiedete.
Come al solito bisognerà vedere a lungo andare, perché è il lungo andare che frega le serie, di solito quelle di Abrams riservano sorprese (ad esempio mi sono pentito di aver abbandonato Fringe perché da quanto sembra è diventato figherrimo e con un finale assurdo, certo mo' di riprenderlo proprio non mi va.
Ad ogni modo accontarsi di un pilot come quello di Almost Human e dargli persino un Chickeb è veramente il campanello d'allarme di un'annata talmente povera in fatto di nuove serie che... mi sto vedendo Walking Dead, pensa come sto messo male.
Comunque il più bel buddy cop che mi ricordo è Osmosis Jones.

SIAMOVIE SERIAL • Blow Jobs

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Ammetto, anche che può sembrare che ci sia una linea di pensiero sensata dietro (!) l'accoppiamento (!) in uno stesso post di tre (quindi un threesome di) prodotti televisivi legati tra loro dall'essere biopic e con una forte tematica sessuale (non mi dite che non c'entra il desiderio con i prodotti Apple, perché non ci credo) , in realtà è che mi era venuto in mente il geniale titolo post e non potevo esimermi dai complimenti che scatenerete nei commenti. Madonna quante ne so.
Partiamo da quel "blow", che riguarda quella casta e pia (nel senso che lo pja? iniziamo bene...) ragazzetta di Linda...
Lovelace
Trama: Ma papà ti manda gola?

Quest'anno abbiamo avuto tanti biopic, c'è stato Abraham e Liberace tra quelli visti, Diana e PotterGinsberg tra quelli saltati a piè pari, e ogni volta si rimane un po' freddini nel vedere questo tipo di film.
La regola ovvia è di trovare un attore o un'attrice capaci di interpretare, far rivivere, resuscitare a volte, i veri protagonisti. Questo processo di mimesi funziona sempre meglio quando il personaggio non è conosciuto (vedi Schindler's List, che NON era neanche lontanamente somigliante a Liam Nason), quando il personaggio lo conosci benissimo diventa solo "guarda quanto è ugualeeee" e questa pare bastare ai produttori, ovviamente non basta allo spettatore dotato di discernimento.
Amanda Seyfried non pare un'ottima scelta per prestare il corpo a Linda Lovelace, eccole a confronto, a sinistra una Charlie's Angel a destra una bellezza qualunque
Bellezza qualunque con quel particolare talento che potremmo riassumere così:
Non è la prima volta che la vita di Linda viene filmificata (!), è di pochi anni fa il documentario Inside Gola Profonda, che era appunto un documentario, quindi con filmati originali e interviste, e neanche quello era troppo appassionante; Lovelace, biopic non doc, non è altro che una sorta di Boogie Nights ma senza la capacità registica di Anderson e quel cast pazzesco. Non che il cast sia da buttar via, ma oltre l'onnipresente Amanda e un effettivamente bravo Sarsgaard (l'ultima volta che l'avevamo visto era da prenderlo a schiaffi) gli altri nomi "altisuolanti" sono mere comparsate: c'è Juno Temple (troppo vestita), c'è Sharon Stone (troppo vestita), James Franco che fa Hugh Hefner (anche lui troppo vestito, diranno le ragazze):
Per fortuna se c'è qualcuna che si spoglia quella è Amanda e, inutile girarci intorno, la ragazza, che abbiamo tanto preso in giro per quegli occhi a palla che ci guardano triglici:
e quella naturale propensione ad imitare una bambola gonfialabiale, anche nella vita di tutti i giorni:
diciamo senza giri di parole: AMAnda ha veramente un gran bel paio di tette

Ma oltre le tette c'è di più? 

