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CB ANTEPRIMA • Zootropolis

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Zootropolis
Trama: Zoo land

Dopo il capolavoro Inside Out e la cocente delusione di Arlo (che a ripensarci, è veramente brutto) avevo aspettative altissimissime per Zootropolis. 
Sì lo so, non è Pixar, anzi è uno del canone classico (anche se di grossi cani non ne ho visti...), ma tanto possiamo pure finirla di pensare che siano cose diverse, visto che ormai Lasseter è il capo del mondo di tutta la divisione animata della Disney, che ricordiamo sempre è la corporation più POTENTE del mondo. Più di tutte le altre. Più più più.
Zootropolis mi piaceva dalle prime immagini uscite, dal primo spot

perché io alla fine alle città popolate da animali antropomorfi ci sono affezionato, è Richard Scarry che mi ha fregato a me:
Richard Scarry (conoscete Richard Scarry.. VERO?!?) e la Disney, ovviamente. Già, perché Zootropolis è un vero ritorno a quello che ha reso la Disney grandiosa: "animalizzare" gli esseri umani e umanizzare gli animali. Secondo me se parliamo coi nostri cani e gatti è anche un po' colpa loro. Di Scarry e di Disney.
Erano anni e anni (se non sbaglio da Chicken Little, brutto forte pure quello) che non vedevamo animali in un jeans e una maglietta.
Prima di tutto i registi prendono protagonisti iperrodati dalla tradizione. Ci sta lui:

e un mix di loro:
resi più moderni in una volpe truffaldina (ma buona) metropolitana e una coniglia iperattiva molto sveglia.
I due vivono appunto a Zootropolis, un'intera città popolata da animali disegnata benissimo (se penso pure a San Fransokyo la Disney si sta veramente impegnando nelle architetture), divisa in "habitat" naturali - quindi c'è il quartiere foresta pluviale e il quartiere artico innevato, quello dal clima temperato e quello campagnolo - dove anche le architetture sono animalesche: facile vedere nello skyline dei palazzi a forma di corno, per dire, oppure un gomitolo di strade in miniatura fatta di tubi usata dai piccoli roditori




Tutti i cittadini sono animali, e ok, ma non tutti gli animali: gli autori scelgono quelli che per antonomasia sono predatori e prede, leoni e gazelle, lupi e pecore, ghepardi e antilopi, volpi e conigli. Ma sono tutti animali che hanno abbandonato il loro lato selvaggio per vivere in armonia. 
È proprio il binomio predatore-preda quello che viene sottolineato dal meltin pot animalesco del film, mancano infatti grandi branche (non branchie) del mondo animale: non ci sono pesci, non ci sono volatili, non ci sono scimmie.
In compenso ci sono tanti altri

che fanno le cose che fanno gli uomini, ma mantengono - ovviamente - la loro natura animalesca; tipo che ci sono i lupi e se uno ulula, gli altri non resistono e ululano tutti

ci sono i bradipi e vanno lentissimi (nella scena più divertente di tutto il film)

e se a Zootropolis si vuole ritrovare un po' di "contatto" con la natura, bisogna darsi al ... naturismo (in una scena spassosissima)


Il film è divertente, un buddy-cop classicone (coppia assortita, lui volpe furbona che vive alla giornata, lei primo poliziotto coniglio della storia che deve dimostrare che anche un coniglio può essere poliziotto) che segue quindi tutte le regole del caso, sia il caso su cui investigare (una roba di droga con tanto di citazione a Breaking Bad) sia che ognuno dei due imparerà dall'altro fino a formare la coppia perfetta, già pronta per un eventuale sequel.
Zootropolis è un capolavoro? Forse no. Di certo non ripeterà i fasti di Frozen, ma ha un passo in più rispetto a Big Hero 6, un film che ci siamo già tutti scordati.
Mettiamola così: vi deve piacere molto questa cosa degli animali (quanto mi piace dire cose ovvie), anche se non si può dire che sia una cosa davvero geniale.
Quello che ho trovato molto importante e bello, ma forse sono io che sono retrogrado, è la presenza del primo personaggio palesemente gay nel mondo Disney (tralasciando criptomosessuali tipo Jafar 

o Sir Biss

È questo ghepardone ciccione tenerone qui

che, appunto, è gay. Ok, non che sia dichiarato apertamente, ma lo dichiarano per lui quella vocetta, le movenze, la dolcezza tenerosa e i gusti musicali homo: è un fissato di Gazelle, che è Shakira in versione gazella
Ora, non vorrei fare la figura di uno  per cui  il fatto che ci sia un gay in un film fa notizia da prima pagina, ma fa comunque piacere vedere che ci sia un personaggio, anche in un cartone animato destinato a tutti, in cui si possa riconoscere anche un ragazzino che da grande vuole fare il ballerino al concerto di Shakira e fa le prove davanti allo specchio pure se è ciccione, e se ne va in giro senza paura di essere additato dai predatori bulli della sua scuola. 
Un film che ho guardato con un occhio estremamente benevolo forse, a cui ho perdonato le troppe citazioni (quella del Padrino inutile) e il finale danzereccio + canzone francamente insopportabile (li odiavo in Shrek, pensa in un prodotto Disney), perché i protagonisti mi sono piaciuti, le ambientazioni sono curatissime e poi oh, mi è piaciuto e basta.
Vi metto un po' di disegni preparatori, che come al solito ti fanno rimpiangere la buona cara vecchia animazione








Devo proprio aprire una parentesi negativa? Devo proprio. Non per sputare per forza nel piatto dove mangio eh, ma insomma, Disney Italia, cosa ti eri mangiata quando hai scelto i doppiatori del film, un piatto pieno di sputi? Paolo Ruffini? Diego Abatantuono?

C'è questa cosa del social che mi sta proprio sfuggendo di mano. Capisco che hai sempre cercato doppiatori non convenzionali, e spesso venivano dalla TV (Magalli, Papi, Frizzi... tutti hanno fatto un ottimo lavoro), ma cosa sta succedendo? Possibile che la qualità televisiva sia caduta così in basso che le uniche scelte sono Ruffini e Frank Matano? FRANK METANO!? Ma tanto io l'ho visto in lingua originale e quindi.
Riassumendo Zootropolis: a me è piaciuto, e manco poco, ma mi riservo l'opzione che a voi non faccia impazzire. Quello che è certo è che sarà molto molto meglio di altre produzioni facilone, anche se non le ho ancora viste lo dico lo stesso. Ad esempio non mi ispirano PER NULLA tutti i film con animali protagonisti che stanno arrivando.
C'è questo:

che, tralasciando il fatto che questo è 
un'evidente fuga di notizie, come quando uscirono Bug's Life e Z la formica o Nemo e Shark Tale, mette una certa tristezza nel suo essere così debitore al concetto di "talent show". Poi ci sta il film degli Angry Birds:
Poi quello degli animali da compagnia che quando usciamo fanno cose strane:
un palese frutto di certi video di internet. Dopo di che abbiamo il seguito non richiesto di Nemo
Salvo solo Kung Fu Panda 3 perché il primo e il secondo erano proprio carini:
Ora che mi è venuto in mente VOGLIO un film coi personaggi di Richard Scarry. 

Team Brucomela forever! Me lo segno sul mio quadernetto fustellato rimediato (quando mi piacciono le anteprime dove ce rimedio qualcosa):


CB ANTEPRIMA • Deadpool

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Deadpool
Trama: L

Quando sono uscito dalla  di Deadpool mi hanno fermato per chiedermi un'impressione sul film (incredibile, era successa la stessissima cosa quando sono andato a vedere Lanterna MVerde. Che ce li mette Ryan Reynolds in un eccesso di insicurezza?).
- Mi puoi dire una tua impressione sul film?
- È molto compiaciuto...
- Ah ti è piaciuto.
No "mi è piaciuto"... Compiaciuto, sì, troppo troppo troppo compiaciuto.
Tutta la comunicazione del film, e il film stesso, sono giocati sullo sfondamento della quarta parete, quindi il film è un continuo di giochini "meta" che trapassano la finzione filmica. Tipo:
- Deadpool che, quando gli dicono che lo trascinano dal Prof X, chiede se Stewart o McAvoy;
- Deadpool che quando lo trasformano in supereroe dice di non volere una tutina verde e animata

- Appaiono riviste di gossip con Ryan Reynolds vero incoronato "uomo più sexy del mondo";
- A un certo punto c'è persino il pupazzetto della precedente versione di Deadpool, questa, che è meglio non scordare mai, per quanto faceva schifo


certo anche adesso che assomiglia a Ruggero De Ceglie non è tanto meglio:
ma anche questa versione frankensteinesca dà l'occasione di fare i comici per forza con battute tipo "sembri un' che ha scopato con un kiwi" o qualcosa del genere;
- Si fanno continui, continui, continui riferimenti non tanto all'universo Marvel, ma proprio agli attori, Hugh Jackman/Wolverine su tutti, con tanto di maschere di carta di Hugh Jackman indossate da Reynolds che fa il simpa tutto il tempo arrivando a dire "La bellezza è tutto. Ryan Reynolds non è arrivato dov'è grazie alle sue capacità attoriali." Io sono anni che lo dico, ma nessuno mi da 130 milioni di  in un weekend.
Insomma tutto così (potrei continuare con i titoli di testa che recitano "Prodotto da degli idioti", "Girato da un dio della regia", "Con attori troppo pagati", "Con un cammeo inutile" (riferendosi al solito Stan Lee, sempre più ridicolo, in questo caso fa il DJ in un locale di spogliarelli. Fermatelo.) ce ne sono cento e più di cose del genere

Compiaciuto quindi, pensato e costruito per stupire e divertire attuando una macchina del fango su tutti gli altri cinecomics con una scatola cinese di riferimenti, inside joke, battute, e questo protagonista forzatamente irriverente, che saluta, parla e occhieggia al pubblico in sala di continuo

sfondando la quarta, ottava, sedicesima parete (e lo ammette pure, proprio "ehy sto sfondando la quarta parete in una scena che sfonda la quarta parete, quante pareti sono?") esaurendo però il suo (già non tanto originale) fascino di cosidetta "rottura".
Sai come quelle persone che un giorno qualcuno gli ha detto che sono simpatiche "mi fai mmorì dal ridere" e allora quelle OGNI cosa che dicono DEVE essere comica, forzatamente divertente, una battuta, e tu il più delle volte lo guardi e fai quel sorrisino tipo  e poi subito dopo .
In confronto alla psicologia di un classico X-Men, in questo caso quella buonista e "supereroica" di Colossus, a cui hanno aggiungo molti muscoli cromati ma tolto il cervello, quella di Deadpool è ovviamente un corto circuito: maleducato, sboccato, sfacciato, sarcastico, menefreghista, il tizio è un concentrato di "politically incorrect" che però, nel 2016, ha fatto ampiamente il suo tempo.
Si fa molto parlare poi, in questi giorni, dei suoi gusti sessuali. È gay? Se farsi deflorare da Morena Beccarin [agevolo diapositiva]:

con uno strap-on vuol dire essere gay, be', ogni uomo è potenzialmente gay. Poi nei fumetti sembra che DP abbia una passione amorosa per Spiderman. Vedremo più in là se lo faranno incontrare con Hollander, e come la metteranno con la differenza di età? Già vedo i titoli cubitali: arriva il primo supereroe pedofilo! 
Che poi siano Ryan Reynolds e la sua faccia da beota a forzare questa comicità diventa come un'unghia passata sulla lavagna. Non fa ridere quando per la decima volta dice "baciami il culo" o manda affanculo una vecchia cieca.
I cattivi sono solo superforti: con quello del nuovo Transporter cattivo di zero rilievo e Gina Carano il cui superpotere è diventare sempre di più un uomo. 
Un'altra X-Girl che si vede è una teenager darkettona che chiameremo Osram

Ciononostante Deadpool vi piacerà, ne sono quasi sicuro, perché comunque le scene d'azione sono adrenaliniche e ritmate, e supersplatter, il che non guasta mai:

Ma io ho subìto troppo la quantità di occhiolini che mi sono stati fatti. Sono sensibile agli .
Il mio problema con Deadpool è stato lo stesso identico di quando la Multipla ha fatto questa pubblicità qui:

Ora. Hai fatto una macchina brutta, che non piace a nessuno. Per tutta risposta fai un'ADV saracastica, a quel punto tutti ridono e alla fine sembra addirittura che ne sei uscito vincitore. Be', no.
La domanda rimane: perché hai fatto quella  orrenda? Non è quella la prima sconfitta? L'errore. Ok, ci hai messo una pezza con la battuta, ma tu non dovevi fare la macchina brutta in prima istanza.
Per me Ryan Reynolds e il suo Deadpool sono così. Gioca a fare l'autoironico, a dire che è bello ma non balla, rivela che Lanterna Verde faceva cacare a spruzzo (ed è verissimo) pure a lui, dice anche che il primo Deadpool faceva schifo, che tutta l'industria del cinecomics serve a fare soldi (soldi che poi dichiara di non aver avuto per pagare le comparsate autorevoli di X-Men famosi e infatti ci sono sempre e solo Inox18/10 e Osram). Insomma il metacinema, l'autoironia, l'ammiccamento, è bello quando sorprende, non quando è la regola, a quel punto ti aspetti di tutto e quel di tutto perde ogni effetto.
Voglio dire, io non vorrei mai ritrovarmi in una riflessione del genere:

E poi niente, Ryan Reynold non ce la fa proprio. È veramente troppo beota, non fa ridere, si sforza, anche fuori dallo schermo adesso deve fare il simpatico per forza, proprio come quell'amico di cui sopra

Se solo ripenso che c'è stato un tempo che riceveva certe foto dalla Vedova Nera...
Quindi, nonostante salvi la comunicazione promozionale fatta prima del film: sì, il billboard con le emoji è semplicemente geniale:

e sono divertenti anche le versioni romantiche del poster

fatta per convincere con l'inganno le proprie fidanzate a vederlo il giorno di San Valentino e poi (io ne ho vista qualcuna dormire, comunque).
Deadpool va bene per chi non mastica il meta al cinema, per chi pensa che la destrutturalizzazione dell'eroe sia una novità (leggete e rileggete Watchmen, e poi ne riparliamo), per chi comunica solo con le emoji, per chi pensa che un supereroe che mette il culo in faccia al nemico per venti volte sia divertentissimo e per chi crede che Ryan Reynolds sia un fico (non ho detto bravo perché non voglio credere che qualcuno possa anche solo persarlo).

STORIA VERA • Love Me Gender

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Siccome la crisi di Hollywood, oltre a reboot, remake e sequel, sta passando attraverso lo sfruttamento di STORIE VERE come se non ci fosse più uno straccio di idea a pagarla oro, apro la parentesi STORIA VERA, tanto per dare un'idea dall'inizio dell'anno questa, questa, questa, questa e questa sono state STORIE VERE, e se guardi gli oscar noterai che 12 candidature su 20 (negli attori) sono persone vere, alcune ancora vive.
Non dico assolutamente che il bio-pic sia una pratica nuova, anzi, ma la guardo sempre con un occhio sospettoso. Voglio dire, la storia del film ce l'hai già scritta e per quanto puoi trovare il tuo modo di raccontarla, gran parte d'invenzione (forse quella più importante, l'invenzione della storia in sé) l'ha già fatta la vita di qualcuno per te... vivendola, peraltro.
Dopo questo cappello introduttivo evidentemente scarno passo al primo film STORIA VERA, primo e forse ultimo, mi andava così, it's my life. 
Questa è la STORIA VERA di un ragazzo una ragazza danese:
The Danish Girl
Trama: Non il solito trans trans

C'è una strana somiglianza tra The Danish Girl e La teoria del tutto, e non è solo per l'attore protagonista.
In entrambi i film c'è questa coppia che si ama profondamente. In entrambi i film, ad un certo punto, nel lui della coppia inizia una trasformazione, in Danish Girl la presa di coscienza di non appartenere al genere a cui appartiere invece il proprio corpo e quindi vivere la dolorosa transizione da uomo a donna, ne La teoria del tutto scoprire di essere affetti da una malattia degenerativa e quindi cambiare da uomo a robot (scusate, dovevo proprio dirla). Ovviamente NON sto paragonando l'essere un transgender all'avere una malattia degenerativa, so che non c'era bisogno di sottolinearlo, ma con l'internet non si sa mai.
Ma, oltre all'attore protagonista e al processo di cambiamento doloroso, ciò che accomuna ancora di più i due film è la figura della moglie, della protagonista - sì. protagonista, e non Non Protagonista come vogliono farvi credere gli Oscar - una moglie che di fronte alla distruzione (cambio di sesso del partner, suo diventare un vegetale, comunque distruzione è) non scappa, non si dà per vinta, non l'abbandona neanche per idea, e anzi diventa la colonna su cui reggersi, il cui amore diventa totale e supera ogni barriere (di genere o architettoniche) e trasforma l'amore romantico nel concetto stesso di Amore assoluto. 
The Danish Girl è un bel film, non si può dire altrimenti. Anche se, come tutti i film che si reggono su clamorose interpretazioni, subisce un po' i suoi protagonisti.
Eddie Redmayne, in un'incredibile manovra "Tom Hanks", mina seriamente la candidatura di Leo DiCaprio e della sua amica orsa (altro amore turbolento, quello), e mina anche le candidature delle Migliori Attrici se è per questo, perché la sua ragazza danese, Lili, è una delle donne più femminili che si siano mai viste sul grande schermo da molto tempo a questa parte. Sembra davvero che Eddie abbia avuto una sorella gemella nascosta da qualche parte che ha recitato le scene.
È bravissimo. Davvero bravissimo (che altro termine vuoi usare? Bravissimo è meglio di clamoroso, incredibile, intenso e meraviglioso). La sua forza - esattamente la stessa che gli ha fruttato l'oscar l'anno scorso - e non lasciarsi mai e poi mai andare al pietismo o all'interpretazione da actor studio. Ha una profondità in quello sguardo, un'umanità, una fierezza; e al tempo stesso una dolcezza con cui confrontarsi e quasi imbarazzarsi un po'.
Il rischio "checca impazzita" era così preoccupante. Il cinema "en travesti"è sempre un'arma a doppio taglio (!). Tralasciando le caricature
il travestimento per necessità
o la vestizione sgargiante 
quelli sono travestiti, non transgender. E avrete notato che ho messo gif di film capolavoro. Non sto qui a mettervi De Sica e Boldi vestiti da donna.)
Il transgender è ben altro. Non è l'essere "frocia", essere Platinette o vestirsi da donna perché beate loro possono vestirsi con molta più scelta, si tratta di un dolore interiore non comprensibile: il tuo corpo è maschile, ma dentro sei donna, o l'incontrario:

Comunque come al solito con temi così grandi e profondi mi sento sempre in difficoltà, non voglio passare per tuttologo. 
Torniamo al film.
Il cambiamento di abiti di Lili Elbe non è una semplice macchietta, è un vero è proprio suicidio, anzi un omicidio di cui essere vittima e carnefice: uccidere la proprio parte maschile (l'aspetto e il sesso), ed essere al tempo stesso assassino (con la parte femminile). C'è da perdere il senno, il senso, il sesso
La storia (vera eh) raccontata in Danish Girl è una storia di disperazione e dolore. Non ci deve essere nulla di divertente a sentirsi donna, e allo specchio vedersi uomo (intensa la scena di Lili allo specchio, che ricorda da lontano quella di Buffalo Bill, ma questa volta senza serial killer) e ancora meno deve esserlo stato agli inizi del secolo, quando il rimedio proposto dai dottori era l'elettroshock o l'internamento in un manicomio.
Il tema nel film è trattato con la dovuta grazia, senza sensazionalismi, con amore e rispetto. Forse indugia troppo, sul finale, nei letti d'ospedale e nel dolore immenso provato alla ricerca della "soluzione" - infine trovata, purtroppo in un'epoca ancora acerba a livello medico - ma se hai quell'attore, con quelle capacità, con quello sguardo
non si può biasimare il regista (Tom Hooper, che è lo stesso de Il discorso del re, con cui Danish Girl ha in comune un certo gusto nell'ambiente e nei costumi, ma per fortuna non quella banalità di sceneggiatura), ci avrei indugiato anche io. Cosa che sto per fare:
Scenografie, costumi, fotografia assolutamente perfetti, ma in una questa Hollywood, certi standard sono quasi scontati. Il fatto che la storia si svolga nel mondo della pittura, un mondo fatto di scenografie, fotografia e costumi per antonomasia
aiuta scenografo, fotografo e costumista:
Mondo dell'arte ed epoca condivise con quel Turner che lo scorso anno ci distrusse con due ore di noia assoluta. Strano come un bio-pic dalle molte caratteristiche simili possa risultare così indigesto una volta, così poetico un'altra. I tempi sono maturi per un biopic su Tamara De Lempicka, intepretata da Greta Gerwin
Tornando all'inspiegabile candidatura di Alicia Vikander (inspiegabile la categoria, non la candidatura). Di una bellezza particolare e prorompente - l'abbiamo incoronata Top of the Topa giusto un paio di mesi fa, perché è esplosa in cento film in pochi mesi, questo, questo, questo e questo - Alicia è brava anche lei (anche se come fu per Felicity Jones lo scorso anno viene oscurata da Eddie), ma, unico neo, a volerlo proprio trovare, ha una fisicità ancora troppo moderna per questo tipo di film, già l'avevo detta questa cosa. Il tipo di bellezza non si addice a quegli anni. 
Così come non si addice a quegli anni la bellezza di Amber Heard, anche se la sua è quasi una comparsa.
Uno che invece si addice a quegli anni è l'ormai onnipresente Matthias Schoenaerts (ovviamente ho copiatoincollato il cognome)
uno che dall'esordio internazionale non si è fermato un attimo, qualcosa come troppi film in due anni (io ne conto uno, due, tre, quattro, cinque, sei solo negli ultimi due). Mai sentito parlare di sovraesposizione?
Il movimento LGBT è ultimamente uno dei temi caldi al cinema, il che, almeno a me, stupisce tantissimo, perché continua a sembrarmi incredibile che nel 2016 ancora debba esistere un'opera di sensibilizzazione rispetto a questi temi. Mi sembra incredibile perché dovrebbe essere più che superata ogni assurda barriera mentale, non si dovrebbe proprio mettere tra le cose di cui parlare, è come se qualcuno sentisse come un vero problema personale il fatto che mi allaccio le scarpe prendendo i due lacci insieme e facendo il nodo oppure prendendo uno solo e facendo il fiocco con l'altro. 
Certo però adesso che ci penso, quelli che usano le scarpe con lo strap. Che poi alla fine possono allacciarsi le scarpe anche così, basta che non vengono a strapparle davanti a me. 
A parte gli scherzi, poi ripensi a quello che sta succedendo nelle stanze della politica e ti prende il vomito, e ti dici che ogni film sul genere (anche di genere) serve, soprattutto quando racconta la storia di un amore che da quello matrimoniale diventa umano, l'unico amore - passatemi la sdolcinatezza - che dovrebbe esistere. Vuoi vestirti da donna? Fallo! ehm... Io sono per un solo movimento, quello pelvico, qualunque sia l'incastro che ti piace.
Comunque Eddie coinvolto nel mondo dei maghi è una notizia bellissima:

Ma in realtà proprio il ritorno del mondo dei maghi è una notizia bellissima. Poi sapere che anche quella è tutta una STORIA VERA è ancora meglio.

Fanta Clause

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The Night Before
Trama: Una notte di Natale da leoni

Il trio Jonathan Levine alla regia + Gordon-Levitt/Rogen alla recitazione ci aveva sorpreso tantissimo con 50/50, una commedia sul cancro (già) che riusciva a essere insieme divertente e tragica. Era stata davvero una sorpresa. Questo Night Before, che speravamo fosse una nuova sorpresa, di Natale apunto, non riesce a doppiare quell'alchimia.
Ci stanno tre amici - così pericolosamente vicino al trio di Hangover, anche se un pochino più "profondi", non troppo eh - che ogni anno passano la notte del 24 dicembre insieme a fare bisboccia e con la missione di "incasinare" la tradizione
abiutdine questa nata da quando a uno di questi sono morti entrambi i genitori (che poi ci sia Robin, che per ora è ancora Gordon-Levitt, che fa baldoria natalizia con Falcon e Green Hornet, fa un po' esplodere la testa nerd). Col passare degli anni uno si è sposato, l'altro è diventato un campione di football e l'orfano è rimasto orfano e impantanato in una storia d'amore finita male: quella che racconta il film è l'ultima notte di bagordi natalizi che i tre passeranno insieme. A rendere mitica la nottata ci pensano gli inviti rimediati alla festa segreta dell'anno e una bustina di tutte le droghe del mondo che la moglie regala a Rogen (quello sposato, che è poi quello che funziona di più, in quanto fare lo strafumato gli riesce sempre benissimo):
The Night Before è una sorta di film on-the-road (ma le strade che si vedono sono solo quelle di New York, un po' come in Fuori orario di Scorsese, sempre troppo dimenticato), quindi fatto di diversi incontri e personaggi e, sulla carta, prometteva bene (anche se averlo visto a febbraio inoltrato non mi ha aiutato ad entrare nello spirito(so) natalizio); invece il film non trova mai il suo passo, come se i tre attori non avessero la giusta alchimia, che è la cosa fondamentale se fai un film del genere (addirittura il trio di Come ammazzare il capo ha più alchimia), il che è strano e straniante.
Per dire, nel film c'è uno striminzito cameo di James Franco, che partecipa più per amicizia bromantica con Rogen che per altro: 

Ecco, quei pochi minuti e quelle quattro chiacchiere funzionano meglio di tutto il resto del film, in quanto ad alchimia.
L'aggiunta del lato serioso (il personaggio di Levitt è un tristone) in una commedia del genere diventa davvero di troppo e il regista non è stato capace di legare i due registri bene come l'altra volta. 
Per Levitt si tratta del secondo film sbaglito, come se la sua recitazione si sia fatta un po' innaturale. Troppo consapevole dei suoi punti di forza e a volte troppo "simpatia" (che fa rima con antipatia):
Non tutte le cose che sulla carta (da pacchi, appunto) sembrano belle poi escono bene. come anche gli sketch andati in ondo chissà dove per promozione

Roba che certe volte sono più divertenti le ospitate TV che i film stessi. Secondo me una cosa come questaè ridondante, Levitt forse se la sta sentendo troppo calda? Anche nelle uscite pubbliche:
forse vuole troppi riflettori puntati addosso?
Comparsate "eccellenti" di Miley Cyrus e Gordon che ovviamente ci canta insieme:

e di quel sempre più assurdo faccione di Micheal Shannon. Guardate com'è contento di indossare il maglione natalizio per la promozione del film. 
Chissà quanti ne ha uccisi dopo. Ecco un film su un serial killer con la faccia di Shannon e quel maglione lo vedrei volentieri.
In effetti la cosa bella del film sono sono proprio gli "ugly x-mas sweaters" che indossano i tre:
Che ci danno il la per mettere tutta una serie di orrendi (ma bellissimi) maglioni natalizi cinematografici. In ritardo direte voi, in anticipohohoh rispohohohndo iohohoh! Avete dieci mesi per ricamarveli da soli:

STORIA VERA • Never a Joy

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Continuiamo con la parentesi (STORIA VERA), cioè quei film che nessuno accusa si essere "non c'è fantasia" (come succede coi remake o i reboot o i sequel) perché il bio pic è pratica utilizzata dalla notte dei tempi, come dire che finché c'è vita c'è bio pic.
Invece il bio pic, il film STORIA VERA, io lo guardo sempre con sospetto, perché lo puoi fare serio serio o fantasioso fantasioso, ma parti sempre da una base solida, la vita (più solida di quella).
Un'altra cosa altamente sospettosa è che lo STORIA VERA si regge 9 volte su 10 sull'interpretazione protagonista. Puoi fare in modo che l'attore assomigli in maniera impressionante a quello che interpreta, oppure vai di fantasia, ma stiamo, volente o nolente comunque con la creazione di un "clone", per quante sfumature personali tu aggiunga.
Fai il personaggio famosissimo o il perfetto sconosciuto, sempre una base su cui lavorare avrai. Non mi convince. Non mi rende felice. Non mi rende:
Joy
Trama: Joy stick

Delle disgrazie altrui non si dovrebbe mai joyre (!), ma la (quasi) totale assenza di David O. Russell dagli Oscar 2016 (che per lui sarà una disgrazia, per lui e per Bradley - tre candidature di seguito spiegatemi com'è possibile - Cooper) è qualcosa per cui fare festa. Vabbé se non proprio una festa, un balletto sul posto.
Perché Joy, finalmente, rivela la beffa che da queste parti (io) avevamo già svelato nei film precedenti di O. Russell, Il lato positivo e American Hustle, ipersupermegagiga candidati e entrambi film vuoti, banali, stravisti, inutili.
Oh, Russell, 'sto Joy fa veramente schifo eh. Sembra quasi di rivedere quello che ti sei vergognato di firmare perché avevi capito pure tu che era venuto proprio male.
Forse l'idea di portare in scena la STORIA VERA e interessantissima (no) dell'inventrice del mocho che si strizza da solo (neanche il primo e solo e originale mocho che mi dice Wiki risale addirittura al 1837, la polvere negli angoli era un grande problema nel 1837, quello di Joy è giusto un "upgrade") qualche campanello d'allarme doveva fartelo suonare... magari era più interessante la STORIA VERA dell'inventore del campanello d'allarme.
Tra scene di interno famigliare fastidioso, parenti serpenti e altri solo dementi, vive la sua vita di donna americana forte e decisa, ma anche debole e romantica, ma anche mamma e amorevole, ma anche ambiziosa e voluttiva, ma anche tutto quello che vuol dire essere donna oggi vivere il prodigio, Joy Mangano, una donna che combatte tutte le avversità della vita a colpi di mocho.
A interpretarla è Jennifer, la musa di O. Russell, una che quando riceve il contratto da O. Russell non c'è scritto "proposta parte X Y", no, c'è scritto " film per prossima candidatura all'Oscar; forse quella O. sta per Oscar Russell e noi non lo sappiamo. Chissà se farà il film della STORIA VERA dell'inventore dell'oscar e di suo zio Oscar.
Insomma il film - brutto, ma proprio brutto - si regge, ancora di più dei precedenti, su Jennifer, Joynnifer potevano chiamarlo, che se fai il confronto con l'originale pare come quando Leo Di Caprio ha fatto quel coatto di broker
JLa sfrutta tutta la gamma delle sue interpretazioni da oscar: si taglia i capelli perché sente come un cambiamento interiore e quindi si fa la pettinatura da mocho
sta ferma con lo sguardo di chi dice "sai dove te lo ficco 'sto mocho mo'?" sotto la neve perché a lei non importa del freddo, ha un fuoco dentro
e poi tutte le altre espressioni che sa fare lei: quella seria seria
20th Century Fox
quella felice

quella "Betty Draper"

insomma JLa all'ennesima potenza. 
Già lo so come finirà, finirà con O. Russell che farà un film sulla storia vera di quell'attrice giovane e bella a cui a un certo punto rubarono le foto zozze dall'iCloud ma lei reagì benissimo. Protagonista Jennifer Lawrence. Oscar.
•PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ•
A proposito di confronti. Dicevamo anche prima che viene da sé, quando vedi i film STORIA VERA, di andare a cercare subito i veri protagonisti del film (a meno che non ti mettano le foto alla fine del film, cosa che fanno praticamente sempre). Insomma ho scoperto questo sito (mi piace dire "scoperto" quando come minimo esiste da prima di CB): History vs Hollywood (chi vincerà?). Dove fanno il confronto totallylooklike con tutti i personaggi:

Ci mettono i video, i documenti, le storie, i libri da comprare e tutteccose. Insomma è fatto proprio BENE (strano dirlo di un altro sito che non sia ChickenBroccoli). Approfondisce! Una parola troppo strana da usare quando si parla di web. Proprio interessante. Infatti ti vai subito a vedere i confronti di Danish Girl, della Grande Scommessa, di Revenant, di The Walk, di Steve Jobs, di Pawn Sacrifice, di Ponte delle Spie, di Spotlight... tutti film STORIA VERA che abbiamo visto da poco. C'è pure del Lo Squalo. Era una STORIA VERA?!? AIUTO!
Da oggi in poi quando faccio uno STORIA VERA me lo vado a leggere sempre.
Tornando a JLa. Che sia bella non ci piove nevica, ma questo suo nuovo ritratto di donna selvaggia donna stanca dopo pochissimi minuti. Massì, lei è brava, ma è come avesse messo la pilotessa automatica. Le scrivono addosso queste parti che sono talmente multisfacettate che diventano tutte le donne del mondo in una, un po' troppe tutte le donne del mondo, già una è 'na faticaccia.
E pensare che per farci sopportare un intero film, JLa potrebbe anche fare per un'ora e mezza così:

e noi saremmo tutti ai suoi piedi, trascinati da quei fili invisibili attaccati alle sue labbra. E lei vincerebbe un oscar.
Tutto intorno a lei regna la banalità più assoluta e non è neanche piacevole da guardare (perché non scordiamoci che a volte un film banale può anche essere piacevole.) Ci sta Robert De Nigro sembra l'imitazione di se stesso

e fa solo facce da Grumpy De Niro tutto il tempo
20th Century Fox jennifer lawrence joy robert de niro joy movie
Bradley Cooper poco più di una comparsata, ci mancava solo che lo candidavano vi giuro scendevo in piazza coi mocho infuocati.
Gli altri ed eventuali (Isabella Rossellini, Virginia Madsen, Edgar Ramirez) speravano tanto di essere candidati pure loro tanto sembra che appena lavori con O. Russell ti candidano (pure questo a candidature non scherzava) e invece per fortuna no (per fortuno).
Posso chiedere un film STORIA VERA a O. Russell? Uno solo e poi basta... dai fammi il film STORIA VERA di Baffo! 
Eddaiaaahhhhhhhhhamicheeeeeccezionalemaicheeehhhh.
Oppure propongo un'altra versione del film:

CB ANTEPRIMA • Anomalisa

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Anomalisa
Trama: Pu.PAZZO


Quando sei affetto dalla sindrome di Fregoli ti viene voglia di diventare un attore trasformista romano di fine Ottocento:


No. Non è vero. Magari fosse così, saresti solo uno strambo che cambia molte volte vestiti.
Se c'hai la Sindrome di Fregoli invece sei pazzo col botto: credi che ci sia una persona che ti perseguita, ti segue, ti spia, e credi che questa persona sia in grado di assumere ogni volta un aspetto diverso, dissimulare la voce, diventare uomo donna bambino, ma è sempre lei, ti segue, sa tutto quello che fai. Manco fosse il demone di It Follows.
Si parte da qui, per capire Anomalisa, il primo film in stop-motion di Charlie Kaufman, quel PAZZO SCIROCCATO che ci ha regalato alcune delle sceneggiature più folli e geniali dell'ultimo ventennio hollywoodiano (Essere John Malkovich, Se mi lasci ti cancello, Il ladro di orchidee - per cui ricordiamo fu candidato all'oscar insieme al fratello gemello inesistente - Synedoche New York).
Lui con le sindromi ci va a braccetto (non a caso parlammo della Sindrome di Capgras - che non è quella che ti viene la testa cicciona, ma quella dove pensi che TUTTI siano degli impostori mascherati da quelli che conosci - che è un po' simile a quella di Fregoli, in occasione di Synedoche NY): vedi i suoi film e capisci che gli ha detto bene, non avesse potuto coinvogliare le sue paranoie, le stranezza, le idee folli, le patologie (da cui DEVE essere affetto, DEVE PER FORZA) nei film sarebbe in manicomio a darsi schiaffi in testa o dentro una bara suicida. Ah, una cosa, smettetela di mettere nello status di FB, Twitter o Tinder quella frase beota di Kerouac che dice più o meno "gli unici possibili sono i pazzi", perché non è vero, essere pazzi fa schifo. E Kerouac era Kerouac mentre voi non lo siete.
Mettiamo in chiaro una cosa: appena finito il film volevo bollarlo con un grosso Broccolo, perché il film è meno di quello che mi aspettavo; sarà che mi aspettavo tantissimo, non ricordo dove lo scrissi (forse qui, o qui, o qui) ma mi auguravo che i grandi autori di cinema contemporaneo si avvicinassero all'animazione in stop-motion (seguendo il bell'esempio di Wes Anderson) e facessero filmissimi a passo uno, ma seri e profondi, di cui poi avrei voluto tantissimo un pupazzetto vero usato per le riprese.
Intanto io volevo etichettare Anomalisa con un Broccolo perché per tutto il film mi sono detto "ma perché io devo venire a vedere la storia della tua depressione, del tuo essere cinicamente intelligente, e quindi triste (lo sapete già che il mio pensiero di fondo è: se sei intelligente sei destinato alla tristezza)? E poi perché poi non ci sono le tue solite genialate - al netto dell'idea di farlo in stop-motion? Io le voglio! E poi mi sembra più un trattato sulla depressione e la crisi di mezza età piuttosto che uno dei tuoi film che ti inghiottono e stupiscono. Ti becchi un Broccolo questa volta.
E ne sono stato convinto fino a qualche ora dopo averlo visto, che non mi era piaciuto. 
Poi è successo che non ho dormito. Ho dormito male. Non pensavo specificatamente al film, ma un certo senso di inquietudine era riuscito a scalfire la corazza di broccolo (!).Forse addirittura un pochino di paura. La paura di riconoscersi nel protagonista del film (sorvolare sulla questione fa il pari sulla recensione pavida di The Lobster).
Ripartendo dall'inizio.
Un pupazzetto di mezza età, uno che ha scritto un libro di quelli motivazionali che ti fanno credere in te stesso e avere successo nella vita, va in un albergo (il Fregoli, appunto) per tenere una conferenza. 
 
Tutti i personaggi che lo circondano sono simili, hanno una voce simile (maschile), ma tu non lo noti subito, o meglio lo noti ma pensi che in fondo è anche una necessità di "pupazzeria", del fatto che magari non avevano i mezzi e soldi di fare tanti modelli diversi.
Ad un certo punto il nostro parla al telefono con la moglie e il figlio. Entrambi con la stessa voce. E il cervello inizia a pulsare dalla stranezza, diventa troppa quando anche un bambino parla con la voce d'adulto.
Passa qualche minuto e fuori dalla porta si sente la prima voce femminile del film (di Jennifer Jason Leigh, che canta pure. Questo è l'anno di Jennifer Jason Leigh che canta.) Per il protagonista è iniziale stupore. Poi amore assoluto. Fino a quando non si rende conto che quella voce viene solo dalla sua testa. (Non è... proprio... uno spoiler.)
Ecco, sembra che Anomalisa sia una versione molto più adulta e paranoide di Inside Out, con cui condivide la candidatura a Miglior Film Animato (presumibilmente perdendo).
Intanto ecco una round table con gli animatori del momento (non è doppiata in cispadano, è l'originale, anche se la voce della presentatrice sembra una fatta di elio):

La testa, dicevamo. È chiaro che l'hotel Fregoli (ecco un altro hotel, trend del 2015) altro non è che un luogo della testa del protagonista (stanze, corridoi, sotterranei). Aiutano certe inquadrature

E non si capisce bene se le cose che vediamo succedere sono vere o false.

Quel che è certo è che è molto straniante vedere in versione pupazzetto quest'uomo flaccido e depresso


che pratica un cunnilingus a un altro pupazzetto. 

Non una cosa nuova, il sesso tra pupazzetti, ma questa volta non c'è nulla da ridere. E fa strano pensare che hanno ricostruito un pornoshop con minuscoli vibratori mollicci.

Perché lo stupore della stop-motion rimane intatto.

Che bello pensare che era tutto vero, indiscutibilmente vero. Ma ci pensi che questo

in realtà era così?