Purtroppo no: il biopic è troncato in due, la prima parte è il racconto un po'"fiabesco" del successo pornografico involontario di Linda, spinta dal marito a soffocare (!) le sue speranze di successo e indirizzata verso il porno, anche quello low budget, e se poi il successo venne davvero, fu solo per un caso enorme (!) - Gola Profonda fu il primo film a luci rosse diventato fenomeno pop, con tanto di file fuori dai cinema; nella seconda parte poi la storia si riavvia dall'inizio e ci si mostra il lato b del successo, ci raccontanto che Linda fu soggiogata, violentata, costretta a intraprendere quella carriera da un marito violento, vizioso e spietato, carriera che poi l'ha accompagnata fino al 1989, anche se nel film viene anticipata, e di molto, l'inizio della sua redenzione. Poi... "redenzione"... il moralismo sciatto del film - moralismo che non sfiora Boogie Nights, ad esempio - sembra dirci che non ci sia nulla di buono nel mondo della pornografia (che per carità, non deve essere un bel mondo, questo no, ma voi avete mai frequentato, chessò, il mondo dell'editoria? Lascia sta, guarda...), che l'industria del porno è l'inferno, che tutti quelli che ci lavorano indistintamente sono pronti ad approfittare della prima ragazza un po' sprovveduta e via dicendo, che lì sono tutti mostri.
Certo, deve essere un ambientino che sta meglio dove sta, non ne dubito, ma noi vogliamo vedere un film, non un dito puntato; il confronto con Boogie Nights è inevitabile (stesso ambiente, stessi anni, stessi capelli cotonati, stessi pantaloni a zampa), ma mentre in quello c'era una storia di sogni infranti, una gran regia e poi, come dire, c'era Juliane Moore (che peraltro se non ricordo male fu proprio lei ad iniziare la giovane Amanda alla pruriginosità filmica, lei e Liam Nason, vedi, tutto torna).
Insomma un biopic boccia(!)to, e anche se Amanda si impegna, funziona solo quando si spoglia (poi ditele di mangiare meglio che con quella pellaccia che si ritrova per i troppi hot-dog (!) sembra si sia appiccicata della carta vetrata in faccia, poveri artisti del make up).
Che poi, a quanto leggo nel buco nero dell'internet, sembra che a breve uscirà un altro bio pic su Linda; la doveva interpretare un'altra debosciata dello star system, Linsday Lohan, ma forse hanno pensato che fosse troppo osé anche per fare una pornostar, quindi sembra che la ugola d'oro sarà di quella - sempre per chiamare le cose con il loro nome - GRAN TOPA di Malin Akerman, che voi non sapete chi è, ma se vi metto questa sicuro qualcuno se la ricorda:
E insomma attendiamo questo altro biopic, anche per capire il perché le donne fanno sesso con dei MOSTRI tipo il marito suo, che è un tizio che davvero, manco il toporagno della Hendricks. Ma io dico, ma dico io, ma vediamoli in momenti della loro vita normale ma al tempo stesso trasudante una certa tristezza, ecco il momento ChickenBroccoli Express 2000 Cioè che esce fuori:
Ma dico io, ma io dico. Ma cos'è questo gusto dell'orrido? Sarà che quello gnomo malamente tatuato ha delle doti nascoste? Lo spero per lei.
Il film Lovelace comunque è brutto. Succede sempre così quando si traggono storie vere che hanno a che fare col "shessho"? Cioè diventa tutto un miscuglio di umori morali e moralisti: fai vedere le scene oscene, quindi sfruttando proprio quel lato pruriginoso del media filmico (in quanti vedranno il film solo per vedere sballonzolare le tette di Amanda alzino... la mano... la mano!) e poi però lo condanni pure un po', quel modo di mercificare il corpo solo per far vedere il film. Comunque alla fine non c'è sesso senza amore nè tenerezza nel tuo cuore.
Ci prova, ad esplorare tutta questa cosa del shessho e dei sentimenti, anche una nuova serie TV, che recensisco per i motivi sbagliati. La serie è
Masters of Sex

Trama: Apra la bocca e dica trentatettè

Serie di cui ho visto - colpevole io - solo il primo episodio e che tuttavia mi ha colpito, ma appunto come dicevo, per i motivi sbagliati.
Motivo sbagliato uno: Il nome della serie è tra i più geniali - degno di me vi dirò - Masters è proprio il cognome vero veramente di quello che studiò - porello oh - tutte le cose shesshuali del sesso genitale. Questi erano loro veri

questi gli attori

ho messo le foto per avvalorare la tesi pocanzi esposta: quando fai i biopic di gente sconosciuta è più facile.
Motivo sbagliato due: il logo della serie, nel suo gioco tipo-grafico, è tra i più meglio mai fatti da tempo:

Lo vedete anche voi il triangolino che ci esalta no? O lo vedo solo io? Oddio ditemi che lo vedete anche voi, non sarò mica io il malato tipo Micheal Douglas (pre-Liberace)? 
Facciamo un altro test, cosa ci vedete i queste foto?
Un foglio di carta, un muro, una lampada e un libro. Giusto? NO?! Ah, allora non sono solo io il malato.
Motivo sbagliato tre:

Lo so che sono i motivi sbagliati e che dovrei vincere l'idio(to)sincrasia di non voler vedere una serie con gente vestita anni 60 che non inizi con Mad e finisca con Men, quindi mi riprometto di farmi una chiusa (!) e recuperare gli episodi perduti.
Mentre - per parlare di pornografia, ma degli oggetti questa volta - due parole due su quello che ha a tutti gli effetti creato dei veri oggetti erotici ma senza il bisogno che te li metti negli orifizi, almeno non ancora, lui si chiamava Steve...
Jobs

Trama: iLui è morto

Togliamoci subito due calli, uno per piede (questo per farvi scendere subito l'eventuale eccitamento dovuto a gif o foto messe in questo post): 
Callo 1) Jobs è veramente un filmetto, un instant biopic fatto di fretta e furia per lucrare sulla morte di Steve e sul fatto che effettivamente Ashton ci somigli, e manco poco

Callo 2) Questa è la scrivania di Ciebbì, ovviamente fotografata con un iPhone

Quindi sono uno schiavo di Cupertino? Sono vittima degli oggetti? Ipnotizzato dalla mela che si illumina? Sì, e non mi ci metto neanche a dire quelle frasi tipo "io li compro da prima", "io ci lavoro". "funzionano meglio", perché le dicono tutti, sono il mantra che tutti si ripetono quando si comprano oggetti che sul mercato trovi alla metà, della metà... peccato che poi siano tutte cose vere.
Trovatemi un virus per Mac, poi ne riparliamo.
Trovatemi un touch che funziona "più touch" del touch della Mela, poi ne riparliamo.
Trovatemi un computer più bello di un Mac, poi ne riparliamo. Parlo di bellezza oggettiva. Di bellezza degli oggetti.
E allora ogni volta che inizia l'annosa discussione "la Apple la odio perché ti fa pagare il design, chemmefrega, io non ci sto, io sto fuori dal coro, me compro un Acer demmerda, però ho tanto tanto bisogno di dire che Apple è una merda" io me ne sto zitto, come quando si parla di religione o politica (o di cinema): meglio stare zitti che alzarsi e spaccare la faccia con un iPad (che è molto resistente) al tipo (di solito un tecnico di computer col marsupio) che dice cazzate del genere.
Insomma sì, sono uno di quelli che si gasa quando esce il nuovo prodotto Apple e spesso e volentieri se lo compra pure. Sono così?
[Questo coso è vero]
Sì. E proprio non me pento, anche perché i prodotti Apple sono gli stessi che mi fanno guadagnare i soldi per comprare altri prodotti Apple, quindi tanto vale accettare la catena alimentata.
E il film? Il film è veramente di un'indecisione cronica: Steve Jobs è un genio! Non scusate è un ladro di idee! Steve Jobs è un visionario! No scusate, è un drogato! Steve Jobs è un imprenditore incredibile! No scusate è solo che ha avuto culo a incontrare degli investitori migliori di lui! Steve Jobs è una merda a livello famigliare! No scusate è un ottimo padre di famiglia! 
Insomma tutto e niente, in un jeans e una maglietta, nera