È la versione "regista di film in stop-motion"è una versione di Kaufman che sembra gli si addica enormemente, lui e la sua fissa metafisica del cinema che invade la vita e viceversa. Sembra una cosa del tutto naturale pensare che fa un film di pupazzetti veri, voglio dire proprio tridimensionali, però sono animati, burattini (ricordate il John cusack burattinaio no?

e lui, Kaufman, è il Dio che ne tira i fili, ma nello stesso tempo ha i fili pure lui, perché tutto il film è una grande seduta psicanalitica personale. Per tutto il tempo è come entrare nel cervello di Charlie (appunto).
Forse Anomalisa pecca in "intelligentismo", questo è vero, è un film che non cerca lo stupore (visivo o testuale) come quelli di Gondry e Jonze, ma che non annoia mai. Sembra che non ti piace. Poi ti accorgi che ti ha toccato corde fili che non volevi venissero toccati.
E Kaufman rimane uno dei più intelligenti (e quindi depressi) autori di hollywood contemporanei, speriamo che sia l'esempio definitivo per tutti i grandi autori di lanciarsi nella stop-motion intelligente (VOGLIO Tarantino alle prese con i pupazzetti!). 
Kaufman ha iniziato con una raccolta KickStarter

e alla fine gli hanno prodotto tutto il film (mi ricorda qualcosa, solo che a me non mi hanno candidato all'oscar, poi).
Beiamoci di qualche stupenda foto dal set

E della versione dei Chromatics di Cindy Lauper (la canzone cantata dalla JJL pupazzetta):

Adesso abbiamo una GIGANTESCA (anche se a dimensione pupazzetto) attesa in stop-motion per questo (il nuovo di Laika, l'ultimo non ci aveva convinto molto): 

OSCAR 2016 • Vota e [non] Vinci

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E ci risiamo! Ogni anno la stessa storia: loro fanno i film. Noi li vediamo. Poi arrivano gli Oscar. E tutti prendono in giro DiCaprio. 
Come lo prendono in giro? Ad esempio facendo i videogame 8-bit di lui che non riesce mai a prenderlo (sì ok, fa molto ridere. Ed è fatto benissimo. Ma povero Leo).
Ma noi questa volta ci crediamo davvero! FORZA LEO! Dopodomani notte e la tua notte! 
Come al solito io prima della nottata perdo almeno due ore a fare il gioco "Where's Tom Hardy?" nella foto di tutti i candidati insieme in una volta. Questa 

(clicca la foto. qui gigante sennò)
Avete... 30secondipertrovare... Stallone! 18secondipertrovare... Spilbi! 3secondipertrovare... LadyGaga (Già. È candidata anche lei. Già Già. Lady Giàgià.) Oh, io comunque Tom non lo trovo, sarà quello dipinto di giallo?
Tornando a noi, ecco il form per votare gli Oscar, che ormai è come un'abitudine assodata (ma non rassodata, viste le schifezze che ci mangiamo mentre gli Oscar vanno e ci tengono quasi svegli fino alle 6 di mattina). E da quando mi è presa questa fissa di sfruttare chiedere agli artisti di fare i broccoloscar, i form sono ancora più belli (e non rischio la denuncia). 
Quest'anno a cadere nella trappola ad aiutarmi felice c'è RUBENS CANTUNI, al secolo TOKYO CANDIES, che ha fatto rapire  l'Oscar da un duo di cattivissimi Chicken & Broccolo, così poi lo fondiamo e ci facciamo i denti dorati bling bling.
Ma prima di scaricare, stampare, piegare, compilare, usare come sottobicchiere, il PDF ecco il riassunto dei candidati - chi più chi meno chi immeritatamente - precedenti (quelli che ho visto io almeno):
Oh. Letto tutto? Tutto tutto tutto? Avete fatto solo il vostro dovere per arrivare preparati a domenica notte. Ora spingete il pulsantone e in bocca al broccolo.
Il buon Rubens, comunque, ci tiene a dire che l'illustrazione per il pregevole pieghevole l'ha fatta con l'iPad Pro (ma pro sta per prostata? Devo chiedere...) e per giustificare la spesa ci fa vedere che fa anche i video.

Madonna quanto disegna veloce 'sto ragazzo. La musica l'ho messa io perché siccome Rubens è a tutti gli effetti un emigrato, gli ho voluto ricordare le grandi e belle sonorità italiane! TORNA! 
Buona notte degli Oscar!

Whathefucksapp

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Perfetti Sconosciuti

Trama: Carta SIM canta

È sempre più evidente: la crisi del cinema italiano sta passando anche da tutti i salotti di case "bene" (più che altro romane, ci dev'essere qualche accordo con quelli di mafia capitale) presi in affitto dalle produzioni cinematografiche per girare i loro film ambientati tutti in una (massimo due) stanza, di solito salone e cucina... già se ci scappa un bagno è grasso che cola.
Abbiamo visto I nostri ragazzi. Abbiamo visto Il nome del figlio. Abbiamo visto Dobbiamo parlare. Li abbiamo visti e ce ne fosse piaciuto uno che è uno.
Tutti uguali: una serie di attori più o meno conosciuti shakerati in diverse coppie (in un film lei sta lui ma ama l'altro, in un altro film l'altro sta con lei ma ama lui, in un altro ancora l'altro sta con lei e lui ama solo se stesso [cit.]), ma gli attori sono sempre gli stessi. E anche le sceneggiature non brillano per originalità: sono tutte più o meno uguali - ma molto più brutte - a Carnage o a Lo schiaffo (libro, poi serie).
Arriva dunque l'ennesimo film girato tutto in una stanza, con qualche scena in cucina, addittura un bagno per un attimo, e fa uno sfacelo di soldi, roba che fa più soldi di Deadpool.
Il film parla di una cena tra amici quattro chiacchiere una chitarra uno spinello. Ad un certo punto a una delle commensali viene l'idea più beota che si possa immaginare: mettere tutti i cellulari sul tavolo e per la durata della cena rendere pubblico tutto quello che arriva, telefonate, mail, whatsapp, emoji, tutto.
Tempo quattro secondi e ci sono tre divorzi, un suicidio, due omicidi e due che scopano.
No. Non è vero. Vi ho detto bugia. Non ne passano quattro secondi, ma dieci.
Ora. Vi sembrerà incredibile veder quel Chicken là in alto, penserete che dopo un inizio d'anno dannoso (sono proprio un paroliere. Facciamo un film dove io odio tutti quelli che parlano male: Il Paroliere.), checcozaloniano diciamo, io mi sia completamente rincitrullito nei confronti del cinema itaGliano. 
Ebbene no. Sto solo cercando di essere più calmo e lucido possibile, con il cinema italiano e con la vita in generale. Ma di più con il cinema italiano. Lo voglio guardare come una persona che, poverina, proprio non ce la fa, e allora senza cattiveria accontentarsi di quello che passa, e addirittura dirgli un "bravo" (di quelli che fungono da zuccherini per i somari) quando fa qualcosa di buono. Lo so è un approccio un po' buonista, ma tanto durerà il tempo di tre film, quindi.
E, con tutta la calma e lucidità ormai acquisita da questi dieci minuti di ascetismo e meditazione vi dico che Perfetti sconosciuti è.. carino. Sempre meglio di quei tre film di merda sopracitati.
La sceneggiatura - senza ovviamente neanche avvicinarsi al capolavoro di Polansky - avanza senza intoppi, ha degli incastri lui-lei-l'altro-toglitilemutande più che decenti visto il tema trattato con un paio di sorprese abbastanza... sorprendenti; anche se a dire il vero avrei preferito meno indugio sul tradimento puro e sui problemi di coppia. Ho capito che ormai le corna passano tutte dalle spunte di Whatsapp (che credevate che sono spunte? SONO CORNA! Grigie stanno per arrivare, verdi non passi dalle porte)... ma non mi sarebbe diaspiaciuto anche lo svelarsi messaggino dopo messaggino di segreti più "profondi", gravi, addirittura tragici.
Il vero grande merito del film però è degli attori (non ho detto attrici). Vediamoli nel dettaglio.
Giallini giganteggia. Non solo come personaggio (il primo messaggio della cena è clamoroso, un tempo comico da antologia. Scroscio di risate.) ma anche come attore. Sfumato, coatto il giusto, sincero. Quest'uomo sta tenendo alto il nome dell'attorialità italiana nei film italiani (non è una cosa scontata.)
Mastandrea bellissimo come al solito, anche se a volte un pizzichino fuori contesto, ma lo adori per partito preso. Non ha bisogno di dimostrare la sua bravura, e per questo risulta bravissimo,
Leo ingabbiato nel giro di due film nel fascistello ignorantone dal cuore buono. Ma si fa ben volere (meglio di quando fa lo sfigato in cerca di riscatto).
Battiston fa il Battiston dimagrito.
Passando alle donne, passando al tasto dolente.
Alba Rottermayer è veramente, ma veramente, ma (fatemi ripetere ancora una volta) veramente un dito al culo. Non è il suo personaggio (questa volta non fa la solita depressa post-margheritabuyana), è proprio LEI. La voce, le movenze, le espressioni. Insopportabile, sospirata e rompicazzi. Possibile che davvero la facciano ancora "recitare"?
La Foglietta abbastanza canonica e sbiadita. In quella scena - "quella" - sarebbe stato coraggioso farci vedere tutto il ministero, avrebbe assunto lo stesso valore della famosa scena di Julianne Morre in America Oggi. Dico davvero, sarebbe stata una patonza indimenticabile, perché del tutto priva di sensualità. Avrebbe dato definitivamente al film quello "schiaffo" di cinismo, cattiveria e straniamento che palesemente insegue (il finale, amaro e per nulla positivo, lo dimostra.)
La Smutniak fa quel che può.
C'è una cosa in cui riescono benissimo questi 7 attori, a trovare il tempo giusto, a farci scordare spesso e volentieri (tranne Alba Rossignol) che sono su uno schermo e che tutto era scritto su un copione. Merito a loro.
Comunque durante il film mi sono divertito troppo a fare un giochino delle coppie dei film precendenti. Abbiamo un Giallini/Mastandrea in Ogni maledetto natale (e ovviamente Buttafuori), un Giallini/Leo in Loro chi?, un Leo/Foglietta in Noi e la giulia, un Rottwailer/Battiston in Cosa voglio di più e si torna all'inizio con un Battiston/Mastandrea in Non pensarci
Solo la Smutniak non ha fatto niente con nessuno, ma che ce frega, ma l'hai vista che è?
(Comunque ha fatto Tutti contro tutti con Giallini. Era solo perché volevo mettere du' foto sue).
Certo gli attori italiani so proprio sempre gli stessi eh. Per fortuna che amiamo talmente tanto Mastandrea e Giallini (e moderatamente Leo) che te la fa pigliare bene. E per fortuna che questo film l'hanno fatto ora e non nel 2003 sennò seduti a quel tavolo ci stavano Accorsi, Santamaria, Pasotti, Mezzogiorno, Impacciatore e quella combriccola lì. 
Anche la casa dove è girata te la fa pigliare bene perché è molto bella, complimenti all'arredatore.
Una cosa che invece non te la fa pigliare altrettanto bene è che NON ANDATE A VEDERLO CON LA VOSTRA FIDANZATA perché la PRIMA cosa che farà appena finito il film sarà fare pure lei il gioco e voglio vedere se vi arriva una di quelle fotine che sapete voi. Ma non preoccupatevi, voi se la vostra ragazza vi dice "amo famo il gioco del filme." le dovete subito dire "certo amo, ma ricorda che anche io potrò vedere tutti i messaggi e tutto. vedrete che ci ripenserà in un attimo. Ma a quel punto voi direte "perché ci hai ripensato scusa, che c'è qualcosa di nascosto?" e niente, tempo quattro secondi non sarete più una coppia, anzi sarete fortunati ad essere vivi.
Quindi andare a vedere il film ok, ma con l'AMICHI!
Scusate, mi è arrivato un messaggino da tale K4514...



Apperò.
Posso dare un'idea per Perfetti sconosciuti 2? Genitori sconosciuti. Lì sì che si ride (la mia per dire usa SOLO LETTERE MAIUSCOLE)

Superburra

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Lo chiamavamo Jeeg Robot
Trama: Se da Tor Bella arriverà / Una gran fica novità / Noi ce stamo Mainetti con te / Perché tuuuUUuu / Hai fatto JeeeEEEeeg / Tatatà Tum Tum Tatatatà 

Prima di tutto prendetevi un bel po' di minuti per guardarvi questo:
e poi questo:
Fatto? No? Dài fatelo. Davvero.
Fatto? Facciamo che mi fido (t'ho visto a te:
che hai mandato avanti! Te possino...)
Ecco, vedere i due corti di Mainetti prima di iniziare a parlare di (o andare a vedere) Lo chiamavano Jeeg Robot - per gli amici Jeeg e di amici ne ha tanti, tipo tutto il fumettomondo, che è una cosa positiva perché il fumettomondo è abbastanza incazzato e guardingo in generale e se un altro media, soprattutto il cinema, lo invade, non perde occasione per spalarci merda, non è questo il caso - è importante perché aiutano a far capire cosa aspettarsi dal film: periferia + cartoni animati. 
In quei due corti la filosofia e lo stile di Mainetti ci sono già tutti. E sono una filosogia e una stile che ci piacciono tantissimo.
Attore (già), regista, cugino di una amica mia, Mainetti se ne esce con questo gioiello inaspettato (che ho perso mangiandomi le mani alla Festa der Cinema de Roma, ma che non sfuggì a Margherita) che sbaraglia in poco meno di due ore tutti i discorsi del tipo "in ItaGlia i film cinecomics non li sappiamo fare", o anche "in ItaGlia i film di genere non li sappiamo fare" o anche "in itaGlia i film non li sappiamo fare": Jeeg È un cinecomics, È un film di genere e soprattutto È un film.
E se ci sono tante cose che Jeeg È, ci sono anche tante cose che NON È: prima di tutto NON È una fan fiction, e questo è importantissimo, perché per quanto la puoi fare bene, una fan fiction, non riuscirai mai veramente a fare una figura oltre a quella dell'appassionato con una telecamera in mano. 
Diciamo che Jeeg è un'opera di fiction fatta da un fan, un appassionato, uno che come gli altri diversamente trentenni che si aggirano per la penisola a cantare in autoradio la sigla di Daitarn 3, a collezionare robot a forma di leone che si montano e diventano un robot più grande, a far vestire la ragazza con le tutine di Miss Dronio, è cresciuto a pane e robottoni.
Della passione nerd abbiamo parlato e straparlato, ed è ormai un argomento di cui non frega più niente a nessuno: l'essere nerd ha fatto tre volte il giro e da sfigati i nerd (noi nerd) sono diventati fighi e poi, con una giravolta doppia carpiata, sono diventati di nuovo sfigati, perché ad un certo punto TUTTI ci siamo scoperti nerd e alla fine anche il coatto col tribale sull'avambraccio faceva il saluto romano al concerto dei Gem Boy e Cristina D'Avena a Saremo e non ha neanche citato le fettine panate: tutta roba con cui conviviamo ogni giorno tra portachiavi a forma di Pi-Chan e gruppi su Facebook e poi arriva Zerocalcare che ci ha capito bene (anche perché è uno di noi) e ci ha fatto centinaia di tavole di fumetto intorno, anzi, ci ha fatto anche il fumetto sulla sua opinione su Jeeg 
(oltra alla cover delle edizioni speciali curate da Recchioni, un altro che sta promuovendo il film, e anche questo è un dato positivo, visto che lui sta quasi sempre col fucile puntato e se una roba che invade il fumettomondo non gli piace lo sottolinea sempre con puntualità.)
Jeeg dà uno spintone fortissimo a quell'effetto fastidioso che tutte quelle operazioni di ripescaggio nostalgico dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi si portano dietro tipo condanna: quella certa sfigataggine. Sì ok ah ah che ridere i cartoni, Kiss Me Licia, Pollon con la polverina, Dragon Ball poi è diventato tutto combattimenti, ridateci le canzoni originali, e anche l'operazione di riabilitazione passa per l'ammissione del "brutto ma bello" troppo spesso (ok. c'erano cartoni dannatamente belli, ma non tutti tutti eh.)
Mainetti inserisce la sua passione per i robottoni e i fumetti in un contesto da Romanzo Criminale, senza esagerare né da una parte né dall'altra. Quindi se il cattivo e l'eroe sono fumettosissimi, l'ambiente in cui si muovono e gli altri protagonisti non lo sono per niente. Jeeg è un miracolo equilibrio (e mangia libri di matematica): esalta il realismo che molto spesso è nascosto sotto le tutine colorate del fumetto (vi ricordate quando abbiamo visto per la prima volta un Joker che più che un esagitato che rideva era un serial killer in carne e ossa? Tutti felici quella volta. Che poi la voce di Batman sia di Santamaria è puro meta-cinema.), e riduce a macchietta da fumetto certi personaggi che dal successo di Romanzo criminale in poi sono stati troppo esaltati e assurti a "miti", roba che a un certo punto sembrava fichissimo fare parte della Banda della Magliana. Sembravano dei supereroi, quelli della banda - poi supereroi in qualche modo ci sono anche diventati:

Poi c'è la questione cinema, anzi cinecomics.
Avevamo lasciato l'ItaGlia fanalino di coda con un solo cinecomics dalla produzione degna di questo nome, e faceva VERAMENTE SCHIFO, una roba fatta da un regista che bene che va leggeva l'Uomo Ragno negli anni 70 e che ha tentato di accontentare tutti, ma proprio tutti, con un compitino scialbo e senza personalità per "turisti del cinecomics".
Mainetti invece ci va col piede pesante, perché i fumetti questo fanno, da sempre: iperviolenza e battute che stemperano, pagina dopo pagina, qui scena dopo scena.
Dita mozzate, violenze sessuali, patologie paranoidi, Santamaria grosso come un orso tenero ma anche violento, eroe bellissimo perché senza motivazioni se non quella di essere buono, anche se tutto quello che ha intorno è cattivo, e gli fa credere di essere cattivo pure lui, sparatorie, morti male (ovuli di roba scoppiati nella pancia) e morti peggio (rottwailer affamati), c'è tutto il compendio delle cattiverie da film criminale di ultima generazione (l'ipercitato Romanzo Criminale, ma anche Gomorra), e poi tutti a pigliarsi a superpizze durante il derby.
Lo chiamavano Jeeg Robot ci sta tutto e di più, e ora vogliamo il seguito. 
Non ho ancora parlato della cosa più GRANDIOSA del film? L'ho fatto di proposito perché lo hanno detto talmente TUTTI che aggiungere la mia voce al coro è praticamente inutile. Posso solo dire: fate fare tutti i film Italiani a Marinelli, che basta e avanza per coprire tutti gli altri attori itaGliani del mondo.
Marinelli che già era totale in Non essere cattivo, ora cattivo lo è davvero, il suo Zingaro è il miglior villain da cinecomics dai tempi del Joker di Ledger, m'hai detto cazzo. 

Ma non è solo la copia di quel Joker, attenzione, sarebbe stato facile, è anche un romanissimo pazzoide con manie di grandezza e la passione per le cantanti anni 80 (questi sono i particolari da fumetto che tanto ci piacciono (come l'eroe che mangia solo crema di vaniglia):
E dopo il film subito in heavy rotation la Oxa che a 17 anni era mille volte più di rottura di quando si tinge i capelli di giallo e in un'epoca in cui i cantanti potevano ben definirsi performer era così:

Ultima ma non ultima quella coatta del Grande Fratello che in'operazione quasi neorealista diventa l'unica scelta possibile per la protagonista femminile (e comunque belle tette)

Giusto ieri mi stavo per incastrare in una discussione su Facebook dopo un commento che suonava più o meno così "Ai romani basta che je fai vede Roma, la bamba e il pezzo e gridano subito al capolavoro". Ecco. 
Guardando Jeeg no dici capolavoro perché ci sta Roma o la droga o le pistole (che anzi sono le cose in cui si indugia un po' troppo), ma lo fai perché l'Eroe è davvero un eroe, il cattivo è davvero un cattivo, e il film è davvero un cinecomics.
E non è assolutamente un grido al falso profeta: Mainetti ha fatto un film di cui andare fieri, un film che PER DAVVERO può definirsi il primo cinecomics italiano di nuova generazione (c'è stato un tempo in cui ne facevamo tre l'anno di cinecomics). 
E quindi l'unico grido che fai è FOOORZA JEEEEEEG! Tatatatà Tum Tum taaratatà!

Caro sicario

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Sicario
Trama: La ragazza col fucile mitragliatore

Mi aspettavo molto ma molto di più.
C'era che il regista è uno di quelli tosti, che fa film d'azione ma con uno spessore e una regia che potremmo definire "manniana" (in un momento in cui Mann fa una schifezza e quando glielo fanno notare lui rosica e continua a lavorarci sopra invece di passare oltre) o film pesantoni dove le scene di tortura non te la mandano a dire o altri film psicologici belli saturati.
Adesso fa il passo nel cinema universalmente riconosciuto (anche se non prodotto dalla Universal) e lo fa con un film che mischia le atmosfere di The Hurt Locker e Jarhead
con le sparatorie in mezzo alle macchine tipo Heat - La sfida.
Quelli del film non sono proprio sicari ma agenti dell'FBI, solo che fanno un lavoro così di merda (non sono né Clarice né Mulder&Scully) che fare i sicari era meglio: vanno a distruggere il cartel, il solito cartello della droga messicano, che, lo avrete notato, è ufficialmente il nuovo nemico degli stati uniti cinematografici d'america: ci sono stati gli indiani. Poi i russi. Poi gli arabi. Per un piccolo periodo i koreani/cinesi. Ora sono proprio solo e soltanto i narcotrafficanti messicani. Grazie Breaking Bad.
Una di questi agenti è la sempre splendida e cazzutissima Emily Blunt (si può ancora dire cazzutissima dopo il femminismo del 2015? Diciamo fichissima, proprio nel senso di fica, che oggiggiorno rende molto più e non si offende nessuno) in versione ragazza con la pistola
Vera mattatrice del film in evidente modalità "candidatemi all'oscar che della mia generazione manco solo io avete già candidato Emma e pure Anne l'ha vinto per un'apparizione di 10 minuti"
La ragazza è attorniata da uomini più o meno di merda, chi la sfrutta, chi la tradisce, chi cerca proprio di ammazzarla, il tutto tra sparatorie e inseguimenti fatti benone (per fortuna non è un film di Micheal Bay e tantomento di Tony Scott). 
Eppure volevo meglio. Il film, che mi era stato presentato come uno dei migliori del 2015, non è riuscito ad avere la mia completa attenzione, aveva la mia curiosità quello sì, ma poi sembra che ci sia una ricerca di serietà e veridicità un po'... innaturale (bell'ossimoro, non c'è che dire). Forse alle volta la veridicità a tutti i costi diventa un freno a mano tirato. 
Quello che viene più in mente è lo stile True Detective.
Certo è un film che non può prendersi un Broccolo, perché Emily è brava, perché ci sono scene belle pesanti (di più quelle di tortura, di tentato strozzamento o di giustizia privata che quelle di guerriglia in strada, a dire il vero) e perché Villeneuve è un regista che conosce il peso specifico dei corpi che cadono per terra morti ammazzati. E poi se gli dessi il Broccolo lo accumunerei a Blackhat, ma quello là sopra è un Chicken con riserve. Del tipo che Sabotage mi era piaciuto di più e il tema non era poi così distante.
Benicio del Toro che in tutta la sua carriera passa da una parte all'altra del cartel (Traffic deqquà, Escobar - Paradise Lost dellà, Sicario un po' deqquà un po' dellà) è ormai argomento da metacinema. 
Josh Brolin continua a essere un attore che non capisco, fa mille film ma per me sarà sempre e solo il fratellone stronzo in biciclettina
Qualche illustracosa per passare il tempo:
Ah. Un'ultima cosa. Avete visto il poster? Dite che dobbiamo ringraziare proprio la sigla di True Detective per questo nuovo trend cineposteresco?
Che sta pure pericolosamente arrivando in itaGlia. Certo noi siamo sempre un passo oltre:

CB ANTEPRIMA • Attacco al podere 2

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Attacco al potere 2
Trama: London has falli

Bello! Il seguito di quel film con Bruce Willis, Denzel Washington e Annette Benning contro i terroristi!
Ah no... è solo il seguito di quel film con Gerard Butler, Morgan Freeman e Aaron Eckhart (almeno è rispettata la sequenza: uomo, uomo nero, uomo donna donna) contro i terroristi.
Già. Voi non ci credevate. Io non ci credevo. Manco loro ci credevano, eppure sono riusciti a tirare fuori un seguito da quella zozzeria che era Attacco al potere 1, un film che faceva parte di quel dittico riassumibile con "remake di Die Hard, ma nella Casa Bianca"; avrete scordato con sommo piacere quello con Channing Tatum, Jamie Foxx e una ragazzina (sempre il solito trio), ecco, ve lo ricordo io, sono qui apposta. Se l'avete visto e vi siete pentiti consolatevi, io ci ero andato fino in Giappone a vederlo.
Ora. Il presupposto di fare un seguito di quella roba è veramente assurdo di suo. Dice bene un utente di tumblr che fa luce su una grande domanda che evidentemente regista e sceneggiatore non si sono fatti: 
I want to know how the hell Aaron Eckhart’s character in “London Has Fallen” got re-elected President when the White House got invaded and his Cabinet got wiped out in “Olympus Has Fallen”. It seems like it would be easy to run against a President who literally lost the White House during his term.
Esattamente. Ma d'altronde hanno eletto due volte quest'uomo

tutto è possibile.
Forse è l'allenamento homo che Gerard e Aaron fanno ogni giorno? 

Perché l'hanno fatto? Com'è possibile? La risposta a tutte queste domande è una sola: non fars queste domande. Zitto e guarda il film di loro che vanno a Londra per il funerale del Primo Ministro, loro e tutti gli altri capi di Stato la cui psicologia è tagliata con l'accetta, tipo che c'è quello giapponese preoccupato per il ritardo, quello francese tutto elegante che arriva col motoscafo e quello italiano... be'... quello italiano sta con una fica di 30 anni più giovane sul terrazzo della cattedrale di Westminster a dire "ti ci ho fatto entrare di straforo". Ma ovviamente aver saltato i cordoncini gli costerà caro:

Il fatto che per Hollywood il nostro primo ministro sia ancora Berlusconi fa una grande tristezza. Certo più veritiero di quella volta che un primo ministro italiano guardò in faccia l'apocalisse sacrificandosi per il proprio popolo, quello sì che era ancora più ridicolo.
Per fortuna dopo pochi minuti sono tutti morti perché i terroristi ammazzanno tutti. In questo caso il cattivo è l'ISIS, che con un colpo di coda scalza i coreani da primo nemico degli Stati Uniti) con la loro fissa di riprendere tutto. Certo pensa i filmini col cellulare che quelli dell'ISIS fanno con le fidanzate. Si parte con un pompino si finisce decapitate. Brutto.
Insomma l'ISIS fa esplodere Londra

E tra tutti i capi di stato chi sono gli unici a salvarsi? Anche questa domanda retorica: Gerard e Aaron, che ormai sono una coppia di fatto, Geraaron.