Ashton Kukker è vestito di un ruolo al di sopra delle sue possibilità, cerca di imitare i gesti visti e stravisti nelle presentazioni ma non riesce minimamente a infondere quella profondità che meriterebbe un personaggio (o come ce lo vogliono propinare nel biopic) come Jobs, uno che non avrà iniziato una rivoluzione (quella tecnologica) da solo ma che comunque ci ha dato gli strumenti per farla, e sono pure più belli di quelli di quello sfigato di Bill Gates.
E comunque tutti quelli che sono anti-Apple, smettessero di usare il mouse ORA, oppure zitti. E tutti quelli anti-Jobs, smettessero di vedere film Pixar ORA, oppure zitti.
Io intanto mi rivedo questo, che era meglio:


E questo, che fa più ridere:


Lost in mutation

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Wolverine - L'immortale
Trama: Lo-san

Sembra proprio di vederli, i cervelli all'opera sul nuovo film di Wolverine, tratto dalla storia japponese di lui che si becca pure Hiroshima e Nagasushisaki addosso e ovviamente ci si accende un sigaro: Log(iap)an. Me li vedo che, ancora ammaccati dalla pessima impressione che il primo film di Wolverine in solitaria fece nel lontanissimo 2009 (anni pre-Cavaliere Oscuro, vale sempre la pena ricordare), cercano di dare al nuovo film tutto un tono più cupo e serioso, evitando buffonate tipo il pugile ciccione e i salti di venti metri coi cavi attaccati al bacino... risultato? La noia.
Non succede praticamente nulla in The Wolverine, o meglio, le cose succedono pure (lui va in jappone, fa tutte le scene che abbiamo visto in Lost in Translation 
o anche quest'estate quando ci sono andato pure io), incontra un vecchio japponese, poi una japponese con la faccia da formica, poi qualche samurai, poi una che con la lingua ci fa i fiocchi ai pacchi di natale, poi du pugni de qua, due saltelli dellà, fine. Proprio il disimpegno action, che, a rigor di logica, dovrebbe dare spazio a tutta quella introspezione che mo' sembra che da quando hanno fatto il Batman torvo tutti i supereroi devono essere torvi. Il torvo. E invece siamo alle solite con Jackman che pensa più a far vedere il personalino 

che per carità arivace ai 50 con questo fisico
ma abbiamo capito. Insomma l'ibrido volverina-pipistrello è riuscito meglio a Olly Moss
Ovviamente il risultato è un film, per quanto non peggiore del primo, inutile. Del tipo che l'apparizione di Logan in X-men First Class vale da sola tutto questo.
Si vede che Hugh Jackman si è distratto un attimo con le attrazioni turistiche e le foto di instagram, tipo fare la foto col biglietto della metro piccolissimo japponese ma guarda so proprio matti i japponesi
o andare a mangiare da Jiro Sushi che tanto se Wolverine chiama un posticino lo trova sempre
La scena dello shinganzen - il treno superveloce - che doveva essere pazzesca è tipo, ridicola.

Peggio di tutti i villain (lo vogliamo ripetere che nei cinecomics il villain è la cosa più importante?): Viper, russa e rossa, è una sorta di Poison Ivy con la Mysticanza
Il robosamurai è veramente quanto di più inutile si possa immaginare, un ennesimo robottone/esoscheletro (con la sola particolarità di essere in tenuta da samurai) che basta che gli stacchi due fili collegati al tizio che ci sta dentro hai fatto.
Inganniamo l'attesa per questo:
Attesa effettivamente molto potente

con un po' di illustrazioni carine  o solo sceme...
 
Ma i supereroi, invece di fare film brutti, perché non si trovano un secondo lavoro? È quello che si è chiesto pure Chow Hon Lan

Mars tua vita mea

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The last days on Mars
Trama: Pianeta rosso sangue

L'esperimento di fondere Moon a 28 giorni dopo è abbastanza riuscito. Sin dalla prima grafica che pubblicizzò il film, in effetti è una copia carbone ma vabbé
Certo, dover ricorrere a due film (entrambi bellerrimi) per riassumere velocemente la trama già mette il film sotto la cattiva luce (rossa)
della poca originalità, però dai, ammettiamolo, di zombi virulenti nello spazio non ne avevamo mai visti (o il mio Alzhaimer galoppante non mi fa ricordare, voi ricordate zombi su Marte? Io ricordo Fascisti e Vampiri).
Quindi: spedizione spaziale, pianeta rosso bolscevico e traditor, equipaggio con le solite caratteristiche (il buono, il cattivo, la fica ceh si merita una foto
la dottoressa algida, il joker più qualcheduno sacrificabile per primo o per secondo) + virus.
Purtroppo la sparutaggine dell'equipaggio non permette quelle belle scene di massa virulenta che ci piacciono tanto, e mentre vedevo il film ho immaginato per tutto il tempo se invece di Marte - dove sembra che l'atmosfera permetta una gravità comune a quella della Terra - fosse stata la Luna, cogli zombi/virulenti che saltellavano di qua e dillà.
Però l'eredità di Moon si fa sentire più di quella di 28 giorni dopo: tutta la parte fantascientifica è molto lenta e quasi introspettiva, il budget mediobasso è evidente anche da queste gif poracce
e spesso costringe l'azione in due stanze e sempre quelle, ma poi quando scoppia l'epidemia ci si diverte abbastanza, anche se non ci si immedima veramente coi protagonisti, perché se in film o serie Tv di Apocalisse Zombi, o Apocalisse Virus, è lecito chiedersi "E io che farei in caso di Apocalisse Zombi?" in questo caso è davvero difficile porsi l'annoso quesito "E io che farei in caso di Apocalisse Zombi su Marte?"
E anche a volersela fare, questa domanda, la mia risposta sarebbe questa:
Impara Marte e mettilo da parte.
E poi, senza che c'entri nulla ma per il solo fatto che se invece che dei virus piccinipicciò gli alieni fossero così sarebbe la cosa più spassosa dell'universo, il FaceFolding, ecco la nuova mania gif (che è un po' come quando appiccicavano gli occhi di Steve Buscemi alla gente o toglievano i denti alle attrici):
Face-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFsFace-Folding-GIFs
Nello spazio nessuno potrà sentirti ridere a crepapelle.