I due scappano per mezza Londra, ogni tanto ammazzano un gruppo di terroristi dalla mira demenziale (ma glielo fanno l'esame della vista ai terroristi? Io è la prima cosa che farei... ce ne fosse uno con una mira decente) e si fanno le battute tra di loro. Tutto intorno, nonostante ci sia in atto un attacco terroristico di GIGANTESCA scala, la gente passeggia tranquilla, fa shopping, si fa i selfie con dietro le esplosioni fatte con quell'app che tu fai il video e lei ti mette le esplosioni e gli effetti

E questo video è cento volte più fico del film. Per dire.
Tra inseguimenti e le solite fastidiosissime battute mucho macho di Gerard (che la battuta simpatia dell'eroe badass è divertente solo se la fa John McClane).
Il resto è una minestra riscaldata in cui farsi il bagno come fa Dita Von Teese nello champagne 
dita von teese pin up martini
Vi posso dire di rileggere la recensione del primo e peggiorare ogni parola negativa del doppio, anche del triplo, così vi fate un'idea della mia opinione su questo secondo episodio.
Speriamo vivamente la facciano finita qui, anche perché il dispiacere di vedere Gerard così bollito in produzioni ridicole fa venire da piangere. 
Ad esempio pensa che po' esse Egypt has fallen

Onta anomala

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The Wave
Trama: Chi ama la diga

Questo era il film presentato dalla Norvegia agli oscar come miglior film straniero (ovviamente non è passato) ed è stato il film più visto in Norvegia del 2015.
In Norvegia deve fare veramente freddo, cervelli congelati signori miei, altrimenti non si spiega...
Il film parla di una tragedia tipo Vajont, ispirata a una storia realmente accaduta nel 1934, con l'architetto norvegese tipico che costruisce queste dighe pazzesche in mezzo a due montagne ma evidentemente non ha letto bene le istruzioni tipo queste
perché infatti la diga viene giù e tutti vengono sommersi dall'acqua fino al collo, anche oltre.
Ci sta padre speleolo, o geologo, o nonsocosologo, che dice a tutti "guardate stateve accorti che adesso viene già tutto eh" e nessuno ovviamente gli crede fino a che l'acqua non gli bussa alla porta, come nella famosa barzelletta del maggiordomo inglese che entra in camera del lord e gli dice "Milord, il Tamigi sta esondando" e il lord gli risponde "mi porti del tè", allora dopo un po' il maggiordomo ritorna e fa al Lord "Milord, il Tamigi ha invaso le campagne intorno alla nostra tenuta" e il lord risponde "Mi porti il giornale, Winston", e insomma così un altro paio di volte e alla fine il maggiordomo entra e fa "Milord, il Tamigi".
Scappano tutti ma si salva ovviamente solo la famigliola.
Il resto è uno sbilenco tentativo di fare un film catastrofico senza mezzi hollywoodiani, con una spruzzata (!) di The Impossible qui - c'è la famigliola che deve riunirsi con la classica scena del padre che abbandona la figlia in mano ad una quasi-sconosciuta roba che io dovesse succedermi una cosa del genere penserei AI VIVI! CHI CI PENSA AI BAMBINI VIVI?! piuttosto che a quelli che fino a prova contraria sono già mangime per i salmoni che vengono poi usati per la mensa di IKEA? - e una buona dose di Day after tomorrow là. 
Purtroppo invece di un film catastrofico ne esce fuori una catastrofe e basta. Roba che San Andreas era meglio. Fateli fa all'amerigani, fateli fa.
Ecco un bel compendio di onde anomale cinematografiche.


PS. Sì lo so che IKEA è Svedese ma stiamo lì, sempre molto freddo fa.

2x1 ANTEPRIMA CB • Frankenstein goes to Hollywood

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Frankie mio, faccina di rosa, corpicino delicato, che finaccia che hai fatto a Hollywood. C'era un tempo in cui facevi ridere tantissimo, grazie a Mel Brooks, o che incutevi paura e avevi una filmografia tutta tua (tra Universal e Hammer non si sa quanti film portano il tuo nome). Una volta addirittura un attore da oscar
E non dimentichiamo i tuoi Me-e-eh...
E ora? Ora sembra che archiviata definitivamente la passione per i vampiri, Hollywood debba per forza trovare il suo nuovo mostro iconico. Ci sono gli zombi, ma anche loro iniziano ad avere il fiato corto (!) e ci sono, questi sono in piena invasione pelosa, i lupi mannari. Poi ci sei tu, dolce patchwork di putrefatti pezzi umani. 
Ogni tanto ecco che esce un film che ti chiama in causa, e la maggior parte delle volte fa schifo. Quello a Telecamerina meglio non parlarne, quello di Tim Brutton lasciamo stare, quello a cartoni animati su Igor immondo, quello che voleva fare la serie tipo Underworld inguardabile. E poi c'eri anche in quella stagione di American Horror Story e anche in Penny Dreadfull. E pure in Hotel Transylvania. E comunque anche Ava di Ex_Machina eri praticamente tu con le tette. Insomma sembra sempre che tu sia pronto a fare il grande salto nei mostri quelli proprio universalmente (appunto) riconosciuti, e invece niente, ci fosse un film che ti rende giustizia.
Sarà perché alla fine sei solo un ammasso di grugniti e facce storte, ma insomma, quello con i grugniti e le facce storte finalmente s'è preso il suo oscar.
Allora, succede che nel giro di una settimana vedo due film che ti riportano in vita per l'ennesima volta. Uno è:
Victor Frankenstein
Trama: Victor victoria

Questo film è praticamente un universo condiviso di serie Tv e film nerd.
Ci sono il Professor X 
che riportano in vita un exogino, penso sia Mattone o Teseo, o l'unione dei due:
Ad aiutarli od osteggiarli nell'impresa ci sono Moriarty di Sherlock, Lady Cybil di Downton Abbey
e il padre stronzo dei Lannister.
Vi sarà già chiaro che se uno passa tutto il film a pensare a quello che gli attori hanno fatto prima non è un buon segno, vuol dire che il film non ti sta proprio appassionando e che loro non riescono a imprimere alcunché di nuovo ai loro personaggi.
In primis McAvoy, in uno stato di overacting assoluto, una cosa fastidiosa, ride, urla, gigioneggia, sbraita... quando non vorresti sbatterlo al muro gridando "Statte calmo, cristo!", vorresti solo riempirlo di sberle.
Lui è il prof. Victor, ma da giovane, alla sua prima esperienza come creatore di golem umani. Un giorno va al circo e incontra un pagliaccio gobbo che tutti trattano male anche perché è innamorato della trapezista (Freaks è dietro l'angolo).
Allora lui gli fa "posso fare qualcosa per la tua gobba" e l'altro dice "quale gobba?""ok"... ed effettivamente gli leva la gobba.
Da questo momento è tutto in discesa, voglio dire, se fai un film con Igor senza gobba, da quel momento puoi fare di tutto, ma ne pagherai le conseguenze.
Il film, come si addice a qualsiasi cosa scritta dopo Brokeback Montain che abbia come protagonisti due uomini nel pieno delle loro funzionalità erettili, spinge velatamente sul lato bromantico della situazione, e per velatamente intendo così:
E via che la nuova coppia per i fumettini homo di internet è fatta:
I due comunque con questa cosa ci giocano pure durante la promozione e finisce che stanno tutto il tempo così:
Il film è pure questo una creatura fatta di pezzi presi qui e lì da altri film, addirittura tutta una prima parte ad ambientazione circense che ricorda l'inizio dell'ultimo OZ. Poi ci sono una frakenscimmia, un amore incredibilmente corrisposto tra Igor e la sua bella, vari colpi gobbi (ah. ah.) da parte di Victor all'ispettore che lo vuole incastrare, una marea di macelleria un po' gratuita (preparatevi a vedere un sacco di interiora con Victor sornione che vi dice "che faccio lascio?"
e un finale incasinatissimo pieno di fulmini che servono a distrarre dalla reale pochezza della scenografia, tutto sempre costellato da un McAvoja con una perenne paresi facciale tra lo scatenato e il tifoso da stadio sotto benzedrina e un Radcliffe in versione romanticone (e ricordiamo che effetto fa Harry Potter innamorato).
Questo poster fa benissimo il suo dovere:
Il fatto che mettano dentro lo sterno della creatura due cuori invece che uno solo è la dimostrazione che se avessero avuto il coraggio di fare un film con una storia dichiaratamente gay tra Vicky & Igy, sarebbe stato molto meglio:
Franky a quel punto sarebbe stato il loro figlio tanto voluto anche se osteggiato dalla politica e dai benpensanti. Li avrebbe guardati coi suoi occhi pucci pucci che fanno 
AWWWW
E sarebbe stato un film d'esempio più di ogni altra coppia gay con figli.
L'altro film sulla creatura esce questa settimana in Italia e, bypassato (!) il fatto che il titolo sia scritto in bimbominkiese (ancora con le l3tt3r3 a num3r0, 51373 53R1?), vi consiglio vivamente (!) di tenervene alla larga. Si chiama con un titolo che sembra uscito da sms scritto da una sedicenne con un Nokia 3310:
Frank3n5t31n
Trama: Mary Ascelly

Ecco la reazione mentre vedi il film:
solo che al posto del comodino vorresti avere la testa del regista e al posto della chitarra una mazza chiodata.
Davvero ti chiedi: cosa. Cazzo. Hai visto.
Un film così brutto era davvero difficile da mettere insieme. Eppure ci sono riusciti.
Si parte con un Frankenstein belloccio (uno reduce dalla saga di Twilight. Non si è salvato il protagonista, oggi praticamente dimenticato, figurate quelli de contorno) che viene creato da due... come definirli... aspetta fammi pensare... SCEMI (che sono Danny Huston, uno a cui alle volte abbiamo anche creduto e Trinity della trilogia di Matrix, una a cui in fondo non abbiamo creduto mai). Viene creato, vale la pena dirlo, con una stampante 3D. Vabbé, detta così poteva pure essere interessante.
La prima cosa che fa è cercare di ciucciare il latte da Trinity. Vabbé, detta così poteva pure essere interessante.
Invece no. Invece è una merda (non voglio essere scurrile ma certe volte te la chiamano proprio). 
*24/£3/5731/ è un film di una bruttezza unica, senza capo né coda, con una storia che segue blandamente quella originale - il mostro vaga per la città e incontra la bambina, poi il cieco, poi boh - ma è realizzata con una tale pochezza di tutto - scenografie inestistenti, regia da arresto, non cardiaco, proprio quello che finisci in prigione, attori ridicoli - che rimpiangi di non averlo visto al Fantafestival per sentire almeno la sinfonia di fischie e offese che sarebbero volate durante la proiezione.
Non raggiunge neanche quella paradossale bruttobellezza da film di serie Z tipo i prodotti della Troma. Tutte le scene splatter sono fastidiosissime perché assolutamente inutili e mal fatte, le scene auliche (lui che alla fine grida IOOO SONOO ADAAAM! e tu pensi EESTTICAZZIIII) sono da orticaria e l'unico bravo a recitare è il cane:
Sai quando finisci di vedere un film e sei talmente sorpreso dalla sua bruttezza che ti ritrovi spaesato, quasi non ti vengono le idee o sono talmente tante da non sapere dove cominciare? Ecco. Proprio l'incredulità di aver visto una cosa del genere, e che qualcuno l'abbia prodotto, e girato, e distribuito, ecco... ti chiedi come diamine è possibile che abbia trovato la sua via per essere distribuito in italia quando capolavori horror (comici o meno) non ci riescono. 
Non si può neanche dire "mostruoso" perché avrebbe una sua divertita attinenza al tema. Rende molto meglio: È una merda. Non andate a vederlo neanche sotto benzedrina.
Questo Frankenstein è talmente brutto che poi ripensi a quello prima e ti fa addirittura cambiare idea! Ecco, cambio idea nel giro di una recensione e a Vicky & Ighy ci metto il Chicken! Va là che cosa fanno i film di merda, ti fanno sembrare meglio quelli brutti.
Il regista mille anni fa fece Candyman (Candyman. Candyman. Candyman. Ah, che pensi che ci casco a dire cinque volte Candyman? Oh cazzo.)
Comunque, se volete rinvigorire per davvero la figura di Franky, ce l'ho io un soggetto per voi. Non è la storia di uno scienziato che viene riportato in vita da un altro scienziato pazzo: FrankEinstein; non è la storia di un cantante della mafia che viene riportato in vita da un padrino pazzo: FrankenSinatra; non è neanche la storia di una bambina morta in un campo di concentramento che viene riportata in vita da un nazista pazzo: Anna Frankeistein (poi questo l'hanno già fatto).
È invece la storia di una ragazza madre che muore durante la sua gravidanza e che viene riportata in vita dal fidanzato nerd pazzo, feto compreso:

Krampus allo stomaco

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Krampus
Trama: Oh! Oh! AAAAAHHH!

Il krampus è una specie di demone con le corna caprine attorcigliate che fa la figura del Babbo Natale cattivo. Se il ciccione con la panza per la troppa Coca Cola bevuta ti porta i regali e ai bambini cattivi niente, il Krampus ti porta i giocattoli che ti uccidono ai bambini cattivi se li mangia proprio.
Roba di leggende tedesche, che se te lo figuri uno così che ti scende dal camino
mi sa che quel fuoco lo lasci acceso.
Comunque il problema non si pone visto che voglio vedere chi di voi ha il camino, e non dico il video di dieci ore col camino finto per la TV.
Invece il regista di Krampus - che già si è dilettato molto bene con leggende e feste tradizionali in versione horror, era infatti suo il gran bellone Trick'r'Treat - forse il camino ce l'ha, perché ha fatto un intero film veramente fico tutto sul Krampus. 
Vi ricordate quando Chevy Chase organizzò la reunion di natale con tutta la famiglie e niente sembrava andare per il verso giusto (era un Natale esplosivo e spero lo abbiate visto diciottomila volte come ho fatto io), ecco, il film sembra un remake ma in salsa super horror-comedy.
Sembra proprio di vedere un film dei gloriosi anni Ottanta, con i pupazzetti cattivi che prendono vita e sembrano divertenti ma poi ci ripensi e fanno persino paiura perché ti vogliono uccidere male
infatti i rimandi evidentissimi sono tanti, si va dai Gremlins a Piramide di Paura (ricordate la scena dei pasticcini assassini?), persino i Ghostbusters e Labyrinth e Poltergeist ci stanno dentro
Poi c'è il grande debito, più recente, a Rare Exports, quel capolavoro nordeuropeo che ci ha raccontato di babbi natale cattivissimi e fatto diventare tutti più cattivi, perché se a esser buoni arriva Babbon Natale, meglio essere cattivi e non arriva nessuno.
Però ora che ci penso, messa così sembra che Krampus sia solo una copia di una copia di una copia, invece non è così, anzi, ha una sua originalità ben definita e sicuramente è meglio di quegli altri sul Krampus che sono usciti ultimamente (questo e aiutame a dì questo).
Il film parte soft, non il solito horror con il fantasma che fa BU o il serial killer da home invasion e poi la mamma che all'inizio sembrava acqua cheta difende la famiglia a colpi di accetta, no, Krampus è un horror (sempre molto comedy, eh) che è un crescendo perfetto di tensione, non si lascia mai andare, e riesce a dosare atmosfere americanissime (tutta la festività natalizia da quadretto di famiglia amerigana è perfetto, maglioni orrendi compresi) a leggende gotiche di paesi lontanissimi (guardate le maschere degli elfi cattivi, sembrano dei mamuthones).
Gli effetti speciali sono fatti benissimo, con il giusto apporto di trucco e parruccho, non solo digitale e il finale per nulla accondiscendente è la ciliegina sulla torta lo zucchero a velo un po' rappreso sul pandoro.
E alla fine arriva Krampus, già miglior mostro del 2016
Riprendendo i discorsi sulle discutibili scelte della distribuzione italiana in quanto a horror - che escono solo d'estate e sono sempre i più brutti mai prodotti, ormai solo Telecamerina - dispiace pensare che si siano persi l'occasione lo scorso Natale di farci vedere Krampus in Itaglia, ora minimo dovremo aspettare un anno (non puoi proprio farlo uscire un film come questo prima o dopo Dicembre, come quello della scorsa settimana). Capisco che c'era Star Wars e l'avrebbe fagocitato, ma sarebbe stata una bella occasione per allietare le vacanze.
E poi avremmo potuto comprare questi per i nostri alberelli:
Molto belli alcuni concept del film:
Qui c'è persino il videogioco (non del film e per i soli "fortunelli" possessori di windows) in 8-bit:
IllustraKrampus:

Remake Fever

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Cabin Fever
Trama: Eli c'hai Roth

Dopo un anno in cui remake e reboot sono diventati praticamente generi cinematografici a se stanti (Jurassic World, Terminator, Mad Max, Fantastici Quattro, Point Break, Poltergeist e chi più ne ha...) ci si mette anche quel deficiente miracolato da Tarantino che per primo gli diede voce e la possibilità di produrre i suoi film imbecilli, ricordate il primo fu Hostel, da quel momento un passo dopo l'altro una discesa negli horror più brutti in nome del "brutto ma bello" che invece no, erano solo "brutto ma ancora più brutto".
C'era bisogno di questo remake/reboot (non si capisce cos'è... sì è un remake visto che è identico al primo ma poi durante il film parlano di "quella volta che è già successo") di Cabin Fever? No. Peraltro ogni tanto ripenso ancora a Cabin Fever 2 ed è un ricordo che ancora mi perseguita.
Il film è l'ennesimo remake non ufficiale de La casa: 5 pischelli assortiti arrivano in una bicocca sperduta vicino ad un lago.
Sono fichi
e fiche (probabilmente gente che Eli Roth poi si porta a letto)
quindi la prima cosa che fanno è scopare
Tempo venti minuti iniziano a sputare sangue:
e finiscono tutti spellati come se si fossero fatti il peeling con un pelapatate affilatissimo. Praticamente delle pubblicità sull'importanza dell'igiene orale ambulanti:
Se proprio devo essere sincero, il film in sé non è tutto tutto da buttare via. È un gore splatteroso che rispetta i canoni del genere, con una dose massiccia di violenza gratuita e effetti speciali sanguinolenti ben fatti (ma non è fico come il remake de La casa, che comunque non era fico come La casa).
Il problema resta l'essere uscito post-The Cabin in the woods. Da quando esiste quel film nessun altro horror di "gruppo di ragazzi nella casa sperduta nel bosco che muoiono uno a uno"è più lo stesso. Quel film ha veramente scoperchiato il vaso di Pandora: sai tutti i trucchi, non ti stupisci più, e anche quando ci giocano su cercando di sovvertirli (non è questo il caso), diventa solo un rivoltare la frittata, per ritrovarsi l'altro lato che è uguale a quello prima (c'è un solo esempio riuscito che mi viene in mente). Anzi invece della frittata potrei dire pancakeMa non comequesti altri pancake, che invece giri e...

Insomma Eli Roth veramente un personaggio mefitico dell'industria cinematografica horrorifica internazionale.
Volete provare un po' di sano e sincero terrore da brividi sulla schiena? Leggete questa lista di remake e reboot che hanno già l'ok per la loro produzione (o che stanno proprio per uscire): Wargames, Commando, Un lupi mannaro americano a Londra, Jumanji, Scuola di polizia, Navigator, IT, Gli uccelli, Memento, Cimitero vivente, Il corvo, Dirty Dancing, I sette samurai, Starship Troopers, La storia infinita, Akira, I banditi del tempo, Highlander, My fair lady, La piccola bottega degli orrori, Scarface, Gremlins, Van Helsing, Suspiria, Videodrome, Hellraiser, Nightmare, Alien Nation, Blob, Ben Hur, Piramide di paura, Battle Royal, Ace Ventura, Mulan, Ocean's Eleven, Corto circuito, Sister Act Conan il barbaro, Cube, Dumbo, Stargate, I guerrieri della notte, Explorers, Viaggio allucinante, Linea mortale, Il fuggitivo... siete ancora vivi? Vi hanno retto le coronarie? O siete solo partiti per hollywood in preda ad una follia omicida? Siete ancora qui. Allora beccatevi questo:

Che anni bui che ci aspettano.
Visto che questa settimana è stata per metà horrorifica, e visto che questo horror non ci è piaciuto poi tanto ma non proprio per colpa sua - se non fosse stato il remake inutile di un film inutile di quell'inutile di Eli Roth e non fosse esistito Cabin in the woods si sarebbe persino salvato in corner - adesso mettiamo una collezione di gif di personaggi horror camminatori (un po' copiati a quelli coi villain di Batman camminatori). Non sono veramente belli (quelle mani a martello quasi inguardabili) ma messi tutti insieme un sorrisetto lo fanno fare: 

CB ANTEPRIMA • Ave, Cesare!

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Ave, Cesare!
Trama: Golden rage

Il mio giudizio sull'ultimo film dei tanto acclamati fratelli Coen è...
è...
èèèè...

Non mi è piaciuto.
Niente. Non ci riesco neanche sforzandomi a farmeli piacere, i Coen. 
Oh ma che ci posso fare, mica posso dire che mi piacciono solo perché sono universalmente riconosciuti come dei geni! Non. Mi. Piacciono.
Ricorderete che neanche Il grande Lebowski mi è piaciuto, roba che se lo dici ti guardano come se stessi offendendo Madonna, durante un gay pride.
Fargo rimane il solo e unico film dei Coen che davvero mi ha convinto senza "se... fossero un po' meno presi dalla loro bravura e scrittura" e senza "ma... però 'sti film tutto molto bello ma poi certi momenti di stanca che quasi quasi sbadiglio".
Insomma, sembra che se da un lato la ricostruzione storica si addica enormemente ai Coen, e i due riescano nonostante gli anni che passano a creare ancora personaggi favolosi, a metà tra il fumetto e il crimine organizzato, dall'altra non riescano poi a sostenere tutto con una storia che giri bene come le loro scenografie, la loro regia.
Ave Cesare è un gigantesco e divertente (anche se l'impressione è che quelli che si sono divertiti di più sono proprio loro, a fare inserti di tutti i generi più famosi, dal musical danzereccio alle coreografie acquatiche, al western al drammone in costume al peplum alla spy story) omaggione alla golden age di Hollywood, quella degli Studios potentissimi, dei teatri di posa, dei produttori con gli scheletri delle attricette amanti nell'armadio e le star create a puntino. 
Ci sono tutti. Cary Grant
Gene Kelly (ma anche un po' Peter O'Toole)
Esther Williams
John Wayne
E ci sono anche i registi, da Cecil DeMille a Cuckor. E poi il sottobosco di divette, attori stupidi, altri meno, giornalisti, produttori e mestieranti, compreso il risolviproblemi Josh Brolin
(un attore che continuo a non capire, sempre e solo il fratello stronzo dei Goonies per me) che passa tutta la giornata a risolvere i casini degli altri.
C'è un rapimento, in Ave Cesare, di un attore famoso, da parte dalla più sgangherata delle organizzazioni criminali (i Comunisti, più sgangherati di quelli). Mannix, il risolviproblemi, deve risolverlo proprio, questo problema, o il film più costoso della storia degli studios non si farà (non lo dicono ma è palesemente Ben Hur). Ma Mannix dovrà fare i conti con tutto quello che si frappone durante una giornata di lavoro tra il risolvere il caso e le beghe che un risolviproblemi ha e l'aiuto arriverà da quello che meno sembrava sveglio in questo genere di cose.
Il nuovo film dei Coen è, come al solito, molto intellettuale, molto consapevole, molto ebreo; divertentissimo il colloquio di Mannix con i rappresentanti delle varie religione per averne il benestare sulla rappresentazione di Gesù nel film che stanno girando. Se c'è una cosa per cui bisognerebbe diventare tutti ebrei è l'autoironia. Un po' meno per quella cosa di non mangiare il prociutto. Che vita sarebbe senza prosciutto... di certo con più maiali in giro. Ma vabbè, bando alle chiacchiere: in Ave Cesare i Coen ritrovano almeno quel gusto fantasmogorico che hanno loro per l'ambientazione, i particolari, i personaggi che subito ti titillano la fantasia e con cui puoi fare una bellissima figura a una festa in maschera, ci sono certe scene proprio "altro che quel damerino di Wes Anderson", sono perfette, girate e montate che le vorresti rivedere subitissimo, come era il video musicale di Lebowski; in quel caso era un inserto, qui tutto il film. 
Ecco, di Ave Cesare salvo i tanti inserti perfetti (insetti, quindi) ma devo di nuovo e per forza fare i conti con la mia incapacità di farmi piacere i Coen: ho trovato il film barboso, addirittura noioso, il brio di alcune scene è annacquato da una storia che non prende mai corpo, che passa anche un po' confusionaria e si risolve nel più stupidino dei modi, da un intreccio per nulla complicato (vuoi mettere L.A. Confidential, vuo mettere?) ne esce fuori un finale ancora più scialbo.
Poi ripeto: attori perfetti, la Johansson calata in quell'epoca ci sta sempre bene, già lo sappiamo:
Un po' meno prima di arrivarci, sul set
Ammirazione imperitura per Channing che davvero, che carriera invidiabile il ragazzo, dal ballare per le ragazzine ingrifate al ballare per le signore ingrifate al ballare per i Coen (non so se ingrifati o meno)
Tutti gli altri sono solo comparsate. 

Questo b-roll mi sa tanto di golden age. 

Alla fine se c'è una cosa davvero bella di Ave Cesare è vedere quando i Coen amino il cinema, il cinema tutto, anche quello che noi non abbiamo vissuto e che non vivremo più, quegli anni dove la fabbrica era ancora chiamata "dei sogni" (ora è solo fabbrica, facciamocene una ragione). E questo amore te lo trasmettono, e ti viene voglia di andarti a vedere un po' di film classici, perché pensi a quello che era il dietro le quinte di quegli anni di Cinema con la C maiuscola.
A certi illustratori è venuta voglia di fare delle illustrazioni, invece:
E vediamoci questa intervista scema dove assistiamo alla distruzione dei muscoli pelvici di una povera intervistatrice. 

La sedia dove era seduta l'hanno dovuta buttare, dopo... 