Virus/HauntedHouse/Suicide

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V/H/S 2
Trama: Videocasse 2

Avevamo dato per morta e sepolta la telecamerina, quella tecnica che da innovativa nella sua prima apparizione, era stata dimenticata, poi portata a nuovo splendore analogico da una furbata, aveva regalato buonissimi risultati, risultati un po' meno buoni ma decenti, esperimenti di fantascienza e addirittura di cop action, ma che in generale aveva prodotto tanta tanta... come definirla, sostanza anfibia comunemente detta merda. Inutile mettervi tutti i link maleodoranti, lasciamoci alle spalle tutte quelle ore sprecate.
Poi telecamera morì, poggiata per terra, uccisa dal ritorno della beneamata cinepresa. Avevamo tirato un sospiro di sollievo: finalmente i film (horror soprattutto) tornano ad essere film e i registi che si ostinano ad usare telecamerina sono solo sfigati senza un briciolo di produzione alle spalle che vogliono fare un film quando nessuno glie li chiede.
Ma, qualche mese fa, ecco apparire sugli scaffali delle videoteche ormai impolverati, V/H/S un film a episodi che riusciva nell'incredibile tentativo di fare sì film telecamerina, e in più horror, ma farlo benissimo, con momenti di grande terrore, storie originali, e, "particolare" che si vede pochissimo nei film fatti così, la regia.
Certo, era aiutato dalla struttura ad episodi (ma non sempre funziona), struttura ripresa ovviamente nel suo seguito, che gode, come il primo, di spunti interessantissimi e merita un approfondimento per ognuno; approfondimento, locandina illustrata originale e gif.
Clinical Trials
In questo episodio ad un povero scemo viene impiantato un occhio artificiale, una sorta di cyberocchio con cui lo scemo riesce a vedere di nuovo. 
Solo che oltre a vedere bene, gli capita anche di vedere troppo: vede in fantasmi. 
Porello, sta tranquillo in bagno a farsi il bidè e BU! fantasmi che lo guardano nei suoi momenti intimi, pensa che fastidio. Occhio, malocchio prezzemolo e finocchio… no in effetti quest'ultima cosa no:
Vedo la tetta mollaaa.
Il segmento è decente, il regista (già all'opera nel primo e un po' motore di tutto il progetto V/H/S) è uno dei mumblecosi, che come sapete detesto, ma nello specifico, facendo mumblehorror, si è già salvato una volta, e ha fatto You're Next, di cui parlano bene... ora non sto dicendo che rivaluto i mumblescemi, infatti l'episodio peggiore di ABC era proprio il suo.
E insomma non vi impiantate occhi bionici, ragazzi, che poi tutto quello che vedete sarà ripreso e messo in un film telecamera horror.
A Ride in the Park
In questo episodio ci sono gli zombi! Vi basta no? In effetti no, ormai gli zombi sono sputtanati peggio dei vampiri. Eppure, assistiamo ad un'idea tutta nuova.
L'idea, incredibile sia arrivata solo ora, è riassumibile in questa addizione:
ZOMBI + GO PRO
Ora, la GO PRO la conoscete tutti, è quella telecamerina che rende tutti fighissimi quando fanno queste coseOra tu immagina: sei in un parco con la tua bici, hai la GoPro in testa, che non vuoi perderti neanche un albero. Pedala che ti pedala succede che becchi uno steso per terra, pare morto, e invece, oibò, è uno zombi! 
Che ovviamente fa le sue cose di zombi, tipo morderti. Poi è inutile che scappi, anche se hai ripreso tutto con la GoPro, zombi ci diventi lo stesso, zombi con la GoPro, Il resto è un video pubblicitario della GoPro ma con queste scene qui
soggettiva zombi. Divertimento puro. Di certo l'episodio più originale, anche rispetto ad un paio del numero 1. Esaltante e divertente, soprattutto notare lo stupore di ritrovarsi zombi in pov
da solo vale tutto Walking Dead, tutte le serie proprio. Sarà un caso che il regista è proprio uno della coppia artefice di Blair Witch? No.
Safe Haven
Che racconta di un'equipe di scemi con quel pallino per il documentario che se ne va ad intervistare il guru indonesiano (o era tailandese, o filippino?) di una setta di matti dediti al culto della filippineria. Questo il guru
questi gli adepti
L'episodio è il più lungo e purtroppo anche il peggio gestito. Inizio bomba con l'attore orientale inquietante il punto giusto e l'ambientazione religiosetta (!) di gente tutta vestita uguale che ti guarda fissa e fa cose strane che dà quel senso di follia di gruppo pronta a esplodere che mette la giusta ansia. Purtroppo il finale diventa uno slasher esagerato e, cosa ancor più grave, con utilizzo evidente di computer grafica - non dico che non ci sia negli altri episodi, ma molto ben mascherata nella grana low dell'analogico - che stona con tutto il resto. Per non parlare del finale Baphometto e smoccioloso
Peccato, perché il regista è quella da cui ci si aspettava di più, è quello di The Raid, infatti.
Slumber Party Alien Abduction
In questo episodio ci sono un gruppo di adolescenti scemi che, lasciati soli dai genitori per la serata nella loro casa al lago, vengono attaccati da un gruppo di alieni. Idea dell'episodio è quella di attaccare la telecamerina su un cane. Il resto è molte luci tipo X-Files e l'episodio più ballonzolante di tutti (il grado di sballonzolio è inversamente proporzionale al mal di testa da fine visione).
Episodio decente.
Tutti gli episodi sono legati tra loro da una storia orizzontale di due scemi che entrano nella stessa casa del primo, quella tutta piena di televisori e videocassette con scritto GUARDAMI GUARDAMI (Alice proprio non t'ha insegnato un cazzo eh?) e ovviamente fanno una finaccia:.Perché mi ostino a chiamare tutti scemi? Anche se V/H/S è a tutti gli effetti la miglior serie horror dell'anno? Perché, telecamerina o non, rimane la regola che sei scemo se dopo aver visto il primo fantasma continui a stare in quella casa, sei scemo se dopo aver visto un tizio spanzato per terra su un prato e due che ti vengono contro deambulanti e ricoperti di sangue, non inforchi la bici e pedali via che manco Coppi, sei scemo se entrato nel covo di un filippino matto, non scappi a gambe levate dopo la prima avvisaglia di follia, sei scemo se quando vedi che ci sono degli alieni fuori dalla porta di casa, non scendi in cantina e ti tumuli lì per sempre. 
E sei scema se ti metti a guardare VHS con film di scemi che fanno queste cose.
Fatto sta che viva V/H/S sempre, certo adesso un po' mi pento di aver buttato tutti i miei vecchi VHS, quanti ne avevo, a rivederli ora pensa che fantasmi uscivano fuori. Tipo il fantasma dei soldi spesi quando i VHS erano appena nati e costavano UN BOTTO! Ma quanto costavano?! Se la memoria non mi inganna è possibile che costassero qualcosa come… 100 mila lire?!

Ragazzo vecchio dove vai

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Old Boy
Trama: Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo

Ogni volta che riaffronti Old Boy - e questa sarà stata la mia 4a... o 5a? - ti viene in mente solo una parola: Capolavoro.
Ma che altro gli vuoi dire? C'è una tale coscienza, una consapevolezza, una "mano ferma" in tutto il film che davvero appena finito ti viene voglia di riguardarlo da capo, fosse che fosse che hai perso qualche particolare, qualche espressione (guardate Taesu nella stazione di polizia, poi guardate come diventa, ditemi che è la stessa persona e po ditemi che gli orientali, se vogliono, non sanno recitare. Il problema è che raramente vogliono...), qualche battuta, qualche formica.
La perfezione corre sul filo della follia del protagonista, costretto per 15 anni in una stanza a meditare vendetto contro uno sconosciuto, poi, man mano che si svelano i motivi, i tratti di follia si fondono come una melma, ma non riesci a staccare gli occhi dal film.
Dalla scena di combattimento migliore degli ultimi dieci anni:
E non è un caso se The Raid, il film di combattimento migliore degli ultimi dieci anni sia in realtà la versione estesa a 90 minuti di quella scena:
e non è un caso se gli amerigani hanno già citato e stracopiato la scena mille volte:
La vendetta, anzi le vendette perché ce ne sono diverse, dirette o trasversali, nel film, sono le vie impervie di un doppio triangolo amoroso schizoide, romantico, tristissimo. Certo ci sono un paio di punti che perplimono, prima di tutti la strana giovinezza del diabolico villain

ma la bellezza di certe scene e inquadrature - che riempiono l'internet sotto forma di gif

riempie gli occhi e la coscienza cinematografica. Il miglior capitolo della trilogia della vendetta (uno, due, tre).
Parentesi spoilerante riservata a quelle illuminazioni che ti vengono solo alla 4a 5a visione quando magari voi ci avete pensato già alla prima: ripensando alla scena dell'ipnosi finale, quando Taesu si fa cancellare le memorie atroci che ha accumulato negli ultimi giorni, prima fra tutte l'incesto