Freaks contro tutti

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Scherzi di natura

Trama: Vampires vs Zombies vs Aliens vs tutti

Questo rimastone degli anni Ottanta ha veramente stufato. Già li vedi dalla locandina, i film che vogliono fare gli Anni Ottanta, sono tutte illustrate simil-aerografo. Non credevo sarei mai arrivato al punto di dire che le locandine illustrate hanno rotto le palle, ma ci sono arrivato con questo film.
Hanno fatto il mischione degno delle peggiori filmacci di serie B, quelli che fanno gli scontri più assurdi tipo Ninja vs Pirati, Suore vs CowBoy, Professori di matematica vs autisti dell'ATAC, critici cinematografici vs film brutti. Pensare che non è passato un mese da boyscout vs zombi, e anche quello era bruttarello... ecco questo è della stessa identica pasta, ma ancora più scotto.
Qui ci sono gli zombi, che però parlano e sono organizzati in società e vorrebbero avere più diritti invece sono utilizzati per i lavori meno gratificanti tipo fare i bidelli, un po' un misto di FIDO e l'ultimo che abbiamo visto con presenze zombesche + i vampiri (c'è pure uno uguale uguale a Pattinson di Twilight) anche loro vivono tranquilli nella società tipo True Blood + umani che vivono tutti nella stessa città, tutti più o meno integrati. Ad un certo punto arrivano gli alieni e vogliono ammazzare tutti: zombi+vampiri+umani, allora questi si uniscono (+ o -) per combattere la minaccia extraterrestre.
Nessuno dei "freaks"è bello: zombi che parlano? Vampiri che non succhiano? Alieni più brutti di quelli di Un'occasione da dio? Non ci siamo. Non va. È solo un accozzaglia di roba, condita con una quantità di parolacce insopportabile e situazioni imbarazzanti da far rimpiangere quei filmastri tipo Porky's... Panarea.
Non c'è intelligenza, non c'è ironia, tantomeno autoironia.
Il brutto è che sembra ci abbiano speso pure un po' di soldi. Tra trucco, parrucco ed effetti speciali... vabbé peggio per loro.
Tra gli attori una delle Spring Breakers e Harry Potter zombi.
No dai non è Harry Potter, ma un attore che somiglia alla versione molto più brutta dell'Harry Potter originale, che insomma, è tutto dire. 
La partecipazione macchiettistica di Saul (proprio lui), Patton Hoswalt e Joan Cusack in una puttanata del genere è un grossissimo "peggio per loro".
Un film inutile che non fa ridere mai. Da prendere e buttare. Se proprio devo salvare una cosa, almeno c'è un uomo lupo, così posso dire "ve l'avevo detto che ormai è una moda".
Altri film di rimastone Anni Ottanta era questo, ma almeno lì ci si divertiva.Questa volta un sonno che se ci ripenso non riesco neanche a finire la re

♰ Riccardo Garrone ♰

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♰ Riccardo Garrone ♰ 
E anche questo Natale...
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Bidibi Bodhi bibù

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Point Break
Trama: Punto di rottura di palle

Giusto la scorsa settimana si parlava di remake inutili.
Ecco, rileggetevi la lista dei remake (ma vale anche per reboot o sequel o prequel) inutili, metteteli tutti insieme, sai, tipo pongo tutto colorato che più lo maneggi più diventa grigio, moltiplicate per mille, e avrete l'inutilità del remake di Point Break.
Più inutile del remake di Atto di forza, più di quello di Carrie, più di quello di Poltergeist, più di quello de Il segreto dei suoi occhi, più di tutti quelli che vi possono venire in mente. 
Una tale inutilità da diventare offensiva.
Intanto perché è un vilipendio a un morto, lui:
a un moribondo (carrieramente parlando), lui:
e al sempre troppo poco osannato Gary (ricordate Un mercoledì da leoni eh? Lo ricordate spero bene...):
e a tutto quel film CAPOLAVORO ASSOLUTO degli anni 90 - che infatti celebrammo, forse neanche troppo a dovere, e mi dolgo, qualche tempo fa - che fu Point Break.
Al di là del fatto che fosse una donna alla regia, al di là del fatto che niente in quel film fosse sbagliato, al di là del fatto che anche se non abbiamo mai toccato una tavola da surf o una pistola (o il sedere di una first lady) in vita nostra, ci siamo tutti gasati a volere essere dei rapinatori surfisti con le maschere da presidenti:
Ecco, rifare il remake di Point Break vuol dire scatarrare forte e senza rispetto alcuno su tutti quei valori bellissimi che quel film ci ha fatto scoprire, che ti faceva scoprire uno stile di vita che avresti desiderato fosse il tuo: rapinare, surfare, morire sotto un'onda alta trenta metri. Anche se vivevi a Roma, che la paghetta te la dava tua madre, che il mare più vicino è un brodo di pollo piatto come Lori Petty e che l'unica onda blu che potevi cavalcare era l'SH
Questi hanno presto quei video Go-Pro e ne hanno fatto un film. Che poi io non ho niente contro i video GoPro e i pazzi nel cervello che li fanno buttandosi dagli elicotteri direttamente nei crateri che finiscono su una pista da snowboard e poi saltano sganciandosi la tavola e atterrando su una bicicletta da cross e finendo direttamente in mare sul surf e via così di sport estremo in sport estremo fino all'ultima delle prove estreme, surfare con la bara tutto lo Stige. Anzi, alcuni mi gasano parecchio:

Però altri sono ancora meglio:

Quindi ecco, l'effetto del remake è in confronto alloriginale è proprio come vedere il primo e il secondo video: un vero fail. Ma non fa neanche ridere.
Il problema è che proprio non è giusto il concetto di appropriarsi di un film MITO, di quei nomi e quei fatti così, senza rispetto. Avessi capito che fai un film "ispirato", ci sto, "banda di rapiratori dediti a sport estremi. Vabbè. Guarda che il primo Fast & Fourious ERA PROPRIO UGUALE a Point Break eh, eppure guarda dove è arrivato. Alla decalogia.
Ma quel film, QUEL Point Break, non aveva bisogno di nessuna "svecchiata". Le scene di quel film sono assolutamente adrenaliniche anche se viste oggi a 25 anni di distanza, è tutto perfetto, Patrick nel ruolo della vita (meglio di quando faceva l'innamorato di Babe o dei vasi di creta), Keanu merda, centromediano di merda, Pappas FAMMENE DUE! DUE! 
Ma come ti può venire in mente di farne un remake. Devi essere veramente amante degli sport estremi, perché stai facendo il più estremo di tutti: ti stai buttando da solo in un mare di merda infestato di fan assassini. Diventi direttamente un protagonista di Jackass + Wildboyz.
Guardate che belli che erano alla premiere

e guardate ora 'sti due bambocci (che poi Ramirez non è mica male, come uomo dico)

Questo remake è proprio un crimine contro l'uomanità. Non è un refuso, intendo proprio l'essere uomini, che quando l'abbiamo visto, alla modica età di 13 anni, un po' più uomini ci siamo diventati, ovviamente innamorandoci di Bodhi senza saperlo.
Ah. Ovviamente della componente bromantica neanche una traccia. Capito, scordatevi quel rapporto quasi da Jedi di Utah che impara da Bodhi la filosofia del surf, che scopre l'adrenalina, che ammira chi sfida la morte e alla fine la sfida pure lui per andare dritto dritto dietro a Bodhi in aria nel grande amplesso del cielo, qui la pensata più furba è stata cambiare la tinta di capelli ai due protagonisti. Buono moro/cattivo biondo v buono biondo/cattivo moro.
Volete incazzarvi ancora di più. Tò
Io capisco che poi è solo industria, intrattenimento, cubi di soldi in banca, ma perché certe cose proprio non riescono a considerarle sacre? Oh dai, la sacralità è importante (a Bodhi piacerebbe questo discorso).
Sai il punto, il cuore del discorso qual è? Che se fai questi remake difendendoti dietro il dito del "le nuove generazione vogliono questo", hai sbagliato proprio tutto, perché così fai in modo che non vedranno mai quello originale: "Seee, scialla zio (le nuove generazioni parlano tutte così) Point Break del 1991? Ecché nel 91 facevano i film? AHAHAH [ride sguaiato] Senti zio ho visto quello di adesso e faceva cagare, figuriamoci quello vecchio. Ma vattene va." A quel punto o lo picchi, al giovinastro, o gli spieghi che sì, li facevano i film nel 1991, ed erano fottuti capolavori senza tempo che saranno adrenalinici (o paurosi o romantici o drammatici) anche tra altri 50 anni quando avremo delle robe sensoriali attaccate al cervelletto che ci faranno provare delle emozioni come fossero vere anche stando seduti in poltrona. 

No vi prego NON NE FATE IL REMAKE DI STRANGE DAYS adesso che ve l'ho fatto venire in mente!
Dite che sto parlando come poro nonno? Che se questo discorso fosse valido allora dovremmo tutti vederci i film degli anni 20 e basta? No. Voi iniziate a fare tutti Mad Max - Fury Road, e poi ne riparliamo.
Per fortuna Patrick non deve assistere a questo scempio... lui è lassù che insegna agli angeli a usare la cera in tanti modi.

Scent of Adolescent

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Me and Earl and the Dying Girl (Quel fantastico peggior anno della mia vita)
Trama: Adolescente morente

I film adolescenziali, con gli adolescenti, i problemi degli adolescenti, le paturnie degli adolescenti, gli innamoramenti degli adolescenti, dementi adolescenti fluorescenti, ce ne sono tantissime di prospettive da cui guardare gli adolescenti, una per ogni adolescente, che vive la sua vita in lotta con il mondo, sentendosi unico anche se in realtà è uguale ad ogni altro adolescente del mondo, fino all'ultimo brufolo.
Se gli adolescenti sono tanti che non basterebbe un universo (loro sono universo) a raccontarli, la loro vita invece si divide - come un grafico a torta - in tre distintissime fette: lottare contro la scuola, lottare contro gli amici, lottare contro la famiglia, eccola qui la loro vita. Tutta sempre affrontata con un'unica grande regola:

Ovviamente raccontare le tre fette x infinito è un'operazione che, al cinema, dà un risultato infinito pure quello. E allora ecco che hai gli adolescenti alle prese coi vampiri, quelli che urlano "noi siamo infinitooo", quelli che gesticolano con le bacchette lunghe in mano dicendo parole senza senso (parlo di Harry Potter! Che avete capito!?), quelli che le lingue biforcute dei compagni di scuola le zittisci solo con la simpatia, quelli che diventano licantropi, quelli che durante una punizione capiscono se stessi, quelli che in un momento di follia si rinchiudono in ospedale, quelli che invece non lo fanno, quelli che fanno sesso e rischiano la vita per colpa di un demone, quelle che vanno a rubare a casa di Paris Hilton, quelli che "scialla zio", ultimi in ordine di tempo quelli #adolescentsoblack. Potrei continuare all'infinito anche io.
Che tu faccia un bel film o un brutto film, gli adolescenti ti aiuteranno, perché sono sempre carichi di cose da dire, e lo fanno in maniera assoluta, sincera, a cuore aperto.
Me and Earl and the Dying Girl è un film furbissimo nella scrittura - ha vinto il Sundance Festival - e perfetto nello svolgimento, e vorrei poter dire (quanto lo vorrei) che sa di falso, perché tutto è messo lì con una sapienza davvero professionale: "me"è Greg, un ragazzo intelligente (anche troppo? Si può essere intelligenti così a 15 anni nella realtà? Non so... forse sì... io non lo ero di certo), che vive in una famiglia liberale, una di quelle in cui i genitori ti parlano, anche se tu fai finta di essere un vegetale per non affrontare i discorsi, e ti capiscono (ecco forse i genitori del film sono tutti un po' irreali)

e va a scuola cercando di essere il più "trasversale" possibile, quindi nessuno gruppo/tutti i gruppi, così da non cadere in nessuna definizione. Me è molto amico di Earl, un ragazzo un po' strambo, con cui fa dei film amatoriali mattissimi tipo questi:

RIcordate Jack Black e l'altro in Be Kind Rewind? Quasi ugualissimo.
Ad un certo punto nella vita di Greg (e anche un po' in quella di Earl, ma meno) arriva la dying girl, Rachel, con cui Greg, controvoglia, almeno all'inizio, stringerà una sincera amicizia (senza pomiciate o altre cose del genere).
I tre non diventano inseparabili come si potrebbe immaginare, e non si lasciano andare a balsamici abbracci o gite in posti assurdi o che ne so io, ma fanno delle cose normalissime da adolescenti tipo mangiare il gelato a forma di razzo spaziale francese

Nanche parlare del futuro possono. Sai no, quella cosa della leucemia.
Furbo, sì, non si può non notare che tutto, ma proprio tutto, sia assolutamente studiato a puntino, ma sai che ti dico, viva la faccia! Perché mai e poi mai Me and Earl and the Dying Girl si lascia andare alle banalità tipiche di questo tipo di film (abbiamo citato Noi siamo infinito, la summa assoluta di questo tipo di banalità, ballo liberatorio finale compreso); qui non ci sono storie d'amore, non ci sono sfigati che diventano popolari, non ci sono reietti che poi hanno successo, ci sono tre adolescenti, uno intelligentissimo, uno stravagante e una che conta i giorni che semplicemente vivono, e basta. E c'è tantissima fantasia, quello spirito "gondryano" per lo stupore, che si mischia con l'amore per il cinema, che non fa mai male, e spesso salva più di una vita.
Non starò qui a dirvi se l'amicizia, l'adoscenza e il cinema salveranno Rachel, se c'è o meno una scena bellissima di piangerone a fontana che dovrete chiamare l'idraulico perché formerete la chiazza di umidità sul soffitto del vicino di sotto.

Insomma tutto perfetto, ma per fortuna non quella perfezione stucchevole, furba sì, impossibile non notarlo, ma viva la faccia di una perfezione furba piuttosto che una banalità sconcertante (parlo sempre del penoso Noi siamo infinito, film che personalmente ho odiato forte).
Me and Earl and the Dying Girl è un film da non perdere perché, nel canone dei film di a da in con su per tra fra adolescenti, è pieno di fantasia, sincerità, cuore e idee visive interessanti, trasmutate tantissimo da video di Vimeo (vedi tutta la stop-motion) e creazioni di Etsy (vedi i cuscini, vedi i libri intagliati)

ma che ugualmente si fanno ben volere, senza stucchevolezza, inutile buonismo, amore insipido.
Gli attori sono scelti benissimo. Greg è uno che una decina d'anni fa sarebbe stato benissimo nel virgin pack
Rachel una di quelle che vedremo spesso nei prossimi anni, e ve lo dico, ce la ritroveremo anche con qualche premio in mano (l'ultima volta che lo dissi era per Brie Larson, e si è visto com'è finita). 
Lei l'abbiamo vista la prima volta in quel serial su Norman Bates che abbiamo abbandonato presto È brava e bella
quel tipo di bellezza che può stare bene anche coi capelli rasati (tipo che solo Natalie Portman se lo può permettere)

con delle sfumature dolcissime irresistibili

Il film è tratto da un libro che si trova in metà delle librerie degli adolescenti d'america, tra la trilogia di Hunger Games e i libri di John Green (un altro che ha raccontato di una ragazza morente adolescente, penso in maniera ben più melensa), a testimonianza che comunque la letteratura per adolescenti e sugli adolescenti non guarda in faccia a nessuno
Bella cover, da animare subito:
Perfetta - e qui la finisco - anche la comunicazione "tumbleresca" del film

ovviamente fatta di gif e promo molto ggiovani
Ora vado, devo chiamare Tonino. Tonino è il mio idraulico.

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