viene diviso in due, il mostro, rimane nella realtà filmica della stanza dove Taesu ha perso lingua, dignità, senno, mentre il Taesu immemore che vivrà il resto della vita vegetale che gli resta, è solo il riflesso, un riflesso di Taesu.
Grazie, grazie, grazie arca.
Poi. Ovviamente, durante le scene di prigionia, la domanda è lecita: cosa farei io, Ciebbì, rinchiuso 15 anni dentro una stanza mangiando solo ravioli fritti? (a parte chiedersi cosa ci sarebbe di diverso negli ultimi 15 anni della mia vita? ...la verità è che mi adatterei, anzi, riuscirei anche a starci bene. È un problema ve'?
Ora. Succede che tra poco esce il remake amerigano che NESSUNO al mondo richiedeva e neanche aveva proprio il permesso di richiedere (neanche quelli che "il cinema orientale è lento gli attori orientali non sanno recitare"... neanche io quindi), regia di Spike facciadacazzo Lee, uno che non fa la cosa giusta da tanto tanto tempo; pensa che ce lo siamo scordato Miracolo a Sant'Anna? Ecco, non ce lo siamo scordati per nulla.
Il trailer preso per quello che è non sarebbe manco male, anche se Josh Goonies Brolin non mi pare proprio all'altezza, ma insomma, basta con questa cosa dei remake, basta davvero. O almeno non andassero a disturbare i miti non solo recenti, ma che vivono la loro miticità non in assurdi cineclub di appassionati del genere o nei loro microstaterelli sconosciuti.
Sono aperte le scommesse su quanto se l'Old Boy originale è un Capolavoro, l'Old Boy amerigano sarà un riflesso sbiadito e inutile.

2x1 • Il potere dei sordi

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Il potere dei soldi
Trama: Harrison Fors

Capita alle volte di dover parlare di film bellissimi.
Non è questo il caso.
Questo film è il corrispettivo filmico di questa gif:
Se dovessi spiegare a mia nonna Two Girls One Cup, gli farei vedere questo film.
Un film che avrebbe dovuto lanciare (usando come catapulta del papa Harrison Fors vecchio e Gary Oldman sopravvalutato sempre) nello stardust Thorino - il fratello piccolo di Thor, che io chiamo amichevolmente Thorino perché da quando siamo stati per tre minuti nella stessa sala siamo come compagni di merende, io e lui - e invece lo affossa nel nulla.
D'altronde per uno che è stato fidanzato con lei:
non saper recitare e vivere all'ombra del fratello meglio è l'ultimo dei problemi.
Il film racconta la storiella di un tizio che vuole fare il salto della quaglia nella vita bambagica dei soldi facili fatti con uno smartphone e invece rimane immischiato tra la guerra tra ricchi propietari di capitali straniere tipo Mosca e Dubai, quei due tomi di Gary & Harrison, e gli mettono nel letto anche quella biondona di Amber Heard perché così lui proprio non ci capisce più un cazzo e se venderebbe pure un rene.
Ovviamente rimane bruciato dai soldi e alla fine capisce che i soldi non danno la felicità... certo, sì, credici.
Dai vi metto uno stralcio del film, eccolo, Garyan & Harrison & Amber Heater
Approfitto per parlare di un film vecchio che parla sempre di soldi e di essere poveri e essere ricchi e essere ricchi e poveri, si chiama
È ricca, la sposo e l'ammazzo
Trama: Walter ma tao

Che è una vecchissima commedia con quella faccia bellissima quanto assurda di Walter Matthau, attori come ne fanno più.
Lui è ricco, ma proprio ricco, talmente ricco da non preoccuparsi minimamente di spendere e spandere. Tanto che diventa povero, ma siccome "povero"è una parola che proprio non esiste nel suo vocabolario, sarebbe come dire a me che sono brutto, ci mette un po' a capirlo.
Storica e stracitata (vedi anche il melbrooksiano Che vita da cani) la scena della presa di coscienza della sua povertà:
Unico modo per risalire la china, per chi come lui non sa fare nulla, è sposare una ricca - possibilmente brutta, insulsa, stupida - e ucciderla per ereditare.
L'occasione si presenta nelle vesti orrende di Herrietta, una botanica sfigata che manco Bridget Jones ma ricca a palate.
Ovviamente parliamo di commedia, se pure d'antan, quindi il finale potete immaginarlo.
Questo è uno di quei film che necessita un remake - incredibile a dirsi - perché il ritmo langue. Attori proposti: George Clooney e Cate Blanchett.
Vi piace quando mischio il diavolo e l'acqua santa e nello stesso post metto gif che vi hanno fatto rivoltare la colazione, lingue bislunghe, ballerini gay Oldman e quel grand'uomo di Walter Matthau? E già, sono fatto così... preparate l'altare (sacrificale o talare vedete voi in che ordine).
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